sabato 23 aprile 2022

Usare Gramellini per spiegare come non si scrive (e non si argomenta)

 Nel suo Caffè del 7 aprile Massimo Gramellini ci fornisce uno splendido esempio, da manuale direi, di come non si scriva un testo argomentativo.



Facendo riferimento ad un recente caso di cronaca, la condanna da parte del tribunale di Parma di un'insegnante rea di eccesso di metodi coercitivi nei confronti dei propri studenti, rimproverati per aver cosparso di feci il bagno della scuola, Gramellini sostiene che, dopo questa sentenza, nessun insegnante oserà più rimproverare i propri alunni: questo comportamento diventerà sempre più diffuso fra i docenti italiani perché, secondo l'autore, gli studenti italiani sono ormai abituati alla strafottenza perché sempre difesi da genitori iperprotettivi; del resto, sempre secondo l'autore, ormai anche i tribunali sono ben disposti a dare ragione ai suddetti genitori;  infine, e forse cosa peggiore, il ministero non ha difeso la sua dipendente mentre avrebbe, anzi, dovuto denunciare i genitori per culpa in educando.

Il problema dell'articolo di Gramellini è che è male e maliziosamente argomentato. Occorrerebbe partire dal fatto che Gramellini pecca di generalizzazione, che, se anche nel caso specifico avesse ragione, da qui a dire che tutti gli studenti sono strafottenti ce ne passa; tra l'altro, citando poco e male i fatti, Gramellini evita di spiegare che, nel caso specifico, è abbastanza probabile che i genitori non siano stati affatto iperprotettivi. Infatti la sentenza del tribunale di Parma non si fonda solo sul racconto di studenti e genitori, ma anche e soprattutto sul racconto del dirigente scolastico e dei colleghi dell'insegnante; questo spiega anche perché il ministero non abbia difeso la docente, che era già stata sanzionata per gli stessi fatti da parte del dirigente scolastico, proprio a seguito delle spiegazioni raccolte a scuola dai colleghi; infatti, anche lì dove si volesse parlare di culpa in educando dei genitori, questo non toglierebbe l'eccesso di mezzi coercitivi della docente, che avrebbe strattonato, offeso e appellato in maniera discriminatoria gli studenti; ancor di più, la docente si sarebbe comportata così senza sapere neanche se i colpevoli degli atti di vandalismo fossero gli studenti che lei stava rimproverando. Stando ai fatti raccontati dalla sentenza, nell'azione dell'insegnante è venuta meno ogni finalità educativa, ovvero l'unico compito che invece l'insegnante debba assolvere. Insomma, Gramellini omette, generalizza, appella alle emozioni di pancia senza citare dati, fatti, sentenza.

Certo, si possono comunque trovare altre argomentazioni a sostegno della tesi di Gramellini, magari anche più fondate: si potrebbe per esempio dire che questo caso specifico si somma ad altri in cui l'autorevolezza dei docenti è stata o viene messa in discussione in maniera scorretta: ad esempio nei casi di docenti minacciati o aggrediti fisicamente, o anche solo nei casi di contestazioni ad insegnanti che, effettivamente, stiano cercando solo di mantenere il decoro in aula; tuttavia, anche in questo caso, si possono muovere delle obiezioni: quanti sono realmente questi casi, soprattutto se parliamo delle aggressioni? In realtà ogni anno si contano sulle dita di due mani (sempre troppi, ma troppi di meno del necessario per fare realmente statistica); quando si parla di decoro in classe, esattamente cosa si  intende? Cosa è decoroso? Si pensi all'annosa questione del dress code nelle nostre scuole; infine, qualsiasi sia il motivo del rimprovero, rimane il fatto che la legge stessa sancisce il limite all'uso di mezzi coercitivi, limite che nessun docente può valicare, anche stesse pensando di farlo in buona fede.

In conclusione, l'articolo di Gramellini è un perfetto caso di studio di una tesi sostenuta male, male argomentata, alimentata dal bias di conferma del lettore e dell'autore, lontana dalla verifica dei fatti e delle fonti.

