Termini Imerese. SiciliAntica denuncia incuria e abbandono di graffiti preistorici
Termini Imerese. SiciliAntica denuncia incuria e abbandono di graffiti preistorici:
Parte dall’Associazione SiciliAntica la denuncia contro l’incuria e l’abbandono dei graffiti preistorici del riparo di Borgo Scuro, risalenti a 13 mila anni fa, che si trovano nell’interessante riparo di Borgo Scuro, un’area archeologica scoperta nel 1985, dove sono stati individuati frammenti di quarzite e selce con punte a dorso abbattuto, strumenti tipici del Paleolitico finale siciliano. Le incisioni lineari, tra le prime scoperte in Europa, sono state individuate dall’esperto di preistoria siciliana Giovanni Mannino che aveva ipotizzato la presenza di ulteriori graffiti lineari o figurati, da confermare con una successiva campagna di scavi.
Ma oggi il sito preistorico si trova in uno stato di totale incuria e di completo abbandono, scrive Alfonso Lo Cascio, della Presidenza regionale SiciliAntica, nella lettera inviata alla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo e al Sindaco del Comune di Termini Imerese. La zona, nascosta tra la vegetazione, è invasa da rifiuti. Sino a poco tempo fa, il sito era addirittura recintato e usato come porcilaia. Una situazione che non fa onore alla prestigiosa grotta paleolitica.
Per questa ragione, l’Associazione chiede il recupero dell’area e la sua tutela poiché il riparo di Borgo Scuro, con le sue ancora indecifrabili incisioni lineari, potrebbe essere parte di un percorso turistico attraverso i luoghi della preistoria di Termini Imerese. Il comune, infatti, vanta una grande tradizione negli studi sulla presenza dell’uomo preistorico nel territorio. Il primo ritrovamento preistorico risale al 1871, quando l’erudito sacerdote Carmelo Palumbo individuò un sito dell’Età della pietra. In seguito a questa scoperta, che si inserisce nel grande fermento di scavi che in Europa porta alla nascita della paletnologia moderna, i ritrovamenti si moltiplicarono, aiutando a individuare le numerose vicende culturali che si sono succedute nel territorio, nel corso di una dozzina di millenni.
Sulla base delle indagine sin qui effettuate, si pensa che il territorio termitano sia stato abitato da clan di cacciatori e raccoglitori paleolitici e poi da gruppi umani che hanno percorso tutta la preistoria, come dimostrano i manufatti esposti nei Musei di Termini Imerese e Palermo. La maggior parte dei ritrovamenti furono realizzati nella seconda metà del XIX secolo, per opera del già citato sacerdote Carmelo Palumbo e dal geologo Saverio Ciofalo, entrambi termitani, ai quali si unì in seguito l’erudito Giuseppe Patiri. Senza dimenticare il decisivo apporto fornito da studiosi come Luigi Mauceri, Ettore Gabrici, Jole Bovio Marconi, Paolo Graziosi, Carmela Angela Di Stefano, Giovanni Mannino, Stefano Vassallo, Sebastiano Tusa, e le numerose personalità straniere, come Von Andrian, Schweinfurth, Vaufrey, che all’inizio del XX secolo, richiamati dalle scoperte avvenute, visitarono il territorio.
Circa centoquaranta anni di studi e ricerche hanno portato alla scoperta di caverne e ripari che testimoniano della significativa frequentazione dell’uomo dal paleolitico all’Età del Ferro, a partire dal celebre Riparo del castello, al Riparo di Contrada Franco, alla grotta Geraci, Pileri, Natali, alla grotta Di Novo, Pernice, Navarra e altri ancora.
Parte dall’Associazione SiciliAntica la denuncia contro l’incuria e l’abbandono dei graffiti preistorici del riparo di Borgo Scuro, risalenti a 13 mila anni fa, che si trovano nell’interessante riparo di Borgo Scuro, un’area archeologica scoperta nel 1985, dove sono stati individuati frammenti di quarzite e selce con punte a dorso abbattuto, strumenti tipici del Paleolitico finale siciliano. Le incisioni lineari, tra le prime scoperte in Europa, sono state individuate dall’esperto di preistoria siciliana Giovanni Mannino che aveva ipotizzato la presenza di ulteriori graffiti lineari o figurati, da confermare con una successiva campagna di scavi.
Ma oggi il sito preistorico si trova in uno stato di totale incuria e di completo abbandono, scrive Alfonso Lo Cascio, della Presidenza regionale SiciliAntica, nella lettera inviata alla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo e al Sindaco del Comune di Termini Imerese. La zona, nascosta tra la vegetazione, è invasa da rifiuti. Sino a poco tempo fa, il sito era addirittura recintato e usato come porcilaia. Una situazione che non fa onore alla prestigiosa grotta paleolitica.
Per questa ragione, l’Associazione chiede il recupero dell’area e la sua tutela poiché il riparo di Borgo Scuro, con le sue ancora indecifrabili incisioni lineari, potrebbe essere parte di un percorso turistico attraverso i luoghi della preistoria di Termini Imerese. Il comune, infatti, vanta una grande tradizione negli studi sulla presenza dell’uomo preistorico nel territorio. Il primo ritrovamento preistorico risale al 1871, quando l’erudito sacerdote Carmelo Palumbo individuò un sito dell’Età della pietra. In seguito a questa scoperta, che si inserisce nel grande fermento di scavi che in Europa porta alla nascita della paletnologia moderna, i ritrovamenti si moltiplicarono, aiutando a individuare le numerose vicende culturali che si sono succedute nel territorio, nel corso di una dozzina di millenni.
Sulla base delle indagine sin qui effettuate, si pensa che il territorio termitano sia stato abitato da clan di cacciatori e raccoglitori paleolitici e poi da gruppi umani che hanno percorso tutta la preistoria, come dimostrano i manufatti esposti nei Musei di Termini Imerese e Palermo. La maggior parte dei ritrovamenti furono realizzati nella seconda metà del XIX secolo, per opera del già citato sacerdote Carmelo Palumbo e dal geologo Saverio Ciofalo, entrambi termitani, ai quali si unì in seguito l’erudito Giuseppe Patiri. Senza dimenticare il decisivo apporto fornito da studiosi come Luigi Mauceri, Ettore Gabrici, Jole Bovio Marconi, Paolo Graziosi, Carmela Angela Di Stefano, Giovanni Mannino, Stefano Vassallo, Sebastiano Tusa, e le numerose personalità straniere, come Von Andrian, Schweinfurth, Vaufrey, che all’inizio del XX secolo, richiamati dalle scoperte avvenute, visitarono il territorio.
Circa centoquaranta anni di studi e ricerche hanno portato alla scoperta di caverne e ripari che testimoniano della significativa frequentazione dell’uomo dal paleolitico all’Età del Ferro, a partire dal celebre Riparo del castello, al Riparo di Contrada Franco, alla grotta Geraci, Pileri, Natali, alla grotta Di Novo, Pernice, Navarra e altri ancora.
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