martedì 26 giugno 2012

Comma 22, Joseph Heller


Articolo 12, Comma 21
«L'unico motivo valido per chiedere il congedo dal fronte è la pazzia.»
Articolo 12, Comma 22
«Chiunque chieda il congedo dal fronte non è pazzo.»

Yossarian è un capitano dell'aeronautica militare americana durante la Seconda Guerra Mondiale, intento a cercare di completare il numero di missioni previste per poter tornare al più presto a casa. Attorno a lui altri aviatori, tutti i suoi compagni, l'uno più folle dell'altro, mentre lui cerca invano di essere dichiarato pazzo per poter scappare via dalla follia della guerra lungo le sponde dell'Italia.
Un libro condito di genio, ironia, assurdo e spirito antimilitarista. Del nemico non c'è che l'ombra, il nemico vero sta nella propaganda e nei valori in cui comunemente si crede senza porsi domande. Ecco che spirito patriottico, onore, coraggio, i valori dei ben pensanti ricevono una brusca frustata da questo libro che apre la stagione del Postmodernismo americano, assolutamente consigliato.

Non c'è solo Formigoni, abbiamo un altro Lombardo da cui guardarci

Così, giusto perché essere bombardato ogni giorno dalle notizie su Formigoni e i suoi scandali è un po' stancante, vi ricordo che in giro abbiamo altri presidenti di regione quanto meno degni del presidentissimo della Lombardia. Uno su tutti è il perennemente dimissionario Raffaele Lombardo, leader del Movimento Per le Autonomie nonché presidente della regione Sicilia. Sì, lo so, Sicilia non è Italia, ce lo ricorda anche il cartello a Villa San Giovanni che introduce i viaggiatori provenienti dalla Sicilia al Belpaese. Però, anche solo perché la Sicilia sarebbe, in potenza, una delle regioni più ricche d'Italia, mentre è già ora uno dei più grandi bacini a cui attingere per regolare la vita politica con il più classico dei sistemi clientelari, ecco, per tutto questo, ricordare che Raffaele Lombardo, così come il suo predecessore Totò Cuffaro, è inquisito per concorso esterno in organizzazione mafiosa e che, per carità, ha tutto il diritto di difendersi ma magari permettendo a qualcun altro di guidare una regione allo sbando, per tutto questo mi sembra un dovere scrivere questo post. E di certo la sintassi di questo breve articolo sarà pesante e contorta, ma non lo sarà mai quanto la cappa di omertà e menefreghismo che sui media e nella mentalità comune aleggia sulla vita politica siciliana.

Ps. Lombardo e le sue clientele sono ovviamente solo la punta di un iceberg che coinvolge politica e malaffare, mafia compresa: ci sarebbe da scoperchiare tutto un sistema e la crescita spasmodica di un partito, l'MPA, a cui ben presto si sono andati a legare tutti i politicanti di lungo corso e avveduti su come girano le cose in Sicilia, e qualcosa anche questo vorrà pur dire...

sabato 23 giugno 2012

I nuovi potenti e le masse secondo Bauman

La mobilità acquisita dagli investitori - coloro che cioè di-spongono di capitali, del denaro per investire - è emblematica della nuova divaricazione tra potere e obblighi sociali, una cesura senza precedenti nella storia perché i potenti si sot-traggono radicalmente a ogni vincolo: sono svaniti i doveri nei confronti non solo dei dipendenti, ma dei giovani e dei più de-boli, delle generazioni che verranno e delle condizioni stesse che assicurano la vita di tutti noi; per dirla in breve, tutto ciò significa libertà dal dovere di contribuire alla vita quotidiana e al perpetuarsi della comunità civile.


Zygmunt Bauman, Dentro la globalizzazione

Calmandrei e la difesa della scuola pubblica

venerdì 22 giugno 2012

Piccolo dialogo sopra i miei due massimi sistemi

Carissimo lettore, questo dialoghetto non è altro che una burla, uno scherzo, ma mica tanto. È davvero una burla, perché non posso non considerare ormai che uno scherzo il dover ripetere le stesse affermazioni, volta dopo volta, per fare ascoltare coloro che da queste orecchie non vogliono sentire.

Personaggi

Simplicio, Salviati

Simplicio: Da che mondo è mondo, è sempre stato impossibile non pensare la presenza di un Dio che di tutto è stato artefice, che tutto ha forgiato a sua immagine e somiglianza. Insomma, da che mondo è mondo, l'uomo non ha potuto fare a meno dell'idea di Dio, ingenerata nell'uomo stesso.

