sabato 29 aprile 2023
Leggere Gramellini per sapere come non si fa giornalismo
giovedì 27 aprile 2023
Una cosa semplice sul 25 aprile e sulla spinta ad una pacificazione nazionale (insomma, su ciò che ha detto Cardini)
Anche oggi sfoglando i quotidiani o scrollando i giornali online capita di imbattersi in alcuni interventi che fanno l'eco alla solita polemica sul 25 apile e la celebrazione della liberazione dal nazifascismo. Non ultimo il polverone suscitato dall'intervento del prof. Cardini a La7
In partiolare ha destato scalpore come Cardini abbia difeso i giovani che aderirono alla Repubblica di Salò
Una cosa perciò mi sembra che si debba dire sul 25 aprile: ormai da anni si chiede di raggiungere una pacificazione nazionale, di riconoscere le ragioni dei vinti, di smitizzare la malvagità ontologica dei giovani che aderirono alla Repubblica di Salò. Sia chiaro, in termini storici tutto questo va benissimo, purché a questo riconoscimento corrisponda il riconoscimento delle ragioni dei vincitori, della difficoltà eroica della scelta della clandestinità della resistenza, delle paure, delle miserie che i partigiani dovettero addossarsi per un fine superiore. Ci sarà pacificazione quando si potrà parlare degli orrori dei campi di concentramento italiani in Slovenia senza essere accusati di revisionismo e di lesa maestà nei confronti del sacro mito del confine orientale e della mitologia tragica delle foibe (una verità storica, sia chiaro, ma per la quale si omette sempre di narrare una parte della vicenda, guarda caso, le ragioni e le esperienze altrui, anche in questo caso quelle dei partigiani slavi). Finché il riconoscimento ha da essere unidirezionale, non è pacificazione, è resa.
sabato 22 aprile 2023
Il giardino dei Finzi Contini, Giorgio Bassani
Il giardino dei Finzi Contini è un romanzo scritto da Giorgio Bassani nel 1962. La storia è ambientata nella città di Ferrara, in Italia, durante gli anni '30, poco prima dell'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Il romanzo segue la vita di una famiglia ebrea benestante, i Finzi Contini, e le conseguenze che la politica razziale fascista ha sulla loro vita.
Il protagonista del romanzo è un giovane studente di nome Giorgio, che assume anche le vesti del narratore e che fa parte del circolo di amici dei Finzi Contini. Giorgio è innamorato di Micòl, l'affascinante figlia più giovane dei Finzi Contini, ma la loro relazione è ostacolata dalla situazione politica del momento. Nonostante le differenze sociali e la religione diversa, Giorgio e Micòl sviluppano una forte attrazione reciproca che alla fine si trasforma in quello che potrebbe essere ma non è un amore profondo. La loro relazione è ostacolata dagli eventi storici che si verificano in Italia in quel periodo, in particolare dall'ascesa del fascismo e dalle leggi razziali che colpiscono la comunità ebraica. Queste circostanze rendono impossibile per Giorgio e Micòl di vivere liberamente il loro amore. La famiglia Finzi Contini si isola sempre di più dal resto della comunità ebraica di Ferrara, fino a quando non vengono arrestati e deportati in un campo di concentramento.
Nel romanzo il tema del razzismo e della discriminazione razziale è affrontato in modo sottile ma potente. La vicenda si svolge negli anni in cui Mussolini e il regime fascista hanno promulgato leggi razziali che limitano i diritti degli ebrei italiani. La famiglia Finzi Contini, nonostante la ricchezza e la posizione sociale privilegiata, non può sfuggire alla persecuzione e alla discriminazione delle autorità fasciste. La relazione tra Giorgio e Micòl è un esempio del conflitto tra l'individualismo e la realtà storica. La loro storia d'amore si svolge in un ambiente in cui si stanno diffondendo un senso di incertezza e di paura. La fine tragica della loro relazione, mai iniziata davvero, rappresenta la il primo passo della distruzione causata dalla discriminazione razziale e dalla violenza del regime fascista.
Il giardino dei Finzi Contini è un romanzo intenso e commovente; Bassani è riuscito a creare un'opera di grande valore storico e letterario, che ha lasciato un'impronta indelebile nella cultura italiana, un'opera da non perdere per chiunque voglia approfondire la storia italiana del XX secolo e riflettere sui temi universali dell'umanità.
mercoledì 12 aprile 2023
L'evoluzione della rete: democrazia o populismo?
