venerdì 28 dicembre 2012

Eugenio Montale, è ancora possibile la poesia?


II premio Nobel è giunto al suo settantacinquesimo turno, se non sono male informato. E se molti sono gli scienziati e gli scrittori che hanno meritato questo prestigioso riconoscimento, assai minore è il numero dei superstiti che vivono e lavorano ancora. Alcuni di essi sono presenti qui e ad essi va il mio saluto e il mio augurio. Secondo opinioni assai diffuse, opera di aruspici non sempre attendibili, in questo anno o negli anni che possono dirsi imminenti il mondo intero (o almeno quella parte del mondo che può dirsi civilizzata) conoscerebbe una svolta storica di proporzioni colossali. Non si tratta ovviamente di una svolta escatologica, della fine dell'uomo stesso, ma dell'avvento di una nuova armonia sociale di cui esistono presentimenti solo nei vasti domini dell'Utopia. Alla scadenza dell'evento il premio Nobel sarà centenario e solo allora potrà farsi un completo bilancio di quanto la Fondazione Nobel e il connesso Premio abbiano contribuito al formarsi di un nuovo sistema di vita communitaria, sia esso quello de Benessere o del Malessere universale, ma di tale portata da mettere fine, almeno per molti secoli, alla multisecolare diatriba sul significato della vita. Intendo riferirmi alla vita dell'uomo e non alla apparizione degli aminoacidi che risale a qualche miliardo d'anni, sostanze che hanno reso possibili l'apparizione dell'uomo e forse già ne contenevano il progetto. E in questo caso come è lungo il passo del deus absconditus! Ma non intendo divagare e mi chiedo se è giustificata la convinzione che lo statuto del premio Nobel sottende; e cioè che le scienze, non tutte sullo stesso piano, e le opere letterarie abbiano contribuito a diffondere o a difendere nuovi valori in senso ampio « umanistici ». La risposta è certamente positiva. Sarebbe lungo l'elenco dei nomi di coloro che avendo dato qualcosa all'umanità hanno ottenuto l'ambito riconoscimento del premio Nobel. Ma infinitamente più lungo e praticamente impossibile a identificarsi la legione, l'esercito di coloro che lavorano per l'umanità in infiniti modi anche senza rendersene conto e che non aspirano mai ad alcun possibile premio perché non hanno scritto opere, atti e comunicazioni accademiche e mai hanno pensato di « far gemere i torchi  » come dice un diffuso luogo comune. Esiste certamente un exercito di anime pure, immacolate, e questo è l'ostacolo (certo insuffiente) al diffondersi di quello spirito utilitario che in varie gamme si spinge fino alla corruzione, al delitto e ad ogni forma di violenza e di intolleranza. Gli accademici di Stoccolma hanno detto più volte no all'intolleranza, al fanatismo crudele, e a quello spirito persecutorio che anima spesso i forti contro i deboli, gli oppressori contro gli oppressi. Ciò riguarda particolarmente la scelta delle opere letterarie, opere che talvolta possono essere micidiali, ma non mai come quella bomba atomica che è il frutto più maturo dell'eterno albero del male.
Non insisto su questo tasto perché non sono né filosofo, né sociologo, né moralista.

