Quando Socrate si oppose alla dittatura della maggioranza

Di Sting, CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3569936


Siamo verso la fine della guerra del Peloponneso. Gli Ateniesi si sono incredibilmente ripresi dopo una serie di disastri e di intrighi che hanno quasi distrutto la democrazia, e la vittoria delle Arginuse (406 a. C.) sembra segnare il ritorno della grandezza della città.
Proprio però questa vittoria navale segna il tracollo finale: Teramene, che già aveva tentato di prendere il controllo della politica cittadina per altre vie, prova la strada giudiziaria per allontanare dalla scena politica i dieci strateghi, i generali, che avevano portato al trionfo militare. I dieci vengono così accusati di un atto sacrilego, il non aver raccolto i morti in mare per dare loro una degna sepoltura, o magari scoprire qualche superstite.
A decidere viene chiamato un tribunale speciale, l'intera assemblea popolare, cinquemila giurati abilmente manipolati dalla retorica demagogica di Teramene e pronti a colpire gli strateghi al di là e contro le leggi vigenti. Il tutto si svolge in un'atmosfera di emergenza e di eccitazione, in cui in discussione è il limite stesso della volontà popolare in confronto alle leggi e al diritto.

Queste le vicende in cui si inserisce Socrate, così come raccontato da Senofonte e da Platone.

Senofonte, Elleniche, 1.7.12,15,19,23

[12] τὸν δὲ Καλλίξενον προσεκαλέσαντο παράνομα φάσκοντες συγγεγραφέναι Εὐρυπτόλεμός τε ὁ Πεισιάνακτος καὶ ἄλλοι τινές. τοῦ δὲ δήμου ἔνιοι ταῦτα ἐπῄνουν, τὸ δὲ πλῆθος ἐβόα δεινὸν εἶναι εἰ μή τις ἐάσει τὸν δῆμον πράττειν ὃ ἂν βούληται. [...] [15] οἱ δὲ ἐβόων καλεῖν τοὺς οὐ φάσκοντας. οἱ δὲ πρυτάνεις φοβηθέντες ὡμολόγουν πάντες προθήσειν πλὴν Σωκράτους τοῦ Σωφρονίσκου: οὗτος δ᾽ οὐκ ἔφη ἀλλ᾽ ἢ κατὰ νόμον πάντα ποιήσειν. [...] [19] οὔκ, ἂν ὑμεῖς γέ μοι πείθησθε τὰ δίκαια καὶ ὅσια ποιοῦντες, καὶ ὅθεν μάλιστ᾽ ἀληθῆ πεύσεσθε καὶ οὐ μετανοήσαντες ὕστερον εὑρήσετε σφᾶς αὐτοὺς ἡμαρτηκότας τὰ μέγιστα εἰς θεούς τε καὶ ὑμᾶς αὐτούς. συμβουλεύω δ᾽ ὑμῖν, ἐν οἷς οὔθ᾽ ὑπ᾽ ἐμοῦ οὔθ᾽ ὑπ᾽ ἄλλου οὐδενὸς ἔστιν ἐξαπατηθῆναι ὑμᾶς, καὶ τοὺς ἀδικοῦντας εἰδότες κολάσεσθε ᾗ ἂν βούλησθε δίκῃ, καὶ ἅμα πάντας καὶ καθ᾽ ἕνα ἕκαστον, εἰ μὴ πλέον, ἀλλὰ μίαν ἡμέραν δόντες αὐτοῖς ὑπὲρ αὑτῶν ἀπολογήσασθαι, μὴ ἄλλοις μᾶλλον πιστεύοντες ἢ ὑμῖν αὐτοῖς. [...] [23] τούτων ὁποτέρῳ βούλεσθε, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, τῷ νόμῳ κρινέσθων οἱ ἄνδρες κατὰ ἕνα ἕκαστον διῃρημένων τῆς ἡμέρας τριῶν μερῶν, ἑνὸς μὲν ἐν ᾧ συλλέγεσθαι ὑμᾶς δεῖ καὶ διαψηφίζεσθαι ἐάν τε ἀδικεῖν δοκῶσιν ἐάν τε μή, ἑτέρου δ᾽ ἐν ᾧ κατηγορῆσαι, ἑτέρου δ᾽ ἐν ᾧ ἀπολογήσασθαι.

