lunedì 31 marzo 2025

Considerazioni a margine di un anno da formatore sull'IA a scuola


Durante quest'anno scolastico ho tenuto e sto tenendo tre corsi di formazione sull'uso dell'IA a scuola, oltre a due webinar per l'AICC. Quelle che seguono sono delle considerazioni che vengono fuori da diverse letture e dalla riflessione sulle richieste e le domande che mi sono state poste durante questa esperienza da formatore. 
Occorre non avere a prescindere paura dell'IA, ma trattarla come lo strumento che è, senza darle una veste antropomorfa ma conoscendone le caratteristiche. Ecco che allora sembrano utili categorizzazioni dell'atto cognitivo prodotto con l'IA e tramite l'IA, definito come atto cognitivo midtended, a metà tra l'atto cognitivo intenzionale (quello frutto della pura riflessione del cervello, per tagliarla semplice) e l'atto cognitivo esteso che si realizza tramite il nostro corpo o strumenti che adoperiamo. L'IA è uno strumento, ma è uno strumento che appare dialogare con noi, come negli atti cognitivi sociali, ma il suo dialogo è a sua volta frutto di una programmazione e di un addestramento pensati alla realizzazione dello strumento. Come sostiene Floridi, che propone per l'IA la definizione di Agenzia Artificiale, questa tecnologia manca di coscienza e degli stati mentali propri dell'intelligenza umana, con cui quindi è sbagliato confrontarla.
Nel discutere di IA nell'educazione, almeno per il momento mi pare che la posizione più lucida sia quella espressa da Trinchero che parla di tre paradigmi, tra i quali solo gli ultimi due realmente interessanti da un punto di vista pedagogico e didattico. Trinchero parla di un uso dell'IA come fonte, acritico e quindi pericoloso perché soggetto a bias, allineamento e allucinazioni dell'agente artificiale; il secondo paradigma, costoso dal punto di vista del docente ma funzionale dal punto di vista dello studente, è quello dell'IA addestrata da chi predispone l'attività didattica, che diventa guida e tutor degli studenti attraverso il dialogo. Se questo modello risulta funzionale, appare però rischioso nel confermare gli studenti nella visione di una IA come fonte oracolare e affidabile. Il terzo paradigma è quello più sfidante: vede gli studenti che apprendono assieme ad un'IA che apprende con loro. Agli studenti il compito di validare quanto detto dall'IA, metterla in crisi, verificarne le fonti, correggerla ed evidenziarne bias e limiti. Il terzo paradigma, quello critico, è quello che appare potenzialmente più interessante e fondato, utile alla didattica e allo sviluppo cognitivo dei nostri alunni. 

L'IA a scuola si può introdurre per fare tante cose: velocizzare processi burocratici o ripetitivi, alleggerire il carico di lavoro dei docenti e del personale scolastico in genere, infine, ma forse soprattutto, per un uso metacognitivo, riflessivo e critico in aula con gli studenti. Puntare, nella formazione con i docenti, solo sui primi due usi vuol dire stabilire che, anche questa volta, la scuola italiana dovrà rimanere al palo sull'educazione dei discenti per occuparsi solo dei prof.




Barandiaran, X.E., Pérez-Verdugo, M. Generative midtended cognition and Artificial Intelligence: thinging with thinging things. Synthese 205, 137 (2025). https://doi.org/10.1007/s11229-025-04961-4

Floridi, L. (2023). AI as Agency Without Intelligence: on ChatGPT, Large Language Models, and Other Generative Models. Philosophy and Technology, 36(1). https://doi.org/10.1007/S13347-023-00621-Y

Trinchero, R. (2025). Usi intelligenti dell’intelligenza artificiale. Il man-with-the-machine learning. Journal of Educational, Cultural and Psychological Studies (ECPS Journal), 30. https://doi.org/10.7358/ecps-2024-030-trir

