domenica 31 maggio 2015

Serata supereroi, serata relax



Certe sere, soprattutto queste sere in cui l'attenzione è sempre puntata sulla riforma della scuola, su cui progetto di tornare in maniera compiuta, un po' di distrazione fa bene.
Così in questi giorni sono riuscito finalmente a vedere le ultime puntate di The Newsroom, grande serie, davvero, una delle migliori che io abbia mai visto, anche se il finale è un po' tirato via. Dopodiché con la mia signora abbiamo iniziato a vedere Daredevil, la serie prodotta da Netflix. Pare qualcosa di carino, girata bene anche se con due soldi. Si capisce perché la Marvel ci tenga a poter usare in futuro il personaggio nei suoi film.
Infine la serata si è conclusa con Il ritorno del cavaliere oscuro, tutto sommato il più noioso dei tre film recenti, davvero noioso, una brutta conclusione per una bella saga, impreziosita da un secondo film davvero spettacolare. Infine abbiamo visto I guardiani della galassia, un film che si discosta dai classici film Marvel per quanto riguarda l'ambientazione, non il tono spesso autoironico.
Insomma una stata relax e zero neuroni..


lunedì 25 maggio 2015

Di cosa parliamo quando parliamo di revisionismo storico



Cosa notate di strano in questi due manifesti? Nulla? Guardateli bene. 24 Maggio 1915, la data d'ingresso dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale. Una data storica, certo, conosciuta da tutti o quasi, anche grazie alla famosissima canzone La canzone del Piave. E tuttavia? Tuttavia questo manifesto rovescia ciò che realmente accadde 100 anni fa. Il 24 Maggio 1915 infatti, dopo trattative segrete, l'Italia entrava in guerra tradendo un'alleanza ormai decennale con uno stato, l'Austria, mai sentito realmente vicino. Eppure di alleato si trattava. Trattati segreti portarono una minoranza interventista a prevalere sulla maggioranza pacifista del paese, capitanata da un Giolitti in declino che, per non farsi sfiancare da un Parlamento conservatore, preferì rinunciare all'incarico di governo anziché portare alle estreme conseguenze la sua guida del fronte anti interventista.
E così un'Italia in balia della retorica dei D'Annunzio e dei Mussolini, nonché dei grandi capitani di industria che prevedevano ricchi guadagni nell'economia di guerra, cominciò le ostilità contro l'Austria. Un regalo all'Inghilterra, alla Francia e alla Russia, da cui si sperava di ottenere ricchi compensi in cambio del voltafaccia.
E così l'Italia entrò in guerra, tradendo i patti.
Ma non è questo il punto.
Il punto è che il 24 Maggio 1915 l'invasore straniero eravamo noi. Era l'Italia che dichiarava guerra all'Austria invadendone i territori. Si dirà, erano territori, quelli del Friuli, formalmente austriaci ma di fatto italiani. Certo, ma anche no, visto che Trieste era il maggior porto dell'impero austriaco, una delle sue maggiori città, una città ricca di legami linguistici e culturali con il mondo slavo e con quello germanico. Insomma, non si fa la storia applicando a ciò che veniva prima le conseguenze di ciò che avverrà dopo.
Insomma, il 24 Maggio 1915 lo straniero invasore eravamo noi. È brutto dircelo, forse. All'epoca chi fece quella guerra non la pensava così, pensava di redimere terre ancora sottomesse ad un altro stato. Gli renderemmo molto più onore e merito se la nostra storia ce la raccontassimo davvero, non nascondendola dietro slogan buoni solo per le felpe e le campagne elettorali. 24 Maggio 1915, passa lo straniero, eccome.

mercoledì 6 maggio 2015

La rincorsa al cambiamento per il cambiamento



Che quello di Matteo Renzi non sia un governo di sinistra, credo sia ormai chiaro a chiunque. Che sia di destra, o di centro, tutto ciò se vogliamo è ancora discutibile. Una cosa che invece è ineccepibile è che il governo Renzi ha fatto del cambiamento un valore. Un valore a prescindere, un valore di per sé, senza mai entrare nel merito della qualità del cambiamento.
Meglio il cambiamento della palude, dice il Renzi. Sicuro? Se vuoi passiamo dalla palude alla Fossa delle Marianne, e poi ne riparliamo.
Il cambiamento per il cambiamento, meglio sbagliare che non agire. Dillo al malato in coma e con un tumore ad una gamba, tu non sai quale sia la gamba e amputi ad occhio? E al risveglio del paziente, se hai sbagliato gamba, cosa gli racconti?
Il Jobs Act è stato approvato sulla base di questo principio, il cambiamento per il cambiamento. Il risultato è una legge pastrocchio che cancella dei diritti senza aver apportato dei reali vantaggi. Ma mai entrare nel merito, non è nella nostra cultura, sicuramente non è nella cultura di governo di Renzi. Intanto il principio della deroga a dei diritti, magari costituzionali, è passata, e come ben sappiamo, una volta che un simbolo entra nell'immaginario collettivo, è difficilissimo cancellarlo: lo si applicherà sempre, ad ogni settore.
La stessa cosa è avvenuta con l'Italicum: una legge le cui somiglianze, sia nel dettato della legge che nell'iter parlamentare, con la legge Acerbo di epoca mussoliniana sono tanto evidenti quanto inquietanti. Ma ciò che occorre è il cambiamento, in quanto tale, difeso per slogan e frasi fatte. Questo paese ha bisogno di cambiare: sì, ma come? Perdendo diritti? Perdendo rappresentatività? Perdendo libertà?
Sul DDL La Buona Scuola Renzi tenta oggi di applicare lo stesso metodo, compiacere il pubblico di non competenti con luoghi comuni sul cambiamento. La scuola ha dei limiti? Ciò che occorre è il cambiamento? C'è un problema di reclutamento (risolvibile rafforzando il sistema dell'ispettorato)? Gli ispettori non sono abbastanza visibili, il grande pubblico non sa neanche che esistano, meglio che la gente si possa compiacere nel pensiero che il dirigente, non si sa bene perché, visto che non ha contrappesi, sceglierà sempre il meglio per i loro figli. Nel paese più corrotto d'Europa. In deroga agli articoli 33 e 97 della Costituzione. Le deroghe ai diritti e alle leggi, nel governo Renzi, ricorrono sempre. E ha ragione chi dice che se l'avesse fatto Berlusconi saremmo alle barricate.
Ma Berlusconi era diverso. il cambiamento di Berlusconi era funzionale ad altro: la sparo enorme per ottenere qualcosina, il minimo. Qui no, con Renzi si cambia, perché a Renzi, per governare, il minimo non serve, non è visibile; a Renzi serve sempre il massimo, il cambiamento più grande possibile, quello che è talmente ernorme da poter dire "vedete, io sto cambiando tutto". Ancora il cambiamento come valore.
Per questo motivo Renzi non si fermerà sulla scuola, non può. Sarebbe il suo fallimento, il primo. Andrà a testa bassa come un ariete. E buona pace.
In un paese normale, con un governo normale, un ministro che definisce squadristi e abulici i suoi dipendenti, un ministro sotto il cui dicastero si svolge il più imponente sciopero di settore, con un'adesione che raggiunge l'ottanta per cento dei dipendenti, 800.000 dipendenti in totale, in un paese normale salterebbero teste, ci si farebbe indietro. Invece qui non si può, perché quello non sarebbe il cambiamento funzionale alla linea di Renzi. E questo è un enorme problema per la democrazia


The Pitt, R. Scott Gemmill

The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....