La meravigliosa ambiguità della lingua
Lo so a cosa state pensando: questo è impazzito. Invece io trovo questa foto meravigliosa. Altre volte tra le pagine di questo blog si è discusso del valore della polisemia. Dal "grande balzo in avanti", quella rivoluzione cognitiva che, a seconda delle diverse teorie, si è compiuta tra i centocinquantamila e i cinquantamila anni fa, la nostra specie è stata compiutamente in grado di adoperare il pensiero simbolico e di elaborare concetti astratti. Al contempo, forte di un istinto relazionale ulteriormente rafforzato dalle rinnovate capacità comunicative, l'uomo ha sviluppato sistemi linguistici articolati, complessi e convenzionali. Questi sistemi linguistici hanno avuto fra i le loro caratteristiche proprio il fatto che, divenuti simbolici, astratti e convenzionali, hanno dovuto gestire un perenne margine di ambiguità e di polisemia. Il fatto che spesso ci troviamo a formulare parole o frasi che possono essere interpretate in maniera molto diversa dai parlanti è stato, certamente, entro un certo limite uno svantaggio: se uso un linguaggio convenzionale eiste sempre un margine di errore di interpretazione fra mittente e destinatario; d'altro canto, proprio questo margine d'errore, ovvero il fatto che segni e cose, o meglio, segni e significanti non sono indissolubilmente legati, semmai si intersecano all'interno di uno spazio più ampio fornito dai campi semantici, ha permesso un'ulteriore forma di evoluzione, l'evoluzione delle idee. È proprio questo margine di ambiguità quindi che consente l'evoluzione graduale dei concetti e delle idee: persa la fissità dei linguaggi delle altre specie animali (almeno per come li conosciamo ad oggi), l'uomo ha sviluppato infinite varianti sincroniche e diacroniche dei propri linguaggi, con variazioni che sono occorse nello spazio, seguendo il migrare delle genti, e nel tempo, con la trasmissione dei significati e dei significanti da una generazione all'altra, trasmissione mai perfetta.
Di fronte a tutto questo, come si fa a non amare l'ambiguità dei linguaggi?
E così, l'immagine che introduce questo post si apre ad almeno due interpretazioni: il vitalistico invito di un/a qualche recluso/a di questa pandemia, corredato di faccina sorridente e speranzosa, o la rassegnata considerazione del cittadino catanese dopo l'ennesima pioggia di cenere dovuta all'ennessimo risveglio dell'amata/odiata Etna?
Ai destinatari l'ardua sentenza.
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