Bufale e insegnanti, un rapporto patologico

Parlando di rifiuto della complessità e appiattimento su ciò che è fisicamente di fronte a noi, non ci si deve spingere così in là, arrivare fino a problemi talmente vasti e complessi come quelli del debito pubblico e dei piani di ristrutturazione di un paese, o dei suoi rapporti con i suoi partner commerciali e politici. Per rimanere un po' di più ancorati alle bieche questioni di casa nostra, parliamo per l'ennesima volta di scuola. Non di riforma, però, ma di analfabetismo funzionale. E non dell'analfabetismo degli utenti, ma di quello di chi la scuola la fa, ovvero gli insegnanti.

Si guardi l'immagine


Una persona un minimo attenta, specie se si tratta di una persona che dovrebbe insegnare il pensiero critico, dovrebbe guardare questa foto con molta perplessità. Partiamo dal contenuto, un premier che dice una frase così forte sul suo elettorato e che viene riportata da una testata giornalistica. Sicuramente uno scoop, che dovrebbe essere avvalorato da Il Fatto Quotidiano: peccato che su questo giornale non ci sia traccia della notizia. Insomma, anche fosse vera, la notizia perde di credibilità citando una fonte in realtà inesistente. Ma a guardare bene altri elementi dovrebbero insospettire chiunque possieda un minimo senno: pagina 100, per esempio, è l'homepage del televideo, che infatti si presenta così

mentre la pagina della politica apparirebbe con questo formato

Insomma, la prima immagine è un discreto fotomontaggio, in realtà abbastanza semplice da smascherare. Eppure su Facebook ha ottenuto un grandissimo successo, con numerose condivisioni da parte di numerosi colleghi, spesso accompagnati da commenti ingiuriosi nei confronti del Primo ministro Matteo Renzi. Un'altra bufala (rimessa in circolo) di queste ore è quella sull'abolizione della prova orale all'esame di maturità. La fonte sarebbe il presunto Corriere del mattino.


Basterebbe leggere l'articolo e guardare i tag in basso nella pagina per accorgersi della bufala, eppure in tanti fra i colleghi non hanno lesinato commenti al titolo della notizia, sdegnati per la fine della scuola pubblica, il basso livello culturale di chi ci governa e l'ignoranza dell'universo mondo.

Sia chiaro, considero Matteo Renzi uno dei peggiori governanti che questo paese abbia avuto, e la sua riforma della scuola è e sarà latrice di una quantità di danni verso l'istruzione pubblica di cui solo pochi sono ancora evidenti, basti pensare alla discussione aperta in queste ultime ore sul dare la possibilità alle famiglie di rilasciare un consenso scritto alla scuola per l'insegnamento dell'educazione all'affettività. Ma tutto ciò non toglie che un vero e mastodontico problema nella formazione e nel reclutamento dei docenti esista. Su questo blog più volte ho sostenuto delle tesi al riguardo, anche sostenendo un concetto poco caro alla mia categoria come quello della valutazione. Ma se basta un semplice e banale fotomontaggio ad aizzare le peggiori belve nascoste nella rabbia di una parte della classe docente italiana, allora il problema, anche senza le folli soluzioni della riforma renziana, va comunque affrontato. E complessità vuol dire anche ammettere che la soluzione non si trova nelle tasche di nessuno, insegnanti o ministri che siano, e che una qualche posizione vicina al meglio possibile può essere solo il frutto di ponderazione e discussione.

Commenti

  1. La categoria professionale dei docenti (come tutte le categorie) è molto eterogenea: accanto a persone di grande e profonda cultura vivono i peggiori e più presuntuosi ignoranti, insieme con persone consapevoli della centralità e delicatezza del proprio ruolo educativo, esistono docenti ammalati di narcisismo e convinti di poter dimostrare la propria superiorità nell'avarizia del giudizio. C'è chi neanche spiega (né saprebbe farlo) ed immagina di essere un buon insegnante scrivendo la schedina del totocalcio sul registro e neanche si interroga sul perché il livello della classe sia così basso. Esiste chi ha scelto la propria professione per vocazione e l'affronta con umiltà, capacità di riflessione e tanto tanto lavoro, ma c'è anche chi si preoccupa solo di arrivare a fine mese. Non credo affatto che la riforma attuale possa migliorare le cose: oltre a legalizzare ogni forma di clientelismo e nepotismo, potrebbe al massimo favorire l'esercizio del lecchinaggio (non che sia oggi sconosciuto) e frustrare maggiormente chi alla propria missione crede davvero, ma condivido l'idea che qualcosa da cambiare ci sia, anzi molte cose da cambiare...

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