Gli animali della fattoria si scontreranno dapprima con gli uomini, ma alla fine Napoleone verrà a patti con gli ex nemici giurati. Ecco che i maiali saranno sempre più simili agli uomini, tanto che agli altri animali, ormai a tutti gli effetti dei sudditi, sarà difficile notare la differenza.
Dietro la metafora della fattoria, Orwell qui racconta l'"epopea" della Rivoluzione russa, dall'ispirazione di Lenin all'ascesa e al contrasto tra Trotsky e Stalin, con la vittoria di quest'ultimo e la sua imposizione di un regime dittatoriale. Osserviamo quindi il clima di terrore e di sospetto, le purghe fra gli stessi maiali/comunisti, il tentativo di accordo con la Germania hitleriana e il successivo conflitto. Infine la vittoria russa, raggiunta a costo di perdite disumane.
Solitamente si osserva in questo libro la satira della rivoluzione russa. Eppure alcuni fra gli animali, pur stupidamente innocenti, mantengono la propria purezza e integrità per tutta la durata della storia, e certo gli ideali professati dal Maggiore sono tutt'altro che non condivisibili. Emerge invece un altro aspetto: la decadenza della rivoluzione porta i suoi leader, infine, ad essere come coloro da cui ci si era liberati; i maiali diventano uomini, ma anche fosse il contrario, siamo sicuri che questa metafora sia la celebrazione del capitalismo di fronte al fallimento del sogno rivoluzionario comunista?
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