domenica 7 dicembre 2025

Criticare Israele non è per forza antisemitismo, come ci insegna Cecilia Sala

Cecilia Sala, immagine: Di Fondazione Circolo dei lettori, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=157273087

Un esempio tragico del peggior rapporto che abbiamo con la complessità è il modo in cui ci rapportiamo alla critica ad Israele e all'antisemitismo

È di questi giorni la notizia che diversi paesi boicotteranno l'Eurovision del 2026 per protesta contro la presenza di Israele. Di fronte a questa posizione sono combattuto: da un lato attribuire ad un artista il peso delle decisioni politiche del proprio paese mi sembra un torto verso l'individualità del singolo; dall'altro è pur vero che chi canta all'Eurovision lo fa in rappresentanza del proprio paese. In ogni caso, chi si pone anche solo la questione della presenza di Israele alle manifestazioni internazionali a causa della sua condotta nel conflitto di Gaza verrà sempre e comunque tacciato di antisemitismo.

E allora proviamo a vederla questa complessità. Per esempio ascoltando o guardando dei reportage giornalistici, come quelli di Cecilia Sala per Choramedia.




Sala ha la capacità di mostrare l'Israele più fondamentalista, ma anche l'Israele che guarda sgomenta l'ascesa dell'estremismo religioso. Israele oggi è un mondo complesso; in effetti è quasi impossibile dire che esista una e una sola Israele; in effetti è quasi impossibile dire che esista un Occidente. Forse dovremmo prenderne atto e ragionarci su, ogni volta in cui ciascuno di noi si pone a salvatore dei valori della civiltà.

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