L'evoluzione di internet è stata senza dubbio uno dei fenomeni più rivoluzionari del nostro tempo. Da una rete di computer nata con lo scopo di condividere informazioni e di rendere il mondo sempre più connesso, internet si è trasformato in un mezzo di comunicazione e di espressione personale senza precedenti.
All'inizio, internet era considerato soprattutto come un enorme archivio di informazioni, un luogo dove si poteva trovare qualsiasi cosa, dalle notizie di attualità ai manuali per la riparazione di elettrodomestici. Questo ha portato ad una democratizzazione dell'accesso alle informazioni, che ha permesso a chiunque di apprendere e di crescere culturalmente in modo autonomo.
Ma con l'avvento dei social network, internet ha subito un cambiamento radicale. Oggi, i social network come Facebook, Twitter, Instagram e TikTok sono diventati uno strumento per l'espressione personale e per la condivisione di opinioni e idee. Ciò che prima era riservato ad un ristretto gruppo di persone con conoscenze specifiche, oggi può essere condiviso con tutti, senza alcun tipo di barriera.
Tuttavia, questo cambiamento ha portato anche ad una proliferazione di informazioni non sempre veritiere o basate su dati solidi. Le opinioni personali, non suffragate da dati concreti, sono diventate sempre più comuni sui social network, dove spesso la quantità di like e condivisioni sembra valere più della qualità e della correttezza delle informazioni condivise.
In questo nuovo scenario, internet è diventato un luogo dove la verità e la realtà possono essere manipolate e dove si possono diffondere facilmente ideologie estreme, false notizie e teorie del complotto. La disinformazione può diffondersi molto più rapidamente e facilmente di quanto avvenisse in passato.
La democratizzazione dell'informazione e della condivisione delle opinioni ha portato, dunque, ad un cambiamento significativo nel modo in cui le persone comunicano e si rapportano tra loro, ma ha anche creato una serie di nuove sfide. La sfida più grande è quella di trovare un equilibrio tra la libertà di espressione e il rispetto della verità e della correttezza delle informazioni.
È difficile affermare con certezza se l'uso contemporaneo della rete tende più al populismo o alla democratizzazione, in quanto ci sono aspetti positivi e negativi nell'utilizzo di internet.
Da un lato, internet ha permesso una maggiore accessibilità alle informazioni, con una democratizzazione del sapere che ha consentito a molte persone di apprendere in modo autonomo, senza dover dipendere da fonti istituzionali o tradizionali. Inoltre, l'utilizzo dei social network ha reso possibile la condivisione di opinioni e idee tra persone che prima non avevano modo di incontrarsi, favorendo la nascita di comunità online e una maggiore partecipazione democratica.
D'altra parte, l'utilizzo dei social network ha anche comportato l'emergere di fenomeni di populismo digitale, in cui le opinioni individuali prevalgono sulla conoscenza e sulla verifica dei fatti. In molti casi, infatti, le opinioni personali non sono suffragate da dati concreti o da fonti attendibili, ma vengono comunque diffuse e condivise attraverso i social network, creando un effetto di amplificazione e di moltiplicazione che rischia di creare confusione e disinformazione.
Il populismo digitale può essere definito come l'uso della rete e dei social network per promuovere un discorso semplificato e polarizzato, che cerca di colpire le emozioni delle persone e di creare una comunità di seguaci intorno a una determinata figura o causa.
Uno degli elementi principali del populismo in rete è la creazione di una narrazione semplificata e polarizzata, che mette in contrasto le "élite" e le "persone comuni", utilizzando un linguaggio emotivo e carico di valori e simboli. In questo modo, il populismo in rete cerca di creare una dicotomia tra chi detiene il potere e chi lo subisce, e di presentarsi come portavoce delle esigenze e dei desideri delle persone comuni.
Inoltre, il populismo in rete è caratterizzato da una forte presenza mediatica e da una capacità di attirare l'attenzione dei media tradizionali, grazie alla sua capacità di creare notizie spettacolari e di alto impatto emotivo. In molti casi, questo fenomeno si basa sulla creazione di un nemico comune o di una minaccia esterna, che può essere rappresentata da una categoria sociale, da un gruppo etnico o da una nazione.
