lunedì 31 luglio 2023

Cyberpunk: Edgerunners



Cyberpunk: Edgerunners è un anime, prodotto dallo studio Trigger in collaborazione con la software house CD Projekt, ispirato e prequel del videogioco Cyberpunk 2077. A sua volta il videogioco è ispirato al Gioco Di Ruolo cartaceo Cyberpunk 2020, ideato da Mike Pondsmith e pubblicato in prima edizione nel 1988.

L'anime, disponibile su Netflix, è ambientato nella città immaginaria di Night City e racconta la storia di un ragazzo, David, che rimasto orfano, abbandona gli studi per entrare in  una gang di cyberpunk, iniziando a manipolare il proprio corpo con innesti tecnologici sempre più potenti e letali per se stesso e per gli altri, con l'unico scopo di arrivare alla fine a colpire una corporazione a cui attribuisce tutti i guai e i fallimenti della propria vita.

La storia di questo anime è ovviamente largamente ispirata all'immaginario di riferimento, quello di una ormai vasta produzione a tema proprio cyberpunk che nasce con le produzioni di William Gibson. Rimanendo nel mondo degli anime, tuttavia, questa produzione mostra tutti i suoi limiti se la si mette a paragone con alcuni capolavori del genere (anche presenti sulla stessa piattaforma Netflix). Se si compara Cyberpunk Edgerunners con recenti produzioni come Spriggan (quello di Netflix, non il film, peraltro pregevole del 1998), Nighthead 2041 o, meno recenti, come Ergo Proxy o Cowboy Bepop, si evidenzia quanto il racconto sia piatto, non lasci spazi all'introspezione, all'approfondimento, a diverse chiavi di lettura. Risultano infatti totalmente assenti piani che sono tipici in realtà del cyberpunk, ovvero la scoperta del sé, dell'interiorità a dispetto o grazie alle macchine, l'elemento religioso e/o filosofico, tutte cose presenti invece nelle opere appena citate.

Se poi si volesse comparare questo Cyberpunk con le grandi trasposizioni del genere del passato, opere come Akira o Ghost In The Shell, anche nelle sue versioni seriali, gli sono nettamente superiori, sia nella narrazione dei personaggi e della loro personalità, sia in un altro elemento fondamentale del genere: la caratterizzazione dell'ambiente. Sia Akira che Ghost In The Shell adoperano magistralmente le location di Tokyo e di Honk Kong nella creazione di eterotopie, di luoghi che sono luoghi reali e al contempo altro, specchio di altri luoghi del passato, del presente, del futuro, del desiderio o della paura; al contrario il paesaggio di questo Cyberpunk è stereotipato, generico, tutto sommato vuoto e dimenticabile, esattamente come quello della trasposizione cinematografica di Ghost In The Shell di Sanders.

In conclusionne Cyberpunk Edgerunners rappresenta una versione debole e stereotipata del genere, senza pretese di originalità, forte solo di un comparto artistico tutto sommato ben realizzato, un po' come capitò qualche anno fa ad Appleseed Alpha, ma con un livello di approfondimento e una qualità narrativa che non supera approcci commerciali al genere come quelli della, pur di successo, serie di Bubblegum Crisis.

domenica 23 luglio 2023

Valditara, i media e le scuole aperte d'estate (ovvero guardare al dito mentre si dovrebbe puntare alla Luna)

Anche l'estate 2023, come ogni estate, deve seguire i suoi rituali: i tormentoni estivi, gli avvisi agli anziani dei Tg per difendersi dal caldo, i negazionisti del cambiamento climatico, il calciomercato e la gente che chiede di aprire le scuole d'estate. Ecco, al netto del fatto che l'elenco non segue minimamente un'ordine o un criterio d'importanza, nel mio piccolo mi permetto di intervenire sull'ultima questione. Intanto per ricordare che le scuole sono già aperte d'estate: si svolgono le attività di preparazione dell'anno scolastico successivo, i corsi di recupero, nonché banali attività di manutenzione non attuabili con le classi nelle aule. 

