Kitchen è la prima opera importante di Banana Yoshimoto, autrice giapponese che ha fondato il suo successo sulla particolarità della sua visione del mondo e sul suo linguaggio, che avvicina le sue opere al modo di narrare tipico dei manga degli anni '90.
In particolare in quest'opera, in realtà una raccolta di due racconti lunghi, Yoshimoto narra la vita di due personaggi, due ragazzi giapponesi, venuti su in maniera disincantata in un mondo che, malgrado la gentilezza di circostanza, pare benissimo poter fare a meno di loro.
I due ragazzi vengono accomunati dai lutti, prima i genitori di lei, poi il padre di lui - un padre particolare, dato che, quando ancora il figlio era poco più che un bambino, aveva deciso, per poter sopravvivere, di divenire donna e aprire un locale per trans.
Sarà questa visione disincantata e distorta della realtà ad unire i due personaggi, con un luogo d'incontro prediletto, le cucine. Kitchen, a punto, come le cucine in cui la protagonista femminile si trova a suo agio, unico luogo in cui pare saper essere se stessa.
Un romanzo di formazione, certo, condito da qualche ironia, lo scuarcio di un velo di ipocrisia sulla vita di tanti adulti della società bene, e soprattutto, uno stile nell'esposizione e nel tratteggiare luoghi e persone che non può non ricordare alcuni mangaka famosi, in primis Tsukasa Hojo, l'autore di una miniserie, Family Compo, che per tantissimi motivi, dal tema alla sensibilità, non può non essere accostato a Banana Yoshimoto.
Un buon libro insomma, lontano dall'essere un capolavoro, ma che trova nella sua brevità l'arma migliore per farsi apprezzare.
Foto: Amazon
lunedì 28 settembre 2015
Kitchen, Banana Yoshimoto
martedì 22 settembre 2015
Notte Bianca Della Scuola, Gessetti Rotti c'è #lascuolaperme
La scuola non la fanno le riforme o i governi, la fanno alunni e docenti. Il 23 settembre batti un colpo: scatta una...
Posted by La vera scuola gessetti rotti. on Domenica 20 settembre 2015
La scuola non la fanno riforme o governi, la fanno alunni e docenti. Il 23 #lascuolaperme http://t.co/spIpTkULB4 pic.twitter.com/V7JkHsKioi
— Gessetti Rotti (@gessettirotti) 20 Settembre 2015
martedì 15 settembre 2015
Il Miur e i numeri che non tornano
Ogni tanto mi pare giusto ricordarvi che scrivo per Metro e che sono un Gessetto Rotto
Dicembre 2014, il primo ministro Matteo Renzi, a seguito della sentenza della Corte europea sull’abuso di precariato...
Posted by La vera scuola gessetti rotti. on Lunedì 14 settembre 2015
Anche @MetroNewsItalia ci racconta i numeri gonfiati della #scuola di @matteorenzi http://t.co/GN4n3QkJwB pic.twitter.com/ldd5TMXCtc
— Gessetti Rotti (@gessettirotti) September 15, 2015
domenica 13 settembre 2015
Come l'evoluzione ci ha cambiati

(foto: slate.com)
Secondo le teorie più recenti, l'evoluzione della specie Homo avviene, come del resto sempre in Natura, secondo processi in parte casuali. Durante la vita delle diverse generazioni dei nostri antenati sono nati un certo numero di esemplari portatori di variazioni genetiche (Variazione), variazioni che, se sono risultate utili alla sopravvivenza dell'individuo, si sono poi diffuse (Ereditarietà), spesso andando, nel corso di migliaia o milioni di anni, a sostituire quelle che erano le caratteristiche precedenti non più adatte alle diverse circostanze, situazioni climatiche, sviluppo del territorio (selezione). Questo tipo di sviluppo, come detto, può avvenire solo con il trascorrere di migliaia, più spesso milioni di anni (Tempo), ma tutto ciò non potrebbe preservare la vita sul pianeta se non per la capacità di adattamento delle specie naturali (Adattamento). Questi agenti dell'evoluzione delle specie animali vengono indicati da paleontologi e antropologi con la sigla V.E.S.T.A..
In particolare una variazione è risultata fondamentale rispetto ai nostri parenti più stretti, gli scimpanzè, ovvero l'avere acquisito la capacità di camminare con i soli arti posteriori. Quando, già con l'Australopiteco, i nostri antenati hanno iniziato ad essere bipedi, il loro modo di vivere ha iniziato a mutare, favorendo una serie di altri cambiamenti.