mercoledì 20 aprile 2022

Dora Bruder, Patrick Modiano

Dora Bruder di Patrick Modiano è un romanzo pubblicato in prima edizione nel 1997. Il romanzo racconta parallelamente la ricerca di informazioni, da parte dell'autore, su una ragazza, o meglio, su un nome in cui si è imbattuto per sbaglio, e, attraverso questa ricerca, la storia della protagonista, Dora Bruder. Dora è una ragazzina di origine ebraica vissuta durante la Seconda guerra mondiale che, stando alle notizie raccolte da Modiano in anni di ricerca, aveva trovato una prima salvezza sotto la protezione delle monache cristiane di un convento parigino presso le quali era stata mandata dalla famiglia; successivamente, fuggita dal collegio in un anelito di libertà, finisce internata insieme al padre, per andare a morire ad Auschwitz.
Modiano ci racconta di come questa storia l'abbia ossessionato per anni, fornendo lo spunto iniziale anche per il suo primo romanzo, Viaggio di nozze. La ricerca lo porta ad intrecciare la storia di Dora con quella di altre donne e di altri uomini che ne incrociano la strada, mentre la topografia di Parigi fa da cornice magica, malinconica e misteriosa alla vicenda; e proprio Parigi è l'altra protagonista della storia, nella sua mestizia, nel suo torpore, nella sua storia secolare, reale e fantastica, fra vie e palazzi che ritornano nel tempo, fino all'impensabile coincidenza tra il convento rifugio di Dora e il convento presso cui trovano protezione i protagonisti de I miserabili di Victor Hugo. 
Quella di Dora Bruder è una storia toccante, così come simbolica ed emblematica è la ricerca che compie Modiano, il tentativo di dare nome e memoria a fatti minimi e persone comuni, che proprio per il loro essere fatti e persone normali vinti da un'anormalità profondissima e bestiale meritano di non sparire, almeno attraverso le pagine di un libro.

mercoledì 13 aprile 2022

Il potere performante delle parole: "operazione speciale" o "guerra", "adesione" o "espansione" e simili

 Una delle cose più interessanti del dibattito attuale sul conflitto ucraino è la riflessione possibile sull'uso delle parole nella propaganda. Da un lato e dall'altro dello schieramento mediatico si combatte una guerra di parole che ben definisce una caratteristica saliente della lingua: le parole non sempliemente leggono la realtà che ci circonda, ma ne formano la nostra percezione; le parole sono, in questo senso, performanti, ovvero formano l'idea stessa che abbiamo della realtà e degli eventi che accadono attorno a noi.

Esempi concreti di questo valore della parola sono l'uso discorde di alcuni termini, a seconda della parte che li adoperi. Così ad esempio sin dall'inizio del conflitto discutiamo sulla definizione: guerra o operazione speciale? Adoperando uno strumento come Visual Thesaurus ci accorgiamo di come la scelta non sia casuale: scegliere di adoperare il termine guerra conduce, attraverso i campi semantici afferenti, a concetti indiscutibilmente più crudi, legati ad un immaginario, da un lato negativo e di sofferenze, o di paure, come il terrore di una nuova guerra mondiale, da un lato eroico, come nel caso della guerra giusta. 



Dall'altro lato, la definizione operazione speciale, proprio a partire dalla parola "operazione" rimanda ad un campo semantico più neutro, o riferito più in termini medici, o a misure di ordine pubblico, se non ad un lessico legato alle scienze esatte: in ogni caso la parola operazione sposta il nostro sentire verso un'azione mirata, quasi chirurgica, e in ogni caso limitata.


Entrambe le scelte performano, ovvero formano attivamente la nostra definizione della realtà e del conflitto che si sta delineando, guidando implicitamente il modo in cui lo analizzeremo e il modo in cui ne parleremo.
Se guardiamo ancora ad altri termini che i commentatori, i pubblicisti e i propagandisti stanno scegliendo di adoperare, osserviamo come questo gioco linguistico abbia una larga eco (e conseguenze enormi sull'opinione pubblica). Ad esempio, coloro i quali in qualche modo e a vario grado legittimano l'intervento russo parlando di una precedente espansione della NATO, scelgono questo termine volutamente:



La parola espansione rimanda ad un universo sensoriale, ma anche a campi semantici avvertiti nell'opinione pubblica in maniera ondivaga (espansione economica, per esempio, con le contraddizioni che questo concetto porta con sé), ma anche inequivocabilmente negativa (impero, espansione coloniale, espansione territoriale). Usando il termine espansione si vuole quindi legare l'Alleanza atlantica ad una visione imperialistica della sua azione, visione che non emergerebbe invece se si adoperasse il termine più squisitamente neutro adesione (l'adesione alla NATO).

In questo caso infatti emerge più specificatamente il campo semantico legato al concetto di volontà, che evidenzierebbe come l'ingresso nella NATO riguarda in primo luogo la legittima e volontaria scelta di popoli e nazioni di aderire all'Alleanza Atlantica.
Un ultimo caso: il ricorso ossessivo alla parola pace. Sentiamo adoperare la parola pace in continuazione, ma ciò che è evidente è che non adoperiamo questo termine con la stessa accezione.

