Perché ammettere, o togliere, tutti i simboli religiosi dalle scuole
Come ogni anno in questo periodo, nella scuola pubblica italiana si riaccende il dibattito sulla presenza di simboli religiosi cristiani. A fronteggiarsi due voci, l'una, laica e spesso laicista, l'altra, cattolica, più che cristiana.
In questo post proverò a confutare le principali obiezioni della posizione cattolica e a sostenere la mia tesi, ovvero che, in astratto, nella scuola pubblica italiana sarebbe il caso di ammettere tutti i simboli religiosi, in concreto, oggi, eliminarli tutti
In genere chi sostiene l'opportunità della presenza del presepe o del crocifisso nelle nostre scuole, lo fa adducendo queste argomentazioni:
Il crocifisso e il presepe sono simboli della cultura italiana
Questa argomentazione si fonda su un errore di prospettiva, ovvero il pensare che i simboli di una maggioranza religiosa all'interno di una comunità siano ipso facto simboli di tutti. L'identità delle minoranze viene in questo modo annullata e inglobata all'interno di quella della maggioranza. Questo errore di prospettiva è comune, soprattutto quando si discute di religione: ad ogni ateo sarà capitato almeno una volta di sentirsi dire che proprio perché ateo egli in realtà crede in un dio, dato che si pone il problema: come se non possa semplicemente esistere chi non crede. Ogni possibile differenza di veduta viene annullata e sommersa dall'idea dominante. Basta riflettere per capire che invece il simbolo di una maggioranza non rispetta né rappresenta per forza le minoranze, ragion per cui, in un edificio come le scuole, in cui le distanze sociali, culturali, economiche, religiose e politiche dovrebbero essere annullate, questa prospettiva risulta mortificante.
Inoltre, se questi sono simboli della cultura italiana (ma lo sono davvero?), i simboli della cultura italiana sono stati e sono anche altri: lo sono stati i falli in cuoio delle menadi, i penati romani, le icone ortodosse, i Corano della cultura arabosiciliana; lo sono stati e forse lo sono ancora i fasci littori e la falce e il martello. Per qualcuno, addirittura, la Costituzione.
Il crocifisso e il presepe sono simboli universali di pace
Simile all'argomentazione precedente, anche questa si fonda sull'idea che ciò che la maggioranza sente valga per tutti. Chi per esempio pensa che il crocifisso sia in assoluto simbolo di pace, dimentica chi in nome di quel simbolo ha subito delle guerre; non c'è bisogno di tornare indietro nei millenni, basta andare al 2001, all'improvvida dichiarazione di guerra del presidente Bush, la chiamata alle armi per una crociata contro il terrorismo islamico.
Ma c'è di più: chi parla di questi simboli come simboli universali non riflette sul fatto che ogni civiltà pensa ai suoi simboli come universali, giusti, portatori di pace. Il Nazista che si riconosceva nella svastica o il Comunista che si riconosceva nella falce e nel martello non vedeva in sé il male, si credeva portatore di pace e di una giustizia superiore, vedeva e vede nei suoi simboli i simboli della sua pace, proprio come i Cattolici nel crocifisso e nel presepe.
Si è sempre fatto così
No, non si è sempre fatto così, il Cristianesimo, come ogni cosa, è un fenomeno storico che ha avuto un inizio e presumibilmente avrà una fine, e dire da parte di chi certe cose dovrebbe saperle che si è sempre fatto così è semplicemente un insulto al tempio della conoscenza che dovrebbe essere la scuola.
Sono le nostre radici
Argomento che si lega a quello precedente. Le radici sono tante: se parliamo dell'Europa, ci sono radici ben più profonde e antiche di quelle cristiane, le radici grecolatine, quelle indoeuropee, quelle legate alle popolazioni anatoliche che diffusero l'agricoltura, prima ancora le radici preindoeuropee delle popolazioni che si cibavano della cacciagione e della raccolta di ciò che trovavano. Tutte civiltà che hanno lasciato qualcosa; allora dovremmo risalire ai loro simboli. O ancora meglio, dato che fra i nostri geni possediamo un 2% dei geni dei Neanderthal, e dato che questi ci hanno lasciato i primi esempi di simboli religiosi con le loro pitture rupestri, occorrerebbe sostituire crocifisso e presepi con rappresentazioni di mammut e cinghiali.
A questo punto dovremmo rimuovere i nostri simboli e le nostre opere d'arte dalle strade e dalle piazze
No, non c'entra nulla, perché non si sta discutendo il valore di opere d'arte di reale interesse e valore storico culturale. Nessuno chiede la rimozione di simboli dalle strade, dalle piazze, nessuno chiede di smettere di studiare opere di indubbia matrice cristiana. No, Dante, Giotto, La Gerusalemme liberata rimangono nelle nostre scuole, non temete. Perché di esse va spiegato il valore, i docenti dovrebbero farlo, per esempio, dovrebbero spiegarne la matrice, se vogliamo anche i limiti. Il fatto che io spieghi la Gerusalemme liberata non è un invito a partire per le Crociate, né il fatto che io spieghi perché Dante mette Maometto nell'Inferno è un invito a trucidare gli infedeli.
