martedì 29 luglio 2014
domenica 27 luglio 2014
E tu che formato scegli? A zonzo fra i formati proprietari delle suite office
Ma questo non è l'unico problema: da quando Microsoft ha inaugurato i suoi nuovi formati proprietari, ha creato uno scompiglio generale, per lo più inconsapevole, fra gli utenti, soprattutto nel settore dell'istruzione. Chiunque sostenga esami, come docente o come studente, o chiunque lavori in una scuola pubblica, sa che ogni volta che produce dei documenti con una propria suite office corre il notevole rischio di non riuscire ad adoperarli sul posto di lavoro/all'esame.
E allora che si fa? I miei suggerimenti:
- Costringere l'amministrazione e chi lavora o pretende che si lavori al computer ad adoperare formati aperti. Si adoperi la suite office che si preferisce, ma il risultato finale devono essere dei formati aperti e dalla massima compatibilità.
- Se proprio si deve scegliere un formato chiuso, lo si prediliga con la massima compatibilità pluripiattaforma. Quindi al bando per esempio la suite office di Apple e i suoi formati.
- Meglio se si possono adoperare piattaforme plurisistema, anche in cloud. Quando posso scegliere, anche se permette solamente di salvare in formati proprietari, scelgo Google Drive, già solo per la comodità del fatto che, sia che io lavori su Windows, su Linux, Mac, Android o iOS comunque la suite quella è e quella rimane, senza dare problemi di compatibilità, cosa non da poco.
- NON PRETENDERE che tutti adoperino formati chiusi e vecchi di più di dieci anni. Quando incontro docenti che, di fronte ad un qualsiasi formato "+x" delle nuove suite Office di Microsoft si trovano spiazzati e non sanno come leggerli sui loro sistemi mi viene da urlare. Intanto i programmi per leggerli ci sono, e voi non potete pretendere che chi compra un computer, da diciamo 5 anni, e ha installata una suite Office Microsoft che non permette più di salvare i propri file nei vecchi formati proprietari ormai in disuso, faccia i salti mortali per venirvi incontro. Siete voi a dovervi evolvere, anziché accusare gli studenti di scarsa attenzione.
martedì 22 luglio 2014
Le ipocrite e razziste posizioni de Ilfoglio su Israele
"La gran maggioranza degli arabi che vivevano in Palestina (vi sono delle eccezioni, quali il Partito comunista) e la totalità degli Stati arabi già indipendenti respinsero il Piano. Da principio essi rifiutarono qualsiasi divisione della Palestina mandataria, e reclamarono il paese intero.
Sotto un profilo più tecnico, gli arabi criticarono anche il tracciato di frontiera. Esso avrebbe portato a inglobare la gran parte dei villaggi ebraici all'interno dello Stato ebraico, mentre ciò non si sarebbe verificato per quanto riguardava la maggior parte dei villaggi arabi. Un'altra delle critiche riguardava il fatto che lo Stato arabo non avrebbe avuto sbocchi sul Mar Rosso e sul Mar di Galilea (quest'ultimo la principale risorsa idrica della zona) e che gli sarebbe stato assegnato solo un terzo della costa mediterranea. Oltre a questo veniva criticato il fatto che alla popolazione ebraica minoritaria (33% della popolazione totale) venisse assegnata la maggioranza del territorio.
La nazioni arabe, contrarie alla suddivisione del territorio e alla creazione di uno stato ebraico, fecero ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia, sostenendo la non competenza dell'assemblea delle Nazioni Unite nel decidere la ripartizione di un territorio andando contro la volontà della maggioranza (araba) dei suoi residenti, ma il ricorso fu respinto."
Ricordiamo cosa prevedeva questo piano, ovvero che a fronte di una popolazione composta per 2/3 di Palestinesi, il 55% del territorio sarebbe andato al nascituro stato Israeliano, con in particolare circa l'80% delle terre coltivabili. Ricordiamo che la Palestina non avrebbe avuto accesso alle acque dolci se non tramite Israele e solo 1/3 delle coste sarebbero spettate allo stato arabo.
