Immagine: vice.com
https://youtu.be/5REmBkEL8Rs
Nell'ultima settimana sul web si è tanto parlato della conferenza del ministro Boschi a Catania, conferenza volta ad illustrare la recente riforma costituzionale; in realtà si è parlato soprattutto dell'intervento di uno studente, da quel che so di nome Alessio, che, a detta di chi ha diffuso le immagini della conferenza, avrebbe "asfaltato" la ministra.
All'inizio di questo post potete trovare il video integrale del confronto, con l'intervento del ragazzo e la risposta del ministro. Il punto è che, chi ha diffuso la notizia, in primis Il Fatto Quotidiano e poi in seguito la galassia di blog e sitarelli appartenenti alla galassia bufalara cinquestelle e/o di estrema destra, pur di inventare la notizia hanno dovuto procedere ad un barbaro montaggio.
Chi scrive è un oppositore alla riforma, che non mi piace per svariati motivi che, magari, illustrerò in altri post. Quello che preme qui discutere è però il pessimo modo di fare giornalismo dei siti sopra citati: non c'è bisogno di citare l'immensa mole di studi al riguardo per sapere che, approfittando della solo apparente veridicità e inappellabilità dell'immagine e del video, senza tenere conto di quanto possa essere artificioso un montaggio o i tagli prodotti su di un video integrale senza avvisarne gli spettatori, si possa produrre manipolazione dell'opinione pubblica. In questo senso va reso onore a Gad Lerner, oppositore della riforma che, però, per primo ha rilanciato il video integrale.
A guardare bene, ovvero ascoltando la risposta della ministra, viene fuori un quadro molto diverso dei fatti: lo studente, ventenne, in un contesto in cui, tra l'altro, pur di fare il suo monologo ha impedito ad altri di intervenire prendendosi un tempo per un intervento che, di norma, non è concesso in simili circostanze, ha esposto le sue tesi, tutto sommato in maniera ben argomentata, peccando tuttavia nell'uso di un linguaggio eccessivamente tecnico, nell'incapacità di improvvisare di fronte alle richieste di accorciare l'intervento e in alcuni attacchi che trovavano più matrice ideologicha che nei fatti in discussione. Certo, tutti peccati ampiamente perdonabili in un ventenne, ad eccezione della prevaricazione per gli altri possibili interventi dei colleghi presenti.
Di per sé l'intervento della ministra Boschi è stato più che esaustivo - ripeto, che si condividano o no le sue posizioni - ha risposto punto per punto, soprattutto ha smontato la principale argomentazione avversaria, ovvero l'appello dei giuristi contro una possibile deriva autoritaria, appello in realtà inesistente; semmai la ministra è stta piuttosto debole nelle argomentazioni a sostegno del doppio turno elettorale, ma da qui a dire che le posizioni governative ne escono "asfaltate" ce ne passa. A livello comunicativo, ad una visione integrale, per chiarezza, calma e precisione il vincitore del confronto è ampiamente il ministro, come è francamente naturale che sia, confrontandosi un politico navigato e uno studente.
Questa ultima considerazione spiega anche il perché della diffusione dei video tagliati da parte di un quotidiano come IL Fatto Quotidiano, ormai schierato su posizioni che non sono più di critica nel merito ai fatti, ma di critica ideologica: mostrare come il ministro ne venga fuori ben più preparata di quanto venduto dalla propria propaganda avrebbe comportato la smentita di quanto sostenuto da mesi sulla riforma e sulla persona stessa del ministro.
domenica 29 maggio 2016
Sulla conferenza del ministro Boschi a Catania e sulla pessima informazione
La rivincita del paganesimo, Riccardo Campa
"Non è certo un caso che la Chiesa cattolica ha opposto una accanita resistenza al processo di secolarizzazione, nel quale ha visto la rivincita del paganesimo o, addirittura, un progetto satanico , teso a estirpare la fede dal cuore degli uomini e a spingere l’Europa tutta verso l’empietà. Donde la condanna di tutti i principi costitutivi della civiltà moderna."
Luciano Pellicani
Il volumetto La rivincita del paganesimo, di Riccardo Campa, con prefazione di Luciano Pellicani ed uscito per i tipi di Deleya editore, è una raccolta di saggi di carattere storico, sociologico e antropologico sul dibattito e sul ruolo della cultura cattolica e della cultura pagana come fondamenti dell'Europa moderna. Atraverso le pagine del volume vengono analizzati i rapporti tra questi due mondi, esemplificati nelle città di Gerusalemme e di Atene, mettendo in risalto il contrasto nato tra la cultura pagana, diffusa in Europa prima del terzo secolo d.C., e la culttura giudaico cristiana che poi caratterizzerà il continente almeno fino alla Rivoluzione francese.
