Se a scuola si parla di merito e meritocrazia
Se a scuola si parla di merito e di meritocrazia: forse allora bisogna anche chiarirsi sul significato dei termini, su che cosa chiediamo dai nostri ragazzi e perché, su che cosa chiediamo dalla scuola e perché.
Sta di fatto che le linee di pensiero sono spesso diverse e contrastanti, già solo perché il confine fra ciò che è disciplinare e ciò che è formativo in un senso più ampio non trova spesso un discrimine netto. Se si guarda alle tendenze della nostra scuola ci si rende conto di come si finisca troppo facilmente per caricare questa istituzione di valenze e funzioni che non sono le sue, che dovrebbero appartenere ad altri enti educativi e istituzioni, se non alla famiglia. La scuola deve fare ad un tempo da padre, madre, assistente sociale, centro ricreativo: se riesce, di tanto in tanto, insegnare anche delle conoscenze, ma sempre solo in funzione delle competenze da acquisire.
Però una volta per tutte diciamocelo che queste fantomatiche competenze che la scuola italiana tanto veementemente ricerca non sono altro che una brutta, bruttissima e inesatta traduzione delle skills di cui si parla on. Europa, più propriamente. Diciamoci anche che la scuola non può farsi carico dei fallimenti di tutto e tutti. Che la scuola non può e non deve essere lo specchio di un'Italia che carica sempre ogni suo sbaglio del peso dell'emergenza, pronta poi a massacrare gli insegnanti che non avranno saputo compiere il miracolo o prevedere il fallimento di ogni azione educativa.
E diciamoci pure che il lassismo a scuola non giova a nessuno, né ai ragazzi né ai docenti. Il voler pensare che ogni caso umano abbia diritto ad un titolo di studi è semplicemente dannoso, oltre che scorretto: ogni individuo ha diritto ad una formazione costante e ad un'istruzione nei limiti stessi della sua volontà, ma nessuno può essere obbligato a conoscere, né lo stato ha il dovere di certificare delle conoscenze che in realtà sono assenti.
Questo perché in questo modo si compie un danno verso coloro stessi che si crede di aiutare. Pensando di proteggere si buttano invece nella fossa dei leoni dei poveri sventurati. Si demoralizzano ad un tempo le eccellenze, coloro a cui si chiede di sputare sangue per poi vedersi riconosciuti gli stessi risultati di ignoranze certificate. Si demoralizzano infine gli insegnanti che più vogliono dare qualcosa ai propri alunni, sputtanando il loro lavoro, le loro richieste dai ragazzi, le loro aspettative e il loro impegno.
Ma non da ultimo dovrebbero sparire dalla scuola quegli insegnanti che nascondendosi dietro parole sante son pronti a lavarsi le mani, come Pilato, del destino dei propri ragazzi, e per tenere pulite le loro coscienze son pronti a buttare il bambino con l'acqua sporca.
Commenti
Posta un commento