Salviati: Mio caro Simplicio, ascolto sempre con grande ammirazione le tue argomentazioni, e tuttavia non posso, di volta in volta, non trovarle fallaci. In particolare non riesco a capire perché l'idea di un dio, un qualsiasi dio, dovrebbe per forza accompagnare, come un'ombra o un fantasma, il cammino dell'uomo-

Simplicio: perché l'uomo ha per sua natura bisogno della presenza di Dio, senza di Dio tutto ciò che lo circonda non avrebbe senso, non avrebbe una prospettiva.

Salviati: mio caro, io non riesco a capire questa tua affermazione. Perché il mondo non dovrebbe avere senso senza un dio? E non ti sembra che in questo modo, parlando di un Dio, tu non stia escludendo senza valide argomentazioni la presenza di altre possibili divinità? Quali sono le tue argomentazioni?

Simplicio: Salviati, noi siamo uomini evoluti, non possiamo credere, noi che siamo uomini civili, che il dio si nasconda, quasi un bambino, in tutte le cose come spiritelli e giochi di siffatto genere. Noi siamo uomini di ingegno, noi possiamo solo credere in un Dio che sia più grande, che sia la nostra provvidenza.

Salviati: proprio la tua argomentazione potrebbe essere rivolta contro il tuo dio. Noi siamo uomini evoluti, perché dovremmo credere in un dio che non si vede né si sente, che non parla se non tramite la nostra immaginazione e le voci di sacerdoti che, senza prove, dicono di esserne portavoce? Ma tuttavia non è questo ora il nostro problema. Invece dimmi, cosa intendi per provvidenza?

Simplicio: La vera prova del nostro essere tutti figli di Dio, lo scopo che dà un senso al nostro agire, quel fine superiore che solo dà senso al nostro essere forgiati come gli esseri superiori.

Salviati: Che noi si sia gli esseri superiori siamo noi stessi a dirlo, non credo che le mosche, per esempio, ben più numerose e diffuse di noi, sarebbero d'accordo. E poi, qual è questa provvidenza, qual è questo fine superiore che ci spinge? Io nel mio volgermi intorno vedo solo casualità.

Simplicio: la provvidenza non è visibile all'uomo, sta solo nella mente di Dio, noi possiamo solo seguirne gli oscuri cammini.

Salviati: quindi concordi con me che anche in questo caso dobbiamo credere in qualcosa che non si vede, non si sente, non è probabile né sperimentabile. E cosa esclude che quei fatti che io, a posteriori, vedo associati fra di loro, non siano altro che la mia libera associazione di fatti casuali in un mondo di casualità che io non prendo in considerazione?

Simplicio: un mondo di questo tipo sarebbe solo dolore, caos, non davvero qualcosa di degno per l'uomo.

Salviati: che non sia degno dell'uomo è giudizio dell'uomo stesso, e questa non è un'argomentazione valida. Mi sembra, dal nostro breve dialogo, che tutte le argomentazioni da te addotte non facciano altro che confermare il mio ateismo.

Simplicio: ma proprio in questo tu mi dai ragione, perché nel tuo ateismo vuol dire che sei in cerca, e nella tua ricerca, nel negare l'esistenza di dio, l'affermi tu stesso.

Salviati: Anche questa, mio caro, non è un'argomentazione valida. In logica un'affermazione afferma e una negazione nega: nel mio negare io nego, non affermo, e la ricerca di una verità non è automaticamente la validazione di una verità già posta. Se io fossi copernicano, non affermerei la realtà dei principi tolemaici con la semplice ricerca su di essi o, addirittura, negandoli, tutt'altro. La tua argomentazione, a ben vedere, mi sembra molto di più autoassolutoria, un modo che tu stesso adoperi per negare che qualcuno possa pensare diversamente da te. Ma non pensiamoci più, Simplicio. Io non ho la pretesa di convincerti, mi basta che tu rispetti la mia libertà di dirmi e credermi ateo, senza dover per questo tu pensare che io sia e non sia ad un tempo. Queste speculazioni lasciamole ai filosofi, a noi basti di andare a ballare con quelle donzellette che vedo laggiù al tavolo. E se tu ne preferirai una morigerata del tuo Dio, così sia; a me basterà una donna che abbia un po' di sale in zucca e un cervello, seppur piccolo, per tentare di discernere.


