lunedì 31 ottobre 2011

Uno sguardo rivolto a Jeff Smith e al suo Bone



Ne ho scritto ieri perché ho avuto il piacere di conoscere Jeff Smith di presenza, e oggi torno sull'argomento, ovvero un classico del fumetto moderno, Bone, ed il suo autore.



Bone tratta le avventure di tre piccoli personaggi, bianchi per intero, con un grosso nasone e delle sopracciglia pronunciate, che, banditi dalla loro terra, si trovano a vivere fra gli uomini in un'ambientazione fantasy.
Poetico, malinconico, dalle chiare ispirazioni nella saga tolkieniana così come nelle strisce dei Peanuts, Bone è un piccolo capolavoro.
Per questa bellissima opera è attesa anche una trilogia sottoforma di film d'animazione, da parte della Warner. Eccone il trailer.



Nell'attesa del film non vi resta che leggere l'opera, edita in Italia da Baopublishing

domenica 30 ottobre 2011

Una festa chiamata Luccacomics


Ore 5:30, risveglio, assonnato dai bagordi del sabato (sì insomma, magari un giorno racconterò anche questa storia). Preparativi in attesa dell'arrivo della comitiva.
Ore 6:40, arrivo della comitiva, tutti evidentemente poco lucidi ma pronti alla partenza verso la Toscana, meta Lucca.
In macchina, in chiaro stato confusionale, vengono intonate sigle celebri e non, quali quella di Daitarn o quella della serie tv Mask., seguite dalla canzoncina semi ufficiale della sagra verso cui ci appropinquiamo


L'arrivo è scandito dall'interminabile fila al casello, dalla ricerca di un parcheggio e dall'attesa della navetta. Ma giunti infine fra le mura della città, ecco che si scopre la follia raggiungibile dai NERD


Stand vari ed eventuali mi accolgono amorevolmente, mentre signorine compiacenti non fanno altro che chiedere di mostrare loro il biglietto d'ingresso e l'apposito bracciale, marchio di riconoscimento del vero nerd che viene a Luccacomics non sono per osservare la varia umanità che popola questa fiera, ma proprio perché è convinto di spendere.


Serio e faceto si mescolano, mentre intanto la compagnia si scioglie fra coloro che si dirigono imperterriti verso fumetti, fumettisti e fumettari e coloro che invece puntano decisi verso l'aria games. Nel nostro camminare branchi di cosplayer vaganti tra pose deliranti, vittime innocenti di ore di televisione o semplicemente consapevoli zingarate?


Giulivo scopro la presenza di Jiro Taniguchi e di Jeff Smith al salone, i quali, servi della penna che maneggiano, firmano e dedicano compiaciuti. La ressa per ottenere il loro autografo è delirante, e nel mezzo del delirio, spinto dal desiderio di gloria, mi mescolo alla torma che cerca il marchio dell'autore di Bone


Una pila accatastata di volumi si interpone tra me e Jeff Smith, ma questi risoluto impone alla sua hostess di firmare prima il mio, quale onore, e il mio occhio luccicante di commozione vede infine protendersi la mano del sommo verso la mia, in un cordiale gesto di saluto a cui segue, balbettante, un mio thank you, bye





Il seguito è un accavallarsi di foto di cosplayer, stand di gadgettistica varia ed eventuale, l'ottima organizzazione della cittò, giochi, miniature, carte, ricordi d'infanzia.
Una festa insomma, un gorgogliare di vecchi e nuovi appassionati di fumetti, narrativa per immagini, giochi di società, di ruolo, di nuova generazione. Luccacomics è una festa, il risveglio del nerd che vive in ciascuno di noi.
Venutoci per la prima volta, posso dire di essere fiero d'aver compiuto questo passo.






















sabato 29 ottobre 2011

quando la satira è disegnata a mano - The Simpson, Family Guy e American Dad



C'è un genere di satira che in Italia spopola, ma che allo stesso tempo ci è profondamente estranea.
Mi riferisco alla satira di quei cartoni che ormai da vent'anni spopolano negli USA, a partire dagli antesignani nonché serie tv per eccellenza, ovvero i Simpson.
In onda su FOX TV, i Simpson hanno segnato una generazione con la loro satira di costume dissacrante e senza remore, colpendo ogni perbenismo e ogni convenzione dell'America degli anni 90 e del nuovo millennio, rinchiusa nei suoi schemi da prima della classe allo stesso tempo polo avanzato della cultura occidentale e paese barricato nelle sue convenzioni e regole morali e moraliste.

Sull'onda della creazione di Matt Groening si sono succedute varie serie tv che hanno cercato di ripercorrerne i successi. Fra tutte (da ricordare anche Futurama, ancora di Groening) sono da segnalare Family Guy e American Dad.
Family Guy riprende, portandone agli estremi, quelli che sono i cliché già espressi dai Simpson, quindi anche in questo caso ci troviamo ad assistere alle tipiche vicende della famiglia americana media così come gli stessi americani se la rappresentano nei loro stereotipi. Punto forte di tutte due le serie è anche la compiaciuta compresenza di star e volti noti americani e non solo, nonché il gioco metatelevisivo d'incrocio con altre serie, film, persino libri, canzoni e miti.



Ultima ma non da meno viene la serie tv American Dad, ancora più apertamente rivolta alla satira politica di quel mondo perbenista americano, bacino elettorale della destra più conservatrice.

La nota dolente per la televisione italiana sta proprio nel fatto che una satira del genere è inconcepibile da noi. La nostra cultura è troppo debole per potersi concedere, come quella americana, di prendere realmente a sberle non solo i suoi volti più noti o i potenti, ma il sistema in toto, gli stessi bacini elettorali ed infine, le stesse idee più radicate nella società. Proviamo ad immaginare una serie tv corrispondente in Italia: se è concepibile (ma in maniera del tutto teorica) che vengano presi in giro i personaggi della politica, sarebbe invece concepibile prendere alla stessa maniera per i fondelli i figuri del Vaticano, della cultura bene italiana, docenti universitari, tuttologi e tutto quel sottofondo di giornalisti e presunti tali o pseudo intellettuali che costituiscono la presunta elité della nostra società? O personaggi come Corona, per dirne uno, saprebbero accettare di essere ridicolizzati su una serie tv main stream come accadrebbe in America? e l'elettorato di destra e sinistra potrebbe concepire di essere preso a sberleffi per le sue consuetudini e il suo non voler vedere anche le caratteristiche più becere delle proprie scelte politiche?
Credo proprio di no.

giovedì 27 ottobre 2011

La popolazione mondiale continua a crescere: ora siamo in 7 miliardi

I dati contenuti nel dossier dell’Unfpa sono contraddittori: i cittadini del 2011 sono i più giovani e insieme i più vecchi mai conosciuti. Si fanno decisamente meno figli rispetto a cinquant’anni fa, ma le cifre continuano ad aumentare

La popolazione mondiale entro la prossima settimana toccherà quota 7 miliardi, un miliardo in più rispetto a 12 anni fa, ben 6 rispetto al 1800.

