“Corrotti e nepotisti”: ecco come i cinesi parlano di noi - Linkiesta
Yang Mei Ping
Le aziende italiane sono per lo più a conduzione familiare, la famiglia così prevale ma «fare affidamento sul nepotismo spesso porta alla mediocrità del livello di management dell’impresa», L'analisi del quotidiano cinese Xin Wen Wan Bao, giornale con circa tre milioni di lettori su carta e alcune decine di milioni di lettori online a livello nazionale, è spietata verso noi italiani. Siamo «diffidenti verso la meritocrazia», si trova lavoro solo con «raccomandazioni e conoscenze» e la nostra società è così «carente di cultura civica e virtù civica» che «gli italiani non fanno mai la fila». Fino alla domanda: «l’Italia è destinati ad un declino senza sosta?».
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(Articolo originariamente apparso sul quotidiano cinese «Xin Wen Wan Bao» del 22 luglio intitolato: «La cultura Italiana influisce sul suo declino economico? - I business a conduzione familiare guidano l’economia; il nepotismo pervade le imprese»)
Anche i dipendenti fanno affidamento sul nepotismo
In Italia il nepotismo non esiste solo nelle imprese a conduzione familiare. Prendere il posto del padre nella società è una legge naturale ed è dato per scontato che i genitori trovino un buon lavoro ai loro figli. Il padre dell’economista Marco Pagano è avvocato, ma egli non ne ha seguito le orme. Anche se ora ha 60 anni, quando gli amici dei suoi genitori lo incontrano, gli chiedono ancora come va il suo studio legale.
L’economista della Bocconi Tito Boeri ha raccontato che una grande banca voleva ridurre il personale e alla fine ha trovato un compromesso coi i propri dipendenti per cui sarebbero stati assunti i loro figli se il business si fosse espanso in futuro. Questi legami familiari hanno ostacolato la flessibilità del mercato del lavoro italiano.
L’80% degli Italiani possiede una casa di proprietà, ma ciò è dovuto al fatto che i genitori hanno comprato la casa ai propri figli per fare in modo che essi e i nipoti potessero vivere nelle vicinanze. Ma ciò ha significato anche il mancato spostamento verso luoghi con maggiori opportunità d’impiego. Il mercato del lavoro italiano pecca inoltre di un sistema di gestione dei talenti.
Le raccomandazioni e le conoscenze sono ancora il modo più sicuro per trovare lavoro. Anche in settori al di fuori dal business a conduzione familiare, il nepotismo è estremamente comune e non viola la legge. Ciò è particolarmente evidente nel sistema dell’educazione. Secondo quanto divulgato da un report condotto da un media Italiano, il direttore di una storica università romana prima di lasciare la propria carica avrebbe trovato un occupazione per moglie e figlio all’interno del personale medico operante nell’istituzione, anche se questi ultimi non possedevano alcuna specializzazione né precedenti esperienze lavorative in quel campo.
Dal punto di vista finanziario, gli italiani sono molto diffidenti verso la meritocrazia. Al fine di migliorare la qualità dell’educazione nella scuola media, il governo Berlusconi aveva stanziato fondi addizionali ai poli scolastici in grado di offrire bonus agli insegnanti meritevoli. Ma pochi distretti accettarono queste risorse e la maggior parte di quanto stanziato rimase inutilizzata. Alcuni critici sostengono ora che quei fondi avrebbero dovuto essere indirizzati al miglioramento della qualità dell’insegnamento dei docenti meno preparati.
Mancanza di cultura civica
La società italiana è inoltre carente di cultura civica e virtù civica e ciò viene dimostrato in numerosi ambiti. Per esempio gli italiani non fanno mai la fila, vi sono graffiti dappertutto, molte città del Sud sono piene di spazzatura, l’evasione fiscale è un fenomeno comune, la mafia continua a prosperare e via dicendo. Gli italiani considerano solo le proprie responsabilità nei confronti della famiglia come principi di base. Non importa null’altro.
L’ostilità nei confronti del governo è normale per gli italiani, forse perché dalla caduta dell’impero romano l’Italia è stata governata da invasori stranieri e dal sistema feudale. Le tasse vengono considerate “tributi” e il sistema giudiziario come uno strumento del governo per tenere sotto controllo la società, piuttosto che garantire equità e giustizia.
Tanto per chiarire cosa si dice all'estero di noi, da Linkiesta
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