"Lo stato sono io"
Cosa è "stato"? Me lo chiedevo oggi, e forse per darmi un brandello di speranza, mi sono detto che la crisi italiana dipende tutta da questa domanda, ovvero da come da una parte come dall'altra si fraintenda cosa sia lo stato.
È bene chiarire che, dal momento in cui l'uomo ha smesso di essere nomade per divenire stanziale, ha iniziato ad organizzarsi in comunità, con ben determinate funzioni. Innanzi tutto di difesa, dai nemici esterni e interni, come di organizzazione del lavoro, distribuzione dei beni e delle vettovaglie.
Certo le modalità di organizzazione si sono fatte via via sempre più complicate, ciclicamente la comunità ha avuto come funzione quella di favorire una classe sociale piuttosto che un'altra. Ma possiamo affermare che la funzione fondamentale dello stato è rimasta la stessa, dalle prime comunità ai contemporanei stati.
E quale sarà mai questa funzione?
Lo stato è una forma di organizzazione della comunità volta a garantire i diritti dei cittadini, i doveri, fornire le possibilità di realizzazione dell'uomo e tutelarne salute e incolumità.
Questo è uno stato, che poi si può declinare in svariate forme, a seconda dei modelli che si seguono, della preminenza di una parte della funzione piuttosto che di un'altra. Ma nessuna di quelle parti può mancare del tutto, se vogliamo parlare di uno stato con la s maiuscola.
Lo stato non ha specifiche morali o religiose, non guida paternamente la vita del cittadino. Semplicemente, nel rispetto dei diritti e dei doveri fondamentali dell'uomo, dà a ciascuno parimenti le possibilità per realizzarsi. Questo è un passaggio fondamentale: tutti i membri della comunità partono da pari condizione, a tutti deve essere dato accesso all'istruzione, in maniera paritetica, senza distinzione di classe sociale. Lo stato non può abiurare alla sua funzione di difensore dei diritti e dei doveri, così come non può non patrocinare l'istruzione pubblica e laica, non discriminatoria nei confronti delle minoranze, delle povertà e delle disabilità. E, fondamentale, non può delegare queste funzioni ad altri.
Questo non implica che non si possa associare all'azione dello stato quella dei privati. Ma l'azione dei privati deve avvenire in parallelo, in alternativa, non in sostituzione, senza oneri per lo stato, come singola scelta messa a disposizione dei cittadini.
Vale in ogni campo, dall'istruzione alla ricerca, ai trasporti, alla sanità. Lo stato deve fare lo stato, i privati devono essere dei privati.
Lo stato ha il dovere di fornire i suoi servizi: la scusa dell'abbassare le tasse non può essere un escamotage per delegare i servizi a privati che da essi possano trarre lucro.
Lo stato siamo tutti, sia come singoli uomini che si realizzano nello stato, che come uomini che realizzano lo stato. Non esiste il ghe pensi mi, non esiste la possibilità che sia stato un governo basato sulla volontà del singolo e sul fraintendimento dei doveri dello stato.
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