Cristo si è fermato ad Eboli, Carlo Levi


Cristo si è fermato ad Eboli è un romanzo autobiografico di Carlo Levi, pubblicato nel 1945 e ambientato negli anni 1935 - 36. In quegli anni l'autore era stato condannato al confino in Lucania, prima a Grassano e poi a Gagliano: il romanzo infatti è la cronaca dei due anni di confino, condotta quasi come uno studio antropologico delle popolazioni locali, a cui via via l'autore si affeziona semrpe di più, pur notando l'enorme distanza culturale che lo separa da queste.

Levi nota come i paesi della Lucania apparissero dimenticati da Dio e dagli uomini; il regime fascista si occupava solo apparentemente di essi, di fatto abbandonandoli alla malaria, alla corruzione e alla gestione clientelare dei potentati locali. Così i romanzo racconta le miserevoli lotte interne tra le élite locali, tra il podestà e il brigaiere, tra i medici locali, tutti interessati solo al guadagno e incredibilmente ignoranti; tra i membri della curia e i contadini, i veri protagonisti dell'analisi dell'autore.

Sono proprio i contadini e le loro tradizioni a farla da padrone nel romanzo: la civiltà contadina, contrapposta alla civiltà urbana, destinata ad essere sconfitta ma a non essere domata; questa civiltà affascina l'autore, che finisce per stimarla e difenderne la cultura, rischiando persino di diventarne parte sposandone una figlia prima della fine del confino.

Eppure Levi è un intellettuale, e finito il biennio, complice la vittoria della guerra in Etiopia, insieme agli altri confinati verrà rimandato a casa. Non tornerà più a Grassano e a Gagliano, non cercherà più di curare la malaria o di dipingere i brulli paesaggi lucani; ma rimarrà nel suo ricordo la memoria di una terra la cui civiltà è iù antica e più salda di ogni altra che le sia subentrata, in cui magia e religione possono convivere, in cui i potenti possono cambiare nome ma non la sostanza, una sostanza che va patita e sopportata perché è nell'ordine naturale che sia così, salvo improvvise, repentine e improvvide ribellioni come quella del brigantaggio, ribellioni che, proprio perché contadine, sono alla fine destinate alla sconfitta, unico destino dell'uomo semplice.

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