Facciamo un paragone, tanto per capirci. Diciamo che dalla Siria le Nazioni Unite decidono di lanciare un'immigrazione forzata dei profughi anti Assad in Italia. Diciamo che questi profughi a lungo andare iniziano a costituire una discreta e compatta comunità, che si inizi a parlare di creare uno stato dei profughi in Italia. Diciamo che si vada a trattative, che a questa popolazione, una minoranza, venga assegnato quasi il 60% dell'Italia, in particolare le terre più fertili, la Pianuna Padana, i due terzi delle coste, diciamo da Genova a Taranto passando per la Sicilia, e tutte le fonti di acqua dolce. Ecco, voi avreste accettato? E se poi, nello stallo delle trattative, il nascituro stato si autoproclamasse, autoassegnandosi la totalità del territorio, voi che fareste? Resistereste? Ecco, sappiate che sareste dei terroristi per quello stato, del resto lo erano i partigiani per il Fascismo, gli Indipendentisti per gli Austriaci nell'Ottocento.
Ma c'è un di più, ancora più squallido. Il non detto della posizione che nega le responsabilità Israeliane nel conflitto di Gaza è ben chiaro: bene fecero in un atto di neocolonialismo gli stati occidentali a tracciare arbitrariamente i confini degli stati, bene fecero gli Israeliani ad autoproclamarsi stato di fronte alle resistenze arabe. Perché? Semplice: perché per questa posizione la cultura islamica è inferiore, e c'è poco da girarci intorno, e Israele, come enclave del mondo Occidentale in Oriente va difeso, senza se e senza ma, anche a costo di sorvolare sui suoi genocidi.
venerdì 18 luglio 2014
Allora andiamo tutti a puttane
Però a questo punto, lasciateci tutti andare a puttane senza doverci sentire in colpa, senza essere multati con motivazioni bizzarre; lasciateci convincere con l'autorità o con il denaro delle minorenni a venire a letto con noi, perché se può uno, allora devono poterlo fare tutti gli Italiani. Lasciateci piombare in Questura, quando le nostre fidanzate avranno preso una multa per divieto di sosta o quello che volete voi, e tentare di sbrigarcela dicendo che ce ne occupiamo noi, che prendiamo in affidamento il caso. Del resto un insegnante è un pubblico ufficiale, come un ministro, un consigliere regionale o un capo del governo.
Se la legge è uguale per tutti, visto che a Silvio Berlusconi tutto ciò è concesso, in un paese che improvvisamente si scopre liberista e libertino, allora tutto sia concesso a tutti. Siete pronti a questa applicazione della legge?
giovedì 10 luglio 2014
Se coloro che dovrebbero insegnare a vagliare le informazioni pubblicano bufale
Per la cronaca, qui trovate una compiuta critica e stroncatura della bufala che, come si vedrà, è davvero costruita in malo modo.
martedì 8 luglio 2014
Se l'insegnamento è una scienza
mercoledì 2 luglio 2014
36 ore per i professori
Un conto è riconoscere le ore che già facciamo e non vengono pagate; un conto è prevedere per tutti l'obbligo di rimanere a scuola il pomeriggio per attività laboratoriali, recuperi, aggiornamenti o la semplice rendicontazione della correzione delle verifiche o della preparazione delle lezioni (attività che nessuno ci paga perché svolte a casa); ma pensare di passare le ore di lezione da 18 a 36 settimanali, a stipendio invariato, e pensare che nel tempo libero dovremmo poi svolgere le attività che già oggi nessuno ci riconosce, tutto ciò per tagliare i posti dei precari, al di là di ogni considerazione sui posti di lavoro che si perderebbero, è un modo per dire che della scuola non frega realmente un cazzo e che se anche il servizio offerto è scadente è un problema di poco conto. La rivoluzione della scuola e nella scuola non si fa togliendo soldi, ma investendo nella formazione e nell'innovazione.
Edit:
Il problema sta alla base: anche io, fosse vero che gli insegnanti lavorino 18 ore settimanali, mi indignerei e pretenderei facessero di più. Peccato che uno studio della provincia di Trento pubblicato proprio quest'anno dimostra che, conteggiando anche correzione delle verifiche e produzione delle lezioni, attività non retribuite, gli insegnanti, con stipendio minimo di 1300 €, già ora lavorano 35 ore settimanali. Questa proposta di riforma parte da, voluti, luoghi comuni. Se diamo per vero quello che da anni dicono gli insegnanti e che dice questo studio, portando le lezioni a 36 ore settimanali, aggiungiamo le 17 ore non retribuite che comunque i docenti dovrebbero fare per correggere e produrre le lezioni, arriviamo alla cifra folle di 53 ore di lavoro settimanali. Fate un po' voi se è una cosa plausibile.
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