mercoledì 31 luglio 2013
martedì 30 luglio 2013
Non riuscire a scrivere
In tutto questo l'espressione dell'anima, delle paure, delle speranze, tutto ciò sembra irrealizzabile
lunedì 29 luglio 2013
Se amiamo la democrazia non possiamo non volere Mohamed Morsi libero
Papa Francesco e gli omosessuali
Le parole di oggi di Papa Francesco sugli omosessuali esprimono una posizione religiosa, ma di buon senso. In primis perché hanno cestinato la favola della lobby gay dietro cui si nascondono le posizioni omofobiche di una parte del conservatorismo cattolico. Un primo passo, anche perché, questa volta, un pontefice ha l'ardire di non condannare la condizione omosessuale in quanto tale, definita una tendenza, ma di condannare la corruzione nella chiesa, da qualsiasi sponda essa provenga.
Chissà quanti politici italiani avranno oggi odiato questo Papa argentino
Kyenge, ovvero la misura dell'ignoranza
Più volte su questo blog ho parlato della becera ignoranza che spesso pervade il nostro paese, fino alla sua classe dirigente. Ultimo esempio, ormai ricorrente in realtà, è la congerie di insulti nei confronti del ministro Kyenge, reo, pensate un poco, di essere di colore, di origini congolesi anche se con cittadinanza italiana e impegnata nella politica italiana da anni, e per di più di sinistra. Insomma, il male assoluto per la sonnacchiosa e conservatrice società italiana.
E così di giorno in giorno fioccano le contestazioni per il ministro, gli insulti, le minacce, i lanci di banane. Tutto molto folkloristico, se non si trattassero, occorre dirlo con forza, dei peggiori segni di un razzismo strisciante che da tanto serpeggia nel nostro paese. Perché, è inutile nascondercelo, per molti di noi i migranti sono degli invasori, delle rotture di scatole, andrebbero tenuti fuori o cacciati, come nello scandalo kazako, con buona pace di diritti umani, diritto d'asilo, fuga dalle guerre e dalla fame.
Spesso tendiamo a giustificare questi atteggiamenti dicendoci che l'Italia è un paese di recente immigrazione, che sta affrontando solo ora le problematiche legate alla globalizzazione e alle migrazioni. Che è poi un modo, tipico, per non prenderci delle responsabilità.
Il razzismo è razzismo, anche se lo chiamiamo con un altro nome. Che si rivolga contro le persone di colore o contro qualsiasi altra minoranza. È razzismo quando una maggioranza pretende, in forza del suo numero, di zittire una minoranza, di non ascoltarne le richieste, le necessità, di non tutelarne i diritti, perfino di ignorarli o di negarli. Per questo le espressioni del becero razzismo contro i migranti in questo paese si accompagnano con le espressioni di fobia nei confronti di tutto ciò che viene ritenuto diverso. Per questo si citano fantomatiche condizioni naturali dell'uomo violate dalle minoranze.
L'ignoranza è una condizione, non può essere considerata un diritto. Chi si nasconde dietro di essa e l'asseconda con la demagogia e il calcolo politico è reo di uno dei peggiori reati, dell'istigazione alla violenza, e se ne deve assumere la responsabilità, politica, civile e penale
sabato 27 luglio 2013
Le terme di Misterbianco
Un video sulle terme di Misterbianco
Le terme romane di Misterbianco sono una sottovalutata testimonianza della vita in età tardo antica nell'area catanese. L'edificio risale probabilmente ad una stratificazione di più secoli, a partire dal secondo secolo d.C. sino al settimo secolo. Dell'edificio, probabilmente nato per uso privato all'interno di una villa, rimangono oggi solamente le strutture portanti realizzate in pietra lavica e pochi resti di malte e condutture. A partire dal Seicento-Settecento, durante l'epoca doro dei tour culturali attraverso la Sicilia, l'edificio venne riscoperto e posto in relazione e al vicino acquedotto romano che dalle pendici dell'Etna riforniva la città di Katané in epoca romana. Resti di questo acquedotto sono stati ritrovati anche a Misterbianco, a qualche centinaio di metri dalle terme. Della villa romana che doveva sorgere vicino all'edificio non si hanno che sparute tracce all'interno delle cronache locali, mentre le evidenze archeologiche sembrano sparite, sommerse dall'originaria scarsa tutela dei beni archeologici in quest'area.