Il populismo in rete può anche essere associato alla diffusione di notizie false o di informazioni non verificate, che vengono utilizzate per alimentare la narrazione semplificata e polarizzata. In questo modo si tenta di creare una realtà parallela, basata su una visione del mondo distorta e semplificata, che può essere utilizzata per giustificare decisioni politiche o sociali.
Tuttavia, è importante sottolineare che il populismo in rete non è necessariamente un fenomeno negativo. In molti casi, infatti, la diffusione delle opinioni individuali attraverso i social network può portare alla nascita di movimenti sociali e di attivismo civile, che cercano di promuovere il cambiamento e di lottare contro le ingiustizie. In questi casi, il populismo in rete può essere visto come un elemento di democratizzazione e di partecipazione democratica.
Inoltre, la velocità e l'ampiezza di diffusione delle informazioni sui social network può comportare la creazione di una bolla informativa, in cui le persone sono esposte solo a contenuti che confermano le loro idee preconfezionate, favorendo l'emergere di posizioni estremiste e polarizzate.
In generale, quindi, l'uso contemporaneo di internet può essere visto sia come una forma di democratizzazione che di populismo, a seconda del modo in cui viene utilizzato. Tuttavia, è importante sottolineare che, per garantire una vera democratizzazione dell'informazione e delle opinioni, è necessario un approccio critico e consapevole alla rete, che tenga conto delle fonti e della veridicità delle informazioni, e che promuova il confronto e la discussione tra diverse posizioni e prospettive.
In conclusione, internet ha subito un cambiamento radicale nel corso degli anni. Da un enorme archivio di informazioni, è diventato un mezzo di comunicazione e di espressione personale senza precedenti, ma al tempo stesso, la facilità di condivisione delle opinioni ha portato ad un rischio di diffusione della disinformazione. È importante essere consapevoli di queste sfide e trovare un equilibrio tra la libertà di espressione e la verità delle informazioni, per garantire che internet continui a rappresentare un luogo di condivisione e di crescita culturale per tutti.
lunedì 10 aprile 2023
Akira, Katsuhiro Otomo
Il fumetto di Akira ha avuto un enorme impatto sul genere del cyberpunk grazie al suo approccio unico al tema. La trama si concentra sui personaggi e sulla loro esperienza di vita in un mondo futuristico e distopico. Questo approccio ha permesso a Otomo di esplorare temi come la corruzione del potere, la violenza urbana e l'alienazione sociale, creando un mondo che sembra vicino e credibile.
Inoltre, il fumetto ha introdotto al genere del cyberpunk un nuovo livello di dettaglio e di realismo. Otomo ha creato un mondo che sembra vivo e che è stato disegnato con grande attenzione ai dettagli. Il risultato è un universo immaginario che è ricco di sfumature e di sfaccettature, un mondo credibile e immersivo che ha ispirato molti altri autori.
Un elemento di forza dell'opera sta nella sua capacità di mostrare come la tecnologia possa cambiare la società e la cultura umana. Il fumetto esplora la relazione tra l'uomo e la macchina, la natura della coscienza umana e la possibilità di un futuro in cui la tecnologia possa essere utilizzata per migliorare la vita umana. In questo senso, Akira è un fumetto che va oltre il genere del cyberpunk, e rappresenta una riflessione profonda sulla società e sulla tecnologia moderne.
Nel fumetto di Akira, la relazione tra uomo e macchina è un tema centrale e complesso.
In particolare, il fumetto di Akira mostra come la tecnologia possa essere utilizzata come una forza positiva per il progresso umano, ma anche come una minaccia per l'identità e l'integrità umana. Il personaggio di Tetsuo, ad esempio, è afflitto da un potere psichico che lo porta a perdere il controllo sulla sua vita e sulla sua coscienza. Tetsuo utilizza la tecnologia per cercare di controllare il suo potere, ma alla fine diventa un mostro e una minaccia per la società.
D'altra parte, il personaggio di Kaneda utilizza la tecnologia in modo più positivo, come strumento per la libertà e l'autodeterminazione. Kaneda utilizza la tecnologia per combattere il sistema autoritario e la corruzione del potere, e per cercare di proteggere la sua comunità e i suoi amici.
Il fumetto esplora come la tecnologia possa influenzare l'identità e l'integrità umana. I personaggi del fumetto sono spesso visti come "mezzi" della tecnologia, che li manipola e controlla in modi che non possono comprendere o controllare. A propria volta però il sistema di potere e di controllo utilizza la tecnologia per manipolarli e sfruttarli.