Fabrizio De Andrè, La guerra di Piero

 

giovedì 21 giugno 2012

La Malibu Comics e la fine immeritata di ottimi personaggi

C'era una volta la Malibu Comics, realtà nata negli anni 90 dall'unione di tante fervide menti che avevano deciso di creare un universo supereroistico fresco e alternativo rispetto a quelli classici di Marvel e DC Comics.
 
Nacque così l'Ultraverse, condito di tanti bei personaggi quali gli Strangers, Hardcase, gli Exiles, Prime, Mantra, l'Ultraforce, Solitaire, The NIght Man, Rune. Tante belle idee, alcune ben sviluppate davvero, altre mediocremente, ma che sicuramente tanto avevano ancora da dare al panorama fumettistico americano.
Giunse però il fallimento, nel 1994, e di tutto quel patrimonio di personaggi non rimasero che le briciole, poche idee sviluppate dalla Marvel, tentando di metabolizzare i personaggi appena acquistati nel proprio universo, con scarsissimo successo.
Ciclicamente si legge in rete di qualche benemerito che vorrebbe riportare in vita quell'universo o quanto meno qualche personaggio, ma di volta in volta problemi di licenze impediscono la riesumazione di tante buone idee.
Ed è davvero un peccato, perché di quei personaggi, per svecchiare un po' il panorama, ce ne sarebbe pure bisogno.

Justice League of America

I miei lettori sanno che di tanto in tanto mi riaffaccio sempre con molto piacere sul mondo dei fumetti: proprio per questo in questi giorni mi sto dedicando, direi con soddisfazione, alla lettura della nuova versione della Justice League of America, pubblicata dalla DC Comics. Per chi non la conoscesse, la Justice League of America non è altro che il gruppo di supereroi più famosi e potenti del parco DC Comics, ovvero Superman, Batman, Green Lantern, Wonder Woman, The Flash e Acquaman ( la cui utilità è da sempre ignota ai più)


Oltre ai personaggi citati sopra, ruotano intorno a questo gruppo tutta una serie di personaggi minori, anche piuttosto interessanti, quali Martian Manhunter e Capitan Marvel. Insomma, si tratta di materiale di ottima qualità su cui lavorare, in un certo senso il corrispettivo dei Vendicatori di casa Marvel.
Ebbene, questa rilettura cominciata nel 2011 mi sta lasciando piacevolmente sorpreso. Pur nei limiti di una narrazione a fumetti, i personaggi sono ben tratteggiati e ciò che emerge sono soprattutto i rapporti umani, incentrati sull'ironia. Superman è a tutti gli effetti un alieno, tanto potente quanto alienato rispetto agli altri personaggi; The Flash e e Green Lantern sembrano delle macchiette comiche nel loro spalleggiarsi a vicenda, Batman è a tutti gli effetti la mente del gruppo. Casi a parte sono Wonder Woman, bela, violenta e irraggiungibile, e Acquaman, di cui davvero non si capiscono utilità e poteri. 
Insomma una lettura consigliata per gli amanti del fumetto supereroistico, e poi i primi numeri sono disegnati da Jim Lee...


lunedì 18 giugno 2012

Quer pasticciaccio brutto de le prove INVALSI

Oggi, giorno 18 Giugno 2012, come previsto, i miei alunni si sono ritrovati ad affrontare l'ultima prova dell'esame di terza media, la tanto temuta prova nazionale INVALSI. Temuta sia da loro che da me e dai miei colleghi, per tutta una serie di motivi: ansia da prestazione, paura di compromettere l'esame, la preoccupazione per la comparsa di parti del programma che, per motivi dei più diversi, non si son potuti affrontare.

La prova INVALSI è, agli occhi dei docenti, la prova d'esame che serve a segare le gambe degli alunni e a costringere poi ad improbabili aartifici durante l'orale per salvare il salvabile. Perché, è inutile chhe si ci giri intorno, tutti sappiamo che i docenti, complici delle circolari quanto meno ambigue e le pressioni che provengono dall'esterno, sono costretti ai salti mortali per fare uscire dalle scuole quanti più promossi posssibili, come se scuola dell'obbligo sia sinonimo di obbligo d'avere un titolo di studi, meritato oppure no.