Se guardiamo l'evoluzione degli arti, già con l'Homo habilis possiamo osservare come i piedi sembrino aver perso il pollice prensile, perché nel processo di specializzazione non sarà più necessario arrampicarsi sugli alberi per garantire la propria sopravvivenza. Al contrario le mani acquisiranno uno strumento fondamentale che sarà il pollice opponibile, con cui l'uomo potrà non solamente arrampicarsi, ma anche afferrare e manipolare oggetti, iniziando quindi a modificare l'ambiente circostante secondo le proprie esigenze.
Camminare su due gambe implica anche un modo diverso di vivere: la stessa dentatura degli uomini inizia a modificarsi rispetto a quella degli altri primati. Osservando i teschi dei primati a noi più vicini e confrontandoli con quelli dei primi esemplari di uomini, notiamo che la dentatura lentamente si rimpicciolisce e cambia di forma. Negli scimpanzè incisivi e canini particolarmente lunghi servono ad incidere e dilaniare anche le cortecce più dure, mentre dei molari massicci serviranno a triturare le fibre più resistenti. Il rimpicciolirsi dei denti nella specie Homo indica una dieta più varia, tipica di animali cacciatori/raccoglitori, che presto impareranno ad ammorbidire la carne adoperando il fuoco o altri strumenti. La perdita del pollice prensile nel piede e la diversa dentatura ci dicono che gli homo, a questo punto, si stanno evolvendo per coprire una nicchia ecologica diversa rispetto a quella dei loro cugini. Possiamo immaginare che il tempo dedicato alla nutrizione si riduca rispetto, per esempio, ai gorilla: in questo senso il fuoco è uno strumento che permette di rendere più rapida la digestione.
La postura dell'uomo cambia con il progredire della specializzazione degli arti inferiori, e di conseguenza cambia anche la forma delle ossa pelviche. Esse si modificano, sia nella forma che nella posizione, andando a sostenere muscoli diversi rispetto agli altri primati. In particolare nel nostro essere bipedi le ossa pelviche sosterranno prevalentemente i glutei, i muscoli che lavorano maggiormente nell'atto dell'incedere, mentre negli scimpanzè queste ossa sostengono prevalentemente i muscoli delle cosce. La nuova postura consente all'uomo di specializzarsi nella caccia di gruppo e nella raccolta. È probabile che l'homo, tra gli altri motivi, sviluppi forme di socialità proprio durante l'attività della caccia, postendo contare su una postura, quella bipede, che se lo rende più lento rispetto ad altri animali, gli permette di sprecare meno calorie e di inseguire per spazi più ampi le proprie prede.
La colonna vertebrale assume la forma odierna, e si innesta nel cranio in maniera diversa rispetto agli altri primati: per questo motivo il Forame Magno, il punto in cui la colonna vertebrale incontra il cranio, si posiziona verticalmente nell'uomo, mentre ha una posizione orizzontale negli altri primati.
Il cranio dell'uomo cresce di dimensioni nel corso di milioni di anni, permettendo quindi che il volume del cervello si incrementi. Scoperte recenti mostrano come all'interno delle stesse specie le dimensioni del cranio possono variare notevolmente, ma in generale possiamo dire che nel corso dei milioni di anni questo processo è stato costante. Inoltre il cranio perde via via le sue sporgenze e diventa meno spesso, con la notevole eccezione dell'Homo erectus, in cui le ossa del cranio sono molto spesse e sono presenti delle arcate sopracigliari molto sporgenti: dimostrazione del fatto che in questa specie era utile proteggere gli occhi perché, per esempio, anche la testa veniva utilizzata come strumento nella lotta.
A cosa è dovuta la crescita delle dimensioni del cranio? Per lungo tempo si è pensato che l'evoluzione del cranio dell'uomo abbia causato una serie di cambiamenti nella conformazione delle nostre ossa. Di recente si è però scoperto che le ossa pelviche si modificano prima ancora della crescita delle dimensioni del cranio. Si può quindi pensare che sia stato il divenire bipedi, e quindi l'assumere una diversa conformazione delle ossa pelviche, che abbia permesso alla specie Homo di partorire dei figli con un cranio più sviluppato.