Il tema dell'amicizia e delle relazioni personali gioca un ruolo importante nella trama e nello sviluppo dei personaggi. Le relazioni e l'amicizia sono essenziali per la sopravvivenza e l'evoluzione dei personaggi, e sono spesso messe alla prova dalle circostanze difficili in cui si trovano.
Uno dei più evidenti esempi di questo tema è rappresentato dalla relazione tra Kaneda e Tetsuo, i due protagonisti del fumetto. All'inizio del fumetto, Kaneda e Tetsuo sono amici intimi, ma le loro vite prendono strade diverse quando Tetsuo sviluppa poteri psichici e diventa sempre più ossessionato dal suo potere e dalla ricerca del controllo assoluto. La loro amicizia viene messa alla prova dalle loro divergenze e dai loro conflitti, che culminano in un confronto finale.
Tuttavia, non tutte le relazioni personali nel fumetto sono così conflittuali. Ci sono anche esempi di amicizia e solidarietà, come quella tra Kaneda e i suoi compagni di squadra, o tra la giovane rivoluzionaria Kei e il leader politico Nezu. Queste relazioni sono importanti per la sopravvivenza dei personaggi e per il successo delle loro missioni, e rappresentano un contrappunto alla violenza e all'alienazione che caratterizzano il mondo del fumetto.
Lo sviluppo delle relazioni è strettamente legato al tema dell'identità e della crescita personale dei personaggi. Molti di essi sono in cerca di una identità e di un senso di appartenenza, e trovano queste cose attraverso le loro relazioni personali. Ad esempio, il personaggio di Kay cerca di trovare la sua identità come rivoluzionaria, mentre Kaneda cerca di trovare un modo per proteggere i suoi amici e la sua comunità. Le loro relazioni sono fondamentali per il loro percorso di crescita e di auto-accettazione.
In sintesi, il fumetto di Akira ha rivoluzionato il genere del cyberpunk grazie al suo approccio unico e innovativo. Il fumetto ha introdotto al genere un livello di dettaglio e di realismo mai visto prima, esplorando temi profondi e complessi come la corruzione del potere, la violenza urbana e l'alienazione sociale. Akira rappresenta una pietra miliare nella storia del fumetto giapponese e del genere del cyberpunk, e continuerà a ispirare gli autori e i lettori di tutto il mondo.
venerdì 7 aprile 2023
Metti una sera a cena De Saussure, Wittgenstein e Chomsky
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| Foto: nightcafe.studio |
De Saussure: Ciao Chomsky e Wittgenstein, sono felice di vedervi qui. Oggi vorrei discutere della relazione tra realtà, pensiero e linguaggio. Cosa ne pensate voi?
Chomsky: Beh, penso che il linguaggio sia un riflesso del pensiero umano e che entrambi siano in qualche modo radicati nella realtà oggettiva. Ci sono strutture cognitive innate nel cervello umano che ci permettono di creare e comprendere il linguaggio, e queste strutture sono in qualche modo universali e presenti in tutte le culture.
Wittgenstein: Non sono d'accordo con te, Chomsky. Penso che la relazione tra realtà, pensiero e linguaggio sia molto più complessa di così. Il linguaggio è un gioco di significati e usi che cambiano continuamente nel tempo e nello spazio, e ciò significa che il significato delle parole e delle frasi può variare notevolmente da una cultura all'altra.
De Saussure: Concordo con entrambi, ma penso che il linguaggio sia un sistema di segni arbitrari che acquisiscono significato solo in virtù del loro contesto sociale e culturale. Il linguaggio, in altre parole, è un sistema sociale con regole di uso e di combinazione che sono determinate dalle convenzioni culturali.
Chomsky: Ma questo non spiega come possiamo creare nuove frasi e nuove parole. Ci deve essere qualcosa di innato nel cervello umano che ci permette di fare ciò.
Wittgenstein: Ma l'uso del linguaggio è radicato nella pratica sociale. Non siamo semplici individui che producono frasi e parole nel vuoto, ma siamo immersi in un contesto sociale e culturale che ci fornisce i significati dei nostri segni linguistici.
De Saussure: Penso che tutti e tre abbiamo ragione, in qualche modo. La relazione tra realtà, pensiero e linguaggio è una questione complessa e multiforme che richiede un approccio interdisciplinare. Ci sono molte questioni aperte e molti problemi irrisolti che richiedono una maggiore ricerca e discussione.