Soprattutto, detto questo, se vogliamo parlare delle attività didattiche, permettetemi di porre anche io delle questioni:
1) considerando che già oggi il calendario scolastico italiano è uno dei più lunghi fra quelli dei paesi OCSE, supera i 200 giorni di scuola, ovvero 33 settimane, come si intendono ripartire questi giorni durante i mesi rimanenti se si decide di ridurre i giorni di sospensione d'estate? Si intendono proporre settimane di sospensione per esempio in autunno, in inverno e in primavera, come si fa in Francia? Se così fosse, come si organizzerebbero in quelle settimane le famiglie di lavoratori che avrebbero i figli a casa dalle scuole mentre le attività lavorative sarebbero in funzione? Perché magari non lo si tiene a mente, ma fondamentalmente, come diceva una volta Marchionne, il nostro sistema produttivo è ancora strutturato sull'idea di una fase di riduzione/chiusura d'estate, non su tante piccole chiusure nel corso dell'anno. E come la si metterebbe con il comparto turistico, una delle industrie più importanti del paese, che basa il proprio funzionamento, si pensi al turismo balneare, proprio sulla lunga fase di riduzione/chiusura delle attività d'estate? D'altro canto, se non si prevedono al contempo più interruzioni durante l'anno scolastico, si intende proporre per gli studenti italiani un calendario di 36-37 settimane contro le 33 attuali, arrivando a quasi 240 giorni di scuola?
2) qualora si decidesse di svolgere attività didattiche a scuola durante i mesi di giugno e luglio (o luglio e agosto, o tutto giugno e parte di agosto, ognuno pensi alle combinazioni che predilige) quali strumenti si intenderebbero adoperare per rendere praticabili le aule delle scuole italiane, strutture quasi sempre prive di aria condizionata e adeguati sistemi di deumidificazione, raffreddamento e purificazione d'aria (tutte cose più volte segnalate durante la pandemia, su cui si sarebbe potuto intervenire, anche tramite i fondi PNRR, ma che quasi sempre si è deciso di ignorare)? Qualora si raggiungessero nelle aule temperature superiori ai 35 gradi, per intenderci le temperature per le quali un datore di lavoro può prevedere la cassa integrazione o lo smart working, cosa si dovrebbe fare? Si svolgerebbero comunque le attività? Qualora uno studente dovesse essere colto da malore per il caldo, di chi sarebbe la responsabilità civile e/o penale? E se nelle dette condizioni dovesse accadere ad un lavoratore del mondo della scuola?

Come si sarà capito, porre la questione dello svolgere o meno attività nelle scuole d'estate, senza porre al contempo la questione dell'adeguamento delle strutture, vuol dire parlare senza sapere di cosa si sta parlando. Allo stesso tempo, non pensare che quei giorni di sospensione verrebbero comunque recuperati in altro periodo dell'anno vuol dire non valutare altro tipo di welfare che non sia la scuola. Certo che si può pensare di aprire a luglio o a fine agosto adeguando gli ambienti, ma durante l'anno capiterà comunque che in periodi di sospensione i genitori degli studenti si trovino senza l'appoggio della scuola: non si possono aumentare ancora i giorni di attività per gli studenti italiani, che sono fra gli studenti più stressati d'Europa. Il punto è pensare più sistemi di welfare per i genitori italiani, per esempio aumentando i giorni di congedo, sia nel settore pubblico sia nel privato, e fornendo attività ricreative per i ragazzi, centri di aggregazione fuori dalle scuole. Invece si continua a guardare alla scuola come panacea di tutti i mali, soprattutto come luogo che deve risolvere tutte le disfunzioni della società italiana, quando già a fatica la scuola riesce a fare quello che dovrebbe fare, cioè essere scuola.

domenica 16 luglio 2023

Piccolo dibattito sul tema della valutazione


Se avete voglia di leggere un piccolo dibattito sulla valutazione a margine della lettura di La valutazione che educa. Liberare l'insegnamento dalla tirannia del voto, di Cristiano Corsini, sulla piattaforma Kialo-Edu alcuni insegnanti di un certo livello, ovvero Barbara Gizzi, docente, saggista, autrice di testi teatrali e per la tv, Matteo Giangrande della Società Nazionale Debate Italia, Giulio Iraci, docente e segretario dell'associazione Siblings - sorelle e fratelli di persone con disabilità, Gianfranco Mosconi, docente universitario già presso l'Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale, assieme al sottoscritto (che di certo non regge il confronto con i colleghi)  hanno scritto e detto di questo tema da punti di vista molto diversi. Mi sembra che sia venuto fuori un confronto interessante fra gente che sulla questione la pensa spesso in modi diametralmente opposti, ma che, in primis, hanno cercato di argomentare senza rifiutare aprioristicamente le ragioni altrui, cercando di portare dati e ragionamenti a corredo delle proprie idee.

