Aaron Sorkin è uno dei più celebrati sceneggiatori e registi americani contemporanei. La sua penna brillante ha firmato capolavori come The West Wing, The Social Network e The Newsroom, opere in cui il ritmo serrato dei dialoghi e la complessità delle tematiche politiche si fondono in narrazioni intellettualmente stimolanti. Eppure, in Italia, la sua fortuna è rimasta confinata a una nicchia di appassionati.
Perché le opere di Sorkin faticano a conquistare il grande pubblico italiano? La risposta si articola su più livelli: culturale, stilistico e distributivo.
Un successo limitato dalla programmazione
La programmazione televisiva italiana ha sempre trattato Sorkin come un autore per intenditori. Un esempio significativo è The Newsroom, trasmesso su Rai Tre in seconda serata. Una collocazione che, pur riconoscendo il valore della serie, l'ha destinata a una platea ristretta. Allo stesso modo, Il processo ai Chicago 7, distribuito su Netflix e in poche sale cinematografiche, non ha avuto un impatto paragonabile a quello di altri film più "popolari".
Uno stile che divide
La critica italiana si è spesso divisa davanti alle opere di Sorkin. Alcuni lodano la forza dei suoi racconti; altri lo accusano di semplificare temi complessi e di costruire narrazioni troppo scolpite tra "buoni" e "cattivi". Questa polarizzazione riflette una difficoltà più generale: lo spettatore italiano medio può trovarsi spiazzato di fronte a dialoghi rapidissimi, ricchi di riferimenti culturali americani, che richiedono attenzione e familiarità con un contesto lontano dal nostro.
Le innovazioni tecniche e lo stile inconfondibile
Parte del fascino — e della difficoltà — delle opere di Sorkin risiede nelle sue innovazioni stilistiche. Celebre è il suo uso del walk and talk: lunghe scene di dialogo in movimento, in cui i personaggi discutono camminando nei corridoi di redazioni, tribunali o centri di potere. Questo espediente dà ritmo e dinamicità anche a conversazioni dense e complesse, mantenendo alta la tensione narrativa.
Altro elemento distintivo è l'abilità nel costruire dialoghi serrati, quasi musicali, in cui le battute si incalzano a un ritmo sostenuto, sfidando l'attenzione dello spettatore. Sorkin predilige inoltre storie corali, popolate da ensemble di personaggi brillanti e imperfetti, in cui la forza del gruppo è sempre centrale rispetto alla singola individualità.
A questi aspetti si aggiunge una scrittura che mescola ironia, idealismo e disincanto, capace di trattare grandi temi civili senza mai rinunciare a una certa leggerezza di tono. Una combinazione che, sebbene adorata da molti, richiede allo spettatore un coinvolgimento attivo, forse meno spontaneo per chi è abituato a narrazioni più lineari e immediate.
Barriere culturali e narrative
Sorkin racconta l'America. E la racconta attraverso temi come la libertà di stampa, il dibattito politico, la protesta civile: tutti argomenti che, pur avendo risonanza globale, si radicano profondamente nella storia e nella sensibilità statunitense. L’approccio di Sorkin, inoltre, non rinuncia mai alla complessità morale dei suoi personaggi, talvolta a scapito di un’immediatezza narrativa più gradita a un pubblico generalista.
Un caso emblematico è il film Steve Jobs, accolto freddamente al botteghino sia in patria che all’estero: troppo cerebrale e sofisticato per il grande pubblico, nonostante il fascino della figura di Jobs.
Un autore di culto
Nonostante tutto, in Italia Sorkin ha trovato un suo pubblico: cinefili, appassionati di politica e di serie TV di qualità, che ne apprezzano il coraggio e la profondità. L'uscita recente del saggio Aaron Sorkin. Il potere della parola di Umberto Mentana testimonia come il suo lavoro continui a suscitare interesse intellettuale.
Aaron Sorkin resta così una presenza importante ma laterale nel panorama culturale italiano: un autore di culto più che una star di massa. In un'epoca dominata dalla ricerca di gratificazioni immediate, la sua scrittura esigente rappresenta, per chi la sa cogliere, un'esperienza narrativa rara e preziosa.
(Post elaborato con l'aiuto di ChatGPT e Perplexity)






