Se siete vissuti negli anni novanta, probabilmente avrete sentito parlare di Neon Genesis Evangelion, uno degli anime di maggior successo di sempre, nonché una delle serie televisive maggiormente apprezzate.
Da qualche anno l'autore della serie, Hideaki Anno, è impegnato nella riscrittura di questa storia attraverso un tetralogia di film, al momento giunta al terzo episodio.
Il primo impatto con Evangelion è di fascinazione e sconcerto ad un tempo. La storia, un intreccio di distopia, mecha e misticismo, è certamente affascinante, mentre il personaggio del protagonista, Shiniji Ikari, immerso nelle sue insicurezze, è in assoluto fra i personaggi più noiosi che abbia mai visto. L'intreccio stesso è molto complesso e non sempre facile da seguire, ma di certo affascina lo spettatore, come il design futuristico della serie. La complessità può arrivare ad essere eccessiva: lo spettatore può ragionevolmente essere colto dallo sconforto nel non comprendere a pieno la trama, forse riscritta occhieggiando un po' troppo ai vecchi fan e con poco rispetto verso i nuovi spettatori, i quali, soprattutto dopo il terzo film, possono legittimamente avere la sensazione di non aver capito nulla.
Tutto si chiarirà con il quarto film, o quasi, perché i fan hanno assistito nel corso di un decennio a ristrutturare finale è a spiegazioni aggiuntive molto frequenti, ma intanto agli spettatori spetta l'attesa della data d'uscita, non ancora annunziata.
domenica 28 settembre 2014
Rebuild of Evangelion, i film
sabato 27 settembre 2014
Considerazioni amare sul mestiere degli insegnanti
venerdì 26 settembre 2014
giovedì 25 settembre 2014
Rottamiamo Renzi e torniamo alla politica
Ma il problema non è la sola miopia programmatica dei media di fronte a Renzi, miopia forse spiegabile con una più forte esigenza di andare oltre Berlusconi.
Come detto già tante volte, Berlusconi, o meglio ancora il berlusconismo, è stato il vero e proprio monstrum della democrazia italiana, avendo aperto più di una falla nel rapporto con le istituzioni e il sistema democratico.
Se oggi Matteo Renzi può, come dice Rodotà, virare verso una democrazia plebiscitaria, bypassando i quadri intermedi della democrazia e della funzione pubblica, questo non può non essere considerato un attentato allo stesso funzionamento dello stato. Pensare di non dover ascoltare minoranze, opposizioni, sindacati, industriali, credere di fare riferimento al popolo, alla nazione, così spavaldamente citati in un'oratoria che tutto fa tranne che rispondere nel merito alle questioni sollevate, il cercare sempre un nemico che renda utile la presenza sul campo, ecco tutto questo richiama ben altri leader, da Berlusconi fino a Napoleone.
L'esigenza di riforme non giustifica l'attentato alle istituzioni, in molti l'hanno capito, a partire dal resto dell'Europa, e in molti si sono accorti di come l'ascesa al governo di Matteo Renzi, mascherata da esigenza di cambiamento, non sia stato altro che occupazione mirata di posizioni di potere e di rendita, spesso più spietata e subdola dello stesso berlusconismo imperante, fondata sul tacito consenso dei media che, per fortuna, si va spezzando, e sul funambolico e repentino cambiamento di idee, come sull'Articolo 18.
Renzi chiede alle parti sociali dove si trovassero negli ultimi vent'anni.
Chiediamo noi a lui dove si trovasse quando dichiarava che l'Articolo 18 non era una priorità, quando ha avallato una tassa, la TASI, più iniqua dell'IMU, dov'era quando sosteneva la rottamazione del vecchio, ben prima di legiferare col consenso della Forza Italia che ha stremato l'Italia negli ultimi vent'anni. Dov'era il presidente quando faceva accordi con il Verdini inquisito, dov'era il presidente mentre distruggeva l'unico partito non personalistico d'Italia, dov'era il presidente mentre la Fiat si allontanava definitivamente dal nostro paese, dov'era il presidente mentre prometteva alla scuola publica aumenti salariali che, conti alla mano, non ci saranno; dov'era il presidente quando prometteva di ridurre le tasse sul lavoro, quando si riempiva la bocca di una maggiore elasticità in Europa.
Forse sarebbe il caso di lanciare un nuovo tema in Italia, la rottamazione non della classe dirigente, ma degli uomini della speranza, e di affidare il nostro futuro ad una collettività realmente competente e formata sul bene comune.
venerdì 19 settembre 2014
giovedì 18 settembre 2014
Renzi, ma dilla (e falla) una cosa di sinistra
Correva l'anno 1998 e Nanni Moretti nel suo film Aprile proclamava la famosa battuta con cui invitava un silenzioso D'alema a dire qualcosa di sinistra. Siamo nel 2014 e di fronte al presidente del consiglio chiediamo, anche questa volta, di dirci, e di fare, qualcosa di sinistra.
Perché? Perché si avvicina il Job Act (maledetto Renzi e il tuo inglese da straccione, chiamala in italiano, tu che vieni da Firenze, legge sul lavoro) e sentiamo parlare di cancellazione dell'Articolo 18. Perché farebbe bene alle imprese, si dice; perché i datori di lavoro, non più impauriti dal doversi poi tenere un lavoratore che non vogliono più, sarebbero finalmente spinti ad assumersi più.
Come dire che se sai che non ti muoto perché non ricicli ma raccogli la monnezza a casa o, allora sarai spinto a comprare di più e consumare di più. Insomma il solito compromesso al ribasso di italiana memoria.
Non l'ultimo del resto di questo governo. Proprio in questi giorni si parla di assunzione per 150.000 precari della scuola, quelli che, per intenderci, nella scuola già lavorano, assunti dal primo settembre al trenta giugno. E fino a qui tutto bene, anche se il governo non dice che non è una scelta politica lungimirante, ma una condanna europea che ci costringe a farlo. Poi però Renzi proclama che il merito è un valore di sinistra. Ecco, per me un valore di sinistra è la chiarezza, l'esattezza, quella di cui parlava Calvino, uno che di parole se ne intendeva. E così Renzi dovrebbe spiegare cosa sia il merito prima di dire che è di sinistra, perché se il merito è il servilismo nei confronti di un dirigente scolastico, allora la sua sinistra puzza drammaticamente di destra.
Se per Renzi ridurre i diritti dei lavoratori e indurli al servilismo, pensare che la scuola non debba formare uomini, ma ammaestrate scimmiette ai lavori contingenti, se per Renzi tutto questo è sinistra, allora dovrebbe iniziare con il cambiare partito perché con la sinistra, quella vera, questo fiorentino non ha nulla a che spartire.
domenica 14 settembre 2014
Personaggi fighi dai picchiaduro del NeoGeo
Per chi ama le storie tamarre degli anni 90 e del primo deecnnio del 2000, la SNK e la sua console, il NeoGeo, che il cielo li abbia in gloria, ci hanno donato alcuni fra i personaggi più memorabili che il mondo videoludico possa ricordare. Gente che la Capcom neanche se li sogna, così tamarri e figherrimi che la sfida tra di loro è uno degli obiettivi di ogni retrogamer che si rispetti.
Molti di questi personaggi finiti, a poco a poco, all'interno della serie dei King Of Fighters. Molti, ma non tutti, e comunque un bel riassuntone per fare conoscere queste perle a chi conosce poco il mondo SNK ci sta tutto.
Partiamo da dove tutto ha inizio, ovvero Fatal Fury e i suoi seguiti.
Terry Bogard



The Pitt, R. Scott Gemmill
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