[12] Ora Euriptolemo, figlio di Peisianax, e alcuni altri fecero una osservazione su Callissene, sostenendo che aveva fatto una proposta incostituzionale. E alcune persone applaudirono questo atto, ma il maggior numero gridò che sarebbe mostruoso se alla gente fosse impedito di fare qualunque cosa desiderasse. [15] Allora i Pritani, colpiti dalla paura, acconsentirono a questa posizione, tutti tranne Socrate, il figlio di Sofronisco; ed egli disse che in nessun caso avrebbe agito se non in conformità con la legge. [19] [Euriptolemo:] “No! almeno non se seguirete il mio consiglio e seguirete il giusto e retto corso, il corso che vi permetterà meglio di apprendere la verità e di evitare di scoprire nell'aldilà, con vostro dolore, che siete stati voi stessi ad aver peccato gravemente, non solo contro gli dei, ma contro di voi. Il consiglio che vi do è questo, se lo seguirete, non potrete essere ingannati né da me né da nessun altro: che con piena consapevolezza punirete i colpevoli con qualunque punizione vogliate, o tutti insieme o ognuno uno separatamente, vale a dire, prima concedendo loro almeno un giorno, se non di più, per parlare in loro difesa, e mettendo la vostra fiducia, non tanto negli altri, ma in voi stessi. [23]A seconda quale di queste leggi sceglierete, uomini di Atene, lasciate che gli uomini siano processati, ognuno separatamente, e il giorno venga diviso in tre parti, una in cui raccoglierete e voterete se li giudicate colpevoli o no, un’altra in cui si farà l’accusa, e un’altra in cui si terranno le difese.

Platone, Apologia di Socrate, 32B-C

[32β] πώποτε ἦρξα ἐν τῇ πόλει, ἐβούλευσα δέ: καὶ ἔτυχεν ἡμῶν ἡ φυλὴ Ἀντιοχὶς πρυτανεύουσα ὅτε ὑμεῖς τοὺς δέκα στρατηγοὺς τοὺς οὐκ ἀνελομένους τοὺς ἐκ τῆς ναυμαχίας ἐβουλεύσασθε ἁθρόους κρίνειν, παρανόμως, ὡς ἐν τῷ ὑστέρῳ χρόνῳ πᾶσιν ὑμῖν ἔδοξεν. τότ᾽ ἐγὼ μόνος τῶν πρυτάνεων ἠναντιώθην ὑμῖν μηδὲν ποιεῖν παρὰ τοὺς νόμους καὶ ἐναντία ἐψηφισάμην: καὶ ἑτοίμων ὄντων ἐνδεικνύναι με καὶ ἀπάγειν τῶν ῥητόρων, καὶ ὑμῶν κελευόντων καὶ βοώντων, μετὰ τοῦ [32ξ] νόμου καὶ τοῦ δικαίου ᾤμην μᾶλλόν με δεῖν διακινδυνεύειν ἢ μεθ᾽ ὑμῶν γενέσθαι μὴ δίκαια βουλευομένων, φοβηθέντα δεσμὸν ἢ θάνατον. [ 32b ] 

[Socrate:”]Io non ho mai avuto nessun altro incarico nello stato, ma allora ero stato estratto come membro della Boulé; e accadde che la mia tribù detenesse la presidenza quando desideravate giudicare collettivamente, non separatamente, i dieci generali che non erano riusciti a recuperare i mortii dopo la battaglia navale; questa vostra decisione era illegale, cosa su cui concordarono tutti dopo. A quel tempo ero l'unico dei pritani che si opponeva a fare qualcosa di contrario alle leggi, e sebbene gli oratori fossero pronti a destituirmi e arrestarmi, e sebbene voi li spingeste a gridare per farlo, pensai che dovevo correre il rischio fino alla fine con la legge e la giustizia dalla mia parte, piuttosto che unirmi a voi quando i vostri desideri sono ingiusti, per paura della prigione o della morte.
Senofonte, Atti memorabili, 1, 1, 18

[18] βουλεύσας γάρ ποτε καὶ τὸν βουλευτικὸν ὅρκον ὀμόσας, ἐν ᾧ ἦν κατὰ τοὺς νόμους βουλεύσειν, ἐπιστάτης ἐν τῷ δήμῳ γενόμενος, ἐπιθυμήσαντος τοῦ δήμου παρὰ τοὺς νόμους ἐννέα στρατηγοὺς μιᾷ ψήφῳ τοὺς ἀμφὶ Θράσυλλον καὶ Ἐρασινίδην ἀποκτεῖναι πάντας, οὐκ ἠθέλησεν ἐπιψηφίσαι, ὀργιζομένου μὲν αὐτῷ τοῦ δήμου, πολλῶν δὲ καὶ δυνατῶν ἀπειλούντων: ἀλλὰ περὶ πλείονος ἐποιήσατο εὐορκεῖν ἢ χαρίσασθαι τῷ δήμῳ παρὰ τὸ δίκαιον καὶ φυλάξασθαι τοὺς ἀπειλοῦντας.


[ 18 ] Ad esempio, quando era nel Consiglio e aveva fatto il giuramento del consigliere con il quale si obbligava a dare consigli in conformità con le leggi, gli toccò di presiedere l'Assemblea quando la gente voleva condannare Trasillo e Erasinide e i loro colleghi a morte con un solo voto. Era illegale e rifiutò la mozione nonostante il rancore popolare e le minacce di molti potenti. Era più importante per lui il dover mantenere il suo giuramento che il seguire l’umore della gente in una richiesta ingiusta e proteggersi dalle minacce.

Bisogna aggiungere altro?

Bibliografia

Luciano Canfora, Il mondo di Atene, Laterza 2011

Platone, Apologia di Socrate, 32B-C

Senofonte, Atti memorabili, 1, 1, 18

Senofonte, Elleniche, 1.7.12,15,19,23

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