Smentendo le teorie più diffuse, l'autore cerca di dimostrare come il progresso tecnico -scientifico e il miglioramento delle condizioni di vita in Europa a partire dalla rivoluzione industriale e dalla diffusione dei diritti dell'uomo non trovino alcuna ragione nella cultura cristiana, intimamente avversa alla tecnica e alla scienza, come dimostrato dall'attenta lettura dei testi della patristica, ma trovano semmai ragione nella riscoperta della cultura, dei valori e della tecnica d'epoca classica e, ancor di più, ellenistica.
Campa sostiene che questa riscoperta, cominciata con l'Umanesimo, raggiunge i primi veri e significativi risultati tra il Seicento, con il metodo scientifico di Galileo e Bacone, il Settecento, con la rivendicazione dei diritti dell'uomo, fortemente impregnati dall'individualismo tipico delle concezioni filosofiche greche, così come del liberismo economico, e l'Ottocento con la sua riscoperta della tecnica, già avviata da Leonardo Da Vinci. In particolare l'autore rivaluta l'epoca ellenistica, le sue scoperte matematiche, le sue invenzioni, un patrimonio spesso dimenticato ma che, alla luce degli studi, dimostra come la diffusione del Cristianesimo sia stata, per un millennio, un forte limite al progredire delle scienze, assieme allo schiavismo.
Il volume infine discute delle contemporanee questioni bioetiche, assumendo una prospettiva assimilabile a quelle del movimento transumanista: a partire dagli esempi della Sparta antica, di Platone e Aristotele, Campa chiarisce come la tendenza ad una selezione artificiale della specie, a partire dall'uso dell'aborto, della contraccezione o di pratiche volte al controllo delle nascite, lungi dal risultare contro natura, sono state ampiamente adoperate nelle società antiche, fondate sul principio già omerico dell'uomo kalos kai agathos.
La conclusione a cui giunge Campa è drastica: il Cristianesimo, lungi dall'essere stata la radice dell'Europa moderna, ne è semmai causa impediente, se per Europa moderna intendiamo l'insieme di Stati che si riconoscono nel valore dei diritti umani, nel capitalismo (ma ugualmente nel socialismo); credere che alla base dell'Europa stia l'opera cristiana è, per Campa, frutto della scarsa conoscenza del Cristianesimo da parte dei suoi stessi fedeli e della difficoltà che ancora si incontra, nel campo delle scienze umane, nel contestare le autorità ottocentesche e novecentesche, Max Weber in primis.
venerdì 6 maggio 2016
Augias e il peso delle parole
Chi, dotato di buon senso e un minimo al corrente delle dinamiche del web, qualche giorno fa ha visto in diretta Di martedì e ascoltato le parole di Corrado Augias, immediatamente deve aver pensato al putiferio che avrebbero scatenato. Infatti, come da copione, il giornalista-scrittore è stato massacrato - e non è la prima volta - con l'accusa di aver giustificato lo stupro della piccola bambina in questione con le sue parole. Ma è proprio così?
A riascoltare le parole di Augias, trascritte sopra, si capisce subito di avere a che fare con parole forti; quello che però traspare di meno, è che si ha anche a che fare con parole colte. Proviamo ad analizzare il testo, passando successivamente da un piano denotativo ad uno connotativo.
"Mi ha fatto impressione il contrasto tra lo sfondo, con quella statuina dorata di Padre Pio, e questa bambina, che aveva 5-6 anni."
Il primo periodo di Augias è essenzialmente descrittivo, analizza l'immagine che la famiglia ha scelto di mostrare per far conoscere attraverso i media il volto e la storia della propria figlia. Ciò che Augias fa notare è la scelta, probabilmente inconsapevole, di autorappresentazione - ma il fatto che sia inconsapevole non elimina la scelta -: Padre Pio, quindi la connotazione religiosa, una famiglia credente (e credente in un certo tipo di fede cristiana, quella delle implorazioni ai santi e del folklore popolare) e accanto la bambina, una bambina di 5-6 anni.
"La guardi bene, guardi come è atteggiata, come è pettinata, come sono i boccoli che cadono."
Continua la descrizione, questa volta si concentra sulla bambina. Emergono dei dettagli, occorre ripeterlo, sono i dettagli che non vengono fuori da un'immagine casuale, per esempio quella della salma appena ritrovata, ma la scelta di rappresentazione della famiglia. Augias invita a stare sui dati, a guardarla l'immagine.
