La real trazzera e il M5S





Breve premessa: in questo post si discuterà del valore simbolico e politico dell'opera finanziata dal M5S. Non si discuterà dell'onestà di chi l'ha voluta, o dell'utilità immediata dell'opera. Il discorso è astratto e di lungo periodo. Chi non fosse interessato, giri al largo. Ma si ricordi anche che per anni abbiamo lanciato allarmi sulla simbolicità e sul cambiamento culturale che una certa politica dagli anni '90 stava realizzando nel paese: piangere oggi per i danni della odierna politica carismatica dopo aver sbeffeggiato chi lanciava moniti, ragionando sui fatti, sembra quanto meno il pianto di un coccodrillo smemorato. Quindi, se avete voglia di leggere un ragionamento sui fatti, bene, altrimenti, non lamentatevi poi quando scoprirete che la forma è sostanza.

Sulla real trazzera convertita in strada d'emergenza grazie ai soldi donati dal M5S tanto si è detto, anche a sproposito, e non ho problemi ad ammettere che rispetto al mio primo intervento sull'argomento, avvenuto su Facebook. La strada della discordia è una trazzera allocata tra Catalvuturo e Tremonzelli, adibita a funzioni agricole e pedagogico/scientifiche, riconvertita a strada d'emergenza con i 300.000 Euro donati dal M5S e mobilitati da comitati locali. Questa trazzera dovrebbe permettere di risparmiare tra i 30 e i 50 minuti di tempo per spostarsi dalla Sicilia occidentale a quella orientale, e viceversa. È bene subito dire che la strada ha ricevuto in tempi record tutti i permessi, ma che verrà tenuta sotto controllo nei prossimi giorni, proprio perché originariamente nata per altra funzione, Infatti la strada non può sopportare un peso eccessivo, per larghi tratti il traffico sarà alternato, sarà impedito il transito ai mezzi pesanti e ai motorini, che non potrebbero sopportare l'eccessiva pendenza, circa il 27%.

Chiarita la questione permessi, occorre passare all'analisi politica dei fatti. E qui sta il punto. Quale punto? La conflittualità tra il M5S movimento e il M5S partito.
Ora, storicamente la democrazia moderna ha visto una separazione tra partiti, che danno rappresentanza politica, e associazioni, imprese e sindacati, che "fanno cose". La distinzione non è di poco conto: permette di cercare di evitare conflitti d'interesse e voto di scambio. Si pensi alla conflittualità latente tra il Silvio Berlusconi politico e il Silvio Berlusconi proprietario d'azienda, o, a sinistra, il rischio di voto di scambio quando i partiti hanno avuto collusioni troppo strette con le cooperative.
Nel momento in cui il M5S non riesce a distinguere la funzione di partito da quella di movimento, cadono queste barriere. il M5S che "fa cose", con tutta l'onestà possibile si pone comunque a rischio di conflitto d'interessi o di voto di scambio. Del resto, che differenza concettuale c'è tra il M5S che finanzia una bretella in Sicilia e Lombardo che distribuisce arance davanti al seggio a Catania? Entrambi stanno realizzando qualcosa che nell'immediato è utile a chi riceve il dono, e deve indurre il ricevente a ricordarsi del donatore arrivati alle elezioni.
Inoltre, non di poco conto, la questione denaro. I soldi adoperati dal M5S non sono soldi privati, sono soldi pubblici che erano elargiti con altra funzione; certo è meritorio che il M5S voglia tagliare i propri compensi, ma adoperare soldi pubblici per funzioni che non sono quelle per cui quel denaro è elargito è di per sé un malcostume tutto italiano.
Infine, la questione più importante: il M5S che fa cose si sostituisce allo stato, avendo avuto tra l'altro la possibilità di "fare cose" all'interno delle istituzioni, a livello regionale in Sicilia come a livello nazionale. Anche in questo caso,  la confusione tra le funzioni di un partito e le funzioni di uno stato è storicamente deleterea, rimanda a ben peggiori esempi di stati in cui l'istituzione si è confusa con il singolo partito e il pensiero unico, anche in quei casi, di chi si reputava, unico, onesto e giusto. E il cielo e la ragione non vogliano che la storia si ripeta.


Edit.

Provo a chiarire il concetto su cui, probabilmente, non mi sono espresso abbastanza chiaramente e diffusamente. Non intendo nel mio post parlare di voto di scambio illegale, reato perseguito a livello di codice penale, ma del cosiddetto voto di scambio legale, frutto di clientelismo. Di fatti ho fatto un paragone: Lombardo che regala arance, pagate con i propri denari, prima del voto. Ma di esempi se ne potrebbero fare altri, per esempio l'imprenditore di turno che, guarda caso, prima delle elezioni rafforza il piano d'assunzioni delle sue aziende per ingraziarsi il territorio. In questo ambito è praticamente impossibile riscontrare reato. Cosa diversa quando si parla di voto di scambio inteso come reato penale, il voto in cambio di una promessa di lavoro, di elargizioni di denaro a privati, o con l'intermediazione delle mafie.
Detto questo, continuo a non trovare differenze tra Lombardo, l'imprenditore e il M5S. Il problema è che qui non si tratta di magnati che fanno beneficenza, ma di persone che, legittimamente, sono candidate a delle elezioni e che da quell'atto trarranno, che lo vogliano o no, un vantaggio elettorale. Seconda questione, come ribadito da Francesca Grillo, parliamo di una forza politica che lo stesso atto, con conseguenze sicuramente più importanti, avrebbe potuto realizzarlo rimanendo nell'alveo del normale svolgimento della vita politica, ovvero rimanendo nella maggioranza di governo e partecipando al governo della regione. Qui invece una forza politica decide di sostituirsi allo stato.
Conosco già l'obiezione, già mi è stata rivolta da Simona Guglielmino in una discussione privata: sono i maccheroni che riempiono la pancia. Bene, verissimo, ma lo torno a dire, la forma è sostanza. Quando venticinque anni fa alcuni intellettuali avvisavano sui rischi che il berlusconismo portava con sé, sono stati dileggiati, perché i "maccaruni allinchiunu a panza" e Berlusconi prometteva di alleggerire le tasse, a costo di massacrare la democrazia. Berlusconi è sparito, ma i principi che ha portato con sé no, e proprio oggi avete un Parlamento che vota l'ennesima delega al Governo sulla riforma dell'amministrazione pubblica. Il Parlamento italiano è ormai esautorato da ogni funzione reale, appannagio di un sistema carismatico figlio del berlusconismo: perché la forma è sostanza. Ora, se volete che passi il principio dell'equivalenza tra partito e stato, o che dove lo stato non fa un controstato sia legittimo, buon per voi. Per me non funziona.

Commenti

Post popolari in questo blog

La sessualità nell'antichità

Alessandro Baricco, Castelli di rabbia

Saggio breve: D'Annunzio, una vita per la bellezza