domenica 21 gennaio 2024

Un controverso articolo sulla storia della letteratura italiana


In questi giorni ha suscitato un discreto dibattito un articolo, pubblicato su Il Post, titolato Storia tossica della letteratura italiana. Va precisato che in realtà l'articolo, a firma Lorenza Pieri e Michela Violante, è un post di uno dei blog ospitati dal giornale online, ma sui quali la redazione sostiene di non avere potere decisionale né di correzione o discussione dei contenuti.
Ciò premesso, l'articolo fa una carrellata sui principali autori canonici nella letteratura italiana insegnata nelle nostre scuole, mettendone in evidenza un atteggiamento sostanzialmente sessista e semplificatorio nei confronti della figura femminile. Da Dante a Pirandello, agli occhi delle autrici dell'articolo, praticamente nessuno dei nostri autori canonici e innocente dal ritrarre la figura femminile secondo due stereotipi, quello della donna angelo e quello della donna diabolica e tentatrice. In ogni caso, la donna o è oggetto, o se è soggetto, lo è perché malvagia. E a questo punto dell'analisi, qui ulteriormente semplificata, sorgono i problemi. Perché sé è vero che le autrici hanno sostanzialmente ragione, è vero pure che hanno torto nel mancare di storicizzazione degli autori e delle opere citate.
L'articolo si muove su un terreno molto scivoloso: da un lato il problema della letteratura canonizzata a scuola, e dell'assenza delle autrici e di una visione femminile nello studio della nostra letteratura; dall'altro lato il rischio di apparire adepti della "cultura della cancellazione", etichetta buona per additare chiunque metta in discussione lo status quo.
Penso che l'articolo finisca per svilire un tema che invece c'è, ovvero quello della rappresentazione della donna nella nostra letteratura canonizzata a scuola e, più ancora, l'assenza delle voci femminili nel canone. Svilisce perché per trattare un tema del genere, come evidenziato da molti, c'è bisogno di prendersi tutt'altro spazio di approfondimento e di farlo con altri metodi e parole (anche se capisco la posizione di Lorenza Pieri, che parla di autocensura se, per paura di scrivere in maniera sgradita ai più di questi temi, si finisce semplicemente per non parlarne per questioni "strategiche"). Come da molte parti si osserva, a furia di ipersemplificazione si finisce per dire sonore fesserie antistoriche.
Poi però è anche vero che molte reazioni all'articolo non arrivano sul merito di quanto sostenuto, in malo modo, ma riguardano l'atto in sé, la messa in discussione del canone: basterebbe sondare quanti commenti hanno immediatamente etichettato articolo e giornale con la definizione "woke", etichetta che fa comodo, come "cancel culture", per identificare in maniera spregiativa ogni forma di messa in discussione dello status quo culturale.
Quindi, per concludere, non difendo l'articolo in sé, invero mediocre, ma difendo la necessità di mettere in discussione l'approccio critico e la forma della trasmissione della letteratura, almeno a scuola. Non sostengo che gli autori citati vadano censurati, ma che vadano storicizzati, e che si smetta di idealizzarne i contenuti (ancora in queste settimane abbiamo letto esimi editorialisti sostenere che non ci sia bisogno di educazione affettiva, che basti l'esempio della grande letteratura), e che, come sempre dovrebbe fare la buona critica, si problematicizzi.

mercoledì 10 gennaio 2024

TINT come strumento per la didattica della lingua italiana - un'esperienza d'uso


Per le vacanze ho assegnato ai miei alunni di  quinta delle esercitazioni sulla produzione e l'analisi di testi argomentativi o poetici. Le produzioni, volontarie, sono state consegnate e corrette in digitale su Google Classroom. Oltre alla classica correzione degli errori, grammaticali, sintattici, lessicali, di comprensione e di contenuto, ho associato come strumento di valutazione un'analisi sulla leggibilità del testo condotta tramite software gratuito e open source TINT. Oggi abbiamo analizzato assieme i risultati, in particolare abbiamo visto come i testi analizzati si ponessero secondo l'indice GULPEASE (un indice matematico di complessità di lettura di un testo determinato da una funzione matematica che mette in relazione lunghezza delle frasi, numero di parole per frase e numero di lettere che compongono le frasi), secondo i tre livelli minimi di ricchezza lessicale catalogati da Tullio De Mauro (le 500 parole più semplici, le 2500 e le 5000 parole più semplici e diffuse), secondo il rapporto tra frasi subordinate e frasi coordinate alla principale, in rapporto agli indici di densità semantica (che si fonda sulla ricchezza di significati catalogati sui dizionari per le parole scelte da chi ha scritto il testo) e densità lessicale (il rapporto tra parole lessicalizzate, ovvero portatrici di significato nella frase, come sostantivi, aggettivi, verbi, e parole funzionali, ovvero quelle parole di per sé prive di un vero significato, come le preposizioni, ma che servono a mettere in relazione le altre parole all'interno della frase). Abbiamo spiegato ed evidenziato la presenza nei testi di anglicismi non ancora entrati nel lessicco italiano, di plastismi e di espressioni polirematiche, tutte scelte potenzialmente ambigue o complesse per un lettore non particolarmente istruito, o attento. Analizzati i risultati abbiamo pensato a quale potesse essere il pubblico dei testi prodotti dagli alunni, e se, in relazione a quel pubblico ipotizzato, i risultati evidenziassero difficoltà tali da dire che, al di là degli errori grammaticali o di contenuto, comunque quanto scritto dagli alunni non funzionava.

Devo dire che, pur con difficoltà, gli studenti hanno seguito. In particolare hanno capito che un testo complesso non è per forza un testo sbagliato, ma che questo dipende da chi ne è il lettore previsto, pur con la consapevolezza che una inutile complessità taglia fuori ingiustamente dalla lettura coloro ai quali le stesse cose possono essere dette in maniera più semplice e lineare.

Questi sarebbero i risultati dell'analisi di questo post.





venerdì 5 gennaio 2024

Nel crepuscolo sussurra antica






 Nel crepuscolo sussurra antica

l'ombra, e il silenzio tocca pensieri,

in un giardino di parole fragili,

dove l'anima si perde nei misteri.


Orme eteree s'aggirano, sospese,

tra fiori sfiorati da un vento lieve,

come pensieri vagabondi, incerti,

che danzano su fili di seta breve.


Nella penombra dell'anima stanca,

L'orizzonte si scioglie in un velo;

S’intrecciano fiori, sfioriscono sogni

tra petali di luna sospesi nel cielo.


In questo giardino di sfumature,

I fiori notturni, timidi custodi,

si schiudono al chiarore d'un mistero;

si dipana un intreccio di cure,

come note su un foglio leggero.


Così, tra  reale e irreale,

si snoda il filo del pensiero,

e un sussulto si fa il respiro,

e il cuore perde il sentiero.


The Pitt, R. Scott Gemmill

The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....