Proprio ieri Lettera43 pubblicava un bellissimo articolo sul merito nella scuola e sulla necessità di rippristinare il rigore e il valore della bocciatura come metodo per permettere ai ragazzi di maturare. Sarebbe un tema complesso e lungo da trattare, ma basti pensare che, come tutti sanno e fan finta di non sapere, dato che le circolari ministeriali parlano di ammissione agli esami con tutte sufficienze, i docenti sono costretti ad alzare i propri voti da insufficienze anche gravi al sei se il voto del consiglio di classe è a maggioranza per l'ammissione agli esami, con buona pace di un sacrosanto quattro preso per il totale rifiuto di una materia da parte di uno studente. Inoltre la politica della promozione a tutti i costi (o della scuola bella da vivere e con mille progetti dei presidi/manager) non ha fatto altro che svilire il ruolo dei docenti, sempre più persi nell'essere un surrogato deei genitori/assistenti sociali/educatori/amici/fratelli maggiori e sempre meno coloro che dovrebbero trasmettere delle conoscenze e delle competenze.

Tornando alla prova INVALSI, si può senza esitazione definirla una prova stupida: lo è perché non è sensato proporrre una prova in cui la fortuna possa avere un ruolo così alto come in un test in cui nella grande maggioranza delle risposte il candidato ha almeno il 25% se non il 50% delle possibilità di rispondere correttamente senza neanche avere letto la domanda; è una prova stupida perché non potrebbe essere altrimenti una prova che non sia tarata sulle competenze del SINGOLO, dopo che per un intero ciclo di studi l'alunno viene educato a sviluppare le SUE competenze, a valorizzare le SUE conoscenze e le SUE abilità. La prova INVALSI avrebbe senso in una scuola che dovesse abolire le prove e le programmazioni differenziate, sin dall'inizio del ciclo d'istruzione richiedere delle conoscenze e competenze perennemente standard e avere il coraggio di bocciare, al di là degli svantaggi economici, chi non dovesse raggiungere tali standard. Si parla di scuola del merito, ma nella pratica è proprio chi dirige la scuola che non vuole questi standard perché, oltre a creare potenzialmente un elettorato forte e consapevole, ovviamente verrebbero meno i fondi, il vil denaro, provenienti da quelle famiglie che fanno proseguire il ciclo di studi dei propri figli fino al tantoo agognato titolo confidando nella clemenza dei professori.

Ultimo dato, non meno importante per valutare la stupidità di una prova simile: ad oggi, l'esame di terza media è l'esame più complesso che i nostri studenti si trovano ad affrontare, ben più complesso della prova di maturità, della laurea o anche solo di un concorso pubblico. Una prova scritta di italiano, una di matematica, una prova di tecnologia, una di inglese e una di un'altra lingua, la prova nazionale INVALSI e infine il colloquio orale pluridisciplinare su tutto il programma dell'ultimo anno di studi. A tredici/quattordici anni, spesso, nel caso degli stranieri, con un'alfabetizzazione ancora scadente. Se per voi un esame del genere è normale, soprattutto nel caso di ragazzi che non hanno mai affrontato altri esami dato che quello della quinta elementare non esiste più...

Io oggi, guardando i miei alunni, le loro facce e i loro risultati, non riesco a dire di aver trovato dei ragazzi competenti o incompetenti, anche perché le risposte fornite dal ministero sono spesso alquanto contestabili. Invece ho visto dei ragazzi stanchi, dopo una settimana di prove scritte, di ripasso in vista del colloquio orale e sotto il sole che batteva a trentacinque gradi.

Questo per dire, se non s'era capito, che a me questa prova fa ampiamente schifo.

