Il fraintendimento dei Mooc
In un suo articolo Tullio De Mauro ha discusso delle recenti critiche ai Mooc. In particolare la critica che mi ha colpito è una, ovvero i Mooc sarebbero difficili e perciò selettivi. Cito questo passaggio perché mi sembra l'emblema di un generale fraintendimento della didattica ai tempi della rete.
Mooc, flipped classroom, digitalizzazione diffusa, l'uso di sistemi multimediali per poter parlare ai diversi stili cognitivi: in ogni caso parliamo di strumenti e di tecniche. Strumenti e tecniche che rendono il sapere potenzialmente più diffuso ma non ne eliminano la fatica. Sia chiaro: la conoscenza richiede fatica e la cultura della fatica. Posso fare in modo che uno studente dislessico non sia costretto a leggere quantità di pagine ma possa apprendere tramite mappe concettuali e video, ma lo studente quelle mappe dovrà comunque studiarle, e bene, anche meglio dello studente con altri stili cognitivi. Un Mooc di letteratura greca permette gratuitamente un facile accesso ad un argomento specialistico, ma, giustamente, non lo rende epistemologicamente più semplice.
È un errore di prospettiva comune, è l'errore che commettono gli studenti che dopo i primi entusiasmi si scoraggiano di fronte alle difficoltà dello studio con i nuovi strumenti, ed è l'errore che commettono i docenti con i paraocchi che lanciano strali contro la multimedialità nelle aule e che dovrebbero guidare i suddetti studenti.
Lo ripeto, gli strumenti e le tecniche permettono di parlare a più persone, ma la semplificazione degli argomenti spetta all'uomo, lì dove possibile, e in corsi universitari come i Mooc sarebbe qualcosa di esecrabile.
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