Riguardo al modo di partorire degli uomini, si è inoltre notato come, a differenza degli altri primati, per la specie Homo questo sia un atto sociale, tanto che, anche senza aiuto medico, la presenza di qualcuno che dia sostegno alla partoriente garantisce percentuali di successo maggiori rispetto ad un parto avvenuto in solitudine. Inoltre, proprio per le accresciute dimensioni del cranio, l'uomo è una delle poche specie che corre notevoli rischi per la propria stessa sopravvivenza durante il parto. Del resto, si è scoperto che la durata della gestazione dipende grandemente dall'apporto di calorie che la madre può garantire al nascituro nell'utero. In questo senso, all'incirca al nono mese di gravidanza il fabbisogno di calorie del nascituro non potrà più essere garantito dalla madre nella gestazione, mentre verrà più facilmente garantito attraverso l'allattamento e la collaborazione della famiglia allargata (padre, madre, fratelli, sorelle, nonni e nonne, zii e zie); questo dato, che rende gli hominidi e l'uomo animali altriciali, spiega la grande longevità di individui anche oltre gli anni della fertilità.
BIBLIOGRAFIA (solo a titolo esemplificativo)
http://elucy.org/Main/WhatIsBipedalism.html
White, T. (2003) Early hominids: Diversity or distortion? Science 299:1994-1997.
http://johnhawks.net/weblog/reviews/early_hominids/diet/stable_isotopes_2005.html
http://humanorigins.si.edu/evidence/human-fossils/species/australopithecus-sediba
http://www.efossils.org/species/australopithecus-sediba
Peters, C. R., & Vogel, J. C. (2005). Africa's wild C4 plant foods and possible early hominid diets.Journal of human evolution, 48 (3), 219-236
Lewin, R, & Foley, R, (2004) Origins of Homo. Principles of Human Evolution (284-307). Blackwell Publishing.
http://humanorigins.si.edu/evidence/behavior/tools
http://www.nature.com/scitable/knowledge/library/homo-erectus-a-bigger-smarter-97879043
http://archaeologyinfo.com/homo-erectus/
Sarah A. Tishkoff and Scott M. Williams, Aug. 2002, Genetic Analysis of African Populations: Human Evolution and Complex Disease, Nature Reviews.
http://www.slate.com/articles/health_and_science/science/2015/09/homo_naledi_discovery_newfound_hominid_species_deliberately_disposed_of.html
http://news.nationalgeographic.com/2015/09/150910-human-evolution-change/
Downey, Becoming Human, How evolution made us, August 2013
http://ewn.co.za/Features/Naledi
http://www.slate.com/articles/health_and_science/science/2015/09/homo_naledi_discovery_newfound_hominid_species_deliberately_disposed_of.html
Riguardo al modo di partorire degli uomini, si è inoltre notato come, a differenza degli altri primati, per la specie Homo questo sia un atto sociale, tanto che, anche senza aiuto medico, la presenza di qualcuno che dia sostegno alla partoriente garantisce percentuali di successo maggiori rispetto ad un parto avvenuto in solitudine. Inoltre, proprio per le accresciute dimensioni del cranio, l'uomo è una delle poche specie che corre notevoli rischi per la propria stessa sopravvivenza durante il parto. Del resto, si è scoperto che la durata della gestazione dipende grandemente dall'apporto di calorie che la madre può garantire al nascituro nell'utero. In questo senso, all'incirca al nono mese di gravidanza il fabbisogno di calorie del nascituro non potrà più essere garantito dalla madre nella gestazione, mentre verrà più facilmente garantito attraverso l'allattamento e la collaborazione della famiglia allargata (padre, madre, fratelli, sorelle, nonni e nonne, zii e zie); questo dato, che rende gli hominidi e l'uomo animali altriciali, spiega la grande longevità di individui anche oltre gli anni della fertilità.
BIBLIOGRAFIA (solo a titolo esemplificativo)
http://elucy.org/Main/WhatIsBipedalism.html
White, T. (2003) Early hominids: Diversity or distortion? Science 299:1994-1997.
http://johnhawks.net/weblog/reviews/early_hominids/diet/stable_isotopes_2005.html
http://humanorigins.si.edu/evidence/human-fossils/species/australopithecus-sediba
http://www.efossils.org/species/australopithecus-sediba
Peters, C. R., & Vogel, J. C. (2005). Africa's wild C4 plant foods and possible early hominid diets.Journal of human evolution, 48 (3), 219-236
Lewin, R, & Foley, R, (2004) Origins of Homo. Principles of Human Evolution (284-307). Blackwell Publishing.
http://humanorigins.si.edu/evidence/behavior/tools
http://www.nature.com/scitable/knowledge/library/homo-erectus-a-bigger-smarter-97879043
http://archaeologyinfo.com/homo-erectus/
Sarah A. Tishkoff and Scott M. Williams, Aug. 2002, Genetic Analysis of African Populations: Human Evolution and Complex Disease, Nature Reviews.
