Mattarella, Savona, democrazia e totalitarismo
Immagine: Wikipedia |
Queste ore frenetiche stanno mettendo in luce una cosa: quanto poco conosciamo il meccanismo della democrazia.
La disputa politica si incentra oggi sul nome del papabile al dicastero dell'economia, ovvero il prof. Savona. Il professore, gradito al M5S e alla Lega, risulta apparentemente indigesto al Presidente della Repubblica Mattarella. Per questo motivo si stanno sprecando gli attacchi nei confronti del Presidente (qui per esempio Di Battista figlio, qui Salvini, qui Di Battista padre, qui Becchi, qui la Meloni).
Eppure tutte queste figure sanno o dovrebbero sapere che la questione è più complessa rispetto al modo in cui la stanno ponendo, modo che, per inciso, nel suo eccesso di semplificazione ha molto più a che fare con la campagna elettorale che con la formazione di un governo.
Il punto è che si arriva alla questione Savona dopo una serie di forzature ai danni del capo dello stato e della tenuta democratica del paese.
La prima forzatura è stata quella del Contratto per il governo del cambiamento, che, come si ricorderà, non ha alcune valore legale, ma prevede modalità di organizzazione del potere esecutivo e legislativo che rasentano la sovversione.
La seconda forzatura è stata quella dell'imposizione di un Presidente del Consiglio, il prof. Giuseppe Conte, magari bravissimo, ma che già nei fatti si sta mostrando un mero esecutore della volontà altrui (quella di Di Maio e di Salvini), privo di autonomia, indebolito in partenza dallo scandalo del curriculum che, a questo punto, appare più che studiato dal punto di vista comunicativo: Conte sa benissimo che vista la sua nulla esperienza politica e la sua debolezza contrattuale, se sta lì è per volontà altrui e quella volontà dovrà rispettare alla lettera. Lo stesso Conte non ha fatto nulla per non mostrarsi fedele alla linea populista dei suoi leader: le sue prime dichiarazioni e i suoi primi atti si connotano su questa strada. Cosa vuol dire avvocato degli italiani? Un avvocato infatti, una volta che assume un incarico, porta avanti la linea di difesa del proprio cliente a prescindere dall'innocenza o dalla colpevolezza di chi lo paga; cosa ci sta dicendo Conte con questa dichiarazione? Che se gli italiani hanno votato i suoi due datori di lavoro, a prescindere dal fatto che le idee che si troverà ad eseguire siano o no suicide lui le eseguirà. Questo però non è dirigere uno stato, come è evidente, ma è l'essere esecutore della volontà altrui, cosa che forse a qualcuno piacerà, ma che nulla ha a che spartire con il ruolo istituzionale del Presidente del Consiglio.
Si arriva così alla terza forzatura: mentre la Costituzione vuole che la nomina dei ministri sia concertata tra Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica, da giorni i due leader del M5S e della Lega organizzano le poltrone del governo, a prescindere da Conte e da Mattarella. Ecco che Conte si trova quindi ad essere un semplice passacarte, e lo stesso ruolo si chiede per Mattarella.
Quarta forzatura, l'ultima, quella di Savona all'economia. Come si può capire seguendo il ragionamento, la questione non è quello che Savona sostiene sull'Europa e sull'Euro, ma il come si arriva a questo nome per il dicastero dell'economia, e più in generale il ruolo della presidenza della Repubblica.
Non esiste il reato di opinione, ma esiste l'interesse dello Stato. In altri termini, quando una o più forze politiche vincono le elezioni dovrebbero iniziare a ragionare non solo come espressione della propria maggioranza, ma come espressione di una maggioranza che si fa cura di difendere anche gli interessi delle minoranze, altrimenti si sfocerebbe dalla democrazia nel totalitarismo. In termini pratici, sebbene Savona sia la perfetta espressione delle idee della maggioranza di governo, nella malaugurata ipotesi in cui le sue idee fossero fallimentari, il disastro economico che ne conseguirebbe ricadrebbe non solo sugli elettori che hanno espresso la maggioranza, ma su tutti. Per questa ragione, sempre, una maggioranza di governo dovrebbe concertare, attraverso il candidato Presidente del Consiglio e in comune accordo con la presidenza della Repubblica, dei candidati ministri che rispettino le idee della maggioranza ma risultino accettabili anche per le minoranze. Insomma, c'è da tenere insieme il paese, non vivere in perenne campagna elettorale.
Mattarella in queste ore sta cercando di preservare questo principio e questa funzione di contrappeso della presidenza della Repubblica nei confronti delle forze parlamentari. Questa funzione nasce dalla storia della democrazia: quando, nel Ventesimo secolo, è venuta meno questa funzione di contrappeso al potere legislativo delle forze parlamentari e al mito della sovranità popolare, gli Stati si sono trasformati in regimi totalitari, che si chiamassero Fascismo, Nazismo o Comunismo poco cambia, in tutti questi casi veniva applicato alla lettera il principio di Rousseau per cui la maggioranza al potere è superiore espressione del bene comune, e per questo legittimata a sopprimere le minoranze.
P. s.
Chiedetevi perché le due forze politiche al potere ci tengono tanto a dirvi che il Ventesimo secolo è finito: forse è perché non vogliono farvi vedere quanto sono legate alla peggiore politica di quel secolo e, addirittura, a quella dei due secoli precedenti.
Commenti
Posta un commento