venerdì 11 luglio 2025

Di maturità, maturi e immaturi

Analizzando in maniera seria le proteste che si stanno verificando in giro per l'Italia contro gli Esami di stato, registro il fatto che gli adulti che stanno criticando la scelta degli studenti di rifiutarsi di condurre l'orale all'esame stanno realizzando la loro critica nella forma dell'attacco ad hominem ("e questa sarebbe maturità!", "che bamboccioni", "furbo lui/lei!") evitando accuratamente di discutere nel merito le critiche mosse dai ragazzi al sistema di valutazione, a ciò che precede la valutazione e a quello che da quella valutazione deriva. Questo ci dice tante cose:
1) abbiamo qui dei ragazzi che come sempre svalutiamo ma che sono più "maturi", cioè dotati di capacità critica e di assumersi responsabilità, rispetto a quanto siamo disponibili a riconoscere loro, anche se questi sono disposti a rimetterci o ad entrare nell'occhio del ciclone;
2) abbiamo una parte degli adulti, anche nella classe dirigente, incapace o senza alcuna volontà di mettere in discussione lo status quo, e disponibilissima al dileggio della critica al posto del confronto, quando non è direttamente desiderosa di censura ("in futuro li bocceremo direttamente"). La cosa peggiore è che questa parte di adulti inneggia allo spirito critico purché la critica si realizzi nella forma della loro celebrazione;
3) in ultimo la gran parte degli adulti è a) disinteressata o indifferente a quanto avviene o segnalano i giovani o b) si ritiene ontologicamente superiore ai giovani di oggi e per tanto ne desidera l'umiliazione ("come lo abbiamo fatto noi...") anche se magari non è poi disponibile a dirlo in maniera così onesta e meno ipocrita;
4) dal punto di vista linguistico e retorico la gran parte degli adulti non è in grado di riconoscere quando, sul piano argomentativo, chi parla o scrive la raggira facendo appello alle sue emozioni più becere anziché portarla a ragionare sulle cose e sui fatti.

Ancora. Durante il biennio rosso Gramsci lodò gli operai della FIAT che smettevano la loro protesta perché nessuno ha diritto di sentirsi moralmente superiore a qualcuno che ha rivendicato i suoi diritti ma, realisticamente, lo ha fatto e lo fa tenendo a mente la sostenibilità economica e sociale per se stesso della propria azione. Intanto quegli operai la lotta l'avevano fatta, i tanti loro giudici li guardavano dall'alto in basso o a partire da un piedistallo su cui erano stati messi per diritto ereditato (i borghesi) o con sguardo miope, gli altri operai, senza accorgersi che, comunque, con la loro azione quelli della FIAT avevano reclamato diritti o alimentato il dibattito anche per loro. Mutatis mutandis, non mi pare che qui ci troviamo in una situazione troppo diversa. Chi li accusa lo fa perché tanto è già dietro il banco dei giudici, e spesso senza nessuna competenza o merito, il più delle volte in maniera acritica o miope.

Non penso né pretendo che questi studenti abbiano dietro chissà quale ragionamento kantiano, o persino che abbiano ragione. Non mi piace l'atteggiamento moralistico o paternalistico di chi sta sminuendo la protesta evitando di entrare nel merito. Se dietro c'è davvero così poco, lo si confuti, se è così vacua questa lamentela non ci vorranno più di due minuti. Ma se la confutazione è "non c'è nulla da confutare perché sono dei bambini viziati" quella non è una confutazione, è un attacco ad hominem.

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