La speculazione edilizia, Italo Calvino
Il protagonista, con forti tratti autobiografici, Quinto, è un intellettuale di provincia, sbarcato a Roma ma senza grandi risultati, che, tornato a casa, in un anonimo paesino della riviera ligure, si trova a mettersi in affari con un imprenditore edile, Caisotti, vendendogli parte del terreno della villa di famiglia, per edificare insieme a lui un palazzo per l'affitto o la vendita di appartamenti per villeggiatura. Quinto è un uomo poco pratico, sente in qualche modo di aver fallito la sua carriera intellettuale, sebbene in paese mantenga la stima degli iscritti al partito comunista a cui appartiene anche lui. Al suo opposto il fratello Ampelio, giovane chimico, perfettamente capace di controllare le emozioni e di calcolare costi e benefici dagli eventi. Ampelio è talmente un uomo pratico da ricavare il tempo per una tresca amorosa con la segretaria di Caisotti, Lina, di cui in paese si parla, ipotizzandola indistintamente come la figlia o l'amante dell'imprenditore. Quinto invece è un uomo attratto dalle donne vagamente brutte, da cui risulterà poi più semplice prendere le distanze, e finisce per forzare ad un rapporto sessuale una donna tedesca che aveva preso in affitto parte del palazzo in costruzione come magazzino per la sua impresa di esportazioni floreali.
Il romanzo è il ritratto impietoso di una Italia che, avvolta nella crescita economica, nel miraggio della villeggiatura, sta perdendo rapidamente di vista valori come quelli della solidarietà e dell'onestà che l'avevano forse tenuta assieme appena finita la Seconda guerra mondiale. Caisotti è il personaggio che più rappresenta questa fase: uomo sceso in riviera dalle montagne, è stato partigiano come Quinto, l'ha persino conosciuto sul fronte, eppure la civile borghesia rivierasca non potrà non trattarlo come una bestia arrivista, mescolando disprezzo e invidia per quest'uomo, e lui non potrà non tentare sempre di barcamenarsi o di truffare i due fratelli. Quinto stesso, pur comunista, di fronte alla vendita del terreno si comporta da perfetto borghese proprietario terriero, ne vuole trarre tutto il guadagno possibile, né si cura delle condizioni dei manovali e dei muratori che armeggiano sul cantiere. Il suo comunismo si rivela così annacquato, disperso in dispute teoriche che nulla hanno a che fare poi con la vita reale. Tanto che, alla fine, si dovrà scornare contro gli antichi compagni della sede locale del partito, tutti operai molto meno colti di lui, che di fronte all'evidente truffa in cui è in corso non possono non chiedergli perché prima non avesse chiesto consiglio a loro, che di cose pratiche ne capivano.
Come La giornata di uno scrutatore, anche in questo romanzo assistiamo al disagio di un intellettuale che, finita la guerra, aveva immaginato un'Italia che mai si realizzerà davvero, e di fronte a questa evidenza, non si porrà come titanico antagonista, né si disporrà come eccentrico inetto, ma finirà per lasciarsi trasportare a poco a poco dalla corrente, richiudendosi nel suo intimo e finendo per divenire sempre più simile alla società borghese che aveva sognato di contrastare.
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