Almeno a giudicare dal rapporto sullo stato della popolazione mondiale “Il mondo a 7 miliardi: le persone, le opportunità” del Fondo delle Nazioni unite per la popolazione (Unfpa), pubblicato in Italia dall’Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo.

I dati contenuti nel dossier sono contraddittori: la popolazione del 2011, infatti, è la più giovane e insieme la più vecchia mai conosciuta, si fanno decisamente meno figli rispetto a cinquant’anni fa, ma le cifre continuano a crescere. Anche se in ritardo rispetto a quanto previsto dagli Obiettivi del millennio, la povertà estrema ha segnato un calo rilevante, ma la forbice tra ricchi e poveri si va allargando. Non solo nei paesi più poveri.

Un numero crescente di giovani, infatti, soprattutto in Asia, Africa e America latina hanno davanti a loro un “un futuro incerto”, spiega il rapporto, mentre si registra un costante invecchiamento della popolazione in Europa e in America del Nord. Elemento, questo, che solleva non pochi interrogativi sulla tenuta degli attuali sistemi previdenziali.

Intanto, Cina e India, ognuna con una popolazione che supera il miliardo di abitanti, hanno dalla loro le economie con i più alti tassi di crescita. E questo pone, anche nel futuro molto prossimo, una serie di sfide anche ambientali tenuto conto che oggi il 7 per cento della popolazione più ricca produce metà delle emissioni mondiali di anidride carbonica. Una cifra che è destinata ad aumentare con lo sviluppo economico di nuove potenze emergenti. Il rapporto Unfpa, inoltre, rivela una sempre più intensa mobilità all’interno e tra diversi Paesi insieme a migrazioni di massa dovute spesso a catastrofi ambientali e cambiamenti climatici. Certo, la quota 7 miliardi, sostiene il rapporto dell’Unfpa, segna anche un traguardo positivo: negli ultimi 60 anni la speranza di vita media è passata dai 48 anni ai 68, la mortalità infantile è scesa dai 133 decessi ogni mille nati negli anni Cinquanta a 46 tra il 2005-2010 e il tasso di fecondità è passato da 6 a 2,5 anche grazie a politiche di sostegno in settori come istruzione, accesso al lavoro e potenziamento dei servizi per la salute sessuale e riproduttiva.

Resta il fatto, però, che gli attuali modelli di sviluppo economici e ambientali sembrano incapaci di reggere alle richieste di 7 miliardi di persone. Specialmente se, come prevede il World Population Prospects: The 2010 Revision dell’Onu, la popolazione mondiale raggiungerà 9,3 miliardi di persone già nel 2050. E’ questo uno dei motivi principali per cui le Nazioni unite sostengono le necessità di una pianificazione a più livelli per far fronte alle sfide dei prossimi decenni, quando si invertiranno alcuni rapporti di forza demografici a livello mondiale. Ovvero quando accanto allo sviluppo dell’Asia, che resterà la macro regione più popolosa del mondo anche nel XXI secolo, l’Africa guadagnerà terreno triplicando la sua popolazione, che passerà da un miliardo nel 2011 a 3,6 nel 2100.

Si tratta di sfide, spiega Daniela Colombo, presidente di Aidos, sulle quali anche “il mondo delle organizzazioni della società civile dibatte e cerca soluzioni, spesso alternative a quelle proposte finora dai governi”. e proprio le istituzioni, nazionali e internazionali, sostiene il rapporto, dovrebbero puntare a una maggiore equità sociale e al rallentamento della crescita demografica. Ma anche a raggiungere nel più breve tempo possibile accordi sostenibili per una riduzione evidente delle emissioni di gas serra.

Proprio questa sembra essere una delle sfide più difficili da portare avanti, tenuto conto delle resistenze di molti Paesi, Stati uniti in testa, a modificare il trend attuale. Soprattutto in una fase economica e finanziaria che poco spazio sembra disposta a lasciare alla pianificazione sul lungo termine, tutta a presa a risolvere gli stringenti problemi di cassa e di debito pubblico.

di Tiziana Guerrisi

Fonte: il fattoquotidiano

Metilparaben: Minerva comincia con il riprendersi la parola

Buongiorno a tutte/i!
Una delle ragioni per la quali Minerva è esasperata dai politici attualmente al potere è che l’immaginario mediocre, deprimente, disumano e patetico cui ci hanno sottoposto - e che continuano a tirare a inculcarci come modello di felicità, benessere e successo (ma per favore!) - si nutre di parole che costoro ci hanno rubato e delle quali fanno un uso perverso, ben distante dal loro significato originario.
Per quanto apparentemente questa potrebbe sembrarci cosa di poco conto, in realtà è attraverso le parole che diamo forma ai concetti e alle nostre esperienze. Ed è vero che la lingua cambia col tempo nell’uso quotidiano che ne fanno coloro che la parlano, ma quando il nuovo significato è frutto della scelta intenzionale di una corrente politica per mascherare i propri interessi e le proprie prospettive - fingendo che le cose siano come non sono - non va più tanto bene.

In un post molto agguerrito di alcuni mesi fa indicavo, ad esempio, il caso della parola ‘libertà’ in bocca a chi pretende di regolamentare questioni così private che investono la medesima gestione personale del nostro corpo - un evidente paradosso, nonché un abominio. E pensiamo parimenti a come è stata svalutata la dimensione di competenza, piacere, creazione e partecipazione alla costruzione del mondo e della comunità insita in tanta trattazione filosofica del concetto di ‘lavoro’, oggigiorno ormai percepito unicamente come un tragico soffocante distruttivo fardello - ancorché insicuro, precario, e potenzialmente schiavistico - dopo il tempo del quale e l’alienazione che ci provoca comincia la nostra vera esistenza (se riusciamo ancora ad avere energia e fiato per viverla).

E vogliamo dire qualcosa di quel concetto meraviglioso che sarebbe contenuto nel termine ‘amante’ venuto invero ormai a indicare persone in ruoli affettivi precari, e comunque riprorevoli agli occhi dei più? E che dire delle parole ‘vincere/vittoria’, ormai inutilizzabili non tanto per via del motto, anche sottoscrivibile, erroneamente attribuito a De Cubertain, quanto per l’uso che ne fecero certi protagonisti della storia italiana al punto tale da convincere anche le generazioni a venire a provare una certa ritrosia nell’utilizzarle pure in situazione potenzialmente appropriate (con le mafie vogliamo partecipare, convivere, pareggiare o le vogliamo provare proprio a vincere?).

Benissimo: abbiamo ora la possibilità di partecipare a un progetto collettivo per cominciare col riprenderci le parole, custodirle e difenderle: la Società Dante Alighieri, che sostiene la diffusione della lingua italiana, lancia il progetto “Adotta una parola”, con il quale chiunque può candidarsi (volontariamente, ma anche senza alcuna spesa) a divenire custode per un anno di una parola a sua scelta della lingua italiana - impegnandosi a diffonderne il significato corretto e a segnalare alla società in oggetto gli usi errati (o perversi!) della medesima.
Non vi sembra questa una mirabile occasione - pur se non sta nel loro progetto, ma nel nostro di resistenza sì - per riprenderci, custodire e difendere altri immaginari e altre prospettive sulla vita, le relazioni, il mondo in cui viviamo associate al significato originario di quelle parole?

