Due cose in croce
Da molto tempo non trovo la possibilità di scrivere su questo blog con l'assiduità che si meriterebbe. Non perché questo posto sia visitato da chissà quanti visitatori, ma perché scrivere su queste pagine mi consente l'apertura di spazi di riflessione che altrimenti finisco per negare a me stesso.
Gli impegni lavorativi, certo, mi hanno tolto parte del tempo dedicato alla scrittura; soprattutto l'ha fatto, come è giusto che sia, mio figlio, che merita tutto il rispetto e l'attenzione che un padre può dare. Poi ci sono cose meno gradevoli, che tuttavia hanno rubato ore alla mia giornata. Per esempio la situazione politica italiana, su cui, prima di parlare a vanvera (cosa che comunque ho probabilmente fatto sui social, chiedete ai miei contatti), ho preferito aspettare un poco.
Oggi però è diverso, perché oggi, forse, salterà fuori il nome del futuro Presidente del Consiglio.
Come già detto varie volte, sono un migrante economico, certo, con la fortuna di essere italiano in Italia, e quindi un po' meglio tollerato, ma sempre quello sono: la mia condizione mi porta quindi ad interessarmi, sempre e comunque, alle condizioni delle minoranze, specie quelle più indigeste. Così non può non colpirmi quanto accaduto in questi giorni a Verona, dove un convegno di studio su migrazioni e questioni di genere è stato rinviato dal Rettore per evitare di scontrarsi con le forze di estrema destra cittadine. La questione, passata in sordina sui media locali, ha per di più destato scandalo relativo negli ambienti accademici e intellettuali, dove solo poche voci si sono fatte sentire (penso al post di Civati sull'argomento, e al post del circolo Pink di Verona), fino ad un intervento ufficiale di ADI, Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani che sostiene, tra le altre cose che
Ostacolare il contatto tra ricerca e cittadini, impedire ai ricercatori di esporre alla popolazione gli esiti dei propri studi, in virtù di una presunta "sensibilità politica" degli stessi rappresenta il vulnus più grande alla libertà della ricerca, poiché abbraccia la cultura della paura e l'annichilimento della ricerca ogni qual volta essa si trovi ad avere oggetto tematiche che inevitabilmente possono essere oggetto del dibattito politico e per ciò stesso "attuali e controverse". L'essenza stessa della libertà di ricerca, così come voluta e pensata dai padri costituenti, risulta dunque messa in pericolo dalla decisione dell'Università di Verona di piegare il capo di fronte a strumentalizzazioni politiche e rinchiudere il pensiero scientifico entro le strette mura universitarie.Il punto è che è il clima politico ad essere deteriorato, tanto da far passare per normali simili provvedimenti. I diritti di chi da sempre viene dopo vengono messi da parte, se non dileggiati: un esempio lo abbiamo visto nelle settimane dopo l'adunata degli Alpini a Trento, quando diverse donne, anche straniere, sono state vittima di molestie, sottaciute e sottovalutate. Si è tentato di tenere nascosta la cosa, si sono minacciate querele alla sezione di Trento dell'associazione Se non ora quando, fino a che però si sono dovute fornire delle scuse ufficiali. Ancora, si pensi allo sfratto dell'associazione Casa internazionale delle donne a Roma da parte della giunta Raggi. Tornando a Verona, un interessante speciale de Il Post mette del resto in luce come quanto accaduto sia normale in una città da decenni laboratorio dell'estrema destra. Quell'estrema destra che oggi arriva al potere con un programma autoritario e xenofobo (basti pensare ai richiedenti asilo che dovrebbero fare richiesta nel paese da cui scappano, come dire che le minoranze oppresse, magari vittima di genocidio, dovrebbero chiedere ai loro carnefici di poter scappare in Italia, fino ad arrivare a tutte le norme che prevedono una netta discriminazione fra italiani e stranieri o il regime di tassazione previsto, evidentemente sbilanciato verso la convenienza dei più ricchi). Che l'ispirazione delle politiche promesse nel Contratto per il governo del cambiamento (che contratto non è perché non può avere un valore giuridico e che di cambiamento ne porterà ben poco, semmai restaurazione) siano sinistramente connotate nel nostro peggior passato lo dimostra la presunzione di un Comitato di conciliazione informale, del tutto simile al celeberrimo Gran Consiglio del fascismo, un attentato alle istituzioni e alla democrazia, come è un attentato alle istituzioni e alla democrazia la volontà di abolire la libertà di mandato: come diceva Einaudi, il vincolo di mandato è la morte della democrazia. Un deputato o un senatore dovrebbero decidere di cambiare idea e linee politiche assumendosi la responsabilità politica di ciò che stanno facendo: ne risponderanno agli elettori. Con il vincolo di mandato vengono annullati sia la libertà che la responsabilità personale degli eletti, che diventano mero strumento di chi dirige il partito. Non per niente il vincolo di mandato fu lo strumento prediletto di Mussolini.
Seconda nota.
Queste cose non me le invento ora, le dico da anni. Già da tempo metto in luce quanto il M5S abbia a che fare con la destra sociale, quanto sia prossimo alle pratiche diffamatorie della destra leghista, quanto sia lontano dal pensiero e dalle pratiche di sinistra sui diritti civili, ragion per cui mi fanno ridere gli intellettuali di sinistra che non hanno voluto vedere e ora scoprono quanto il grillismo sia lontano dai loro ideali. Ugualmente provo ribrezzo quando leggo di tanti colleghi che si stanno entusiasmando per i punti del contratto di governo che riguardano la scuola. Mi sorge una domanda: un contratto che prevede l'istituzione di un organo sovversivo e incostituzionale, che ricorda in maniera sconcertante il Gran consiglio del fascismo, che legalizza le discriminazioni che la scuola dovrebbe superare, come fa ad entusiasmare gente che dovrebbe essere uno degli ultimi baluardi della Costituzione? Ma l'importante è che si promettano due o tre alunni in meno per classe e di andare in pensione due anni prima, senza spiegare come e perché. Basta poco per entusiasmare gli animi di chi è fascista dentro
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