(De)defiinizioni
La parola è sempre stata, in politica e non solo, strumento per eccellenza: l'arma per colpire con strali più violenti di lame, per infliggere ferite più profonde di quelle di qualsiasi altra arma. E per mentire, per giocare, con perifrasi ed eufemismi, sui non detti, sui pregiudizi e i preconcetti. E allora proviamo a vedere qualcuno di questi giochi che tanto stanno caratterizzando la nostra campagna elettorale.
- Società civile. Come se potesse esistere una società incivile, come se Aristotele e Rousseau non avessero insegnato che l'uomo, di sua natura o per necessità, si aggrega in gruppi che hanno come scopo il loro bene o almeno della maggioranza al loro interno. Si dice allora che la società civile rappresenta quelle persone perbene che fino ad ora non hanno avuto voce: giudizio moralistico, per cui qualcuno è perbene e qualcun altro no. Ma chi può giudicare in questa maniera, ergendosi a giudice di se stesso? Già, la società civile stessa, che così si autodefinisce.
- Le famiglie perbene: sono quelle che si autodefiniscono tali, o che tali sono definite dai loro pari grado, compiaciute per il non essere qualcosa di diverso. Perché è proprio il diverso a fare paura. Le famiglie perbene, guarda caso, nel nostro paese sono sempre di ceti sociali elevati, cattoliche praticanti, senza casi di omosessualità al loro interno, possibilmente anche senza disoccupati, perché in fondo, diciamocelo, se sei disoccupato non è che ti capita perché c'è una crisi economica lì fuori, ma perché te la sei meritata.
- Antipolitica: un modo di fare politica senza sporcarsi le mani, rifacendosi una verginità. Come se l'imene potesse ricrescere di sua sponte. E così si fa antipolitica se si vota per quei partiti che fanno politica, ma non vogliono dirlo; quelli che poi, come la Lega nord, sono invischiati da vent'anni in tutti i processi decisionali da Roma in su o, come per il Movimento Cinque Stelle, risolvono il problema della rappresentanza spacciando per democrazia diretta un sistema di scelta dei candidati, attraverso la rete, che non si cura del digital divide, della difficoltà di accesso alla rete per molti territori del paese o per alcuni ceti sociali.
- Populismo: una simpatica categoria politica, rappresenta, secondo chi se ne fa portavoce, il tentativo di portare al potere le necessità (segue)
- della pancia della gente, altro bell'eufemismo per indicare gli interessi più gretti e grevi del popolo. Un esempio: la pancia della gente non vuole le tasse, borbotta se già solo se ne parla. E allora aboliamole queste tasse, dice il populista, dice il demagogo. Poi però ci deve spiegare, il demagogo, come fa a fare vivere uno stato senza il denaro che entra dalle tasse. Ma questo non c'è dato saperlo
- Padania: entità geografica mitologica, mai esistita concretamente, sempre citata quando conviene, quando bisogna dire al proprio elettore che Roma ladrona (da cui nel frattempo si governa da quasi vent'anni) è il male assoluto. Ed è bello vedere come ancora gli Italiani abbiano voglia di credere alle favole.
Una smitizazione di termini, alcuni nuovi, il cui significato viene messo in discussione e analizzato secondo diverse ottiche.
RispondiEliminaCi entra bene anche l'argomento del nuovo post, il voto di protesta
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