In sintesi, possiamo cominciare a cambiare le cose anche solo riappropriandoci della lingua che parliamo - imparando ad approfondire noi stessi i significati delle parole che usiamo e poi a difenderli da chi ne fa un uso distorto e cerca di mettere questi ultimi significati arbitrari e truffaldini nelle nostre teste: resistenza è anche questo.
Non vi sentite già dotati delle armi migliori - ovvero la scrittura, l’intelligenza e un po’ di strategia? E, ciliegina sulla torta, lo facciamo all’interno del ‘sistema’, con i suoi stessi strumenti (date un’occhiata ai credits della società…).

PS1: grazie a Giuliana per la segnalazione del progetto.
PS2: Grazie ad Ale e Giada per le utili conversazioni in merito a questo post.
PS3: il sito è sottodimensionato per le connessioni che sta ricevendo, quindi se incostraste intoppi nella scelta+adozione della parola, abbiate pazienza e riprovateci in altro momento. Sarà mica il dover ritentare più volte che può farci desistere, no? Forza! Riprendiamoci le parole! ;-)

Fonte: metilparaben.blogspot.com

mercoledì 26 ottobre 2011

Cory Doctorow: “Conoscenza non è proprietà”

Cory Doctorow è attualmente professore alla Open University

CORY DOCTOROW, ATTIVISTA TECNOLOGICO
torino
Fondamentalmente, ciò che chiamiamo «proprietà intellettuale » è solo conoscenza – idee, parole, melodie, progetti, identificatori, segreti, database. Tutto ciò è accostabile alla proprietà in questo modo: può essere di valore e, talvolta, è necessario investire un sacco di soldi e di lavoro nello sviluppo per capire il suo valore. Ma è anche dissimile dalla proprietà per motivi altrettanto importanti: soprattutto, non è intrinsecamente «esclusivo». Se sconfini nel mio appartamento, io posso buttarti fuori (ti escludo da casa mia). Se rubi la mia auto, posso riprendermela (ti escludo dalla mia macchina). Ma una volta che conosci il mio canto, una volta che hai letto il mio libro, dopo aver visto il mio film, si perde la mia possibilità di controllare. Per questo il discorso sulla «proprietà» diventa problematico quando si parla di «proprietà intellettuale».

Cercare di infilare a forza la conoscenza nella metafora della «proprietà» ci lascia senza la flessibilità e le sfumature che un regime di vera conoscenza dovrebbe avere. Per esempio, i fatti non sono protetti da copyright, quindi nessuno può dire di «possedere» il vostro indirizzo, o il numero di previdenza nazionale, o il Pin della vostra carta bancomat. Tuttavia, queste sono tutte cose per cui si ha un forte interesse, e tale interesse può e deve essere protetto dalla legge. Ci sono moltissime creazioni e fatti che non rientrano nel campo di applicazione del diritto d’autore, dei marchi, dei brevetti e degli altri diritti che rappresentano l’idra della Proprietà Intellettuale, dalle ricette alle rubriche telefoniche all’arte «illegale » come i mashup musicali. Queste opere non sono di proprietà, e non devono essere trattate come tali, ma per ognuna c’è un intero ecosistema di persone che vanta un interesse legittimo.

Il copyright, con tutte le sue stranezze, le sue eccezioni e le conquiste ottenute con fatica, è stato per secoli un regime giuridico che ha tentato di affrontare le caratteristiche uniche della conoscenza, invece che mostrare di essere solo un insieme di regole per la regolazione della proprietà. L’eredità di 40 anni di discorsi sulla proprietà è una guerra senza fine tra i concetti difficilmente conciliabili di proprietà, furto e correttezza. Se abbiamo intenzione di raggiungere una pace duratura nella «guerra della conoscenza », è tempo di trattare la proprietà a parte, è il momento di iniziare a riconoscere che la conoscenza – la preziosa, costosa conoscenza – non è una questione di «proprietà». Non può essere di proprietà. Lo stato dovrebbe regolamentare i nostri interessi relativi all’effimero regno del pensiero, ma con una regolamentazione sulla conoscenza, non con un goffo rifacimento del sistema della proprietà.

Da: Lastampa.it

martedì 25 ottobre 2011

Lo strano incontro con Pennac e i suoi dieci diritti del lettore

Certe volte la vita è strana, ti riserva delle situazioni improponibili. Certe volte in fondo la vita prende allegramente in giro i cliché.
Così capita un giorno di fare lezione in una scuola media con dei ragazzi indiani e di scoprire, per merito loro, un saggio di Pennac che onestamente ignoravo, Come un romanzo.
E trascorrere la lezione a discutere amabilmente dei suoi Dieci Imprescindibili Diritti del Lettore.
Giusto perché mi pare sacrosanto ormai citarveli, eccoli.
1. IL DIRITTO DI NON LEGGERE
(…) la maggior parte dei lettori si concede quotidianamente il diritto di non leggere. (…) tra un buon libro e un brutto telefilm, il secondo ha, più spesso di quanto vorremmo confessare, la meglio sul primo. Inoltre, non leggiamo sempre. I nostri periodi di lettura si alternano sovente a lunghi digiuni (…)
(…) se possiamo tranquillamente ammettere che un singolo individuo rifiuti la lettura, è intollerabile che egli sia – o si ritenga – rifiutato da essa.
2. IL DIRITTO DI SALTARE LE PAGINE
Ho saltato delle pagine (…).E tutti i ragazzini dovrebbero fare altrettanto. In questo modo potrebbero buttarsi prestissimo su tutte le meraviglie ritenute inaccessibili per la loro età. (…) Un grave pericolo li minaccia se non decidono da soli quel che è alla loro portata saltando le pagine che vogliono: altri lo faranno al posto loro.
3. IL DIRITTO DI NON FINIRE IL LIBRO
Ci sono mille ragioni per abbandonare un romanzo prima della fine: la sensazione del già letto, una storia che non ci prende, il nostro totale dissenso rispetto alle tesi dell’autore, uno stile che ci fa venire la pelle d’oca (…) Inutile enumerare le 995 altre ragioni, fra le quali si debbono tuttavia annoverare la carie dentale, le angherie del capoufficio o un terremoto del cuore che ci paralizza la mente. (…)
4. IL DIRITTO DI RILEGGERE
Rileggere quel che una prima volta ci aveva respinti, rileggere senza saltare nessun passaggio, rileggere da un’altra angolazione, rileggere per verificare (…)
Ma rileggiamo soprattutto in modo gratuito, per piacere della ripetizione, la gioia di un nuovo incontro (…)
5. IL DIRITTO DI LEGGERE QUALSIASI COSA
(…) ci sono “buoni” e “cattivi” romanzi.
Molto spesso sono i secondi che incontriamo per primi sulla nostra strada.
E, parola mia, quanto toccò a me, ricordo di averli trovati “belli un casino”. Ma sono stato fortunato: nessuno mi ha preso in giro … Qualcuno ha solo lasciato sul mio passaggio qualche “buon” romanzo guardandosi bene dal proibirmi gli altri.
6. IL DIRITTO AL BOVARISMO
E’ questo, a grandi linee, il “bovarismo”, la soddisfazione immediata ed esclusiva delle nostre sensazioni: l’immaginazione che si dilata, i nervi che vibrano, il cuore che si accende, l’adrenalina che sprizza, l’identificazione che diventa totale e il cervello che prende (…)*
* Il termine bovarismo è stato coniato da Barbey D’Aurevilly e deriva dal cognome della protagonista del celbre romanzo di Flaubert, Madame Bovary. Flaubert si è ispirato ad un fatto di cronaca: la vicenda di Delphine Delamare. Questa donna aveva suscitato scandalo in un borgo della Normandia, per le sue manie di grandezza, le sue spese eccessive e la sua voracità nel leggere romanzi, infine si era suicidata, perchè travolta dai debiti. L’eroina di Flaubert sceglie una realtà fittizia che le da maggiore gratificazione.
7. IL DIRITTO DI LEGGERE OVUNQUE
(qui Pennac ci presenta un soldato un po’ particolare, che ama leggere Gogol durante l’esecuzione di un servizio, considerato dai più, poco onorevole: pulire le latrine. Il messaggio, consegnatoci dallo scrittore francese, è che qualunque luogo è buono per chi ami la lettura…. anche un comune gabinetto).
8. IL DIRITTO DI SPIZZICARE
E’ la libertà che ci concediamo di prendere un volume a caso della nostra biblioteca, di aprirlo, dove capita e di immergercisi un istante, proprio perché solo di quell’istante disponiamo.
9. IL DIRITTO DI LEGGERE A VOCE ALTA
L’uomo che legge a viva voce si espone completamente agli occhi che lo ascoltano.(…)
10. IL DIRITTO DI TACERE
L’uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire. (…)
(…) le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere.
(brani tratti da: Daniel Pennac, Come un romanzo, Milano, Feltrinelli 1999)
(dal web)
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Come al solito, Pennac è, come Baricco, ciò che esattamente diceva Calvino di Rousseau in Perché leggere i classici, un autore con cui non si è d'accordo quasi su nulla ma con cui non si può fare a meno di confrontarsi.

