Dodici tesi per la sinistra

Il diritto alla proprietà privata è un portato culturale, non naturale, come tutto ciò che riguarda l'organizzazione sociale dell'uomo. Non esiste in natura, non è conosciuto​ fra gli altri animali, neanche fra quelli più vicini all'uomo quali i primati.

Se la proprietà privata non è un diritto naturale, ma espressione culturale, la sua difesa non può travalicare i diritti umani sanciti dalla condizione stessa di esseri umani.

L'uomo migra da ben prima che il diritto alla proprietà privata sancisca confini, individuali o comunitari.

L'uomo migra per sua natura per cercare condizioni di vita favorevoli, sicché la mobilità, prima del diritto alla proprietà, è un diritto legato alla condizione di esseri umani.

La difesa della proprietà e dei confini, materiali o immateriali, non può prevedere la discriminazione di esseri umani in quanto tali sulla base di concetti legati alla proprietà, come identità, nazione, etnia, ceto.

Anche lì dove l'organizzazione sociale di una comunità preveda i postulati della proprietà privata, come classi sociali, tassazione fondata sulla proprietà, cittadinanza legata a motivi identitari, uso della violenza controllata per la difesa della proprietà e dei confini, i diritti umani hanno su questi postulati la precedenza.

Diritto umano insindacabile è il diritto alla felicità come piena realizzazione dell'uomo in quanto tale.

Il lavoro è strumento per il raggiungimento della felicità di cui sopra, per tanto lo Stato deve favorire ogni occasione che permetta a ciascun individuo la piena occupazione e l'emergere delle proprie capacità fisiche, intellettuali e morali.

L'uomo per sua natura sfrutta l'ambiente circostante, l'ambientalismo è strumento per una migliore condizione di vita, non è esso stesso un fine.

È obbligo della comunità organizzata fornire gli strumenti per la piena realizzazione di tutti gli uomini, compresi servizi sanitari, assistenza sociale, istruzione di ogni livello.

Cultura e religione sono espressioni dell'essere umano, per tanto spetta alla comunità difendere e promuovere tutte le forme di espressione artistica e religiosa, senza censure se non lì dove tali espressioni configurino esse stesse una violazione dei diritti umani.

Il sentimento è al contempo espressione della natura e delle culture dell'uomo, pertanto lo Stato deve difendere e promuovere parimenti ogni forma di espressione del sentimento e dell'affettività, nei limiti dei diritti legati alla condizione stessa dell'essere umano.


Commenti

Post popolari in questo blog

La sessualità nell'antichità

Alessandro Baricco, Castelli di rabbia

Saggio breve: D'Annunzio, una vita per la bellezza