"Questa qui è una bambina che ha 5-6 anni e che si atteggia come se ne avesse 16-18."
Augias, partendo dall'immagine fornita e nota al pubblico, fa una considerazione: la bambina assume atteggiamenti che non sembrano gli atteggiamenti di una bimba di 6 anni. Si tratta di una considerazione "iconografica": i vestiti, i capelli, l'atteggiamento. Per carità, l'analisi iconografica ha sempre un ampio margine di interpretazione soggettiva, eppure, se condotta bene, con realistici criteri di osservazione, assume una credibilità che va combattuta nel merito, per esempio contestando che l'abbigliamento o l'acconciatura della bambina siano esclusiva degli adolescenti e degli adulti.
"Tutta la mia pietà per questa povera madre, per carità,"
Con questa frase Augias chiarisce che non sta esprimendo alcuna accusa alla famiglia di esplicito disinteresse nei confronti della bambina; anzi, nei confronti della morte e della sofferenza, non può non esprimere umana pietà.
"ma c’è questo stridore che mi fa capire che anche lì si erano un po’ persi i punti di riferimento"
E qui sta il nodo della questione: nella volontà di rappresentare la figlia in quel modo (Padre Pio, i vestiti e gli atteggiamenti da adolescente), Augias nota un fenomeno ben preciso, ovvero la sessualizzazione di una infante. La sessualizzazione è un fenomeno noto fra chi lavora con e tra i minori, ed è uno dei primi campanelli d'allarme riguardo a stati di sofferenza psicologica, anche dovuti a violenze. Si tratta di un concetto tecnico, che appartiene al campo degli studi psicologici e sociali.
Che conclusioni si possono trarre?
In primis, ad una attenta analisi si può constatare come nulla dica che Augias incolpi la bambina per le violenze che ha subito. DI più, nulla dice che Augias incolpi la famiglia per le sofferenze e le violenze subite dalla bambina. Augias, partendo dall'analisi di una immagine, osserva un fenomeno noto alle persone competenti. Augias fa il suo lavoro, insomma.
Certo, si può discutere dell'opportunità di un'analisi condotta su una sola immagine, ma per l'ennesima volta occorre ribadire che la diffusione di quella immagine sembra essere una scelta voluta della famiglia ed è quindi quanto meno indicativa. In secondo luogo occorre ricordare una banale regola di buon senso: si analizza quel che si ha.
In ultimo si può rimproverare ad Augias di non essere stato particolarmente chiaro nella comunicazione del suo pensiero: in particolare, ciò in cui ha peccato Augias è stato il riferimento al contesto, che andava chiarito, specificando che il suo "si erano un po’ persi i punti di riferimento" si riferiva ad un concetto tecnico che appartiene agli studi psicologici e sociali. Ma ci si deve porre poi una domanda: è legittimo che l'ascoltatore (o il lettore) pretenda sempre l'appiattimento e l'abbassamento del livello culturale della discussione?
Questa pecca nella chiarezza della comunicazione, legittima il linciaggio subito da Augias?
No, e va detto chiaramente. Perché nella maggiorparte dei casi, chi oggi critica Augias non comprende neanche il messaggio dell'autore. Le accuse mosse ad Augias, "che secondo lui la bimba se la sia cercata" o che "secondo lui la colpa sia della famiglia che ha educato male" non sono pensieri dell'autore: sono il frutto di una mancata comprensione del testo nel suo significato letterale e, quindi, di un passaggio erroneo dal denotativo al connotativo. Per di più questi errori nell'interpretazione del testo hanno scatenato tutto un corollario di retropensieri, le accuse di nepotismo nei riguardi della figlia, per esempio, che mostrano uno dei limiti della comunicazione scritta all'epoca della rete, ovvero la diffusione del diritto alla scrittura (la parola sacra perché permane nel tempo) non accompagnata da un'adeguata educazione al dovere della parola scritta. Uno dei tanti corollari dell'analfabetismo funzionale tanto diffuso nel nostro paese.
martedì 3 maggio 2016
Intanto al British Museum si parla di Sicilia
The Pitt, R. Scott Gemmill
The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....
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Quella che leggete è la mia risposta alla lettera del collega Matteo Radaelli , pubblicata sul Corriere della sera giorno 2 settembre e onl...
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Per chi si chiedesse come fare ad allontanarsi dai social network dei broligarchi di Trump, un po' di alternative: 1. Friendica , la cos...
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