sabato 22 ottobre 2011

Sul flusso di coscienza

Su segnalazione di ma cara amica, leggevo nei giorni scorsi una divertita e divertente polemica sul flusso di coscienza come procedimento letterario.
In effetti, chi più chi meno, tutti ci siamo divertiti almeno una volta nel provarci con questa tecnica. Sarà pure perché saperla adoperare "fa figo" o perché dà la sensazione di liberare davvero la coscienza, pur se in realtà in un procedimento letterario.
D'altro canto chi usa questo processo mette indubbiamente da parte la sospensione d'incredulità, rinuncia al patto con il suo lettore, si pone su di un gradino più alto pretendendo che il destinatario del messaggio lo segua nel suo delirio di onnipotenza (o di impotenza). Cosa che in realtà quasi mai avviene.
Il flusso di coscienza, se non per gli addetti ai lavori, è una tecnica decisamente noiosa da leggere. Per leggerla occorre essere un appassionato della lettura, un cultore delle lettere, non basta essere semplicemente un lettore interessato. Questo ne è il limite.

Ma esiste qualche tecnica letteraria che non presenti dei limiti?

Scalfari maestro di scrittura?

Ciclicamente mi trovo a leggere gli editoriali di Eugenio Scalfari, talora anche i suoi libri, e ogni volta sorge la stessa domanda. Un bravo giornalista è anche un maestro di scrittura?
Sì e no, almeno a mio modesto parere.
In particolare la prosa di Eugenio Scalfari è una prosa che denota di certo idee nette, definite. Ma non per questo si tratta di una prosa levigata, che mi inviti alla lettura e alla partecipazione alle sue idee. Anzi, talora mi trovo a leggere le idee e le opinioni di Scalfari malgrado la sua prosa.
Forse è proprio questo però il suo fascino, in un certo senso il suo talento. Almeno questa è la sensazione che ho provato, ad esempio, leggendo l'editoriale di domenica scorsa.
La prosa di questo giornalista, talora così involuta, richiede impegno, concentrazione, trasporta quelle idee che ne costituiscono il succo. Opera che di certo non accade con tutti gli editorialisti che affollano il panorama dell'editoria italiana, anzi.

Che poi l'editoria italiana, che tanto condanna la precarizzazione del lavoro, si fondi sullo sfruttamento per poche lire dei giovani talenti, questo, purtroppo, è un altro discorso.

Cervelli in fuga

Quando l'opposizione parlamentare di un paese si arrocca in un astratto Aventino non è mai un buon segno, sia per chi governa che per chi lo contesta. Vuol dire che da ambo le parti si sono rotte le regole del gioco politico, del reciproco rispetto. Le cause sono molte, ma alla fine chi ne fa le spese è il popolo sovrano.
Certo ha fatto effetto vedere Berlusconi parlare in parlamento ad una folla adorante e concorde, prodiga di consigli flatulenti e di attacchi indiscriminati all'unico uomo di opposizione presente in aula, quel Gianfranco Fini da cui è stata scatenata ormai quasi un anno fa l'odierna situazione di crisi politica.
Ma la fuga dei cervelli dalla Camera dei deputati è suonata come l'ultimo atto del declino di una generazione ormai scolata dalla realtà. Mentre fuori dalle sale del potere il paese langue nella stagnazione, piange sempre più la miseria, stando ai dati della Caritas, il parlamento non è capace d'altro che di discutere di provvedimenti inutili come quelli sulle intercettazioni o gli spostamenti dei ministeri da una città all'altra.
Questa non può più essere la nostra classe dirigente.

"Sic transit gloria mundi"

Era qualcosa che ci si attendeva, e alla fine è accaduto, Gheddafi, dittatore libico al potere da quarant'anni, alla fine, come quasi tutti i dittatori, è caduto.
Ucciso, un colpo di pistola dopo essere stato catturato, sembra, a seguito di un raid della NATO. Uso il verbo sembrare perché sempre, in queste circostanze, le fonti ufficiali sono da prendere con le molle, lo sappiamo, in quanto hanno la tendenza ad edulcorare ed addolcire la storia dei vincitori e ad ingigantire la viltà dei vinti. Del resto la storia è scritta dai vincitori.
Intanto fioccano le reazioni. La morte di un uomo è sempre il culmine delle sue vicende, dolersi di questo evento è come dimenticarsi della risibilità delle nostre esistenze. Eppure, dopo aver condannato la violenza dell'uomo, è un atto di civiltà condannarne la morte violenta. Non perché Caino debba portare per sempre il sigillo della sua maledizione, ma perché alle vittime del dittatore sarebbe spettato un processo giusto del loro carnefice.

