Il paradosso del barbiere, spiegato
Il paradosso del barbiere è un noto paradosso ideato da Bertrand Russell (e ripreso poi da Wittgenstein e dalla sua scuola) per spiegare per assurdo alcuni meccanismi della logica linguistica.
Letteralmente il paradosso è così formulato:
In che senso parliamo di paradosso?
Analizziamo premessa e conclusione. I personaggi in scena sono il barbiere e gli uomini del villaggio, divisi fra coloro i quali sono in grado di radersi da sé, e coloro che per radersi necessitano del barbiere. Ad essere precisi però tutti i personaggi in scena non esistono di per sé, ma in base alla loro funzione logica che scaturisce dalla relazione con gli altri. A ben guardare, il barbiere è colui che rade o non rade gli uomini del villaggio, e questi sono coloro che si fanno o no radere dal barbiere.
Fino a qui tutto bene.
Il paradosso nasce però proprio dalla condizione logica del barbiere che si fonda sulla relazione con l'altro da sé. Se il barbiere, che ci viene detto essere ben rasato e indiscutibilmente uomo, rade coloro che non sono in grado di radersi, allora non è in grado di radersi perché il suo essere barbiere implica la capacità di radere la barba, ma se egli stesso non è in grado di radersi, allora necessita di un barbiere, ovvero di se stesso.
Cosa ci dice questo paradosso irrisolvibile? Ci dice che quando parliamo la realtà, ovvero la descriviamo in termini logici, lo facciamo attraverso il filtro linguistico. Di fatto noi non comunichiamo la realtà ma le relazioni che ci permettono di percepirla, come la relazione fra barbiere e clienti; ciò porta però all'assurdo, perché in maniera alogica tutti noi sappiamo che il barbiere rade se stesso, ma questa conoscenza empirica risulta incomunicabile in termini logici.
Letteralmente il paradosso è così formulato:
« In un villaggio vi è un solo barbiere, un uomo ben sbarbato, che rade tutti e solo gli uomini del villaggio che non si radono da soli. Il barbiere rade se stesso? »
In che senso parliamo di paradosso?
Analizziamo premessa e conclusione. I personaggi in scena sono il barbiere e gli uomini del villaggio, divisi fra coloro i quali sono in grado di radersi da sé, e coloro che per radersi necessitano del barbiere. Ad essere precisi però tutti i personaggi in scena non esistono di per sé, ma in base alla loro funzione logica che scaturisce dalla relazione con gli altri. A ben guardare, il barbiere è colui che rade o non rade gli uomini del villaggio, e questi sono coloro che si fanno o no radere dal barbiere.
Fino a qui tutto bene.
Il paradosso nasce però proprio dalla condizione logica del barbiere che si fonda sulla relazione con l'altro da sé. Se il barbiere, che ci viene detto essere ben rasato e indiscutibilmente uomo, rade coloro che non sono in grado di radersi, allora non è in grado di radersi perché il suo essere barbiere implica la capacità di radere la barba, ma se egli stesso non è in grado di radersi, allora necessita di un barbiere, ovvero di se stesso.
Cosa ci dice questo paradosso irrisolvibile? Ci dice che quando parliamo la realtà, ovvero la descriviamo in termini logici, lo facciamo attraverso il filtro linguistico. Di fatto noi non comunichiamo la realtà ma le relazioni che ci permettono di percepirla, come la relazione fra barbiere e clienti; ciò porta però all'assurdo, perché in maniera alogica tutti noi sappiamo che il barbiere rade se stesso, ma questa conoscenza empirica risulta incomunicabile in termini logici.
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