domenica 30 marzo 2025

lunedì 17 marzo 2025

La scuola contemporanea, le commissioni passatiste e i fuffologi alla Galimberti


Davvero, chi pensa di poter parlare di scuola alla luce della propria esperienza personale come studente, di magari trenta, quaranta o cinquant'anni fa, dovrebbe avere l'umiltà per capire che insegnare oggi è totalmente diverso da quanto si faceva anche solo alla fine del XX secolo. 
Intanto perché il mondo oggi è diverso: un po' di date, 1993 (data simbolo negli USA) e 1999 in Italia, sono due spartiacque, è il momento in cui internet diventa di larga diffusione. Oggi l'aula è iperconnessa, vuoi per gli strumenti che adoperiamo, come le LIM, i pc, magari anche i visori per realtà virutale o aumentata, vuoi per gli strumenti che vorrebbero bandire o vorremmo orientare verso l'apprendimento, tablet e smartphone per non fare nomi. 
Ancora: la legge 170 del 2010 ha finalmente riconosciuto l'esistenza e il diritto allo studio a quella platea di student* con bisogni educativi speciali che prima, con arroganza (Galmberti docet) non volevamo vedere ed espellevamo dalla scuola (vabbè, in realtà lo si fa ancora, ma con più pudore).
Ancora: il picco migratorio nel 2012 e il declino demografico dal 2014 hanno modificato profondamente la platea degli studenti italiani, oggi molto più composita.
Ancora: 2019, il Covid, la pandemia, la scoperta, a  volte riscoperta, di pratiche didattiche diverse, comunitarie; si è iniziato a discutere di benessere degli studenti a scuola, della scuola come pratica comunitaria e socializzante; si discute persino dell'autorevolezza e del valore degli insegnanti in una società che campa ancora dello stereotipo per cui "chi sa, fa, chi non sa, insegna".
Ancora: 2022, ChatGPT, le AI e il mondo della scuola che è in prima linea per cercare di capire come addomesticare il drago.
L'aula ora si modifica, o ci si sposta d'aula; la lezione frontale è sempre più sostituita da pratiche di apprendimento attivo (a volte ben orchestrate, a volte buttate lì alla rinfusa, va detto). Si discute del valore della valutazione, dell'utilità del voto; si dibatte, in maniera competitiva o collaborativa; gli insegnanti si formano di più, vanno in Erasmus, si strutturano; si discute di didattica molto di più di quanto emerge fuori dalla scuola, si discute di tempo a scuola e del dare valore al tempo.

Per tutto ciò il carrozzone massmediatico della discussione sulla scuola, con il suo corollario di commissioni ministeriali passatiste che pensano di poter rifondare la scuola ottocentesca, finisce per essere lontano dalla realtà scolastica che dipinge, anzi contribuisce a renderla più confusa, distorta, irosa; non ne facilita il funzionamento, ma rendendolo opaco e caotico alimenta lo stereotipo su cui quella comunicazione si fonda e che permette ai fuffologi di vendere la propria incompetenza come autorevole guida.

domenica 2 marzo 2025

Iniziando a pensare alle alternative ai social che appoggiano le politiche di Trump

Per chi si chiedesse come fare ad allontanarsi dai social network dei broligarchi di Trump, un po' di alternative:


1. Friendica, la cosa più simile a Facebook, che in realtà è una sorta di contenitore open source a cui si possono appoggiare progetti locali. Il progetto italiano più avanzato che usa Friendica è Poliverso. Ancora non possiede una vera e propria app dedicata per dispositivi mobili e, va detto, l'esperienza per l'utente medio che viene da Facebook non è altrettanto intuitiva. Per certi versi anzi sembrerebbe di essere tornati a Myspace (cosa che, magari non è poi così malvagia).

2. Mastodon, con sede legale in Germania, ha un'interfaccia grafica e un'impostazione più simile all'ex Twitter. Anche Mastodon funziona su server locali: quello più frequentato dagli italiani è Mastodon.uno. Ugualmente, come per Friendica, una volta che ci si è registrati su un server locale si può tranquillamente interagire anche con altri server e utenti che vengono da altre comunità.

3. Pixelfed, valida alternativa ad Instagram. Si appoggia sugli stessi server di Mastodon, per cui ci si può loggare con lo stesso account.

4. Bluesky, alternativa a X/Twitter, ancora più attento di Mastodon alla moderazione dei contenuti. Ha sede legale a Seattle ma non ha a che fare con le grande compagnie tecnologiche, e l'azienda che lo gestisce si considera decentralizzata e non specificamente americana.

The Pitt, R. Scott Gemmill

The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....