In tutto ciò non può non stonare il commento del nostro primo ministro, quel Silvio Berlusconi che dopo anni di sudditanza al dittatore libico, non ha saputo fare di meglio che sfoderare una citazione latina per commentarne la dipartita. Dimenticando il fatto che anche lui è mortale fra i mortali, e che in molti attendono di poter riutilizzare la stessa citazione nei suoi riguardi

martedì 18 ottobre 2011

Bar sport, Stefano Benni

Per chi non lo conoscesse, Bar sport è innanzi tutto un signor libro di Stefano Benni. Una serie di racconti ambientati nel comico, a tratti grottesco paesaggio di un tranquillo bar di provincia, dove italiche manie e giochi di parole del maestro Benni si alternano con esilarante sagacia. Un gran bel libro, una lettura divertita e divertente, da cui ora vede la luce un film, con, tra gli altri, Claudio Bisio.

domenica 16 ottobre 2011

Paura e sdegno a Roma

15 Ottobre, una data da ricordare nel mondo, una data molto diversa in Italia. La giornata degli indignati, la giornata dello sdegno nei confronti della ricchezza non equamente distribuita, della finanza padrona delle nostre vite, della cattiva politica. In Italia invece la giornata, nostro malgrado, dell'indignazione contro la violenza dei soliti facinorosi, capaci solamente di sfregiare il bel volto di un movimento di piazza e di opinione, oltre che della città eterna.
Ma gli indignati non sono questo.

Non sono di certo una masnada di folli dal viso coperto per mascherare gli occhi di chi non sa cosa vuole, sono persone invece, gli indignati, che il volto e le responsabilità ce le hanno messe in ogni singolo loro atto, nel tentare in ogni modo di fare partecipe la gente comune e indifferente delle loro ragioni.

E allora cosa accade? Accade che ad ogni manifestazione in Italia si congiungono due interessi esiziali per la convivenza civile del paese. A un lato la sparutissima minoranza di estremisti dell'area anarchica che non attendono altro che di poter dar voce alle loro gesta violente, dall'altro lato ima part politica che non vuole o non sa fermarli, e più probabilmente non vuole. Perché anche questa volta, come a Genova, non si parlerà più in Italia delle ragioni degli indignati, si parlerà solamente dello sfregio di Roma. E così violenza gratuita e convenienza politica si uniscono nel comune interesse, e politici avveduti quanto folli non conoscono migliore strada che fomentare queste vie perverse della nostra politica.

Non c'è scappato il morto per un pelo ed il merito è del ministro degli interni? No, mi spiace, troppo facile. Dov'era il ministro prima? Perché il fenomeno dei back block si è estinto nel resto del mondo? Sarà mica che questi gruppi sono talora agevolati o fomentati dal nostro governo che in maniera compiaciuta può poi sfruttarli a danno dei manifestanti pacifici? O più semplicemente siamo governati da inetti che, al contrario di quanto accade altrove, non sono capaci di fermare prima di un manifestazione politica un migliaio di violenti che vogliono varcare le nostre frontiere? Quale delle due sia la risposta, resta il fatto che in entrambi i casi c'è da essere molto preoccupati.

venerdì 14 ottobre 2011

Ubuntu 11.10 è qui!



Come già accennato in precedenza, è finalmente disponibile l'ultima release di Ubuntu, la 11.10, con notevoli miglioramenti per quanto riguarda stabilità, prestazioni e fruibilità del sistema operativo.

Per tutti coloro che volessero provare questo sistema operativo gratuito, eccovi il link per il download

Download

Per chi poi volesse provare Ubuntu senza scaricarlo, Canonical, l'azienda che produce Ubuntu, vi dà la possibilità di una breve demo guidata attraverso qualsiasi browser su questo link

Ubuntu tour

Commissione Europea - Scrivere chiaro



Pubblico un documento della Commissione Europea che magari farà comodo a molti: Scrivere chiaro, delle regole basilari sulla correttezza e la chiarezza della scrittura dei vostri documenti scrivere chiaro

mercoledì 12 ottobre 2011

Appello unitario per la mobilitazione del 15 ottobre

Si è costituito il Coordinamento 15 ottobre, luogo aperto di tanti e plurali attori sociali impegnati a costruire la partecipazione italiana alla giornata europea ed internazionale di mobilitazione. La giornata del 15 vedrà mobilitazioni in tutta Europa, nel Mediterraneo e in altre regioni del mondo. Anche in Italia è già stata raccolta da tanti soggetti organizzati, alleanze sociali, gruppi informali e persone.

Il Coordinamento si mette al servizio della riuscita della mobilitazione. Curerà unitariamente le caratteristiche, la logistica e l’organizzazione della manifestazione nazionale di Roma e ne definirà le sue parti comuni. Il suo obiettivo è favorire la massima inclusione, convergenza, convivenza e cooperazione delle molteplici e plurali forze sociali, reti, energie individuali e collettive che stanno preparando e prepareranno la mobilitazione con i propri appelli, le proprie alleanze, i propri contenuti.

CON LA RICHIESTA DI FAR CIRCOLARE IN INDIRIZZARI, MAILING LIST E NEL WEB

APPELLO
IL 15 OTTOBRE SARÀ UNA GIORNATA EUROPEA E INTERNAZIONALE DI MOBILITAZIONE
“gli esseri umani prima dei profitti, non siamo merce nelle mani di politici e banchieri,
chi pretende di governarci non ci rappresenta, l’alternativa c’è ed è nelle nostre mani, democrazia reale ora!”
Commissione Europea, governi europei, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale, multinazionali e poteri forti ci presentano come dogmi intoccabili il pagamento del debito, il pareggio del bilancio pubblico, gli interessi dei mercati finanziari, le privatizzazioni, i tagli alla spesa, la precarizzazione del lavoro e della vita.

Sono ricette inique e sbagliate, utili a difendere rendite e privilegi, e renderci tutti schiavi. Distruggono il lavoro e i suoi diritti, i sindacati, il contratto nazionale, le pensioni, l’istruzione, la cultura, i beni comuni, il territorio, la società e le comunità, tutti i diritti garantiti dalla nostra Costituzione. Opprimono il presente di una popolazione sempre più impoverita, negano il futuro ai giovani.

Non è vero che siano scelte obbligate. Noi le rifiutiamo. Qualunque schieramento politico le voglia imporre, avrà come unico effetto un’ulteriore devastazione sociale, ambientale, democratica. Ci sono altre strade, e quelle vogliamo percorrere, riprendendoci pienamente il nostro potere di cittadinanza che è fondamento di qualunque democrazia reale.

Non vogliamo fare un passo di più verso il baratro in cui l’Europa e l’Italia si stanno dirigendo e che la manovra del Governo, così come le politiche economiche europee, continuano ad avvicinare.
Vogliamo una vera alternativa di sistema. Si deve uscire dalla crisi con il cambiamento e l’innovazione. Le risorse ci sono.

