Prima lezione di grammatica, Luca Serianni
Prima lezione di grammatica, di Luca Serianni, è un utilissimo volumetto ormai quasi inutile, uscito nel 2006. Certamente occorre spiegare l'ossimoro che ha introdotto questa recensione.
Intanto il volume si apre con una splendida ed indicativa citazione
Non può mai darsi una regola tanto vergine che da qualche eccettione non sia deflorata
Loreto Mattei
Sfogliando il volume, o leggendo l'indice, si capisce che l'intenzione dell'autore, più che produrre un manuale descrittivo delle canoniche regole della grammatica italiana, sia quello di anlizzare come questa grammatica si faccia canone e come eccezioni o presunte tali incrinino il canone stesso nel corso del tempo; meglio ancora, Serianni si sforza di mostrare e spiegare regole grammaticali, e al contempo di svelare nelle eccezioni alla regola la fluidità della lingua, il suo uso concreto, anche a costo di smascherare luoghi comuni, come quello sull'uso del congiuntivo:
Sarebbe facile replicare, dunque, a molte considerazioni del genere, ed è certo doveroso farlo, sempre ispirandosi ai toni e alla civiltà di un Nencioni. Si può e si deve ricordare, ad esempio, che il parlato ha altre regole rispetto allo scritto e che la televisione, tanto spesso imputata di essere la principale responsabile del degrado, ha dato largo spazio al parlato reale ed è diventata piuttosto rispecchiamento che modello di lingua (e aggiungendo che ciò è stato possibile per l’appunto perché la lingua parlata oggi in Italia è molto più compatta e diffusa di quel che fosse quarant’anni fa). Oppure collocando nella storia fatti e tendenze che il parlante avverte operanti nell’immediatezza del presente in cui è immerso e precisando, poniamo, che il congiuntivo non è morto, né è recente l’assedio postogli dall’indicativo: dopo una completiva l’indicativo è spesso una semplice alternativa colloquiale, possibile fin dal XIV secolo, e per un’ipotesi irreale nel passato («Se lo sapevo, non partivo») l’uso è antico e ben acclimato persino in poesia.
Così il volume, diviso in 17 capitoli, affronta il rapporto tra lingua scritta e lingua orale, l'evoluzione della lingua, nonché il pproblema della canonizzazione della lingua attraverso la grammatica; in seguito analizza più nel dettaglio alcune questioni specifiche del funzionamento della grammatica della lingua italiana: la coerenza, la coesione linguistica, l'uso dei connettivi e dei coesivi, la scelta dei grafemi e della punteggiatura,, la coniugazione del verbo, e l'uso della proposizione relativa, per giungere persino ad accennare ad una questione allo stesso tempo grammaticale e sociale, ovvero la questione dell'uso dei nomi e degli aggettivi al femminile.
Per tornare a quanto affermato all'inizio, il problema del libro non è il libro in sé, scritto con grande cura e maestria dal compianto Serianni; il problema sta semmai nell'oggetto di studio, che, a punto perché vivo, non è più oggi, o non lo è del tutto, quello che descrive Serianni ormai quasi vent'anni fa. Rimangono comunque condivisibili molte delle tesi di Serianni, per esempio quelle poste a conclusione dell'opera:
D’altra parte: chi denuncia una decadenza generale della proprietà linguistica in cui nessuno si salva, oltre a manifestare lagnanze inutili (lanciando un telum sine ictu, si sarebbe detto un tempo), mostra di non tener conto del naturale dinamismo della norma che non è mai fissata una volta per tutte e che, in ogni epoca, consente di distinguere chi la domina (e magari, in qualche aspetto marginale, contribuisce a orientarla) e chi non sa ancora controllarla o non ne ha mai assimilato la dinamica; come diceva quello, si tout le monde a tort, tout le monde a raison. Tradizionalmente, il problema del buon uso linguistico si è posto sempre (talvolta persino in modo esclusivo) in riferimento allo scritto, mentre nel parlato – almeno in quello più spontaneo – un’eccessiva cura linguistica è stata addirittura stigmatizzata («Parla come mangi!»). Oggi il parlato ci circonda da ogni lato, questo è vero; ma non è men vero che la nostra epoca è un’epoca alfabetizzata, al punto che la scrittura può competere con la comunicazione orale (posta elettronica e sms / contatti personali e telefonate) e comunque condiziona lo stesso immaginario linguistico.
La lettura del volume di Serianni è quindi consigliata a chiunque si occupi di lingua, o perché la insegna o perché la maneggia, per avere una prima infarinatura su questioni complesse, come la desccrizione sincronica delle regole della lingua nei suoi diversi registri, e la descrizione diacronica dello sviluppo di queste regole.
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