1Q84, Haruki Murakami

Parlare di 1Q84 di Haruki Murakami non è facile, a causa del risalto mediatico che questa fortunata serie di volumi ha conseguito; ancor meno semplice è recensire questo libro, dopo il successo e i consensi che l'hanno circondato. Figurarsi poi se il romanzo non ci ha convinti in pieno...
Andiamo con ordine: nel 1984 due personaggi, Aomame e Tengo, si trovano coinvolti nelle vicende che riguardano una misteriosa adolescente, Fukaeri, e i suoi genitori scomparsi, un libro, La crisalide d'aria, una setta segreta e dei personaggi di dubbia origine, i Little People. Le peripezie dei due personaggi si dipanano in un intreccio alternato che, con flashback continui, porta alla luce il passato dei protagonisti e l'emergere di una realtà che sempre più si allontana da quella canonica. Fino ad accorgersi che nel 1Q84 in cui Aomame e Tengo sono piombati nulla è esattamente come sembra e una serie di forze sovrannaturali agiscono, condizionando la vita dei protagonisti e di chi li circonda.
Ci troviamo davanti quindi ad un romanzo distopico, e del resto il titolo stesso, chiaro omaggio a 1984 di George Orwell, non fa che confermare questa idea.
E qui iniziano le dolenti note: la distopia in chiave onirica di Murakami convince fino ad un certo punto. L'idea di tornare indietro nel tempo e di ripiegare sul 1984, per cercare dove, nella nostra storia, abbiamo sbagliato qualcosa, ha indubbiamente un certo fascino, ma l'intervento di forze sovrannaturali e oniriche vanifica il tutto.  Facciamo un esempio per chiarirci, e riferiamoci proprio al modello 1984 a cui esplicitamente ci si richiama: George Orwell nel suo romanzo racconta di un modello di regime che scientemente annulla la possibilità di informazione, di libertà, di scelta, e di alcuni personaggi che scientemente cercano di opporsi ad un simile regime, fino alla loro sconfitta. In ogni caso in quel romanzo parliamo di confronto di ragioni, fino, se vogliamo, alla sconfitta ultima di questa, ma l'intervento del sovrannaturale in un romanzo come quello di Orwell è comunque escluso perché contraddirebbe il postulato iniziale del fallimento e del tentativo di riscatto della ragione. Non così in 1Q84 di Murakami, dove l'onirico introduce un elemento soggettivo che contraddice il postulato del testo. Anche se da qualche parte l'uomo avesse sbagliato, conducendo dal 1984 al 1Q84, questo errore non sarebbe conoscibile perche influenzato dall'intervento di forze ignote e imparagonabili alle nostre.
Questa contraddizione, insieme alla lunghezza spropositata del testo, non giustificata dal livello di approfondimento dei personaggi e della vicenda, fanno di questo romanzo una speranza mancata. Certo Murakami esplora con maestria le vie del sogno, i suoi personaggi sono degli interessantissimi esempi di uomini al confine tra normalità e autismo, gente che predilige abitudini solitarie ad una folla che non capisce e che la infastidisce. Inoltre la traduzione e la lontananza culturale non favoriscono l'autore, se per esempio pensiamo a come certi elementi e l'uso della lingua inglese possono apparire caratteristici ed esotici in Giappone, mentre in paesi come il nostro rischiano di sembrare banali o incomprensibili.
Tutto sommato le ombre su questo romanzo sono più delle luci e, forse, parlare di Murakami come candidato papabile al nobel per la letteratura dopo questo testo è stato un azzardo da parte dei suoi accaniti lettori, azzardo non giustificato dalla qualità complessiva di un romanzo che si risolve semplicemente in una buona lettura, ben lontana però dal livello qualitativo dai modelli a cui parrebbe volersi ispirare.

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