Si deve investire sulla riconversione ecologica, la giustizia sociale, l’altra economia, sui saperi, la cultura, il territorio, la partecipazione. Si deve redistribuire radicalmente la ricchezza. Vogliamo ripartire dal risultato dei referendum del 12 e 13 giugno, per restituire alle comunità i beni comuni ed il loro diritto alla partecipazione. Si devono recuperare risorse dal taglio delle spese militari. Si deve smettere di fare le guerre e bisogna accogliere i migranti.

Le alternative vanno conquistate, insieme. In Europa, in Italia, nel Mediterraneo, nel mondo. In tanti e tante, diversi e diverse, uniti. E’ il solo modo per vincere.

Il Coordinamento 15 ottobre, luogo di convergenza organizzativa dei soggetti sociali impegnati, invita tutti e tutte a preparare la mobilitazione e a essere in piazza a Roma, riempiendo la manifestazione con i propri appelli, con i propri contenuti, con le proprie lotte e proposte

PER LA NOSTRA DIGNITÀ E PER CAMBIARE DAVVERO

COORDINAMENTO 15 OTTOBRE

Fanno parte del Coordinamento 15 ottobre:
A Sud, Action, Altramente, Arci, Atenei in Rivolta, Attac Italia, CIB – Unicobas, Comitato 1° ottobre, Confederazione COBAS, Controlacrisi.org, CPU – Coord. Precari dell’Università, CUB – Confederazione Unitaria di Base, ESC, Fair Watch, Fed. Anarchica Italiana – Roma, Federazione della Sinistra, FGCI – Federazione Giovanile Comunisti Italiani, FIOM, Flare, Forum Diritti Lavoro, Giovani Comunisti, Gruppo Abele,Il Popolo Viola, Laboratorio Politico “Alternativa”, Legambiente, Liberazione, LINK – Coordinamento Universitario, Osservatorio Europa, Partito Comunista dei Lavoratori, P. CARC, PDCI, PRC, Radio Vostok, R@P - Rete per l’Autorganizzazione Popolare , Rete@a Sinistra, Rete 28 Aprile – CGIL, Rete dei Comunisti, Rete della Conoscenza, Rete Salernitana per il 15 ottobre, Rete Viola, RIBALTA – Alternativa Ribelle, Sinistra Critica, Sinistra Euromediterranea, Snater, Terra del Fuoco, Tilt, UDS – Unione degli Studenti, Un ponte per, Unicommon, Uniti per l’Alternativa, USB

FONTE: 15ottobre.wordpress.com

sabato 8 ottobre 2011

Alessandro Baricco, Omero, Achille e Priamo

Alessandro Baricco è uno di quegli autori con cui per forza di cose ti scontri, con cui non puoi avere un rapporto sereno. Anche nelle sue idee geniali, è sempre controverso.
Pubblico qui la sua versione di un passo famoso dell'Iliade, l'incontro tra Achille e Priamo per il cadavere di Ettore.

Omero Achille e Priamo Baricco pdf
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venerdì 7 ottobre 2011