Ho scritto poesie e per queste sono stato premiato, ma sono stato anche bibliotecario, traduttore, critico letterario e musicale e persine disoccupato per riconosciuta insufficienza di fedeltà a un regime che non poteva amare. Pochi giorni fa è venuta a trovarmi una giornalista straniera e mi ha chiesto: come ha distribuito tante attività così diverse? Tante ore alla poesia, tante alle traduzioni, tante all'attività impiegatizia e tante alla vita? Ho cercato di spiegarle che non si può pianificare una vita come si fa con un progetto industriale. Nel mondo c'è un largo spazio per l'inutile, e anzi uno dei pericoli del nostro tempo è quella mercificazione dell'inutile alla quale sono sensibili particolarmente i giovannissimi.
In ogni modo io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà. Ma non è il solo, essendo la poesia una produzione o una malattia assolutamente endemica e incurabile.
Sono qui perché ho scritto poesie: sei volumi, oltre innumerevoli traduzioni e saggi critici. Hanno detto che è una produzione scarsa, forse supponendo che il poeta sia un produttore di mercanzie; le macchine debbono essere impiegate al massimo. Per fortuna la poesia non è una mercé. Essa è una entità di cui si sa assai poco, tanto che due filosofi tanto diversi come Croce storicista idealista e Gilson cattolico, sono d'accordo nel ritenere impossibile una storia della poesia. Per mio conto, se considero la poesia come un oggetto ritengo ch'essa sia nata dalla necessità di aggiungere un suono vocale (parola) ali martellamento delle prime musiche tribali. Solo molto più tardi parola e musica poterono scriversi in qualche modo e differenziarsi. Appare la poesia scritta, ma la comune parentela con la musica si fa sentire. La poesia tende a schiudersi in forme architettoniche sorgono i metri, le strofe, le così dette forme chiuse. Ancora nelle prime saghe nibelungiche e poi in quelle romanze, la vera materia della poesia è il suono. Ma non tarderà a sorgere con i poeti provenzali una poesia che si rivolge anche all'occhio. Lentamente la poesia si fa visiva perché dipinge immagini, ma è anche musicale: riunisce due arti in una. Naturalmente gli schemi formali erano larga parte della visibilità poetica. Dopo l'invenzione della stampa la poesia si fa verticale, non riempie del tutto lo spazio bianco, è ricca di « a capo » e di riprese. Anche certi vuoti hanno un valore. Ben diversa è la prosa che occupa tutto lo spazio e non da indicazioni sulla sua pronunziabilità. È a questo punto gli schemi metrici possono essere strumento ideale per l'arte del narrare, cioè per il romanzo. E'il caso di quello strumento narrativo che è l'ottava, forma che è già un fossile nel primo Ottocento malgrado la riuscita del Don Giovanni di Byron (poema rimasto interrotto a mezza strada). Ma verso la fine dell'Ottocento le forme chiuse della poesia non soddisfano più né l'occhio né l'orecchio. Analoga osservazione può farsi per il Blank verse inglese e per l'endecasillabo sciolto italiano. E nel frattempo fa grandi passi la disgregazione del naturalismo ed è immediato il contraccolpo nell'arte pittorica. Così con un lungo processo, che sarebbe troppo lungo descrivere, si giunge alla conclusione che non si può riprodurre il vero, gli oggetti reali, creando così inutili dopponioni; ma si espongono in vitro, o anche al naturale, gli oggetti o le figure di cui Caravaggio o Rembrandt avrebbero presentato un facsimile, un capolavaro. Alla grande mostra di Venezia anni fa era esposto il ritratto di un mongoloide: era un argomento très dègoûtant, ma perché no? L'arte può giustificare tutto. Sennonché avvicinandosi ci si accorgeva che non di un ritratto si trattava, ma dell'infelice in carne ed ossa. L'esperimento fu poi interrotto manu militari, ma in sede strettamente teorica era pienamente giustificato. Già da anni critici che occupano cattedre universitarie predicavano la necessità assoluta della morte dell'arte, in attesa non si sa di quale palingenesi o resurrezione di cui non s'intravvedono i segni.
Quali conclusioni possono trarsi da fatti simili? Evidentemente le arti, tutte le arti visuali, stanno democraticizzandosi nel senso peggiore della parola. L'arte è produzione di oggetti di consumo, da usarsi e da buttarsi via in attesa di un nuovo mondo nel quale l'uomo sia riuscito a liberarsi di tutto, anche della propria coscienza. L'esempio che ho portato potrebbe estendersi alla musica esclusivamente rumoristica e indifferenziata che si ascolta nei luoghi dove milioni di giovani si radunano per esorcizzare l'orrore della loro solitudine. Ma perché oggi più che mai l'uomo civilizzato è giunto ad avere orrore di se stesso?
