Gramellini e la letteratura
Sabato sera, chi avesse avuto modo di guardare il duo Fazio-Gramellilni, si sarà ritrovato la tirata del giornalista contro il premio Nobel per la letteratura. Per l'esattezza Gramellini ha lamentato il fatto che il più importante premio al merito letterario venga assegnato in genere a scrittori non riconosciuti da un largo successo di pubblico. Al riguardo, Gramellini si chiede il perché il premio Nobel non sia mai stato assegnato a scrittori apprezzati dalla critica mainstream come Roth e Murakami.
Purtroppo al giornalista non vengono in mente delle ragioni che non hanno a che fare con la banalità del giornalista medio che deve parlare a cadenze regolari anche di argomenti che ignora, ma che attengono al valore letterario.
Il premio Nobel, dice Gramellini, viene assegnato a scrittori letti solamente da altri scrittori per poter dire di essere più bravi. Forse andrebbe detto meglio: il premio Nobel viene assegnato a chi, ancora in vita, ha saputo essere un punto di riferimento letterario con cui confrontarsi, per contestare il punto di riferimento come per appoggiarvisi, per superarlo. Purtroppo Gramellini non conosce che le ragioni delle vendite, non riuscendo così a chiedersi perché Roth e Murakami non siano mai stati insigniti del premio. Eppure, oggi, per chi vuole porsi domande, cercare risposte, sia nella forma che nel contenuto della letteratura, Roth o Murakami sono forse sullo stesso piano di un Saramago, di Un Pirandello? O forse le critiche al recente 1Q84, sia nella debolezza della trama che nella tecnica narrativa, dovrebbero mettere in luce come spesso il successo di pubblico non si accompagni con la profondità dell'analisi o la maestria innovativa della tecnica?
Gramellini conosce solo le ragioni della vendita, non rendendosi conto di come in questo modo disconosca il valore dei fiori della nostra letteratura che impropriamente cita parlando di Leopardi. Pensiamo alle scarse vendite del Verga verista, alla noncuranza generale nei confronti di Svevo e Tozzi. Pensiamo infine a come Leopardi, citato da Gramellini, si rivolgesse sì a tutto il mondo, ma certo al mondo dei suoi pari, di coloro che ne potessero cogliere la profondità, l'introspezione, il desiderio.
Forse Gramellini, prima di parlare di letteratura da dilettante, solo perché come ogni dilettante pensa di poter parlare di un argomento perché ha letto un libro, dovrebbe documentarsi, studiare, e magari poi ammettere che la letteratura è qualcosa di diverso dalle classifiche di vendità.
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