Proprio riguardo alla tutela del sito, devo segnalare come il sito, per quanto sorga in una piazza pulita e curata, sia difficilmente visitabile e lasciato in balia degli eventi. Chi scrive ha per esempio cacciato qualche giorno a dietro dei bambini che giocavano a calcio all'interno delle stanze dell'edificio. La valorizzazione di questo monumento sarebbe quanto meno auspicabile.
sabato 20 luglio 2013
Cosa vuol dire malasanità
Spesso abbiamo la tendenza a nasconderci dietro le parole, come se queste potessero esorcizzare, anestetizzare la realtà. È una risposta comprensibile, soprattutto quando dietro le parole si vanno a nascondere l'errore, la fallibilità, il dolore. Però, quando sbatti contro la realtà che si nasconde dietro le parole, allora tutto diviene più chiaro (e questo dovrebbe essere un monito per coloro, come la mia categoria, quella degli insegnanti, che troppo spesso si nascondono dietro le parole per non guardare ai fatti).
Malasanità può voler dire tante cose, e allora parliamone, partendo dall'esperienza concreta. Vedrete come questo post è in un certo senso la naturale prosecuzione del post precedente.
Malasanità vuole dire tanto, dicevamo: per esempio può voler dire una serie impressionante di errori medici sulla stessa persona.
Prendiamo una persona a caso, un mio caro: partiamo dall'ortopedico che scambia un'ernia al disco per una sciatalgia e si ostina a curarla per mesi con l'agopuntura, sino alla semi paralisi del paziente, risolta solamente con un'operazione, quando già la schiena dell'operato aveva subito diversi danni.
Malasanità vuol dire cure inadeguate per la calcolosi dello stesso paziente, talmente inadeguate da arrivare alla perdita di un rene.
Malasanità vuol dire un ictus non diagnosticato in tempo, malgrado si ponessero tutte le condizioni per la diagnosi, obesità, ipertensione, problemi vascolari, perdita di coscienza e nell'uso del linguaggio. Un ritardo di mesi nella diagnosi e la perdita irreparabile di parte delle facoltà cerebrali.
Malasanità vuol dire una terapia farmacologica sbagliata, che porta il paziente ad allucinazioni, all'ipotensione fino al crollo e alla scarsa irrorazione del cervello, con nuovi danni.
Malasanità è la cecità dell'intervento medico che non riscontra l'urgenza se non quando quasi irreparabile, per poi predicare la prevenzione.
Malasanità è un prontosoccorso che vorrebbe non accogliere un paziente perché non in condizioni di curarlo e suggerisce di riportarlo a casa, a spese del paziente (sic). Malasanità è un prontosoccorso che in seguito non esegue neanche le medicazioni comuni, non cerca un reparto in cui ricoverare un paziente perché, così si dice, non in pericolo di vita; un paziente che non riesce più a parlare, non riconosce i suoi cari e non si regge in piedi, che fino alla settimana prima riusciva in tutte queste azioni.
Malasanità sono degli infermieri che si rifiutano anche solo di muovere il paziente a letto per evitare che si formino delle piaghe perché, così dicono, il paziente non collabora. Se il paziente fosse collaborativo e potesse muoversi forse non sarebbe lì.
Malasanità sono degli infermieri che di notte stanno ben rintanati nella loro stanza e si guardano bene dal controllare lo stato dei pazienti non autosufficienti, lamentandosi che nessun familiare sia potuto rimanere con loro per curarsi della loro condizione.
Malasanità sono cure concepite come pezze per nascondere la malattia, senza volersi sforzare di cercare le cause dei sintomi. Perché tanto il paziente è anziano.
Questa è malasanità.
E le radici stanno molto in alto, perché questi sono i sintomi. Le radici stanno nel diffuso sistema clientelare di questo paese, di raccomandazioni, dabbuonaggine, menefreghismo e finta astuzia.
Malasanità sono i concorsi truccati negli ospedali per fare prendere il posto all'amico dell'amico, senza cercare competenze, in fondo, ci si augura, a morire sarà qualcun altro.