È indubbio che per qualcuno la parola pace ha un'accezione più squisitamente giuridica o politica, ma per la maggiorparte dell'opinione pubblica il termine pace è afferente ad un campo emotivo, legato alla ricerca della felicità e della tranquillità. Insomma, spesso leggiamo frasi come occorre favorire la pace, ma l'opinione pubblica legge, spesso, questo come un "lasciatemi in pace".


lunedì 11 aprile 2022

Uno zoo d'inverno, Jiro Taniguchi


Uno zoo d'inverno di Jiro Taniguchi è un'opera delicatissima, come nella tradizione e nell'uso del mangaka. 
Il protagonista, Hamaguchi, intraprende un viaggio di formazione, lasciando Kyoto e un lavoro che non lo soddisfa per trasferirsi nella Tokyo del '68 e iniziare la sua carriera come assistente prima, come autore poi nel mondo dei manga. Nel compiere il suo itinerario di formazione Hamaguchi scopre l'amore, ne scopre la forza e i dolori, e conosce il fallimento. L'arte del raccontare diviene allora cura e illusione per i mali, balsamo che allevia le proprie e le altrui ferite, nellirrealizzabile speranza di donare salvezza, come i personaggi delle proprie storie.

Nel leggere questa graphic novel si ammira il tratto elegante di Taniguchi, ma soprattutto ne si ama la raffinata dolcezza, la capacità di rendere amabilmente innocenti i sentimenti più maturi, profondi, finanche dolorosi. E nel frattempo si tratteggia un ritratto del mondo dei mangaka della fine degli anni '60, con un fenomeno che stava esplodendo in Giappone e che, di lì a breve, avrebbe lanciato il fumetto giapponese nel mondo.

mercoledì 6 aprile 2022

Sul conflitto in Ucraina


In queste settimane in classe è capitato, ovviamente, di parlare assieme agli studenti del conflitto scoppiato in Ucraina. Abbiamo provato a leggere articoli, a documentarci attraverso più fonti, video e audio, fino ad analizzare le posizioni emerse nell'opinione pubblica. Una in particolare, la posizione neutralista o pacifista, è quella che più si sta facendo sentire nel dibattito pubblico. Riguardo a questa posizione, ho provato ad elaborare una mia riflessione.






Sostanzialmente secondo questa tesi occorre non fornire supporto militare all'Ucraina e cercare di giungere al più presto alla pace, evitando il conflitto con la Russia, per svariati motivi. 

Il primo di questi argomenti è un argomento di principio: la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti è sbagliata a prescindere; in merito a questa argomentazione si osserva infatti che l'Italia esclude in Costituzione l'uso della guerra, e tuttavia va osservato che la Costituzione esclude l'uso della guerra come strumento di offesa, non come strumento di difesa, anche degli alleati. Del resto si può osservare che ci sono tuttavia circostanze in cui l'uso della forza militare è concretamente l'unico strumento possibile per la risoluzione dei conflitti, anche perché in assenza di quell'intervento si sarebbero perpetrati crimini ancora peggiori: guardando alla storia recente, cosa sarebbe accaduto della Polonia nel 1939 senza l'entrata in guerra di Francia e Gran Bretagna e, successivamente, degli USA? Cosa nel Libano degli anni '80 senza il frapporsi dei caschi blu ONU? Cosa in Kosovo negli anni '90 senza l'intervento NATO? Cosa in Ruanda nel 1994? È pur vero che con l'intervento militare, chi interviene, anche se con le migliori intenzioni, compie a sua volta stragi o eccidi: esempi concreti ne sono i bombardamenti di Dresda, Hiroshima, Nagasaki, o il bombardamento di Belgrado; tuttavia decidere di intervenire per evitare la prosecuzione di crimini o occupazioni è un atto che risponde al criterio di giustizia e, inoltre, decidere di non intervenire di fronte a delle violazioni certe ed evitabili per paura di violazioni solo probabili o possibili è illogico.
Chi sostiene che la guerra vada evitata a prescindere parte spesso da un principio: meglio evitare un inutile spargimento di sangue prolungando gli atti di belligeranza, anche se con la resa; tuttavia, nel caso di resa, nulla vieta, in realtà, che violenze, finanche la pulizia etnica, continuino anche dopo la fine della guerra.
In ultimo, è vero che la guerra è voluta dai potenti ma combattuta e subita dai deboli, ma proprio partendo dalla contrapposizione forte-debole, non aiutare l'Ucraina vorrebbe dire accettare il principio che è lecito e accettabile lasciare il debole in balia del più forte.

