Della Ceccardi, di profughi, rifugiati e desideri
In questi giorni in cui i venti di guerra soffiano sull'Europa, l'ultima cosa che si vorrebbe fare è impelagarsi in piccole e meschine beghe e polemiche nostrane. Solo che poi arriva Susanna Ceccardi, e occorre sporcarsi le mani.
Fondamentalmente, l'interlocutore dell'eurodeputata Ceccardi sostiene una tesi: tra i profughi che fuggono dall'Ucraina è giusto accogliere anche gli stranieri residenti e che lavorano in quel paese, anche se non hanno la cittadinanza. A questa tesi la Ceccardi contrappone la sua antitesi: i cittadini non ucraini che fuggono dalla guerra in Ucraina non possono essere accolti come profughi. Secondo quale argomentazione Ceccardi sostiene la propria posizione? Per l'ex candidata alla regione Toscana della Lega, accogliere i cittadini non ucraini che fuggono dalla guerra in Ucraina favorirebbe l'immigrazione clandestina proveniente dall'Africa; infatti molti clandestini potrebbero sfruttare l'occasione della guerra in Ucraina per entrare più facilmente in Europa. L'argomentazione portata dall'esponente della Lega si configura come una fallacia del piano inclinato (dato A, non B perché Z). Infatti, questa ipotesi, pur essendo possibile di per sé, è in realtà poco probabile, irrealistica. Infatti presuppone che un clandestino proveniente dall'Africa attraversi parte dell'Asia e dell'Europa non UE, decida di trovarsi in territorio di guerra per arrivare finalmente nell'Unione Europea. Inoltre, se anche questa ipotesi si realizzasse, un clandestino che provenisse dall'Africa in simili circostanze andrebbe accolto: da un punto di vista giuridico sarebbe comunque un rifugiato proveniente da una zona di guerra. Ancora di più: ragionando per assurdo e per paradossi, un clandestino con un simile viaggio alle spalle avrebbe dimostrato un reale e fortissimo desiderio di essere un cittadino europeo. Questo desiderio espresso e manifestato da tale clandestino dovrebbe essere oggetto di desiderio e di invidia per ogni cittadino europeo davvero consapevole del valore della cittadinanza, anziché essere contrastato e impedito. Addirittura, questo desiderio così plasticamente espresso sarebbe nettamente più evidente e forte della cittadinanza ereditata per sangue e mai espressa compiutamente da tanti cittadini europei che nessun contributo danno realmente alla comunità in cui abitano e di cui sono parte.
Insomma, sia che si ragioni in termini pragmatici, sia che si ragioni per assurdo e paradosso, quanto proferito da Ceccardi risulta un ragionamento fondato su presupposti scorretti e irrealistici.
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