Perché studiare la Grecia antica?
Perché studiare i Greci? I motivi possono ancora essere molti, ma il problema è la prospettiva da cui guardiamo la questione.
Sfatiamo subito un mito recente: studiare il greco, come il latino, pensando di trattarli come lingue di comunicazione, è una stupidaggine, una frottola, una scusa nata a livello accademico per giustificare delle cattedre ingiustificabili. Greco e latino sono lingue morte, di cui tra l'altro conosciamo bene solo il registro formale, scritto, non certo quello di comunicazione, orale, ricostruito dagli studi.
Ma queste lingue, come la storia di questi popoli, la loro civiltà, ci costringono alla riflessione: perché sono nate certe forme di organizzazione politica, tramandate fino ad oggi? Perché certi cannoni letterari e artistici? Perché l'evoluzione storica di questi popoli ha preso una china piuttosto che un'altra?
Se pensiamo alla Grecia antica essa diviene poi un caso ancora più paradigmatico per l'Occidente. Pensiamo alla costante ricerca della verità di questo popolo e alla contemporanea impossibilità di stabilire un paradigma ideologico, alla mancanza di un testo religioso che sancisca una volta per tutte la religione greca, i mille dialetti, la frammentazione politica, il bisogno di integrazione con gli altri popoli e la contemporanea costituzione di un'identità nazionale.
La Grecia antica è un miscuglio di contraddizioni che ci costringe a ragionare per frammenti, nel faticoso e utopico tentativo di raggiungere una unità, consapevoli però, con Protagora, che l'uomo è misura di tutte le cose e, con Socrate, che l'unica cosa che sappiamo è di non sapere.
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