sabato 16 giugno 2012

Saint Seiya: apologia di un mito

Per chi non lo conoscesse (miscredenti! marrani!) Saint Seiya è uno stupendo manga, dalla lunghissima vita e dalle tante reincarnazioni, del maestro Masami Kurumada. La trama del manga è abbastanza lineare: il protagonista del manga, il cavaliere di Pegasus (originariamente Seiya, in seguito, con il proseguire della serie e il comparire di prequel, Tenma), votato alla difesa della dea Atena, si scontra contro vari nemici della giustizia, della libertà e degli uomini, guidati dalle diverse divinità del pantheon greco romano. Vediamo così Seiya affrontare prima i traditori del Grande Tempio, guidati dal cavaliere d'oro dei Gemelli (Saga), la breve stagione contro i cavalieri d'Asgard per poi approdare allo scontro contro Nettuno e, nel gran finale, Ade e i suoi Spectre.
Si tratta quindi di una continua escalation: in un primo tempo Seiya e i suoi compagni cavalieri di bronzo si trovano a fronteggiare delle forze, seppur umane, nettamente superiori come quelle dei cavalieri d'argento e d'oro, manipolati al cavaliere dei gemelli, vinto da un evidente disturbo di personalità che ne mina la leadership fra i cavalieri d'oro, sebbene la maggior par di essi siano aggiogati dal suo carisma. Questa parte della vicenda è sicuramente la più nota in Italia perché varie volte trasmessa sulle emittenti nazionali e locali. A questa serie segue lo scontro contro le potenze divine. In primis Nettuno, dicevamo, risvegliato dalle azioni del fratello di Saga, Kanon, alla guida dei Generali del mare.
Sarà tuttavia alla fine di questo scontro che si apprenderà come il vero senso dell'esistenza dei cavalieri sia un altro, ovvero la difesa dell'umanità dalla sete di dominio, e di purificazione, del dio Hades, pronto a conquistare la terra con i suoi Spectre fra cui, tra gli altri, troviamo cavalieri d'oro già comparsi nella prima parte della vicenda di Saint Seiya che, nell'alternarsi di colpi di scena, ora appaiono tradire Atena, ora invece essere l'ultimo baluardo nella difesa della dea nella lotta contro il male.

Alla fine di questa lunga rincorsa negli inferi, lì dove i cavalieri di bronzo, capitanati proprio da Seiya, giungono sino all'ottavo senso, superando il settimo, privilegio dei soli cavalieri d'oro, e arrivano ad indossare le armature divine per mezzo del sangue della dea, una versione potenziata delle armature che comunemente indossano sul campo di battaglia, alla fine di queste peripezie dicevamo, Seiya si scopre la nemesi di Ade, sin dai tempi del mito, e l'unico uomo in grado di sconfiggere un dio. Con l'apparente morte sia dei cavalieri che del dio Ade si conclude la serie classica di Saint Seiya, un must per ogni appassionato di manga.

A questa serie hanno fatto di recente seguito vari nuovi spin off e prequel: Episode G, incentrato sul cavaliere d'oro del Leone, uno dei favoriti del pubblico di appassionati, ma soprattutto i prequel The Lost Canvas e The Next Dimension, caratterizzati dal fatto che narrano, in un certo senso, la medesima vicenda, ma in maniera considerevolmente diversa. The Lost Canvas, già conclusa in Giappone, si definisce già solo perché non ne è disegnatore Masami Kurumada, e da questo il tratto del disegno e in un certo senso la velocità delle tavole ne trae forse giovamento. Inoltre la vicenda narrata è certamente meno corale rispetto alla serie classica e subisce l'influenza di manga ben più moderni. Si tratta di certo di un'ottima serie, anche se il tocco di epicità di Saint Seiya è un po' scomparso.


Successivamente Masami Kurumada ha deciso di riprendere in mano storia e disegni del suo capolavoro, reinterpretando la storia di Tenma, predecessore di Seiya quale cavaliere di Pegasus, già affrontata in The Lost Canvas: nasce così Next Dimension, in cui vediamo ricomparire tutti i cavalieri di bronzo della serie classica, tornati nel passato per cercare la collaborazione di Tenma, impegnato nella sua battaglia contro Hades. I compagni di lungo corso di Seiya sono tornati nel passato proprio per salvare la vita del protagonista della serie classica, condannato ad una morte repentina per la ferita riportata a conclusione della serie classica proprio per mano di Hades. Unico modo per salvarlo è distruggere, nel passato, la spada di Hades, l'arma che altrimenti lo ferirà a morte nel futuro.
Il tratto datato di Kurumada non inficia questa nuova serie, che anzi recupera lo spirito corale della serie classica assieme al suo senso di epicità. Certo, se il maestro si decidesse anche a pubblicare più celermente le nuove avventure dei cavalieri di bronzo, tutti gliene saremmo grati...