Ovviamente prevedo le obiezioni. Non bisogna confondere le malattie sociali, che forse sono sempre esistite ma erano poco note perché gli antichi mezzi di communicazione non permettevano di conoscere e diagnosticare la malattia. Ma fa impressione il fatto che una sorta di generale millenarismo si accompagni a un sempre più diffuso comfort, il fatto che il benessere (là dove esiste, cioè in limitati spazi della terra) abbia i lividi connotati della disperazione. Sotto lo sfondo così cupo dell'attuale civiltà del benessere anche le arti tendono a confondersi, a smarrire la loro identità. Le comunicazioni di massa, la radio e soprattutto la televisione, hanno tentato non senza successo di annientare ogni possibilità di solitudine e di riflessione. Il tempo si fa più veloce, opere di pochi anni fa sembrano « datate » e il bisogno che l'artista ha di farsi ascoltare prima o poi diventa bisogno spasmodico dell'attuale, dell'immediato. Di qui l'arte nuova del nostro tempo che è lo spettacolo, un'esibizione non necessariamente teatrale a cui concorrono i rudimenti di ogni arte e che opera sorta di massaggio psichico sullo spettatore o ascoltatore o lettore che sia. Il deus ex machina di questo nuovo coacervo è il regista. Il suo scopo non è solo quello di coordinare gli allestimenti scenici, ma di fornire intenzioni a opere che non ne hanno o ne hanno avute altre. C'è una grande sterilità in tutto questo, un'immensa sfiducia nella vita. In tale paesaggio di esibizionismo isterico quale può essere il posto della più discreta delle arti, la poesia? La poesia così detta lirica è opera, frutto di solitudine e di accumulazione. Lo è ancora oggi ma in casi piusosto limitati. Abbiamo però casi più numerosi in cui il sedicente poeta si inette al passo coi nuovi tempi. La poesia si fa allora acustica e visiva. Le parole schizzano in tutte le direzioni come l'esplosione di una granata, non esiste un vero significato, ma un terremoto verbale con molti epicentri. La decifrazione non è necessaria, in molti casi può soccorrere l'aiuto dello psicanalista. Prevalendo l'aspetto visivo la poesia è anche traducibile e questo è un fatto nuovo nella storia dell'estetica. Ciò non vuoi dire che i nuovi poeti siano schizoidi. Alcuni possono scrivere prose classicamente tradizionali e pseudo versi privi di ogni senso. C'è anche una poesia scritta per essere urlata in una piazza davanti a una folla entusiasta. Giò avviene soprattutto nei paesi dove vigono regimi autoritari. E simili atleti del vocalismo poetico non sempresono sprovveduti di talento. Citerò un caso e mi scuso se è anche un caso che ini riguarda personalmente. Ma il fatto, se è vero, dimostra che ormai esistono in coabitazione due poesie, una delle quali è di consumo immediato e muore appena è espressa, mentre l'altra può dormire i suoi sonni tranquilla. Un giorno si risveglierà, se avrà la forza di farlo.
La vera poesia è simile a certi quadri di cui si ignora il proprietario e che solo qualche iniziato conosce. Comunque la poesia non vive solo nei libri o nelle antologie scolastiche. Il poeta ignora e spesso ignorerà sempre il suo vero destinatario. Faccio un piccolo esempio personale. Negli archivi dei giornali italiani si trovano necrologi di uomini tuttora viventi e operanti. Si chiamano coccodrilli. Pochi anni fa al Corriere della Sera io scopersi il mio coccodrillo firmato da Taulero Zulberti, critico, traduttore e poliglotta. Egli affermava che il grande poeta Majakovskij avendo letto una o più mie poesie tradotte in lingua russa avrebbe detto: « Ecco un poeta che mi piace. Vorrei poterlo leggere in italiano ». L'episodio non è inverosimile. I miei primi versi cominciarono a circolare nel 1925 e Majakovskij (che viaggiò anche in America e altrove) morì suicida nel 1930.
Majakovskij era un poeta al pantografo, al megafono. Se ha pronunziate tali parole posso dire che quelle mie poesie avevano trovato, per vie distorte e imprevedibili, il loro destinano.
Non si credo però che io abbia un'idea solipsistica della poesia. L'idea di scrivere per i così detti happy few non è mai stata la mia. In realtè l'arte è sempre per tutti e per nessuno. Ma quel che resta imprevedibile è il suo vero begetter, il suo destinano. L'arte-spettacolo, l'arte di massa, l'arte che vuole produrre una sorta di massaggio fisico-psichico su un ipotetico fruitore ha dinanzi a sé infinite strade perché la popolazione del mondo è in continuo aumento. Ma il suo limite è il vuoto assoluto. Si può incorniciare ed esporre un piao di pantafole (io stesso ho visto così ridotte le mie), ma non si può esporre sotto vetro un paesaggio, un lago o qualsiasi grande spettacolo naturale.
La poesia lirica ha certamente rotto le sue barriere. C'è poesia anche nella prosa, in tutta la grande prosa non meramente utilitaria o didascalica: esistono poeti che scrivono in prosa o almeno in più o meno apparente prosa; milioni di poeti scrivono versi che non hanno nessun rapporto con la poesia. Ma questo significa poco o nulla. Il mondo è in crescita, quale sarà il suo avvenire non può dirlo nessuno. Ma non è credible che la cultura di massa per il suo carattere effimero e fatiscente non produca, per necessario contraccolpo, una cultura che sia anche argine e riflessione. Possiamo tutti collaborare a questo futuro. Ma la vita dell'uomo è breve e la vita del mondo può essere quasi infinitamente lunga.

