Pagani e cristiani in un'epoca di angoscia, Eric R. Dodds
Pagani e cristiani in un'epoca di angoscia. Aspetti dell'esperienza religiosa da Marco Aurelio a Costantino, questo il titolo completo del volume di Dodds uscito nel 1965 come raccolta di una serie di lezioni dell'autore sul tema del titolo. In particolare
Il primo capitolo spiega quindi come negli anni tra il principato di Marco Aurelio e quello di Costantino in tutta la romanità, sia pagana che cristiana, si assiste ad un cambiamento epocale nel rapporto tra realtà metafisica ed etica e realtà fisica. Il corpo dell'uomo e la realtà fisica intorno alle persone vengono sempre più demonizzate, avvertendo così chiaro il senso di spaesamento e di alienazione che ha colpito chi, per intima sensibilità, più accortamente ha affrontato i cambiamenti dell'Impero tra la fine del II e il III secolo d.C.. Uno su tutti, l'imperatore Marco Aurelio, coronamento del sogno dell'imperatore filosofo che, nondimeno, esprime tutta la sua malinconia e il suo disprezzo per la vita terrena e per il mandato che è tuttavia chiamato ad affrontare.
Il secondo capitolo dell'opera tratta la credenza, pagana e cristiana, dell'esistenza di entità demoniache mediatori fra realtà fisica e metafisica. Viene analizzato quindi come in questi secoli l'esistenza di questa realtà venisse dimostrata attraverso visioni e sogni.
Il terzo capitolo affronta il tema del misticismo, ed è particolarmente in questo punto che vengono alla luce le differenze fra il neoplatonismo di matrice plotiniana e la dottrina cristiana, in particolare come per i neoplatonici il fine ultimo sia l'unione mistica, naturale ed estemporanea, con Dio, mentre per i Cristiani l'obiettivo sia l'assimilazione con Dio.
L'ultimo capitolo infine traccia infine la rotta del dialogo tra paganesimo e cristianesimo, suddividendo questo interscambio in una serie di fasi ed evidenziando come solamente l'ultima di queste fasi, coincidente con il cinquantennio della cosiddetta Anarchia militare, sia stata caratterizzata dal vero e proprio scontro fra i due modelli religiosi. Lo studioso mette in luce come, almeno all'origine del Cristianesimo, il dibattito sul monoteismo della religione abramitica non abbia costituito un reale problema, vista la disponibilità dei primi Cristiani ad ammettere l'esistenza di figure intermedie, angeli e demoni, fra cielo e terra, e come allo stesso tempo non si debba pensare ad una romanità laica e ad una cristianità religiosa, essendo superstizione e pistis, la fede, caratteristiche prevalenti, almeno dal III secolo, in entrambe le culture, tanto da ammettere la possibilità dei miracoli in entrambi i casi, abbandonata ormai da un secolo la prevalenza del logismos, il pensiero razionale, sull'elemento irrazionale.
Quali quindi le ragioni che hanno portato il Cristianesimo a prevalere? Per Dodds le ragioni sono quattro:
- il rifiuto di concedere la possibilità del dubbio, ovvero l'estremismo del Cristianesimo, che in un'epoca di crisi, eliminò la libertà di scelta fra i vari culti attivi nella romanità, eliminando il conseguente dubbio e fornendo una risposta rassicurante;
- il fatto che il Cristianesimo, alle sue origini, fu religione egualitaria, anzi particolarmente aperta verso i reietti e gli ultimi;
- l'aspetto salvifico, in un'epoca in cui l'alienazione dalla vita terrena spingeva alla ricerca di nuove risposte al di là delle condizioni materiali, spesso sotto il livello della mera sussistenza;
- l'essere una religione con tratti fortemente comunitari, che portavano i Cristiani a condividere non solo i riti, ma anche altri aspetti della vita materiale, non in ultimo, i beni della Chiesa, fino a costituire una vera e propria comunità in cui riconoscersi e a cui aderire, magari in un momento di declino dell'autorità statuale (non per niente da Costantino le autorità religiose verranno equiparate e spesso sostituiranno le magistrature).
Quali sono i pregi dell'opera di Dodds? Il volume è ricchissimo di rimandi e citazioni, mostrando la vastissima cultura dell''autore che è capace di spaziare tra le fonti letterarie, i testi di matrice stoica e neoplatonica e la patristica cristiana.
Tuttavia in alcuni casi, specie quando l'autore vuole rendere evidenti i tratti totalizzanti delle religioni, i rimandi ai totalitarismi novecenteschi, il comunismo in primis, appaiono fuori contesto e forzati, una critica che tuttavia appare sensata oggi, cinquant'anni dopo la pubblicazione del volume, non per forza valida all'epoca della pubblicazione del libro, che rimane un'opera miliare per capire meglio come la romanità sia trapassata dal secolo d'oro dell'Impero al Tardoantico.
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