Micromega online, Keynes e la crisi europea

È apparso oggi su Micromega online uno splendido articolo sulla crisi economica europea e sui provvedimenti presi a sproposito, o non presi, dai dirigenti e capi di stao dell'UE. Si tratta di argomentazioni via via sempre più urgenti e su cui tutti dovrebbero riflettere, prima di arrivare al tracollo definitivo del vecchio continente

 

mercoledì 13 giugno 2012

Tristano muore - Tabucchi

"Quando un elefante sente che è arrivata la sua ora si allontana dal branco, ma non va da solo, sceglie un compagno che vada con lui, e partono. Cominciano a camminare nella savana, spesso al trotto, dipende dall'urgenza del moribondo... e vanno e vanno, magari per chilometri e chilometri, finché il moribondo non decide che quello è il posto per morire, e fa un paio di giri tracciando un cerchio, perché sa che è arrivato il momento di morire, la morte se la porta dentro ma ha bisogno di collocarla nello spazio, come se si trattasse di un appuntamento, come se desiderasse guardare la morte in faccia, fuori da lui, e le dicesse buongiorno signora morte, sono arrivato... il suo è un circolo immaginario, naturalmente, ma gli serve per geografizzare la morte, se posso dire così... e in quel cerchio ci può entrare solo lui, perché la morte è un fatto privato, molto privato, e non ci può entrare nessuno oltre a chi sta morendo... e a quel punto dice al compagno di lasciarlo, addio e tante grazie, e quello ritorna al branco..."


martedì 12 giugno 2012

Contrappunti: sulle molto presunte innovazioni della Apple

È una delle leggende più diffuse fra i nerd, i semplici e non per quanto riguarda l'informatica, ovvero il mito dell'innovazione targata Apple. Basta andare in rete: al nome dell'azienda fondata da Steve Jobs è associato all'idea che tutto ciò che proviene dalla Mela è qualcosa di straordinario, miracoloso e innovativo (non per niente Steve Jobs è un altro guru ampiamente criticabile e sopravvalutato, ma perfettamente aderente ad una società consumistica e sempre alla ricerca dell'incarnazione del diritto al consumo e all'ignoranza).
Eppure, a ben guardare, non è certo l'innovazione la caratteristica dominante in questa azienda, anzi. A voler essere sinceri, Jobs ha avuto due idee veramente innovative, peccato non siano quelle per cui viene celebrato oggi. Quello che per tutti è il padre dell'Iphone dell'Ipad, ovvero due dispositivi che hanno diffuso tra il grande pubblico delle idee già presenti sul mercato, è in realtà il padre del computer da casa in senso stretto, con i suoi Mac, e della musica digitale divenuta di largo consumo, con i suoi Ipod. È poi curioso notare come entrambi i prodotti siano oggi gli unici in continuo e costante declino fra le creature della Apple.
Guardando invece l'Iphone e l'Ipad, si dovrebbe avere il coraggio di dire che entrambi questi prodotti portano all'estremo, migliorandone l'interfaccia, dei prodotti già esistenti, ovvero smartphone e tablet o tavolette digitali. Insomma, il vero merito della Apple dovrebbe essere quello di ottimizzare quanto già esiste, spesso razziato dal mondo UNIX.

Parlavamo di mondo UNIX: infatti questo mondo, poco conosciuto, è la vera fonte delle fortune di Jobs e soci, sia nel campo dei computer che degli smartphone. Facciamo degli esempi.

MAC non viene infettato dai virus
Vero, almeno come linea generale, se non fosse che Mac non viene infettato dai virus in quanto sistema su base UNIX che prevede, per modificare il sistema, un sistema di conferme tramite password ben noto a qualsiasi utente Linux. Insomma, non una vera innovazione, bensì lo sviluppo di qualcosa di esistente.

MAC non sporca il sistema quando disinstallo un'applicazione.
Stesso discorso fatto sopra: non è che Mac non sporca i sistemi, è che tutti i sistemi su base UNIX quando installano o disinstallano delle applicazioni prevedono delle modalità che in automatico, cercano o eliminano le dipendenze di volta in volta utili o ormai inutili. Stesso discorso di Linux insomma, cosa che chiunque ad esempio sia abituato ad un sistema Debian sa bene. Semmai il sistema adoperato da Apple, con un semplice drag and drop dell'applicazione da installare o rimuovere, è certamente più comoda degli altri sistemi sperimentati su base UNIX.