Avevo pensato di dare al mio breve discorso questo titolo: potrà sopravvivere la poesia nell'universo delle communicazioni di massa? E' ciò che molti si chiedono, ma a ben riflettere la risposta non può essere che affermativa. Se s'intende per la così detta belletristica è chiaro che la produzione mondiale andrà crescendo a dismisura. Se invece ci limitiamo a quella che rifiuta con orrore il termine di produzione, quella che sorge quasi per miracolo e sembra imbalsamare tutta un'epoca e tutta una situazione linguistica e culturale, allora bisogna dire che non c'è morte possibile per la poesia.
E' stato osservato più volte che il contraccolpo del linguaggio poetico su quello prosastico può essere considerato un colpo di sferza decisivo. Stranamente la Commedia di Dante non ha prodotto una prosa di quell'altezza creativa o lo ha fatto dopo secoli. Ma se studiate la prosa francese prima e dopo la scuola di Ronsard, la Plèiade, vi accorgerete che la prosa francese ha perduto quella mollezza per la quale era giudicata tanto inferiore alle lingue classiche ed ha compiuto un vero salto di maturità. L'effetto è stato curioso. La Plèiade non produce raccolte di poesie omogenee come quelle del Dolce stil nuovo italiano (che è certo una delle sue fonti), ma ci da di tanto in tanto veri « pezzi di antiquariato » che andranno a far parte di un possibile museo immaginario della poesia. Si tratta di un gusto che si direbbe neogreco e che secoli dopo il Parnasse tenterà invano di eguagliare. Ciò prova che la grande lirica può morire, rinascere, rimorire, ma resterà sempre una delle vette dell'anima umana. Vogliamo rileggere insieme un canto di Joachim Du Bellay. Questo poeta, nato nel 1522 e morto a soli trentacinque anni, era nipote di un cardinale presso il quale visse a Roma qualche anno riportando profondo disgusto per la corruzione della corte pontifica. Du Bellay ha scritto molto, imitando più o meno felicemente i poeti della tradizione petrarchista. Ma la poesia (forse scritta a Roma), ispirata da versi latini del Navagero, che raccomanda la sua fama, è frutto di una dolorosa nostalgia per le campagne della dolce Loira da lui abbandonate. Da Sainte-Beuve fino a Walter Pater, che dedicò a Joachim un profilo memorabile, la breve Odelette des vanneurs de blé è entrata nel repertorio della poesia mondiale. Proviamo a rileggerla se questo è possibile, perché si tratta di una poesia in cui l'occhio ha la sua parte.
A vous troppe legere,
qui d'aele passagere
par le monde volez,
et d'un sifflant murmure l'ombrageuse verdure doulcement esbranlez,

