Cory Doctorow: “Conoscenza non è proprietà”
Cory Doctorow è attualmente professore alla Open University
CORY DOCTOROW, ATTIVISTA TECNOLOGICO
torino
Fondamentalmente, ciò che chiamiamo «proprietà intellettuale » è solo conoscenza – idee, parole, melodie, progetti, identificatori, segreti, database. Tutto ciò è accostabile alla proprietà in questo modo: può essere di valore e, talvolta, è necessario investire un sacco di soldi e di lavoro nello sviluppo per capire il suo valore. Ma è anche dissimile dalla proprietà per motivi altrettanto importanti: soprattutto, non è intrinsecamente «esclusivo». Se sconfini nel mio appartamento, io posso buttarti fuori (ti escludo da casa mia). Se rubi la mia auto, posso riprendermela (ti escludo dalla mia macchina). Ma una volta che conosci il mio canto, una volta che hai letto il mio libro, dopo aver visto il mio film, si perde la mia possibilità di controllare. Per questo il discorso sulla «proprietà» diventa problematico quando si parla di «proprietà intellettuale».
Cercare di infilare a forza la conoscenza nella metafora della «proprietà» ci lascia senza la flessibilità e le sfumature che un regime di vera conoscenza dovrebbe avere. Per esempio, i fatti non sono protetti da copyright, quindi nessuno può dire di «possedere» il vostro indirizzo, o il numero di previdenza nazionale, o il Pin della vostra carta bancomat. Tuttavia, queste sono tutte cose per cui si ha un forte interesse, e tale interesse può e deve essere protetto dalla legge. Ci sono moltissime creazioni e fatti che non rientrano nel campo di applicazione del diritto d’autore, dei marchi, dei brevetti e degli altri diritti che rappresentano l’idra della Proprietà Intellettuale, dalle ricette alle rubriche telefoniche all’arte «illegale » come i mashup musicali. Queste opere non sono di proprietà, e non devono essere trattate come tali, ma per ognuna c’è un intero ecosistema di persone che vanta un interesse legittimo.
Il copyright, con tutte le sue stranezze, le sue eccezioni e le conquiste ottenute con fatica, è stato per secoli un regime giuridico che ha tentato di affrontare le caratteristiche uniche della conoscenza, invece che mostrare di essere solo un insieme di regole per la regolazione della proprietà. L’eredità di 40 anni di discorsi sulla proprietà è una guerra senza fine tra i concetti difficilmente conciliabili di proprietà, furto e correttezza. Se abbiamo intenzione di raggiungere una pace duratura nella «guerra della conoscenza », è tempo di trattare la proprietà a parte, è il momento di iniziare a riconoscere che la conoscenza – la preziosa, costosa conoscenza – non è una questione di «proprietà». Non può essere di proprietà. Lo stato dovrebbe regolamentare i nostri interessi relativi all’effimero regno del pensiero, ma con una regolamentazione sulla conoscenza, non con un goffo rifacimento del sistema della proprietà.
Da: Lastampa.it
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