Scrollando su Instagram mi sono imbattuto in questo intervento del linguista Manolo Trinci, a commento di un intervento dell'onorevole Anna Laura Orrico, del M5S.
https://youtube.com/shorts/RPljUJAK5ks?si=VHDrZR_C3B1h0PUA
Secondo me Trinci non coglie (detta meglio, non vuole cogliere) cosa sta accadendo in quell'intervento, e favorisce sulle sue pagine social una facile ironia sulla questione che non contestualizza e non favorisce il dibattito sulla scelta linguistica dell'onorevole. Per essere chiari: delle due l'una, o la scelta di usare studentessi è un lapsus, o è una scelta. È possibile sospettare che l'onorevole abbia scelto di usare studentessi proprio per le ragioni spiegate nel video, ovvero evidenziare il senso del suffisso in -essa, per cui oggi si sceglie di non adoperare il suffisso in -essa per riferirsi alle donne impegnate in mestieri e ruoli non riferibili con termini ambigenere o invariabili. Insomma, l'onorevole avrebbe voluto creare un momento di dissonanza cognitiva per evidenziare come tranquillamente adoperiamo termini che nascono come offensivi o discriminatori, e che ci accorgiamo della loro natura solo quando quei termini (o le regole per cui sono nati) vengono estesi a chi normalmente è esente da quella discriminazione. Da dove nasce questa ipotesi? Dal fatto che ho preso l'abitudine di farlo anche io. Ogni mattina, quando entro in classe, saluto i miei alunni chiamandoli "principesse e principessi", partendo da un rapporto amichevole ma non amicale che abbiamo costruito nella durata del nostro percorso. E ovviamente la prima volta in cui mi hanno sentito pronunciare la parola "principessi" si sono guardati e mi hanno corretto, no prof. si dice principi. Questo ci ha portati a riprendere un discorso che avevamo già fatto in prima superiore parlando della convenzionalità del linguaggio, del Manifesto delle parole ostili e dell'uso discriminatorio, anche non voluto, delle parole adoperate senza riflessione.
Hanno colto? Non tutti, certo, ma l'insegnamento non si misura solo sui risultati immediati; contano anche i semi che hai piantato e che germoglieranno nel corso degli anni, a poco a poco, con pazienza dovuta.