Secondo argomento della posizione neutralista è che la Russia si sarebbe sentita accerchiata dall'espansione della NATO, e, per questo motivo, l'intervento militare russo sarebbe legittimo come atto di difesa o di ridefinizione dei poteri nella zona. Tuttavia la legittima richiesta di sicurezza della Russia può e deve risolversi nelle proteste, negli atti di diplomazia, persino nelle minacce, ma non può comunque realizzarsi con una guerra come strumento di offesa, se accettiamo il principio che la risoluzione dei conflitti con la guerra è sbagliato; del resto, l'Ucraina non sarebbe comunque entrata nella NATO, proprio perché fra i membri dell'alleanza prevaleva e prevale l'intenzione di non ammetterla per non suscitare tensioni con la Russia; ma, partendo da una prospettiva più tecnica, è persino scorretto parlare di una espansione della NATO in termini imperialistici: la NATO non si "espande" nel senso che non si tratta di annessioni imperialistiche ma di libere adesioni all'alleanza, e, se queste adesioni dei diversi stati sono libere, esse sono espressione della sovranità popolare e della sovranità di ogni nazione sulla propria politica di alleanze.
Un'argomentazione che vuole essere più pragmatica è quella per cui la Russia sarebbe nettamente più forte dell'Ucraina e quindi la conquisterà comunque; questa argomentazione si fonda però sulla confusione tra certo, probabile e possibile: il fatto che la vittoria russa sia più probabile non la rende certa, anzi, più la guerra si prolunga più l'evento probabile diviene un evento possibile. Del resto, l'esperienza del primo mese di guerra mette in dubbio la netta superiorità russa sul campo di battaglia.

Secondo la prospettiva neutralista attaccare la Russia implicherebbe dare avvio ad una Terza guerra mondiale; se questa argomentazione è vera, non è corretta la conseguenza che se ne trae come una certezza: dovesse scoppiare la Terza guerra mondiale, saremmo attaccati dalla Russia: nuovamente questo argomento scambia il certo con il probabile e il probabile con il possibile; se dovessi analizzare la probabilità che un fatto A conduca ad un fatto Z attraversando i diversi passaggi corrispondenti alle varie lettere dell'alfabeto, sapendo che da un passaggio all'altro la probabilità che gli eventi di realizzino è del 99%, scoprirei che alla fine della serie la probabilità che si realizzi Z non sarebbe del 99% ma di circa 80%, perché in ogni passaggio a poco a poco le circostanze rendono meno probabile il verificarsi degli eventi. Allo stesso modo, dovessimo appoggiare anche militarmente le truppe ucraine in Ucraina implicherebbe in automatico il tentativo di invasione russo in Italia? In realtà, è chiaro da quanto anticipato, no: ci sarebbero tutta una serie di passaggi da attraversare (fallimento di ogni trattativa; fallimentoo delle difese NATO; passaggio indiscriminato attraveso la spazio aereo o marittimo di diversi stati sovrani; attraversamento o conquista degli stati frapposti tra la Russia e l'Italia...) che renderebbero il fatto non solo tutt'altro che certo, ma neanche probabile, forse possibile solo sulla carta. Si tratta quindi di una fallacia logica del piano inclinato. Ugualmente, sostenere che se scoppiasse la Terza guerra mondiale sarebbe fatale per l'umanità a causa dell'uso delle armi nucleari è un uso fallace della logica, realizza nuovamente una fallacia del piano inclinato, saltando tutti i passaggi che rendono un fatto possibile o probabile anziché certo; tra l'altro, questo tipo di argomentazione anziché appellarsi alla razionalità fa perno sull'emotività e sulla paura.

Un'altra argomentazione, molto più prosaica, è quella economica: la prosecuzione del conflitto ha gravi conseguenze economiche e sociali sul nostro paese; esempi di queste conseguenze sarebbero del resto già evidenti: l'aumento dei costi dei beni alimentari e il rischio di penuria di petrolio e gas. Tuttavia è tipico di ogni aggressione si fonda sulla paura nell'aggredito o in chi dovrebbe solidarizzare con lui per le conseguenze di una eventuale resistenza o solidarietà, ma accettare di soccombere a questa paura implicherebbe venire meno ai principi di solidarietà e di giustizia. 

In fin dei conti, non aiutare gli ucraini confermerebbe l'ipotesi che l'uso della forza e della paura in maniera intensa e improvvisa siano strumenti più validi della contrattazione e del diritto nella risoluzione dei conflitti, fornendo un principio nella gestione delle relazioni internazionali a governanti come Putin, che sul principio della legge del più forte pensano di fondare la propria politica, senza per altri versi garantire la reale conclusione delle violenze, la cessazione degli eccidi o persino il venir meno dei rischi per gli stati democratici e l'espressione della loro sovranità nazionale.




 

The Pitt, R. Scott Gemmill

The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....