http://www.slate.com/articles/health_and_science/science/2015/09/homo_naledi_discovery_newfound_hominid_species_deliberately_disposed_of.html
http://news.nationalgeographic.com/2015/09/150910-human-evolution-change/
Downey, Becoming Human, How evolution made us, August 2013
http://ewn.co.za/Features/Naledi
http://www.slate.com/articles/health_and_science/science/2015/09/homo_naledi_discovery_newfound_hominid_species_deliberately_disposed_of.html
sabato 12 settembre 2015
IL SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLA SCUOLA ITALIANA: La proposta di Gessetti Rotti
IL SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLA SCUOLA ITALIANA: La proposta di Gessetti RottiValutazione: forse il tema più caldo e...
Posted by La vera scuola gessetti rotti. on Sabato 12 settembre 2015
giovedì 10 settembre 2015
Scattone, la cattedra e l'Illuminismo
Cesare Beccaria
Scattone ha rinunciato la cattedra, evviva Scattone. Bravo Scattone, ha fatto bene, prevale il buon senso.
Buom senso un ca$$o. A prevalere sono stati gogna e caccia alle streghe.
Perché se è vero che l'Italia nell'anno di grazia 2015 è ancora uno stato fondato sul diritto, e se è vero che Scattone ha ricevuto una condanna definitiva, vero pure che la sua condanna, Scattone, senza riconoscersi colpevole, l'ha tuttavia affrontata tutta. E Scattone che è costretto a rinunciare alla cattedra che gli spettava per aver superato un concorso pubblico è una sconfitta per lo stato di diritto, un ritorno alla società della faida.
Per non lasciare dubbi, non credo che Scattone fosse innocente.
Ma quello che credo io, in uno stato di diritto, non conta. Conta, su Scattone, quello che crede la legge, nello specifico quello che è stato il giudizio della magistratura. E per la magistratura Scattone ha pagato, ha scontato la sua condanna ed ora è un uomo libero, che ha compiuto un percorso di riabilitazione. Principio che non è nato ieri, ma che sta alla base della nostra cultura giuridica dall'Illuminismo in poi, da quel Beccaria che troppi conoscono solo per la sua parentela con Manzoni (sempre che si conosca Manzoni).
Perché per lo stesso principio per cui, per il giudizio morale di chi non ha titoli per giudicare, Scattone è stato costretto a rifiutare la cattedra che gli spettava di diritto, domani potrei alzarmi, andare a scuola e pretendere che i miei colleghi si dimettano, dato che non li ritengo moralmente adeguati. Così, perché una volta li ho visti sputare per terra, calpestare un'aiuola. Estremizzo? Certo, ma il principio è esattamente lo stesso che è stato applicato in questa circostanza. Ed è portando all'estremo che si scova una fallacia logica.
Che la famiglia di Marta Russo si indigni è cosa comprensibile, come da millenni si indigna ogni famiglia di ogni vittima. Ma lo Stato, se si chiama tale, non è chiamato a compiere una vendetta, bensì a riportare l'ordine, ad allontanare temporaneamente dalla società chi ne risulta elemento perturbante, provvedendo alla sua riabilitazione e ponendo le condizioni per il suo reinserimento nella società.
Ciò che è mancato oggi è lo stato di diritto, perché raccontiamocela tutta: il problema non sta nel fatto che Scattone potesse insegnare, qualsiasi mestiere andasse a fare lo troveremmo indecoroso, o perché di responsabilità, o perché pagato con i soldi pubblici per chissà quale altro motivo. Il problema è di fondo: quell'uomo deve portare su di sé lo stigma di ciò che ha fatto, dovrà portarlo per sempre, e pretendiamo che non lo nasconda sotto l'apparenza di una vita normale.
Parliamo di indignazione, ma in realtà stiamo coltivando una società di mastini con la bava alla bocca.