La valutazione che educa. Liberare l'insegnamento dalla tirannia del voto, Cristiano Corsini


Se siete degli insegnanti una delle questioni con cui sicuramente avrete avuto a che fare nel corso degli anni è quella della valutazione. Fuori dal mondo della scuola la questione della valutazione si riduce allo stereotipo dei giovani smidollati che non reggono più lo stress del voto, e del resto come potrebbero, piccole caprette ignoranti che ogni anno fanno sempre peggio alle prove INVALSI, tanto che ormai sarebbe da attendersi un 150% di studenti partecipanti alle prove al di sotto dei livelli minimi di comprensione di qualsiasi cosa. Come si può capire dal tono della premessa, questi però sono stereotipi (o meglio ancora, scemenze).

In realtà la questione del se e come valutare è dibattuta da almeno un secolo. Su questo argomento Cristiano Corsini cerca di fare chiarezza sul senso e sul modo della valutazione a scuola. E sin dall'inizio Corsini chiarisce che l'atto di valutare è un atto di gesione del potere, di conseguenza chi compie questo gesto deve essere consapevole della natura arbitraria di questo gesto e delle sue implicazioni. 

Vengono così introdotti concetti come quelli della "valutazione dell'apprendimento" vs la "valutazione per l'apprendimento", vengono esaminate diverse tipologie di valutazione, chiarendo la differenza tra voto e valutazione: l'uno è strumento della valutazione (pur essendo stesso atto valutativo e arbitrario), l'altra è l'atto di dare valore al prodotto assegnato allo studente e realizzato dallo studente. Si dimostra quindi come l'equiparazione tra semplice assegnazione di un voto numerico ed una valutazione non solo non sia in grado di fornire riscontri positivi atti a migliorare le prestazioni, ma divenga strumento distorsivo atto a gerarchizzare e mantenere le distanze nelle prestazioni, favorendo una costruzione distopica sbandierata come meritocratica.

Le prassi della valutazione così come tramandate dalla tradizione senza messa in discussione vengono scardinate, per esempio mettendo in luce diverse tipologie di distorsioni valutative generate dalla stereotipia, dall'effetto alone, dall'effetto pigmalione, etc. Il volume chiarisce come e quando una valutazione può essere considerata valida, avendo presente che in una valutazione per l'apprendimento occorre fornire dei feedback utili per colmare la distanza tra i risultati attesi e i risultati raggiunti dagli studenti.

Si giunge quindi alla disamina delle prove standardizzate internazionali, come le prove OCSE e IEA, e di quelle INVALSI, evidenziandone limiti e utilità: se queste prove possono essere utili ad esaminare lo stato generale della scuola italiana e a conoscere i livelli raggiunti in alcune abilità e in alcune conoscenze, esse, al contrario della vulgata meritocratica, non sono in grado di valutare competenze, costrutto complesso e non valutabile attraverso singole prove, specie se caratterizzate dalla struttura a risposte chiuse.

Si analizza quindi la differenza tra prove oggettive, prove tradizionali e valutazione autentica, anche in questo caso segnalando pregi e difetti delle diverse tipologie, senza voler demonizzare, ma allo stesso tempo senza avallare acriticamente una tradizione molto incline a rifiutare i concetti e i costrutti provenienti dalla pedagogia a favore della retrotopia per cui "una volta la scuola funzionava meglio" e che quella fantomatica scuola non avesse bisogno della pedagogia e delle sue competenze, bastassero l'esperienza e conoscere la disciplina d'insegnamento.

Il libro La valutazione che educa. Liberare l'insegnamento dalla tirannia del voto è quindi un testo consigliatissimo, sia per gli insegnanti alle prime armi, sia per quei docenti che vogliono mettere in discussione una tradizione nata con l'industrializzazione e canonizzatasi fra inizi del '900 e ventennio fascista, tradizione che sta sempre più stretta, che mostra i suoi fortissimi limiti e che non ha mai davvero contribuito al miglioramento degli apprendimenti e alla mobilità sociale dei giovani studenti italiani.

The Pitt, R. Scott Gemmill

The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....