Malasanità sono i test d'ammissione ai corsi di specializzazione, in cui, lo sappiamo tutti, non conta che tu sia il più preparato, ma che tu abbia frequentato quell'ospedale, perché se non hai leccato il culo del primario non sei nessuno.
Malasanità è l'incidente, la non assunzione di responsabilità, anche solo di fronte al non aver letto la posologia dei farmaci che si prescrivono ai pazienti.
Perché tanto poi a star male è qualcun altro e, se va bene, si riesce sempre ad insabbiare il tutto.
E io che pensavo che un paese civile, uno stato, si fondasse sui diritti.
Ma no, la soluzione al problema sono sempre i tagli lineari, senza cercare mai davvero i responsabili della barca che affonda. Di fronte agli errori si riducono i presidi ospedalieri, si demanda ai medici di base, agli ambulatori, alla prevenzione. E allo stesso tempo si allungano le liste di attesa presso gli stessi, impedendo di fatto la prevenzione. Si sostiene che bisogna evitare che un male divenga un'urgenza, ma si pongono tutte le circostanze perché ciò avvenga. Provate voi a prenotare una semplice visita neurologica, delle analisi, un ricovero. O pagate, o i tempi saranno tali da rendere la vostra prevenzione un'urgenza da 118, con l'alta probabilità che il danno sia ormai effettivo.
Questa è la malasanità, e chi pensa di risolvere il tutto con semplici calcoli da ragioniere, senza cambiare le teste, è forse la persona che più di tutti merita di essere tagliata.
Persone violente
Non credo di averne mai parlato in pubblico, fino ad ora è stato qualcosa che ho conservato dentro di me perché fin troppo intimo. Ma in questi giorni in cui stanno accadendo delle cose spiacevoli nella mia vita, sento il bisogno di parlarne. Di parlare della violenza, quella pura, quella senza un perché. Parlare di persone violente.
Sarò garantista, non farò nomi e, nel descrivere l'episodio di cui sotto, dico subito che si tratta di una ricostruzione, di qualcosa che non ho visto perché lontano, una delle rare vacanze che mi sono permesso negli ultimi anni.
Parlo di qualcosa avvenuta più o meno cinque anni fa. Mi trovavo a Roma, in vacanza, come dicevo. S'era appena concluso l'anno scolastico, il mio contratto, il primo da insegnante, era scaduto. Per l'esattezza quindi ero disoccupato. Dopo aver presenziato al matrimonio di un'amica in Puglia, m'ero recato nell'Urbe per godermi qualche giorno di riposo con alcuni amici, festeggiando con loro la prima esperienza lavorativa in comune.
In viaggio giunge la telefonata: una persona a me cara era al pronto soccorso. Si susseguono le chiamate, il quadro peggiora. La persona a me cara è priva di coscienza, poi si riprende; alla fine si tratterà di fratture multiple, tra cui, la più grave, quella al bacino.
Quella sera non faccio in tempo a trovare posti né in treno né in aereo, riparto da Roma la mattina seguente. Quando però giungo a casa, le cose si complicano. Un parente mi prende a parte e mi confida ciò che non avrei immaginato. La persona a me cara non è semplicemente caduta: da quel che si ricostruisce sarebbe stata aggredita, malmenata e per questo si sarebbe rotta il bacino. L'aggressore avrebbe poi colpito un'altra persona a me cara, anche in questo caso ci sarebbero state delle lesioni, ma per fortuna, se così si può dire, almeno lì nulla di grave. Se non all'orgoglio. Almeno così pensavamo in quel momento.
Da questo momento inizia il nostro calvario: il lento recupero, i mesi a letto, la riabilitazione, la paura a mettere piede fuori di casa, le paranoie; il bisogno costante di cure, lo stress accumulato diventa tale che chi si prende cura diventa anch'esso ammalato, ictus, ci si dirà.
E su tutto l'omertà, chi ha visto che di fronte all'evidenza conferma, ne risulta un verbale steso sul luogo, ma poi è reticente a presentarsi a processo. Un processo che dura anni, accordi ricercati per mettere fine ad un capitolo doloroso mai raggiunti. La sensazione che al danno seguirà la beffa; le manovre degli avvocati per evitare le eventuali pene. Un calvario ancora non concluso.