Chomsky: Sì, concordo. Ci sono molte domande aperte sulla natura del linguaggio e sulla sua relazione con il pensiero e la realtà. Ad esempio, come possiamo spiegare la creatività del linguaggio umano? Come facciamo a creare nuove parole e nuove frasi che non esistevano prima?
Wittgenstein: Ma il punto è che non creiamo parole e frasi "ex nihilo", ma le creiamo sulla base di convenzioni culturali e sociali. Le parole e le frasi sono come pezzi di un puzzle, e possiamo assemblarle solo se conosciamo le regole del gioco.
De Saussure: Ma le convenzioni culturali e sociali non sono immutabili, bensì cambiano continuamente nel tempo e nello spazio. Il significato di una parola o di una frase può variare notevolmente a seconda del contesto culturale e storico in cui viene usata.
Chomsky: Ma il fatto che esistano strutture cognitive innate nel cervello umano che ci permettono di creare e comprendere il linguaggio non significa che il linguaggio sia completamente determinato biologicamente. Il linguaggio è un prodotto della cultura umana tanto quanto lo è della biologia umana.
Wittgenstein: Sì, ma la cultura e la biologia sono strettamente intrecciate e influenzano reciprocamente l'una l'altra. Non possiamo separare completamente la biologia umana dalla cultura umana.
De Saussure: Esatto. Il linguaggio è un fenomeno sociale e culturale che deve essere studiato attraverso l'analisi delle pratiche linguistiche delle persone e delle comunità che lo usano.
Chomsky: Sì, ma non dobbiamo dimenticare che il linguaggio ha anche una dimensione universale. Ci sono strutture linguistiche che sono comuni a tutte le lingue umane e che sembrano essere presenti in tutte le culture.
Wittgenstein: Ma ciò non significa che il significato dei segni linguistici sia universale. Il significato dei segni linguistici è determinato dal contesto culturale in cui vengono usati.
De Saussure: Concordo. Il significato dei segni linguistici è un prodotto della cultura e dell'interazione sociale. Inoltre, il linguaggio è anche uno strumento di potere e di controllo sociale, e la sua analisi deve tener conto di questi aspetti.
Chomsky: Sì, il linguaggio può essere usato per manipolare le persone e per influenzare le loro percezioni della realtà.
Wittgenstein: Esatto. Il linguaggio è un gioco di potere e di significati che deve essere studiato in modo critico e analitico.
De Saussure: La relazione tra langue e parole è un tema centrale nella mia teoria del linguaggio. La langue è la struttura del linguaggio, che comprende il sistema di regole, convenzioni e significati condivisi da una comunità linguistica. Le parole, invece, sono le unità linguistiche specifiche usate per esprimere i significati all'interno della langue.
Chomsky: Sì, e questo concetto è simile alla mia distinzione tra grammatica universale e grammatica specifica della lingua. La grammatica universale è il sistema di regole innate condiviso da tutti gli esseri umani, mentre la grammatica specifica della lingua è il sistema di regole specifico di una data lingua.
Wittgenstein: Ma la relazione tra langue e parole è anche complessa, perché le parole non hanno significato in sé stesse, ma solo all'interno del sistema di significati condivisi dalla langue. In altre parole, il significato di una parola dipende dalla sua posizione all'interno della struttura della langue.
De Saussure: Esatto. La langue è il sistema di significati condivisi, mentre le parole sono i mezzi attraverso i quali esprimiamo quei significati all'interno di una determinata lingua. Inoltre, la langue è sempre più stabile e duratura rispetto alle parole, che possono cambiare e evolvere nel tempo.
Chomsky: Ma anche le parole possono avere un impatto sulla struttura della langue, attraverso il processo di creolizzazione, in cui diverse lingue si mescolano per creare una nuova lingua con una grammatica e un vocabolario unico.
Wittgenstein: E inoltre, dobbiamo anche ricordare che la langue e le parole sono sempre interconnesse e dipendenti l'una dall'altra. Senza parole, la langue non sarebbe in grado di esprimere significati specifici, e senza la struttura della langue, le parole non avrebbero un significato comune e condiviso.
De Saussure: La tua teoria della grammatica universale, Chomsky, è interessante. Cioè, la grammatica universale è un sistema di regole innate che ci permette di acquisire e utilizzare qualsiasi lingua.
