Sulla violenza a scuola, sul classismo e sulle retrotopie

Sulla questione bullismo e insegnanti: fino a questa mattina lamentavo che tutti, ma proprio tutti, hanno parlato della questione senza mai interpellare la categoria (per dire, ecco una carrellata incompleta di articoli e opinioni di giornalisti vari ed eventuali: AGI, Amabile su La Stampa, Imarisio sul Corriere, Polito, ancora sul Corriere, Di Stefano, sempre sul Corriere, persino gente senza arte né parte come Lambrenedetto su Youtube si sono sentiti di dover dire la loro, infine Serra sul Corriere)




Poi sui forum e tra i gruppi della categoria ha iniziato a circolare una vignetta, che non riporterò, raffigurante un presunto insegnante d'altri tempi che rifila uno scappellotto ad un alunno, infallibile metodo educativo, e ho iniziato a pensare che forse hanno ragione i bulli, siccome so che la violenza di un bullo colpisce a scuola specialmente chi è ritenuto inadeguato al contesto, ecco, certi docenti non sono adeguati al contesto (tra l'altro stanno in compagnia di Sallusti che ha veementemente sostenuto la tesi della violenza educativa ad Ottoemezzo, si vedano gli ultimi due minuti del programma di giorno 19/04/2018).
Tuttavia urge aggiungere qualcosa, magari partendo proprio dall'articolo di Michele Serra: che la scuola non funzioni da ascensore sociale e sia fondamentalmente classista, non lo dice il giornalista, che non amo, ma lo dicono i dati ISTAT, da anni, e non solo, lo corroborano i risultati INVALSI e PISA. Insomma, ho letto tante critiche riguardo a questa affermazione di Serra e riguardo al sostanziale classismo della scuola, e certo, ci sono sempre casi di alunni provenienti da classi agiate che frequentano i professionali o, al contrario, bravissimi figli di operai al liceo, tuttavia occorre guardare ai grandi numeri e questi, nostro malgrado, confermano l'affermazione.
Che esista invece un'emergenza bullismo contro gli insegnanti, se permettete, ne dubito; non perché non esista violenza nelle scuole, al contrario, esiste e pure da decenni, ma semplicemente non mi sembra che esistano significative raccolte di dati che dimostrino come questa situazione sia peggiorata, per esempio, rispetto agli ultimi decenni del Ventesimo secolo. Stiamo assistendo anche in questo caso alla costruzione di una retrotopia sul mondo della scuola, l'immagine di una scuola che includeva, faceva bene didattica, formava classe dirigente e non esprimeva violenza: questa immagine è quella che ci è stata filtrata da decenni in cui non abbiamo mai voluto guardare agli istituti tecnici e professionali, e se ora quella immagine arriva così forte sui media è proprio grazie a quegli strumenti, i cellulari, che dalle scuole vorremmo bandire. Insomma, almeno chi fa e vive la scuola dovrebbe essere in grado di distinguere tra propaganda e realtà dei fatti. Attenzione, non le vittime, a cui va sempre la solidarietà: come non si può pretendere che la donna appena rapinata creda ai dati ISTAT che fotografano il calo dei reati, non si può chiedere alla vittima di bullismo di non pensare di essere vittima di un'emergenza. Ma agli altri sì.
Ultima constatazione, ha parzialmente ragione Serra nel fare un discorso pseudoclassista sulla violenza, perché è vero che la violenza esercitata da e sugli alunni in certi istituti, tecnici e professionali in primis, è più grezza (io stesso ho assistito a e ho subito forme di violenza in un istituto professionale) e tuttavia la violenza esiste anche al liceo, più sottile, si chiama ricatto sociale, proviene da chi ritiene il docente semplicemente un dipendente a cui contestare ogni decisione tramite pressioni o, infine, avvocato, fino ad arrivare ad una forma di umiliazione se possibile ancora peggiore.

Commenti

Post popolari in questo blog

La sessualità nell'antichità

Alessandro Baricco, Castelli di rabbia

Saggio breve: D'Annunzio, una vita per la bellezza