j'offre ces violettes,
ces lis et ces fleurettes,
et ces roses icy,
ces vermeillettes roses,
tout freschement écloses,
et ces oeilletz aussi.

De vostre doulce halaine
eventez ceste plaine,
eventez ce sejour,
ce pendant que j'ahanne
a mon blé, que je vanne
a la chaleur du jour.
Non so se questa Odelette sia stata scritta a Roma come intermezzo nel disbrigo di noiose pratiche d'ufficio. Essa deve a Patter la sua attuale sopravvivenza. A distanza di secoli una poesia può trovare il suo interprete.
Ma ora per concludere debbo una risposta alla domanda che ha dato un titolo a questo breve discorso. Nella attuale civiltà consumistica che vede affacciarsi alla storia nuove nazioni e nuovi linguaggi, nella civiltà dell'uomo robot, quale può essere la sorte della poesia? Le risposte potrebbero essere molte. La poesia è l'arte tecnicamente alla portata di tutti: basta un foglio di carta e una matita e il gioco è fatto. Solo in un secondo momento sorgono i problemi della stampa e della diffusione. L'incendio della Biblioteca di Alessandria ha distrutto tre quarti della letteratura greca. Oggi nemmeno un incendio universale potrebbe far sparire la torrenziale produzione poetica dei nostri giorni. Ma si tratta appunto di produzione, cioè di manufatti soggetti alle leggi del gusto e della moda. Che l'orto delle Muse possa essere devastato da grandi tempeste è, più che probabile, certo. Ma mi pare altrettanto certo che molta carta stampata e molti libri di poesia debbano resistere al tempo.
Diversa è la questione se ci si riferisce alla reviviscenza spirituale di un vecchio testo poetico, il suo rifarsi attuale, il suo dischiudersi a nuove interpreta-zioni. E infine testa sempre dubbioso in quali limiti e confini ci si muove parlando di poesia. Molta poesia d'oggi si esprime in prosa. Molti versi d'oggi sono prosa e cattiva prosa. L'arte narrativa, il romanzo, da Murasaki a Proust ha prodotto grandi opere di poesia. El il teatro? Molte storie letterarie non se ne occupano nemmeno, sia pure estrapolando alcuni geni che formano un capitolo a parte. Inoltre: come si spiega il fatto che l'antica poesia cinese resiste a tutte le traduzioni mentre la poesia europea è incatenata al suo linguaggio originale? Forse il fenomeno si spiega col fatto che noi crediamo di leggere Po Chü-i e leggiamo invece il meraviglioso contraffattore Arthur Waley? Si potrebbero moltiplicare le domande con l'unico risultato che non solo la poesia, ma tutto il mondo dell'espressione artistica o sedicente tale è entrato in una crisi che è strettamente legata alla condizione umana, al nostro esistere di esseri umani, alla nostra certezza o illusione di crederci esseri privilegiati, i soli che si credono padroni della loro sorte e depositari di un destino che nessun'altra creatura vivente può vantare. Inutile dunque chiedersi quale sarà il destino delle arti. E' come chiedersi se l'uomo di domani, di un domani magari lon-tanissimo, potrà risolvere le tragiche contraddizioni in cui si dibatte fin dal primo giorno della Creazione (e se di un tale giorno, che può essere un'epoca sterminata, possa ancora parlarsi).
From Les Prix Nobel en 1975, Editor Wilhelm Odelberg, [Nobel Foundation], Stockholm, 1976



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Copyright © The Nobel Foundation 1975
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MLA style: "Eugenio Montale - Nobel Lecture: È ancora possibile la poesia". Nobelprize.org. 28 Dec 2012 http://www.nobelprize.org/nobel_prizes/literature/laureates/1975/montale-lecture-i.html


Tutto tutto, niente niente

Scrivere una recensione di Tutto tutto, niente niente di Antonio Albanese è davvero complicato. In primis perché il film è un sequel, e come tale carico di attese che, sicuramente, vengono in parte deluse. Ma andiamo con ordine.
La trama del film riprende il precedente Qualunquemente, espandendone però i limiti narrativi. Se il primo aveva raccontato la storia surreale dell'ascesa politica in Calabria di Cetto Laqualunque, in questo nuovo film vediamo il solito Cetto, insieme ai "nuovi" Frengo Stoppato e Rodolfo Favaretto, giungere sino sl Parlamento. Diciamo fra virgolette nuovi, perché i personaggi di Frengo e Rodolfo riprendono vecchie incarnazioni di Albanese, sempre abile nel mettere in scena gli stereotipi e le peggiori manie degli italiani.
Così da un lato Cetto si mantiene sui suoi standard, disonestà, machismo, un'omosessualità repressa, collusioni con la mafia, mentre Frengo è un figlio dei fiori in cerca di una beatificazione in vita e Rodolfo è un reazionario veneto che vuole annettere il suo paesello all'Austria, ignorando nel frattempo la realtà e le esigenze della moglie, tanto da finire tradito con più uomini di colore.
La storia del film si dipana per sketch, come da tradizione per Albanese, in una Roma surreale e a tratti trimalcionesca. Lo spettacolo che ne esce fuori sembra a volte scontato, in generale il film paga l'assenza dello scalpore e della novità che fu di Qualunquemente.
Detto questo però il film è certamente godibile e regala alcuni minuti di sicuro divertimento, vuoi per l'espressività di Albanese, vuoi perché i tre protagonisti sono sicuramente riusciti, vuoi infine perché alcune battute sono di indubbio effetto.