LAUNCHPAD è un menu innovativo

Innovativo un par di...
Launchpad, ovvero il menu di recente brevettato da Apple sui suoi Mac, spiattellando ovunque la vicinanza con IOS. Ecco, peccato che quando Launchpad veniva inserito nel sistema operativo della Mela, nel mondo Linux già si sperimentavano queste dash, guarda caso moooooolto simili, ovvero la dash di Unity e quella di Gnome Shell




SIRI, ovvero l'assistente vocale



SIRI, ovvero il sistema di riconoscimento vocale di IOS, capace di riconoscere voce e comandi dell'utente e renderli un'azione ben precisa. Sicuramente comodo, se non fosse copiato da un sistema molto simile presente sin da subito su Android, made in Google


One more thing...
Facetime, ovvero, la videochiamata ( -.-' )


Ricordo con quale enfasi Jobs annunciò facetime su Mac e Iphone, ovvero, niente meno che la possibilità di videochiamarsi fra diversi dispositivi. Sì, esatto, proprio una strabiliante innovazione. Aspettate, cosa dite, si chiamano videochiamate ed esistevano già da almeno un decennio, con miriade di applicazioni che permettevano di farle? Sicuramente vi sbagliate, su, con buona pace di Skype, tanto per fare un nome...


Gli esami che non finiscono mai

Giorno 12 Giugno 2012: per i miei alunni iniziano gli esami di terza media. I loro primi esami di stato, il primo scoglio che si trovano ad affrontare. Immagino le loro facce, i loro visi: qualcuno sarà impaurito, qualcuno terrorizzato, qualcuno non si sarà ancora neanche svegliato, coperto dalle lenzuola e dall'incosciente menefreghismo che lo contraddistingue.

A tutti loro, comunque, va il mio in bocca al lupo, così come va ai miei ex alunni che si accingono, quest'anno, ad affrontare lo scoglio della maturità.

 

venerdì 8 giugno 2012

Se a scuola si parla di merito e meritocrazia

Se a scuola si parla di merito e di meritocrazia: forse allora bisogna anche chiarirsi sul significato dei termini, su che cosa chiediamo dai nostri ragazzi e perché, su che cosa chiediamo dalla scuola e perché.

Sta di fatto che le linee di pensiero sono spesso diverse e contrastanti, già solo perché il confine fra ciò che è disciplinare e ciò che è formativo in un senso più ampio non trova spesso un discrimine netto. Se si guarda alle tendenze della nostra scuola ci si rende conto di come si finisca troppo facilmente per caricare questa istituzione di valenze e funzioni che non sono le sue, che dovrebbero appartenere ad altri enti educativi e istituzioni, se non alla famiglia. La scuola deve fare ad un tempo da padre, madre, assistente sociale, centro ricreativo: se riesce, di tanto in tanto, insegnare anche delle conoscenze, ma sempre solo in funzione delle competenze da acquisire.

Però una volta per tutte diciamocelo che queste fantomatiche competenze che la scuola italiana tanto veementemente ricerca non sono altro che una brutta, bruttissima e inesatta traduzione delle skills di cui si parla on. Europa, più propriamente. Diciamoci anche che la scuola non può farsi carico dei fallimenti di tutto e tutti. Che la scuola non può e non deve essere lo specchio di un'Italia che carica sempre ogni suo sbaglio del peso dell'emergenza, pronta poi a massacrare gli insegnanti che non avranno saputo compiere il miracolo o prevedere il fallimento di ogni azione educativa.

E diciamoci pure che il lassismo a scuola non giova a nessuno, né ai ragazzi né ai docenti. Il voler pensare che ogni caso umano abbia diritto ad un titolo di studi è semplicemente dannoso, oltre che scorretto: ogni individuo ha diritto ad una formazione costante e ad un'istruzione nei limiti stessi della sua volontà, ma nessuno può essere obbligato a conoscere, né lo stato ha il dovere di certificare delle conoscenze che in realtà sono assenti.

Questo perché in questo modo si compie un danno verso coloro stessi che si crede di aiutare. Pensando di proteggere si buttano invece nella fossa dei leoni dei poveri sventurati. Si demoralizzano ad un tempo le eccellenze, coloro a cui si chiede di sputare sangue per poi vedersi riconosciuti gli stessi risultati di ignoranze certificate. Si demoralizzano infine gli insegnanti che più vogliono dare qualcosa ai propri alunni, sputtanando il loro lavoro, le loro richieste dai ragazzi, le loro aspettative e il loro impegno.

Ma non da ultimo dovrebbero sparire dalla scuola quegli insegnanti che nascondendosi dietro parole sante son pronti a lavarsi le mani, come Pilato, del destino dei propri ragazzi, e per tenere pulite le loro coscienze son pronti a buttare il bambino con l'acqua sporca.

The Pitt, R. Scott Gemmill

The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....