COME SI SCRIVE UN TEMA. I consigli degli esperti


La riuscita nel tema è una prerogativa importante per il successo scolastico,  anche se molta confusione regna su come scrivere bene un tema.
La pensa così Maria Teresa Serafini, autrice de Come si fa un tema in classe, in cui propone un metodo per migliorare la propria abilità nello scrivere.Sono pochi gli insegnanti che sembrano poter fornire un aiuto metodologicamente valido agli studenti in difficoltà. Sarebbe invece opportuno che ciascun insegnante facesse apprendere agli allievi delle semplici tecniche di composizione. Non è facile scrivere un tema, fa notare l'autrice, anzi "la produzione di uno scritto riuscito è il risultato di un lungo e difficile lavoro, che richiede molta fatica", anche agli scrittori professionisti.
Il metodo proposto dalla Serafini comprende le seguenti regole di scrittura:
  • avere un piano
  • ordinare le idee
  • organizzare il testo
  • correggere
  1. Il piano. Fase che porta via non più di cinque minuti. Non occorre carta e penna. Si tratta di soffermarsi a capire bene l'enunciato del tema e le istruzioni dell'insegnante, cui si possono eventualmente chiedere chiarimenti.
  2. Produzione delle idee. Può richiedere venti minuti. Include la raccolta delle informazioni, l'organizzazione delle idee, l'individuazione della tesi da sostenere nello scritto. Si deve utilizzare un foglio su cui scrivere. Le idee, all'inizio appuntate in modo disorganizzato, vanno poi raccolte, collegate, articolate fra di loro. Ci si può servire, a questo proposito, della tecnica dei grappoli associativi. Si costruisce poi unamappa o, meglio ancora, si appronta la scaletta del tema.
  3. Produzione del testo. Richiede, grosso modo, un'ora e venti minuti. Si tratta di mettere sostanza attorno allo scheletro del tema, costituito dalla scaletta. In altre parole, ogni idea prodotta nella fase 2 verrà sviluppata in un paragrafo. Non è il caso di essere troppo rigidi: mentre si stende il tema, nuove idee affioreranno nella mente di chi scrive ed è giusto che lo studente le accolga e le sviluppi.
    Per conferire al componimento una forma il più possibile armoniosa, si devono collegare le frasi e i paragrafi fra loro utilizzando i cosiddetti connettivi: un pronome, la ripetizione di una parola chiave, alcune espressioni come: quindiperciòne consegue cheper esempiocioèmatuttaviainveceal contrarionon appenain seguitoquandoallo stesso modopoiinoltreeancheinfineper riassumere,concludendo ecc.
    Ogni tema prevede, inoltre, un'introduzione e una conclusione, che lo studente costruirà appropriatamente. Buona norma è, poi, avere un occhio di riguardo per la punteggiatura.
  4. Revisione. Richiede un'ora o poco più. Prevede la rilettura dell'elaborato, la correzione, la copiatura e la rilettura del testo finale.
*****
Secondo Rowntree (Impara a studiareSovera Multimedia editore) Il tema è utile allo studente in quanto lo obbliga a organizzare il proprio pensiero al fine di esporre un punto di vista personale sull'argomento trattato. Inoltre sono molte le attività di studio che richiedono una certa abilità nel comporre.
Sono 5 le fasi inerenti la preparazione di un tema:
  • comprendere il lavoro
  • raccogliere il materiale
  • pianificare il tema
  • stenderlo
  • trascriverlo
Lo svolgimento di un tema esige la pianificazione.
Bisogna comprendere bene l'enunciato, quindi bisogna raccogliere del materiale utile allo svolgimento, avendo cura naturalmente di orientare correttamente la propria ricerca, per non renderla troppo ampia e inutilizzabile.
Se si dispone di tempo prima di consegnare il tema, è bene munirsi di un taccuino su cui si annoteranno le idee che via via maturano in noi sull'argomento. Fonti preziose di informazione potranno essere: biografie, enciclopedie, riviste, periodici specializzati, rapporti governativi, ritagli di giornale.
Non bisogna tuttavia trascurare fonti meno formali, prima di tutto la propria personale esperienza.
Le informazioni raccolte vanno poi selezionate, scartando quelle non pertinenti.
La fase successiva è la preparazione della traccia, cui segue la stesura vera e propria del tema. Magari cominciando dalla fine, dalla conclusione, che può ben essere un compendio o riassunto dei concetti esposti.
La prima stesura di un tema non è da considerarsi quella definitiva: correzioni, nuove idee, precisazioni possono essere inserite in un secondo momento.
Se se ne ha l'opportunità, sarà bene lasciare "decantare" il proprio scritto per qualche giorno, in modo da poterlo giudicare con più obiettività e apportare i necessari cambiamenti.
Nello scrivere un tema è preferibile adottare, secondo Rowntree, uno stile ispirato alla chiarezza, alla linearità, alla concisione; le frasi brevi, il linguaggio quotidiano.
Il tema infine abbisogna di una trascrizione. L'aspetto esteriore è tutt'altro che secondario; il lavoro finito dovrà apparire ordinato e soprattutto la grafia dovrà risultare comprensibile. Meglio ancora se il tema sarà stampato dopo essere stato composto al computer con un programma di videoscrittura.
In un tema saggio sarà bene fornire la bibliografia consultata e virgolettare le opinioni degli autori citati.
*****
Un vero e proprio manuale di scrittura è Guida allo studio. Il tema. Come ideare, sviluppare, arricchire, rivedere, abbellire il testo scritto di Mario Polito, dove l'autore sottolinea l'importanza di usare le cosiddette frasi di collegamento per rendere più fluido e scorrevole un testo scritto.
Scrivere con chiarezza ed efficacia richiede, per Polito, una tecnica che può essere appresa. Salvaguardando sempre, tuttavia, il proprio stile personale, la "propria voce".
Le quattro fasi fondamentali per svolgere un tema sono:
  1. l'ideazione
  2. la disposizione
  3. lo stile
  4. la revisione
L'inizio di un tema serve, in genere, per interessare il lettore, la parte centrale per persuaderlo, quella finale per sintetizzare gli argomenti trattati. Nello svolgimento del tema sarebbe opportuno produrre un inizio brillante, capace di attirare l'attenzione e la benevolenza del lettore ed elaborare una conclusione che non lasci col fiato sospeso e permetta di prendere congedo graduale e garbato da chi legge.
Nella stesura del tema, dovrebbero essere evitate le frasi fatte, i pregiudizi, gli stereotipi. Necessario è interrogare se stessi per scoprire che cosa pensiamo veramente sull'argomento da svolgere, quali associazioni mentali ci suggerisce, quali risonanze emotive e quali riflessioni stimola. Quando è possibile, sarebbe utile  raccogliere del materiale pertinente all'argomento trattato, consultando dizionari, enciclopedie, libri, riviste, giornali, film, raccolte di aforismi.
Chi scrive deve attribuire molta importanza alla chiarezza dell'esposizione, alla proprietà lessicale, all'eleganza e alla concisione. Un tema ben fatto deve contenere  il numero esatto di parole che servono per esprimere il proprio pensiero, non una di meno, né una di più. Evitare possibilmente l'eccessivo uso di avverbi e aggettivi. Scartare inoltre le espressioni generiche, come per esempio quelle attinenti ai verbi diredarefare, più adatte al linguaggio parlato che non a quello scritto, sostituendole con espressioni più calzanti ed efficaci. Guardarsi infine dalla ripetizione di parole, cercando invece i sinonimi più adeguati. Importante è cercare di armonizzare contenuto e forma.
Nel disporre gli argomenti ci si può servire di percorsi (del tipo, per esempio: "comincerò con la definizione. Proseguirò con la discussione delle caratteristiche. Mi soffermerò sulle cause. Avviandomi alla conclusione formulerò delle proposte"), ovvero di schemi. Per esempio:
  1. lo schema giornalistico ("Chi? Che cosa? Come? Dove? Perché?")
  2. lo schema dialettico (Tesiantitesisintesi)
  3. lo schema del metodo sperimentale (Situazione di partenzaipotesicontrollo dell'ipotesiverificarisultati)
Nell'ultima fase di revisione del testo, chi scrive si trasforma in lettore critico del proprio testo, pronto ad eliminare le imperfezioni, attraverso aggiunte, cancellazioni e riscritture, in un attento "lavoro di limatura".

fonte: interruzioni.com

Alla scoperta del software libero per i disturbi specifici dell'apprendimento



Scopro solo oggi, colpevolmente, l'esistenza di una serie di software liberi adottabili a scuola per i ragazzi con disturbi specifici dell'apprendimento, ovvero quelle zone di confine in cui il disturbo del discente non è tale da garantire la presenza (costante) di un insegnante di sostegno, ma neanche tale da permettere il corretto svolgimento dell'attività di studio.
Per chi volesse sapere di più sui DSA il Ministero dell'istruzione ha recentemente pubblicato varie circolari ed è presente, anche su internet, una ricca bibliografia.
Riguardo ai software per i DSA, l'Ufficio Scolastico Regionale dell'Emilia Romagna mette a disposizione, gratuitamente, una serie di programmi, scaricabili dalla seguente pagina


Cosa rende Ubuntu così grande? la risposta in un video



giovedì 6 ottobre 2011

Il nobel per la letteratura va a Tomas Tranströmer

Anche quest'anno è giunto il momento di commentare chi sia il volto (ig)noto ai più che ha vinto il riconoscimento per eccellenza in ambito letterario, il premio nobel per la letteratura. In realtà una delle cose più belle dell'assegnazione dei premi nobel è proprio vedere fior di intellettuali e giornwlisti accapigliarsi per scrivere qualcosa su personaggi che conoscoo a malapena, come ad esempio nel caso di oggi. Trattasi di Tomas Tranströmer, poeta Svedese già in odore di vittoria da anni. Non mentirò: nella mia becera ignoranza, non lo conoscevo, oggi ne ho sentito parlare per lamprima volta. Del resto posso anche dire che ars longa sed vita brevis ed essere un tuttologo non è certo il mio sogno. Tuttavia informarsi non è mai un male. Al riguardo non posso non gioire andandovi ad allegare la biografia di wikipedia, tornata accessibile in Italia

Biografia su wikipedia

Aggiungo anche lo splendido omaggio pubblicato su Nazione indiana, assieme ad una poesia dell'autore pubblicata sullo stesso sito

I RICORDI MI VEDONO

Una mattina di giugno in cui era troppo presto
Per svegliarmi ma troppo tardi per riprendere sonno,

Devo uscire nel verde che è colmo
Di ricordi, e mi seguono con lo sguardo.

Non si vedono, si fondono completamente
Al paesaggio, perfetti camaleonti.

Sono così vicini che li sento respirare
Benché il canto degli uccelli dia stupore.

