1) abbiamo qui dei ragazzi che come sempre svalutiamo ma che sono più "maturi", cioè dotati di capacità critica e di assumersi responsabilità, rispetto a quanto siamo disponibili a riconoscere loro, anche se questi sono disposti a rimetterci o ad entrare nell'occhio del ciclone;
2) abbiamo una parte degli adulti, anche nella classe dirigente, incapace o senza alcuna volontà di mettere in discussione lo status quo, e disponibilissima al dileggio della critica al posto del confronto, quando non è direttamente desiderosa di censura ("in futuro li bocceremo direttamente"). La cosa peggiore è che questa parte di adulti inneggia allo spirito critico purché la critica si realizzi nella forma della loro celebrazione;
3) in ultimo la gran parte degli adulti è a) disinteressata o indifferente a quanto avviene o segnalano i giovani o b) si ritiene ontologicamente superiore ai giovani di oggi e per tanto ne desidera l'umiliazione ("come lo abbiamo fatto noi...") anche se magari non è poi disponibile a dirlo in maniera così onesta e meno ipocrita;
4) dal punto di vista linguistico e retorico la gran parte degli adulti non è in grado di riconoscere quando, sul piano argomentativo, chi parla o scrive la raggira facendo appello alle sue emozioni più becere anziché portarla a ragionare sulle cose e sui fatti.
Ancora. Durante il biennio rosso Gramsci lodò gli operai della FIAT che smettevano la loro protesta perché nessuno ha diritto di sentirsi moralmente superiore a qualcuno che ha rivendicato i suoi diritti ma, realisticamente, lo ha fatto e lo fa tenendo a mente la sostenibilità economica e sociale per se stesso della propria azione. Intanto quegli operai la lotta l'avevano fatta, i tanti loro giudici li guardavano dall'alto in basso o a partire da un piedistallo su cui erano stati messi per diritto ereditato (i borghesi) o con sguardo miope, gli altri operai, senza accorgersi che, comunque, con la loro azione quelli della FIAT avevano reclamato diritti o alimentato il dibattito anche per loro. Mutatis mutandis, non mi pare che qui ci troviamo in una situazione troppo diversa. Chi li accusa lo fa perché tanto è già dietro il banco dei giudici, e spesso senza nessuna competenza o merito, il più delle volte in maniera acritica o miope.
Non penso né pretendo che questi studenti abbiano dietro chissà quale ragionamento kantiano, o persino che abbiano ragione. Non mi piace l'atteggiamento moralistico o paternalistico di chi sta sminuendo la protesta evitando di entrare nel merito. Se dietro c'è davvero così poco, lo si confuti, se è così vacua questa lamentela non ci vorranno più di due minuti. Ma se la confutazione è "non c'è nulla da confutare perché sono dei bambini viziati" quella non è una confutazione, è un attacco ad hominem.
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