La società del rischio di Beck e la perdita dello status sociale
Nel suo volume La società del rischio, Ulrich Beck analizzava, nel 1986, i mutamenti a cui stava assistendo nell'ambito di quel mondo in cambiamento che sempre più veniva definito postmoderno. Nella sua analisi Beck parlava di una società che si avviava a superare la società industriale, per divenire invece società fondata sul rischio, naturale o sociale che fosse. Il rischio era, nella visione dell'autore, democratico, colpiva tutti, abbattendo le differenze di classe o ceto sociale o i confini geografici. Ovviamente erano ben vive, per il lettore dell'epoca, l'immagine di Chernobyl, il rischio nucleare o la paura per il perenne rischio di una terza guerra mondiale. Nella società del rischio quindi, abbattute le classi sociali, Beck scovava una seconda caratteristica, ovvero il disincanto, la perdita di fiducia nelle vecchie autorità, leggi e norme sociali che non sono più in grado di scongiurare il rischio diffuso. Questo disincanto era preceduto e seguito da una più diffusa alfabetizzazione, oltre che da una conoscenza delle scienze più massificata; di fronte ad una popolazione meno incolta, ma non per questo più competente, autorità come quelle degli scienziati, dei medici, degli insegnanti, della magistratura vacillano, sono messe in discussione da chi sa, o crede di sapere, e da chi sa, o crede di sapere, come reperire le informazioni. Un'ulteriore spinta verso questo disincanto è venuta poi dai moderni mezzi di comunicazione, la rete, per esempio. Di fronte alla perdita di credibilità delle vecchie autorità, l'uomo di Beck si trova solo, ed ecco quindi che compare il terzo concetto fondante la sua teoria, ovvero l'individualizzazione. L'uomo, solo, senza più alcun paracadute sociale, che sia il welfare, la famiglia, la classe sociale, non può che affidarsi a ciò che ha egli stesso messo in discussione, la conoscenza tecnica, il progresso economico, resisi unici veri valori fondanti della società postmoderna. Così è solo il progresso economico ad essere soluzione per una crisi, economica, che esso stesso ha creato; è il progresso tecnico ad essere, solo. soluzione verso i rischi da esso creati, come i disastri ambientali di cui Chernobyl è esempio. L'uomo individualizzato quindi, non è più libero di prima, ha semplicemente cambiato padrone; ma mentre la differenza fra il potente e il sottomesso erano ben evidenti in epoca feudale e industriale, questa linea di demarcazione appare meno netta (ma non è detto che poi non lo sia realmente) in epoca postmoderna.
Come si è detto, uno dei concetti fondanti questa teoria è quello del disincanto. Disincanto verso, dicevamo, ogni autorità, classe sociale e norma acquisita. La causa del disincanto è, si diceva, la sensazione di diffusa insicurezza verso cui le risposte tradizionali non sono più valide. Gli effetti di questo disincanto sono ben visibili ogni giorno: ciascuno di noi quotidianamente mette in discussione quanto detto dai medici, se la diagnosi non ci convince (immediatamente ricerchiamo su google i sintomi per controllare che il medico non sia un incompetente), cerchiamo su qualche sito conferma a quanto espresso dal politico (soprattutto, cerchiamo qualcosa che, ad ogni costo, lo smentisca e lo smascheri), cerchiamo le contraddizioni nelle dottrine religiose, nelle teorie filosofiche, senza magari accorgerci delle sonore cantonate che stiamo prendendo. Se il disincanto è, entro una certa misura, cosa buona e giusta e sintomo del progresso culturale di una società, lo stesso disincanto, quando raggiunge forme estreme e disgreganti, diventa patologico. Quando il disincanto colpisce la stessa fiducia nelle norme e nello stato di diritto, come per l'iconico caso Scattone, esso costituisce la premessa per la dissoluzione dello stato.
Fra le classi sociali che più hanno sofferto il disincanto dell'età postmoderna, sicuramente una delle più colpite è quella degli insegnanti. Si osservino le recenti polemiche sulla categoria, a partire dalla foga con cui da ogni parte se ne chiede una valutazione sistematica (senza che però si faccia mai realmente riferimento agli studi scientifici sul come e cosa valutare negli insegnanti, perché quegli stessi studi scientifici godono di poca fama) o alla caccia alle streghe sulla presunta teoria gender. Si guardi a come vengano rigorosamente ignorati documenti ufficali, prese di posizione, studi e testi rigorosi sull'inesistenza di questa teoria. Si osservi come, finanche oggi sul Corriere venga riportato un sondaggio sulla riforma chiamata Buona scuola, e come per l'ennesima volta vengano riferiti dati sul mestiere dell'insegnante più volte smentiti da studi accurati.
Eppure non si può fare a meno di insegnanti e di scuola, perché l'uomo è animale altriciale, che ha bisogno di molto più della famiglia per poter formare i suoi cuccioli; e ha bisogno di pensiero divergente per poter evolversi costruire qualcosa di nuovo, creare progresso. Anche in questo caso, ciò che è vittima di disincanto è esso stesso fautore della propria conservazione.
Forse sarà solo quest'esigenza di una scuola libera e di insegnanti liberi a poter salvare la scuola stessa e gli insegnanti stessi dalla forca della società del rischio.
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