Ripeto, vale la presunzione d'innocenza: finché non ci sarà una sentenza definitiva, la persona accusata di queste violenze è un innocente. Ma il dolore procurato, le sofferenze, le paure, le malattie anche gravi e gli anni di vita persi, questi non li potrà restituire nessuno. E di fronte a questo dolore vedere persone che si nascondono dietro scuse, raptus mi si dice, ma si vocifera che questi raptus siano poi frequenti. Non so, mi interessa anche poco. Vedere che, come sempre, ci si nasconde dietro la superstizione, il caso, la religione.
No, chi sa e non parla è complice, chi sa e nasconde e giustifica è complice altrettanto, complice e colpevole anch'egli, e senza augurare di dover provare lo stesso dolore, chi si nasconde si auguri che non esista il Dio in cui dice di credere, perché se esiste davvero, quella finta pace che cerca sarà la sua condanna eterna.
venerdì 19 luglio 2013
Barattiamo diritti umani
Non giriamoci intorno, sarebbe da ipocriti. Ciò che sta avvenendo oggi in Italia è uno dei più ceri esempi di fraintendimento della politica. In nome della sopravvivenza di un governo si barattano i diritti umani di due persone. Non conta chi esse siano, che cosa abbiano fat e a chi siano legate, qui si parla di Diritti con la D maiuscola. Per intenderci, non di beceri sotterfugi alla Berlusconi n tentativo di superare impunito i propri reati, ma di due persone che sono state consegnate come ostaggi ad un paese che per quel che possiamo comprendere non si farà scrupoli ad adoparle come merce di scambio per acciuffare un oppositore politico. Del resto, queste due persone, sono state merce di scambio anche per noi, le abbiamo barattate in nome degli accordi commerciali con il Kazakistan e delle amicizie personali di Silvio Berlusconi.
Di fronte a tutti ciò la colpevolezza o l'incompetenza del ministro Angelino Alfano passano in secondo piano. Oggi si realizzerà una delle pagine più nere del nostro Parlamento, al pari del voto farsa su Ruby o dell'incapacità nell'ottenere le dimissioni di un vicepresidente razzista. Il voto di oggi non sancirà la sopravvivenza di un governo, ma la definitiva sepoltura di ogni credibilità per la nostra democrazia.
giovedì 18 luglio 2013
Quando ti chiudi nel silenzio
Forse qualcuno avrà notato che questo blog non riceve aggiornamenti già da n po'. La spiegazione è abbastanza semplice, ovvero sto vivendo dei gravi disagi familiari che mi hanno spinto a chiudermi nel silenzio. Totale. Non ho più scritto neanche una pagina del nuovo romanzo da quando tutto ha avuto inizio, più o meno dal mio ritorno a Catania.
Questo mutismo non vuol dire però che io abbia smesso di ascoltare, leggere, per quel che è possibile, nella miriade d'impegni. E soprattutto, di osservare.
Questi sono i momenti in cui le tue certezze vacillano, le tue speranze s'infrangono, tutto quello che hai fatto ti sembra niente. Persino l tuo nome, nel momento in cui un tuo caro non lo ricorda più, è nulla. Sono i momenti in cui pensi che siamo incapaci di manipolare il futuro, di comprendere il presente. Che il passato e le nostre certezze non sono che ricostruzioni, illusioni. Rimane solo la vita, perché non c'è più distinzione tra natura e artificio, capisci che la nostra corsa è solamente una rincorsa, una fuga lontano da un precipizio che insegue, l'inseguimento di un tempo che non è possibile raggiungere.
Non chiedetemi di Dio, se esistesse, dovrei sprecare troppo tempo ad odiarlo per la nostra condizione per potergli dare ancora fiducia.
mercoledì 10 luglio 2013
Ci vogliono dieci milioni di voti, Galan, Berlusconi e l'impunità
Ora, se qualcuno nota delle contraddizioni in questi ragionamenti, allora vede bene.