La repubblica del presidente ed il partito del giullare

Davvero, ci sono almeno due Italie. C'è quella che dà di folle e quella che tenta di salvare il salvabile, raccogliere i cocci.
Anche oggi, giornata di lutto dopo i fatti di Barletta di ieri, questi due paesi disarmonici si sono accapigliati. L'Italia del presidente, quello vero, quel Giorgio Napolitano che ogni giorni del suo mandato si è guadagnato via via la mia stima, oggi si è raccolta intorno alle sue parole, alla volontà di non dividersi, di essere vigili sulle condizioni di vita schiavili nel mezzogiorno del paese. Un messaggio accorato, letto con foga, con rabbia.

E poi c'è l'altra Italia, quella che zompetta allegramente nella follia, quella che nel giorno del lutto per delle operaie sfruttate in nero per 3.95 € l'ora si sganascia di crasse risate per il "partito della gnocca". È un paese fuori dal mondo quello del signor presidente Silvio Berlusconi, che ormai non crea neanche più sdegno, solo disgusto, rammarico per il tempo perso con questo piccolo uomo in sella ad uno stato allo sfascio, attendendo con ansia quando uno dei suoi delfini, in un moto di coscienza, troverà il coraggio di detronizzarlo.

Pochi giorni ad Ubuntu 11.10

Forse sembrerà blasfemo, nel giorno della morte di Steve Jobs, ricordare che fra pochi giorni sarà disponibile la nuova release di Ubuntu, quella che è attualmente la distribuzione di Linux più diffusa. Ovvero?
Linux, sistema operativo della famiglia UNIX, così come gli OS della Apple, si caratterizza per l'essere distribuito in forma assolutamente gratuita, sviluppato da appassionati per appassionati, programmatori che investono il loro tempo nella realizzazione di software libero, finanziato semplicemente dalle donazioni di privati e di fondazioni. In questo vasto mondo un posto di riguardo se l'è ritagliato Ubuntu, la distribuzione made in Sudafrica che con la sua capacità di sperimentazione e innovazione e la sua voluta politica user friendly, chiaramente ispirata al mondo Apple, si sta ponendo sempre più come ago della bilancia nella diffusione del software libero.

La nuova release si caratterizza per il miglioramento dell'interfaccia grafica sperimentata nella versione 11.04, con la nuova e caratteristica barra laterale che funziona da barra delle notifiche e lanciatore per le applicazioni e le cartelle più utilizzate. Inoltre è stata migliorata la dash, ovvero l'interfaccia attraverso cui accedere ai lanciatori di tutti i programmi istallati e alle ricerche di file e documenti. Migliorato e alleggerito anche l'Ubuntu Software Center, ovvero l'applicazione che, un po' come nel market di Google o nell'Appstore della Apple, permette l'installazione delle applicazioni gratuite o a pagamento.
Vario il software già preinstallato in questo sistema operativo assolutamente gratuito: si va da Firefox per la navigazione su internet, a thunderbird per la gestione delle e mail, a totem e bashee per il comparto multimediale, fino a libreoffice come suite per l'ufficio.

Non appena sarà disponibile, sul sito ufficiale, il link per il download, provvederò a fornirvelo insieme ad una guida per l'installazione.

Steve Jobs è morto

Accendo la tv, vado su internet di primo mattino e mi accoglie triste la notizia della morte di un grande dei nostri tempi. Nella notte è morto Steve Jobs, genio visionario e vagamente folle, ha dedicato la sua vita all'innovazione, in maniera funzionale, rendendola alla portata di tutti nella semplificazione. I suoi computer, i suoi cellulari, la sua tv, tutto era caratterizzato da questa idea, rendere la tecnologia alla portata degli incompetenti. C'è chi lo ha amato e chi lo ha odiato, ma nella sostanza, ha preso un'azienda, la stessa che aveva fondato e che l'aveva detronizzato, e l'ha portata dalla soglia del fallimento ad essere una delle aziende dal più alto fatturato di Wall street. Onore al merito quindi.

Il discorso di Steve Jobs ai neolaureati di Stanford

Riposa in pace Steve Jobs, insieme alle tue idee che hanno rivoluzionato, nel loro piccolo, anche le nostre vite di uomini 2.0

mercoledì 5 ottobre 2011

Il bue che dice cornuto all'asino


Alfano che, cogliendo l'occasione del solito caso di cronaca costruito ad arte per narcotizzare gli Italiani, si dilunga in una dotta dissertazione sull'impunità dei magistrati. Ovvero il bue che dice cornuto all'asino, lui che proviene e difende una casta di intoccabili che autocelebra ogni giorno la propria onnipotenza votando in parlamento contro l'arresto dei propri membri; che mai, mai paga per le proprie leggi più o meno truffaldine se non addirittura incostituzionali. Desidererei sapere dall'on. ex ministro Alfano quando i politici della sua maggioranza, a partire dalla ministra Gelmini, pagheranno di tasca propria per i danni causati allo stato con le proprie norme poi cassate dalla Corte Costituzionale o dal Consiglio di Stato? Quando i politici della maggioranza pagheranno per i delitti commessi da dei poveri cristi ispirati dalla apologia della secessione dell'alleato di governo, la Lega? Quando l'on. Alfano avrà la bontà il tempo, la grazia e la possibilità di rispondere a questi quesiti, forse allora noi gente per bene e stufa del marcio che si contorce intorno alla sedia del presidente del consiglio avremo anche la voglia di ascoltarlo. Per ora, cortesemente, stia zitto e mediti sul da farsi. 

5 Ottobre, la giornata mondiale degli insegnanti



In pochi oggi l'avranno notato, ma il 5 Ottobre sarebbe la giornata mondiale degli insegnanti. Sancita dal 1994 dall'Unesco, la giornata mondiale per gli insegnanti nasce come strumento per garantire la parità di trattamento fra uomini e donne anche in questo settore, ma oggi più che mai nel nostro paese questa giornata avrebbe dovuto rappresentare l'occasione per difendere e salvaguardare la dignità di un'occupazione e di un'arte senza la quale, non va dimenticato, non esisterebbero istruzione e sviluppo.

Inutile dire come ogni appello internazionale, nel nostro paese, cada nel vuoto...


Since 1994 World Teachers’ Day is celebrated on 5 October. It is an opportunity for UNESCO and Education International to celebrate the profession and to promote international standards for the teaching profession. The theme for this year is: Teachers for gender equality.
Despite the teaching profession being made up largely of women, inequality remains an issue. Even if measures to ensure equality are enshrined into the policies and constitutions of many states, for millions of female teachers, the goals remain unfulfilled. The teaching profession, both men and women, must unite and urge governments to implement their commitments. Let’s move from words to action: WTD is your day!

Benigni: «Silvio? Ha le orge contate. Renzi: prossimo premier».



Roberto Benigni in visita a Firenze, per presentare assieme a celebri dantisti «La Commedia di Dante Alighieri» con il commento dello studioso americano Robert Hollander, si è lanciato in provocazioni riguardanti l'attualità.
Benigni ha affermato: «Matteo Renzi sarà il prossimo presidente del Consiglio anche perchè l'attuale presidente Silvio Berlusconi ha le orge contate».



fonte: http://dirittodipolemica.blogspot.com

The Pitt, R. Scott Gemmill

The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....