giovedì 27 dicembre 2012

Piccolo dizionario Italiano - Berlusconi


Attività parlamentare: locuzione sing. femminile, trombabile; attività volta alla tutela degli interessi del Presidente del consiglio e a costituire, se serve, Legittimo impedimento (vedi anche Presidente del del consiglio e Legittimo impedimento)

Avvocato: sing. maschile, trombabile; uomo al soldo del Presidente del consiglio, incaricato di dirimerne gli innumerevoli scandali, in cambio di un seggio in Parlamento (vedi Parlamento, Legittimo impedimento, Minorenne marocchina)

Cittadino: sing, maschile, trombabile; termine arcaico, vedi Suddito

Costituzione: femminile, singolare, inchiavabile; la prima delle leggi, la più grande rottura di palle. Impedisce praticamente ognuna delle attività illecite del Presidente del consiglio, per questo va urgentemente riformata, anche a costo di promettere a chi che sia di dividere in due, tre o cinquemila il paese. (vedi anche Leggi, Lega)

Comunismo: maschile, singolare, inchiavabile; ideologia scomparsa dalle politiche europee da circa trent'anni. Da citare in maniera ossessiva nei momenti di calo del consenso, insieme alla magistratura pronta ad indagare su ogni cittadino libero, il diritto a non pagare le tasse e a chiu pilu pi tutti (vedi anche Magistratura, Tasse)

Consenso popolare: locuzione sing. maschile, trombabile; strumento che serve per vincere le elezioni e mantenere il potere. Lo si mantiene promettendo di abbassare le tasse e elargendo favori e sesso ai sudditi (vedi anche Elezione, Tasse, Suddito)

Democrazia: sing. femminile, trombabile; forma di governo sfruttabile per salire al potere, fastidiosa nell'ossessiva sudditanza alle norme e al rispetto di questa o quella legge, peggio ancora se chiamata Costituzione (vedi anche Dittatura, Presidente del consiglio, Magistratura)

Dittatore bielorusso: figura mitologica da citare come esempio nel momento in cui si parla del consenso del popolo (vedi Consenso popolare)

Dittatura: sing, femmiline, trombabile; forma di governo ampiamente auspicabile, da ricercare dopo aver preso il potere per via democratica. Da fondare sul possesso delle televisioni e sul continuo e ossessivo richiamo ai pericoli del comunismo e della magistratura (vedi Magistratura, Comunismo, Democrazia)

Elezione: sing. femminile, trombabile; consiste in un consistente investimento economico e mediatico volto all'acquisizione del potere. Utili per vincere le elezioni sono alcune promessse irrealizzabili, come la diminuzione delle tasse o la Padania libera (vedi Tasse e Lega)

Giornalismo: sing. maschile, inchiavabile; attività inutile, volta alla ricerca di informazioni e verità lesive dell'onore del Presidente del consiglio (poco importa se rispondenti al vero). (vedi anche Minorenne marocchina)

Impegno istituzionale: locuzione sing. maschile, trombabile; incontro con gli amici russi o bielorussi, da spacciare poi come Legittimo impedimento. Particolarmente piacevoli gli incontri di rappresentanza con le giovani Marocchine, nipoti di Presidenti vari (vedi anche Presidente russo, Dittatore bielorusso, Minorenne marocchina)