Partiamo dal presupposto: se un processo giunge a compimento, allora di certo non sarà il suo compiersi l'ingiustizia. Pensare che sia più giusto giungere ad un nulla di fatto, ad una prescrizione, anziché giungere ad una sentenza, indica un volersi prendere gioco della giustizia, delle leggi.
Giungiamo poi alla conseguenza del ragionamenti di Galan e della gran parte dei sodali del suo partito: se un uomo come Berlusconi viene votato dagli Italiani, allora dovrà vivere la sua vita politica senza che essa subisca alcuna delle conseguenze prevedibili per chi commette un reato, perché questo vorrebbe dire contraddire il volere degli Italiani. Anche in questo caso quindi la volontà contingente del popolo sarebbe superiore alle leggi, allo stato stesso. Se uno stato prevede che le leggi siano uguali per tutti, questo principio va a cadere se una persona viene eletta dal popolo. In questo caso, secondo questo ragionamento, si raggiunge una forma d'impunità.
Quindi, Berlusconi, eletto per anni da almeno 10 milioni di Italiani, non sarebbe condannabile, inquisibile o anche solo indagabile. Insomma sarebbe intoccabile, quasi onnipotente perché scelto dagli Italiani. In barba alle leggi, alla democrazia, alla giustizia.
E concludiamo: Berlusconi è stato scelto da 10 milioni di Italiani, e quindi dovremmo non interessarci dei suoi eventuali reati. E se invertissimo le due frasi? Se invece dicessimo che, forse, Berlusconi, anche grazie ai suoi reati, è stato votato da 10 milioni di Italiani? Il ragionamento fallace rimarrebbe ugualmente sostenibile?
Magari in pochi ci hanno fatto caso, ma per ragionamenti siffatti oggi si è attentato alla democrazia in Italia, sospendendo l'azione del Parlamento, di fatto impedendone le funzioni. Perché un uomo non vuole essere condannato per i suoi crimini.
lunedì 8 luglio 2013
La gestione dinamica della finanza
Cicchitto rimprovera Saccomani dicendogli, lui politico ad un economista, che si deve abituare ad una gestione dinamica della finanza. Buono a sapersi: il pdl ha trovato un eufemismo, una maniera gentile per definire il togliere tasse a cazzo di cane prima delle elezioni e rimandare i rimedi per i danni creati al governo che verrà.
mercoledì 3 luglio 2013
Contra Renzi
Tiro al piccione 'sti cazzi, scusate. Ma di cosa stiamo parlando?
Allora, chiariamoci, Matteo Renzi da due anni almeno non fa altro che parlare delle regole del PD, lamentandosi del fatto che non vengano scritte a sua immagine e somiglianza. Pretende di essere grande elettore, non si sa bene perché; pretende di fare le primarie con primarie aperte, perché, a suo dire, così lo avrebbero potuto votare anche gli elettori di altri partiti; pretende di fare il segretario di partito e contemporaneamente il candidato per il partito; fa il sindaco, vuole fare il segretario di partito e il primo ministro, uno e trino.
Allora, un'arroganza simile e tanto desiderio di cumulare poteri, con tanta sfacciataggine, l'abbiamo già vista, a destra, in un uomo che oggi vorremmo scomparisse dalla politica. Di fatto Renzi vuole un partito inesistente, che sia per lui semplicemente un trampolino di lancio. È questo uno statista? Un uomo incapace di pensare a quello che avverrà dopo di lui?
Nel frattempo, mentre Renzi lamenta il politicume che tanto gli somiglia, è il sindaco più assenteista d'Italia e non dice nulla del suo programma politico, se non slogan buoni per infervorare le masse, non per governare. Un misto confuso di politiche demagogiche di destra e sinistra, una politica che spaccia per novità ma che non è altro che fuffa. Se questa è la novità della politica italiana, allora tanto vale andare via già da ora.
The Pitt, R. Scott Gemmill
The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....
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Quella che leggete è la mia risposta alla lettera del collega Matteo Radaelli , pubblicata sul Corriere della sera giorno 2 settembre e onl...
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Per chi si chiedesse come fare ad allontanarsi dai social network dei broligarchi di Trump, un po' di alternative: 1. Friendica , la cos...
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http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7f/Tomba_Della_Fustigazione.jpg La sessualità nell’antichità viene spesso considerata ...




