Il concetto di "persona" da Cicerone ai Severi

Sesterzio del 103 d.C. raffigurante Traiano e Abundantia che accudisce un puer. Foto: Wikipedia


L’identificazione nelle fonti romane di un concetto assimilabile al moderno concetto di “persona” è questione controversa e ampiamente dibattuta, in primis perché lo stesso concetto moderno è dibattuto e spesso forse adoperato a sproposito. Partendo dall’orgine etrusca della parola, essa ha viaggiato nel tempo e attraverso diverse accezioni, per arrivare fino a noi.1 Varie risultano le possibili interpretazioni del concetto, per cui si rimanda alle diverse analisi filosofiche, sociologiche e antropologiche. Nondimeno, forse quella più esauriente nella sua icasticità rimane la definizione di Locke:
a thinking, intelligent being, that has reason and reflection, and can consider itself as itself, the same thinking thing, in different times and places (Locke, 1777).

Per le società complesse come le nostre una buona definizione di “persona” può essere inoltre quelladi Pardi:
la "persona" emerge presso di noi tutti e presso ciascuno soltanto quando il riconosci-mento contiene in sé sia la designazione-indicazione empirico-cognitiva sia la reazione alla designazione-indicazione stessa. Mediante la designazione ed indicazione io riconosco che alter è un idraulico, un collega di Facoltà, un venditore di frutta. La "persona" emerge allorché la designazione fa scattare una reazione morale, e quindi alter viene incluso nell’universo morale di ego collocandolo all’interno di una responsabilità priva di sanzione e di contraccambio (Pardi, 2003).

Per quanto riguarda il pensiero antico la prima concreta definizione di "persona" in un’accezione simile a quella moderna ce la fornisce Panezio2 attraverso Cicerone, quando sostiene che l’uomo sembra quasi essere composto da due nature, la prima, comune a tutti, che ci differenza dalle bestie e ci permette il vivere sociale, l’altra, personale e individuale:
1.107.1 Intellegendum etiam est duabus quasi nos a natura indutos esse personis; quarum una communis est ex eo, quod omnes participes sumus rationis praestantiaeque eius, qua antecellimus bestiis, a qua omne honestum decorumque trahitur et ex qua ratio inveniendi officii exquiritur, altera autem quae proprie singulis est tributa (Cicero & Atzert, 1932).⁠

Lo stesso Cicerone poi in qualche modo accenna a come per il diritto romano l’esistenza della "persona" sia una sorta di dato di fatto, e che questo dato porti a prevedere il rispetto di alcuni diritti fondamentali; infatti Cicerone ricorda nell’orazione Pro Tullio come le XII tavole stesse prevedano il divieto di uccidere il ladro o il brigante se non consista una reale occasione di pericolo per la vittima:
Furem, hoc est praedonem et latronem, luce occidi vetant XII tabulae; cum intra parietes tuos hostem certissimum teneas, nisi se telo defendit, inquit, etiam si cum telo venerit, nisi utetur telo eo ac repugnabit, non occides; quod si repugnat, 'ENDOPLORATO,' hoc est conclamato, ut aliqui audiant et conveniant. Quid ad hanc clementiam addi potest, qui ne hoc quidem permiserint, ut domi suae caput suum sine testibus et arbitris ferro defendere liceret? (Cicero & Clark, 1911).⁠

Insomma, sembra di poter dire che già prima del trapasso della repubblica nel principato a Roma esista, almeno fra le classi più colte, endemica l’idea di "persona", unica nella sua individualità e con dei diritti fondamentali.

Ovviamente l’esistenza in nuce di questo concetto non deve portare a conclusioni affrettate: una chiara e coerente esplicitazione di questa idea dovrebbe avere come conseguenza la fine del sistema schiavile, e così non sarà a Roma se non nei secoli successivi e per circostanze non per forza legate alla diffusione di simili idee. Nondimeno, che l’idea di "persona", attraverso la diffusione del pensiero stoico filtrato dalla cultura romana, circoli nell’impero, sembra uno dei motivi per cui alcuni fra gli imperatori paiono assumere l’incarico di principes più come una forma di magistratura e di carico di responsabilità verso la collettività che come esito ultimo di una corsa al potere: si pensi per esempio ai casi di Tiberio (Pani, 2010)⁠ e Tito (Geraci G., 2017), fino allo stesso Marco Aurelio (Geraci G., 2017)⁠. Va inoltre tenuto presente come il concetto di "persona" si leghi strettamente ai valori della humanitas, nella sua evoluzione dalla repubblica fino all’impero, almeno fino a Seneca e, di nuovo, Marco Aurelio (Bolaffi, 1955).

Un atto che può indurre a pensare che il concetto di "persona" e della sua tutela sia ormai entrato nel ragionamento politico delle classi dirigenti romane è il varo delle institutiones alimentariae, volute già dall’imperatore Nerva, ma che solo con l’imperatore Traiano troveranno piena applicazione (Geraci G., 2017)⁠; su queste institutiones abbiamo relativamente pochi accenni nelle fonti letterarie e giuridiche, mentre una più articolata descrizione del loro funzionamento e della loro utilità è ricavabile da due fondamentali fonti epigrafiche, ovvero la tavola alimentaria di Velleia pubblicata nel Corpus Inscriptionum Latinarum3 e studiata da Criniti (Criniti, 2010)⁠ e la tavola alimentaria dei Liguri Bebiani:

si può leggere (così tradotto): "nel consolato di Nerva Traiano Augusto Germanico IV, e di Articuleio Peto (cioè nel 103 d.C), per volontà dell’ottimo e grandissimo principe hanno obbligato i loro fondi... i Liguri Baebiani, perché fanciulli e fanciulle ricevano alimenti dalla sua indulgenza". Indulgenza indica un moto di benevolenza gratuita verso i bisognosi: non per obbligo, ma per spontaneo senso umanitario. Sicché la Tavola è un elenco di proprietari terrieri che ricevono denaro dall’imperatore in cambio di obbligazione di terreni ben misurati e bene indicati, i quali corrispondono un canone a titolo d’interesse sulla somma ricevuta, versandolo non all’erario ma a una cassa locale, tenuta a sostenere un certo numero (fisso) di ragazzi (maschi e femmine) fino a età adulta (o meglio, di lavoro). L’imperatore dà la somma, la vincola sui terreni dei privati dietro un basso interesse, sul 5%, e destina il ricavato agli alimenta di un determinato numero di ragazzi. (Sirago, 2004)⁠

Sull’arco di Traiano a Benevento (Rotili, 1972) Traiano compare in abiti civili intento a prendersi cura di alcuni ragazzi indigenti e la stessa scena compare in varie monete coniate sotto lo stesso imperatore; lo stesso tipo di scena compare in altri monumenti eretti nelle province, anche durante il regno del successore Adriano (Quartullo, 2015).

Le institutiones verranno del resto rafforzate proprio da Adriano, in continuità con il suo predecessore:
pueris ac puellis, quibus etiam Traianus alimenta detulerat, incrementum liberalitatis adiecit. (Hohl, 1965)⁠

Le fonti letterarie ci dicono poi che il provvedimento verrà ripreso da Antonino Pio e da Marco Aurelio, estendendolo alla cura delle ragazzine in difficoltà, chiamate puellae faustinae:
puellas alimentarias in honorem Faustinae Faustinianas constituit. (Hohl, 1965b)⁠
Il provvedimento viene ancora citato per il breve regno di Pertinace, ma l’improvviso aggravarsi delle condizioni economiche dell’impero indurrà ad abbandonare le institutiones alimentariae già sotto i Severi:
obeundis postremo cunctis muneribus fiscum parem fecit. alimentaria etiam conpendia, quae novem annorum ex instituto Traiani debebantur, obdurata verecundia sustulit. (Hohl, 1965a)⁠
Sembra insomma che con il venir meno della tranquillità economica, politica e militare a causa della crisi del III secolo d. C., anche questo tipo di provvedimento che caratterizzava il filantropismo della classe dirigente romana sparisca. Mentre la cultura pagana a poco a poco iniziava ad inaridirsi, la rivoluzione culturale del Cristianesimo si avvicinava rapidamente alla conquista di Roma e alla trasformazione della percezione dell’uomo come individuo in relazione alla comunità e a Dio.

BIBLIOGRAFIA

Bolaffi, E. (1955). La « dottrina del buon governo » presso i Romani e le origini del principato in Roma fino ad Augusto compreso. Latomus. Société d’Études Latines de Bruxelles. http://doi.org/10.2307/41518031

Cicero, & Atzert, C. (1932). De Officiis (M. Tulli Ciceronis Scripta Quae Manserunt Omnia. Fasc. 48.

Cicero, & Clark, A. C. (1911). M. Tulli Ciceronis orationes : Pro Tullio, Pro Fonteio, Pro Sulla, Pro Archia, Pro Plancio, Pro Scauro.

Criniti, N. (2010). Tabula alimentaria di Veleia: versione italiana IV. Recuperato da http://www.veleia.it/download/allegati/fn000193.pdf

Geraci G., M. A. (2017). Storia Romana. Mondadori.

Hohl, E. (A c. di). (1965). Scriptores Historiae Augustae. Spartiani De Vita Hadriani. In Scriptores Historiae Augustae (pag. 7.8.2).

Hohl, E. (A c. di). (1965). Scriptores Historiae Augustae. Pertinax Iuli Capitolini. In Scriptores Historiae Augustae (pag. 9.3.1).

Hohl, E. (A c. di). (1965). Scriptores Historiae Augustae. Iuli Capitolini Antoninus Pius. In Scriptores Historiae Augustae (pag. 8.1.2).

Locke, J. (1777). An Essay Concerning Human Understanding (Vol. 3). Recuperato da https://andromeda.rutgers.edu/~jlynch/Texts/locke227.html

Mattei, F. (2015). "persona" : adnotationes in lemma. Editoriale Anicia srl. Recuperato da https://www.academia.edu/13741372/"persona"._Adnotationes_in_lemma

Panaetius., & Vimercati, E. (2002). Testimonianze e frammenti. Bompiani.

Pani, M. (2010). Il costituzionalismo di Roma antica. Laterza.

PARDI, F. (2003). IL CONCETTO DI "persona" NELLA SOCIETÀ COMPLESSA. Studi di Sociologia, 41(1), 5–14. http://doi.org/10.2307/23004936

Quartullo, E. (2015). Rilievo con scena di «Institutio Alimentaria» proveniente dall’Arco di Portogallo. Recuperato da https://www.academia.edu/25401452/Rilievo_con_scena_di_Institutio_Alimentaria_proveniente_dallArco_di_Portogallo

Sirago, V. A. (2004). LA «TAVOLA ALIMENTARIA» DEI LIGURI BEBIANI. RIVISTA STORICA DEL SANNIO, 21, 2–10.

Recuperato da http://www.sirago.net/Upload/2004_La_tavola_alimentaria_dei_Liguri_Bebiani.pdf


1(Mattei, 2015)⁠


2(Panaetius. & Vimercati, 2002)⁠


3 CIL XI, 1147.


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