Lega: sing, femminile, trombabile; nell'accezione politica, indica formazione di bestemmiatori incalliti da intortare con qualche rito pagano, qualche simbolo celtico qua e là e la promessa dell'indipendenza, in cambio del potere politico per poter fare quello che si vuole (vedi anche Costituzione)

Leggi: plur. femminile, inchiavabili; insieme alla Costituzione e alla Magistratura, il principale problema da risolvere in questo paese. Non è concepibile che un imprenditore non possa fare quello che diamine gli pare e piace in un paese civile (vedi anche Costituzione, Magistratura, Paese civile)

Legittimo impedimento: locuzione sing. maschile, trombabile; attività svolta in alternativa ai festini casalinghi, avente come unico scopo rallentare i processi contro la persona del Presidente del consiglio (vedi anche Impegno istituzionale, Attività parlamentare, Parlamento)

Magistratura: sing. femminile, inchiavabile; società per delinquere finalizzata allo smantellamento del potere politico del Presidente del consiglio, in particolare appoggiandosi a vacui appigli chiamati Leggi e Costituzione. Da boicottare tramite il Legittimo impedimento e il Parlamento (vedi anche Costituzione, Leggi, Legittimo impedimento, Parlamento)

Minorenne marocchina: sing. femminile, molto trombabile; giovane di bell'aspetto e dall'ampio stacco di gamba, da conoscere approfonditamente e aiutare economicamente, viste le sue indubitabili discendenze da Presidenti vari (vedi anche Parlamento e Impegno istituzionale)

Ministro: sing, maschile, trombabile; subalterno della corte del Presidente del consiglio, può ricoprire il ruolo di giullare o, nel caso di donna, di cortigiana. (vedi anche Parlamento e Avvocato)

Paese civile: locuzione, maschile, trombabile; nell'accezione berlusconiana intende quel paese in cui gli immigrati si rimangono a casa loro o al massimo vengono a fare le badanti (brasiliane e marocchine escluse), i magistrati non rompono i coglioni, le scuole sono private, le televisioni sono del Presidente del consiglio e le tasse non si pagano (vedi Magistratura, Presidente del consiglio, Scuola e Tasse)

Parlamento: sing. maschile, trombabile; assemblea di servi e amici fidati, da manipolare abilmente, anche a fronte della perdita di ogni dignità e pudore. Può votare anche le norme più risibili o incostituzionali, da adoperare contro la Magistratura (vedi anche Costituzione, Presidente della repubblica, Magistratura)

Presidente del consiglio: locuzione sing. maschile, trombabile; carica da raggiungere per garantire i propri interessi personali, da rendere, se possibile, simile poi alla più moderna e agile carica di dittatore (vedi anche Dittatura)

Presidente della repubblica: sing. maschile, inchiavabile; vecchio rompicoglioni, sempre con la Costituzione in mano. Si suggerisce ricovero presso una casa di riposo (vedi Costituzione)

Presidente russo: sing. maschile, trombabile; socio in affari accomunato da eguale spirito democratico e rispetto per le istituzioni (vedi anche Satira e Giornalismo)

Presidente tedesco: sing. femminile, culona; pari grado di paese serio, intollerante alle battute e alla volgarità del Presidente del consiglio. (vedi anche Presidente del consiglio)

Professore: sing. maschile, inchiavabile: il nemico per eccellenza, comunista, filotedesco, anticristo, elegante e privo di ironia. Da abbattere (vedi anche Presidente tedesco)

Satira: sing. femminile, inchiavabile; attività proposta da comici evidentemente comunisti che continuano a dileggiare il Presidente del consiglio per la sua gioiosa attività sessuale (vedi Minorenne marocchina)

Scuola: sing. femminile, inchiavabile; covo di comunisti, produttori di cultura, da criticare e sminuire in ogni circostanza. (vedi anche Comunismo e Professore)

Tasse: plurale, femminile, trombabile; attività da evitare come la peste, da rinnegare, da incrementare per i poveri e i comunisti (vedi anche Comunismo e Consenso popolare)

mercoledì 19 dicembre 2012

Procedimenti giudiziari a carico di Silvio Berlusconi - Wikipedia

Procedimenti giudiziari a carico di Silvio Berlusconi - Wikipedia:

