The Summit, Franco Fracassi e Massimo Lauria

The Summit è un documentario di Franco Fracassi e Massimo Lauria uscito nelle sale nel 2012, che esplora i fatti del G8 di Genova del 2001. Il documentario analizza i comportamenti del movimento no global lungo gli anni 80 e gli anni 90, nonché la reazione dei paesi aderenti al G8, via via sempre più aggressiva e volta a delegittimare in movimento antiglobalizzazione. Vengono così messi in luce i forti legami tra i cosiddetti gruppi Black bloc e i movimenti di estrema destra o addirittura le polizie dei diversi paesi, gruppi Black bloc da Non confondere con il resto del Movimento anti globalizzazione, caratterizzato da una variegata cultura di sinistra. Inoltre si analizza il comportamento delle forze dell'ordine durante diversi precedenti al G8, che è parsa sempre rivolta al tentativo di creare un incidente, se possibile mortale, in modo da suscitare paura e indignazione nei confronti del variegato movimento che contestava la globalizzazione nei primi anni 90 e 2000.
Nella successiva analisi dei fatti accaduti durante il G8 di Genova del 2001, emerge come la gran parte degli aderenti al movimento no global si caratterizzassero per il rifiuto della violenza, e come le contestazioni dei gruppi Black Block avessero luogo in momenti e situazioni ben precise, allorchè le forze dell'ordine sembravano disinteressate ad intervenire. Infine il documentario porta alla luce tutte le violazioni dei diritti umani commesse dalla polizia italiana con gli arresti e i fermi alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto, mostrando chiare testimonianze e prove delle torture e dei reati commessi dai poliziotti, reati nella gran parte dei casi rimasti impuniti.
La visione di questo documentario, sebbene manchi di un chiaro contraddittorio, è consigliata a chi voglia avere un'idea più informata su quelle che sono state le mire del movimento antiglobalizzazione fino agli anni 2000. In particolare è chiaro come i movimento no global di quegli anni puntasse a una globalizzazione dei diritti, quindi alla libertà di movimento attraverso i paesi e all'estensione dei diritti civili e politici, nonché a un miglioramento generale delle condizioni contrattuali dei lavoratori in tutto il globo, al contrario del movimento no global attuale, o almeno di quello che trova più risalto sui media, sostanzialmente rivolto alla chiusura delle frontiere e ad un protezionismo indiscriminato del lavoro e della produzione.


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