L'Aleph, Jorge Luis Borges
L'Aleph, di Jorge Luis Borges, è una raccolta di racconti, la cui lunga redazione, iniziata come pubblicazioni sparse su diverse riviste, passa per una prima edizione nel 1949, continua con diverse revisioni fino alla definitiva, del 1974.
In questa raccolta Borges affronta diversi temi, la morte e l'immortalità, il labirinto e la rete, l'infinito, la dottrina teologica. L'Aleph che dà il titolo all'opera e all'ultimo dei racconti è, per esempio, un punto, uno spazio fisico e temporale in cui si concentrano tutti gli altri punti nello spazio e nel tempo, ma che ha la capacità di mantenere separati i punti nella loro unione. Così, chi dovesse imbattersi nell'aleph potrebbe di colpo trovarsi di fronte a tutto il reale passato, presente e futuro, e discernerlo.
Uno dei temi affrontati è quello dell'unità nella separazione, dell'unità duale: in I teologi il protagonista della vicenda, Aureliano, vive un'intensa rivalità con Giovanni di Pannonia, sapendolo più dotto e abile; finisce per causarne la condanna al rogo per eresia ma, quando anch'egli sarà defunto, scoprirà che per Dio non c'era differenza fra i due, tanto da considerarli un unico essere. Similmente il protagonista di Biografia di Tadeo Isidoro Cruz, gaucho, brigante e infine poliziotto, trova il suo opposto ed eguale nel fuggitivo di cui va alla caccia, Martin Fierro, con cui infine solidarizza. In L'immortale Marco Flaminio Rufo, dopo lunga esplorazione, giunge al cospetto di una città attraversata da un fiume che rende immortali e circondata da selvaggi immortali; fra questi scopre Omero. Assieme ad Omero Rufo attraversa numerosi eventi storici, fino a scoprire un nuovo fiume che lo renderà, con sua gioia, nuovamente mortale. Solo dopo la sua morte scopriremo però che, forse Rufo e Omero sono la stessa persona.
Ancora, viene affrontato il topos del labirinto, in questo caso nei racconti Asterione e Abenjacàn il Bojarí, ucciso nel suo labirinto. In entrambi i racconti il labirinto è luogo di detenzione o di autodetenzione, è trappola, luogo di morte, nel primo caso per il protagonista, il Minotauro, nel secondo caso per colui che entra nel labirinto pensando di essere il carnefice. Il tema tornerà ancora in I due re e i due labirinti.
In Emma Zunz e Storia del guerriero e della prigioniera vediamo la realtà farsi una rete fitta di intrecci e nodi, intrecci e nodi a volte intessuti fino allo spasimo dai protagonisti stessi, come nel primo dei due racconti, lì dove la protagonista, per vendicare un torto subito dal padre, arriverà a farsi stuprare da uno sconosciuto per poter poi simulare lo stupro da parte dell'antico rivale paterno e ucciderlo; nel secondo racconto invece la casualità dei destini che si incrociano conducono un guerriero longobardo, Droctulft, e una prigioniera indiana ad abbracciare la causa altrui.
In Lo Ẓāhir e in L'Aleph, infine, compaiono i temi dell'ossessione e della follia: nel primo leggiamo di Borges stesso venuto in possesso di un oggetto banale, una moneta, che ne catalizzerà l'attenzione sino a condurlo ad una serena follia; nel secondo, di un minuscolo e folle scrittore che, volendone l'apprezzamento, conduce il protagonista del racconto a scoprire il suo segreto, un luogo, l'aleph, che contiene ogni altro luogo; e tuttavia non possiamo non chiederci se l'aleph sia vero o no, chi sia il folle fra il protagonista e il suo antagonista, o se non lo siano entrambi.
Come si vede, quindi, la realtà labirintica, misteriosa, metafisica è il nodo su cui si concentra la riflessione dell'autore. Ne emerge una rete di fitti rimandi intertestuali, di citazioni letterarie, di metanarrazione con vicende che ricorrono più volte nel corso dei racconti, personaggi che fanno riferimenti ad altri personaggi di altri racconti, labirinti che non sono mai lo stesso labirinto, realtà e finzione, storia e narrazione che si rincorrono. Borges è per questo uno dei più significativi scrittori del XX secolo, per la sua capacità di raccontare la complessità, di porre le basi per lo sperimentalismo postmoderno, per una narrazione che non conclude, ambigua, polimorfa.
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