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Sputtanando un puttaniere


Tiny Klout Flag60Lupu Ululà ‏@LupuUlula
, in piena crisi economica, ha tenuto bloccato il Parlamento per un anno per bloccare i suoi processi per prostituzione?
54mTiny Klout Flag43Kous_Net ‏@KousNet
 in uno stato serio e civile non sarebbe potuto essere stato presidente del consiglio?
1hTiny Klout Flag43Kous_Net ‏@KousNet
 è convinto che la gente si lasci condizionare dalle sue strategie di comunicazione? Se non lo sai difenditi al meglio
1hTiny Klout Flag85Il Fatto Quotidiano ‏@fattoquotidiano
  Il governo stanziò 600mln in 3 anni, 12miliardi=promesse investimento delle imprese 
2hTiny Klout Flag60filippo cusumano ‏@filcusum
 e' come i derivati? Promette molto, ma ti frega sempre...
2hTiny Klout Flag44svt_svt ‏@svt_svt
Hahahahaha RT  si conta i capelli tutte le sere
2hTiny Klout Flag22Antonio Pala ‏@antoniopala82
 ha detto a  "avete bisogno di me" pensando di avere davanti le Olgettine?
2hTiny Klout Flag22Antonio Pala ‏@antoniopala82
 doveva costruire campi da golf a Lampedusa?
3hTiny Klout Flag85Il Fatto Quotidiano ‏@fattoquotidiano
   I fondi furono congelati nel 2009 e ridotti a 100 milioni nel 2010
3hTiny Klout Flag70Simone Spetia ‏@simonespetia
I politici sui social media: la galleria degli errori via  e  [e non c'è ancora ]
4hTiny Klout Flag49Daily Tweetter News ‏@Infinity_999
 ha tanti di quei processi penali a carico da necessitare di una pagina di Wikipedia apposta?
4hTiny Klout Flag46Alessandro Ingegno ‏@Aleinge
 nel lontano '94 entrò in politica per salvare se stesso dai processi e le sue aziende dal fallimento?
4hTiny Klout Flag67Nonleggerlo ‏@nonleggerlo
 sono circa 20 anni che promette di abbassare le tasse? > 
5hTiny Klout Flag70L'HuffPost ‏@HuffPostItalia
: l'hashtag lanciato dal Pdl. E Twitter si scatena
7hTiny Klout Flag85Il Fatto Quotidiano ‏@fattoquotidiano
 Non era di mille euro ma di una cifra tra i 200 e i 1000 a seconda del reddito  
8hTiny Klout Flag59Dante Alighieri ‏@DanteSommoPoeta
 è l'inventore, insieme a Bobo del local balzello, di cui addebita a Monti il disonore? 
11hTiny Klout Flag55Luigi Oliveri ‏@Rilievoaiace
 ha due ex mogli e una fidanzata di 28 anni, ma tutela l'unità della famiglia?
17 DicTiny Klout Flag70Simone Spetia ‏@simonespetia
 dell'on Cassinelli a cui ha associato sito è un errore di marketing politico, come si vedrà.Have fun
17 DicTiny Klout Flag42Andrea B.uone Feste ‏@ab_itudinario
 controlla le TV perché controlla il mercato pubblicitario?
17 DicTiny Klout Flag26Fabrizio Liberini ‏@parsifalcinque
"Il Governo Berlusconi non ha fatto nulla!" Sei sicuro?? Guarda qua!  via 
17 DicTiny Klout Flag42Andrea B.uone Feste ‏@ab_itudinario
 faceva accompagnare i suoi figli a scuola da un assassino mafioso?
17 DicTiny Klout Flag21talofen ‏@talofen
 si tinge il posticcio con l’antiruggine?
17 DicTiny Klout Flag21talofen ‏@talofen
 m’ha rotto le palle? 
17 DicTiny Klout Flag21talofen ‏@talofen
 è il giullare dell’Unione Europea?
17 DicTiny Klout Flag44Davide Andriolo ‏@macondo83
 farebbe bene a fare il nonno, e smetterla di provare a mandare in malora il paese?
17 DicTiny Klout Flag45Fabio Venni ‏@fabiovenni
 ho rotto er cazzo?

The Pitt, R. Scott Gemmill

The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....