Ma qui parliamo di altro, di oggetti che, per citare Verga, stanno all'arte come le donne del cancan sulle scatole dei fiammiferi stanno alla Venere di Milo. Sono la banalizzazione, la strumentalizzazione e l'instupidimento dell'arte e della cultura, che si fanno pancia e peggio ancora del paese.
Questi simboli non danno fastidio a nessuno
Il fatto che stiate leggendo questo post è una dimostrazione della falsità di questa affermazione.
Da loro non ci concedono i nostri simboli
A parte che quel da loro, nella sua vaghezza, dice tutto e niente, questa è di per sé una fallacia logica, ben spiegabile con un paradosso. Mettiamo il caso di due paesi con due forme di diritto diverse, quali Italia e USA. Mettiamo che un Italiano commetta un reato negli USA, un omicidio, e venga per questo condannato alla pena di morte negli USA. Secondo questo ragionamento un cittadino americano che in Italia commettesse lo stesso reato, dovrebbe essere condannato a morte, in barba al nostro diritto, perché da loro si fa così.
Un altro esempio, forse meno gradito alla massa. Dato il fatto che se una coppia italiana omosessuale, recandosi negli USA, può ottenere un matrimonio legale, lo stesso trattamento dovremmo noi riservare a cittadini americani in Italia, ovviamente al di fuori del nostro diritto.
Siamo uno stato cattolico
In realtà la nostra Costituzione, così come la revisione del Concordato, sancisce la laicità del nostro stato, che quindi non prevede una religione di stato, ma anzi favorisce e tutela la libertà di culto di ogni minoranza, setta, credo e confessione.
Il Concordato ce lo impone
Ad essere precisi il crocifisso nelle classi è imposto da un regio decreto mai abrogato. Ma rimanendo al Concordato, esso è stato lo strumento con cui una dittatura ha ottenuto il riconoscimento politico del mondo cattolico, e già solo perché rappresenta l'asservimento dei presunti valori cristiani alle ragioni della politica di un regime come quello fascista, meriterebbe il suo superamento. Ma il Concordato è già stato rivisto in passato, con il governo Craxi, e del resto, un paese che chiede di poter decidere della propria politica economica e del proprio divenire, dotato di un Parlamento che ha la libertà di modificare la sua stessa Costituzione, non può nascondersi dietro ad un Concordato.
Alla luce di quanto scritto sopra, emerge la necessità di garantire in maniera differente le diverse posizioni in campo. Dimostrato come la presenza dei simboli cattolici non sia in assoluto da dare per scontato, va discusso come comportarsi di conseguenza. Nessun simbolo o tutti i simboli?
Diciamo subito che il buon senso vorrebbe, in una scuola realmente inclusiva, la possibilità di vedere i simboli dei diversi credo all'interno delle nostre mura scolastiche.
Ma il bene spesso è nemico del meglio.
Il compromesso sulla laicità dello stato raggiunto dalla nostra politica con il dominio culturale del Cattolicesimo prevede che sia lo stato stesso a raggiungere dei singoli accordi con i rappresentanti delle diverse fedi riguardo alla loro libertà di culto, all'edificazione di edifici di culto, alla tutela delle diversità. Questo principio si traduce nella sostanza nella quasi impossibilità, da parte delle minoranze, di ottenere rappresentanza e diritti, di fronte all'impellenza del consenso elettorale (alla solita maggioranza cattolica insomma) da parte dei governanti di turno. Basti solo pensare alle enormi difficoltà della minoranza musulmana presente in Italia, il 4% della popolazione, nell'ottenere i permessi per l'edificazione di moschee o per poter adibire a tale scopo edifici dismessi.
In una situazione simile, pensare che un dirigente scolastico, un politico o un prefetto possano ordinare di adibire nelle nostre scuole la presenza di simboli di minoranze, spesso politicamente scomode, è impossibile, pura fantascienza. Basti pensare che nessuna scuola in iItalia, almeno nel pubblico, prevede l'insegnamento della religione ebraica o dell'Islam come alternativa all'ora di insegnamento della religione cattolica.
Che fare allora?
Purtroppo, in uno stato che voglia dirsi laico, l'unica soluzione che rimane nel contesto attuale è il togliere qualcosa, ovvero quegli unici simboli religiosi che sono oggi concessi nelle nostre scuole. Toglierli perché uno stato che voglia dirsi unitario o rappresenta tutti o non rappresenta nessuno, e toglierli perché finché su di noi penderà la condanna di una dittatura culturale, quella cattolica, ma potrebbe essere qualsiasi dittatura culturale, non avremo mai la forza per un vero percorso verso diritti uguali per tutti.
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