Che cosa chiedere alla storia, Marc Bloch
Foto: Castelvecchi editore |
Se si vuole capire cosa sia il mestiere dello storico, non si può prescindere da alcune letture e da alcuni studiosi, e fra questi c'è senza dubbio Bloch. Se poi si vuole capire cosa sia davvero la Storia, in maiuscolo, uno strumento d'eccezione sono le vive parole dell'autore, così come le ebbe a pronunciare nel 1937 al Centre polytechnicien d’études économiques e racchiuse in Che cosa chiedere alla storia. Con questo discorso lo studioso spiega bene quale sia la sua idea degli studi storici: la Storia come interessamento al presente e alla vita che non può fare a meno del passato, la Storia come scienza del cambiamento, misurabile solo smettendo di adoperare categorie che l'autore trova infondate, quali quelle di passato "prossimo" e "remoto" e che tutt'ora sono invece invalse, soprattutto quando a studiare la storia sono persone prive di metodo e di una visione ampia. La storia così, per Bloch, non può non essere storia "lunga", perché solo nel lungo periodo è misurabile un reale cambiamento, quanto esso sia profondo, e quali siano i fattori che l'abbiano prodotto.
Ma a quale scopo fare storia?
Per Bloch lo studio della storia è uno studio disinteressato, umanistico, anche quando si occupa di argomenti tecnici, come nel caso dell'autore, quali la storia economica e monetaria. Soprattutto, per Bloch, occorre che sia chiaro un concetto: lungi dal poter possedere un metodo sperimentale come le scienze dette esatte, ancor di più lo storico deve essere attento nello studio dei fattori che comportano il verificarsi di un evento; solo l'attento studio di questi fattori potrà permettere una certa approssimazione nella previsione degli eventi futuri. Infatti, come più volte precisato da Bloch, gli eventi non si ripetono mai del tutto uguali proprio perché mai sono uguali i fattori che ne influenzano lo svolgimento, e solo l'analisi delle diversità potrà permettere, in anticipo, di prevedere se e come un certo evento sarà ripetibile o se, invece, ci si potrà attendere qualcosa di diverso. La Storia di Bloch è quindi una storia, fondata su un metodo rigoroso, che vuole giungere a fondare leggi evoluzionistiche nello svolgimento dei fatti umani, nella misura, a punto, in cui i fattori evolutivi sono o no similari. La Storia è quindi la scienza del cambiamento, non per niente Bloch giunse a dire che la maggior parte dei "progressi" a cui abbiamo assistito negli ultimi duemila anni nascono da dei fallimenti.
Per quanto sia oggi difficile credere nella possibilità di leggi evoluzionistiche delle vicende umane, uno schema positivista che non appartiene, forse a torto, ad una concezione del mondo sincronica e schiacciata sul presente apparentemente immobile, tuttavia la lezione di Bloch rimane fondamentale: da un lato per la sua capacità di smontare i facili entusiasmi di chi crede in una banale ciclicità e immobilità della storia (come i recenti fatti in Turchia, per esempio, hanno mostrato accadere tra la maggior parte dei commentatori), e dall'altro lato per la sua capacità di confutare la visione storica di una larga parte degli economisti prestati alla storia, convinti dell'assoluta unicità dell'epoca presente e incapaci di osservare i fatti nella prospettiva più ampia della storia lunga.
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