Chomsky: Esatto, la grammatica universale è ciò che permette agli esseri umani di apprendere il linguaggio e di comunicare tra loro. È un sistema di regole che ci viene innato e che ci permette di creare frasi grammaticalmente corrette in qualsiasi lingua.
Wittgenstein: Ma ci sono delle obiezioni a questa teoria, Chomsky. Ad esempio, se la grammatica universale fosse innata, allora come spiegheresti il fatto che ci sono così tante lingue diverse con strutture grammaticali molto diverse?
Chomsky: La grammatica universale non implica che tutte le lingue siano uguali, ma che tutti gli esseri umani hanno una capacità innata di acquisire qualsiasi struttura grammaticale. In altre parole, la grammatica universale è un insieme di principi e parametri che ci consentono di costruire qualsiasi lingua, ma non implica che tutte le lingue siano identiche.
De Saussure: Ma questo significa che la grammatica universale può essere vista come una sorta di struttura di base comune a tutte le lingue, come una sorta di "scheletro" grammaticale che viene riempito da regole specifiche per ogni lingua.
Chomsky: Esatto, proprio così. La grammatica universale è un insieme di principi e parametri che permettono di creare qualsiasi lingua, ma poi ogni lingua ha le sue specifiche regole grammaticali, vocabolario e fonologia.
Wittgenstein: Tuttavia, questo solleva un'altra questione: se la grammatica universale esiste, come si spiega la variazione linguistica tra individui della stessa comunità linguistica?
Chomsky: La variazione linguistica può essere spiegata in parte dai parametri della grammatica universale, che consentono di regolare le differenze tra le lingue e le variazioni all'interno delle lingue.
De Saussure: Quindi, in definitiva, la grammatica universale può essere vista come un insieme di regole e principi che permettono agli esseri umani di acquisire qualsiasi lingua e di costruire la propria grammatica specifica della lingua sulla base di questa struttura di base comune.
Chomsky: Esatto, proprio così. La grammatica universale è un insieme di principi e parametri che permettono di creare qualsiasi lingua, ma poi ogni lingua ha le sue specifiche regole grammaticali, vocabolario e fonologia.
De Saussure: Parlando di linguaggio, è importante ricordare che ogni lingua ha i suoi limiti intrinseci, che riflettono i limiti della conoscenza umana. Ad esempio, ci sono cose che non possiamo descrivere con il linguaggio, come i sogni, l'esperienza soggettiva del dolore, o il senso di un'opera d'arte.
Chomsky: Sì, e questo solleva una questione fondamentale sulla natura della conoscenza e della realtà stessa. C'è una realtà oggettiva e indipendente dalla nostra esperienza soggettiva, o la realtà è costruita dal nostro pensiero e dal nostro linguaggio?
Wittgenstein: Ma il problema è che la nostra conoscenza del mondo è sempre limitata e parziale, perché si basa sulla nostra esperienza soggettiva e sulle nostre interpretazioni. Inoltre, il linguaggio stesso può diventare un ostacolo alla comprensione, se ci limitiamo a usare le parole in modo meccanico, senza analizzare il loro significato e il loro contesto.
De Saussure: Esatto. Il linguaggio può essere usato per mascherare la realtà e per manipolare le persone. La nostra comprensione del mondo è sempre limitata dalla nostra prospettiva e dalle nostre idee preconcette, e dobbiamo essere consapevoli di questo quando usiamo il linguaggio.
Chomsky: Ma il pensiero e il linguaggio sono anche gli strumenti che ci consentono di comprendere la realtà e di sviluppare la nostra conoscenza. Senza il linguaggio, non saremmo in grado di comunicare le nostre idee e di collaborare con gli altri per costruire una comprensione condivisa del mondo.
Wittgenstein: Sì, ma dobbiamo anche ricordare che il linguaggio ha i suoi limiti e che la nostra conoscenza del mondo è sempre incompleta e parziale. Il nostro pensiero e il nostro linguaggio possono essere affinati e migliorati attraverso la critica e l'analisi, ma dobbiamo sempre essere consapevoli delle loro limitazioni. Il tema del pensabile e del dicibile, poi, è molto interessante, perché ci fa riflettere sul rapporto tra il linguaggio e la realtà, e sulla possibilità di esprimere ciò che pensiamo attraverso le parole.
De Saussure: Certo, il pensabile si riferisce alle idee che possiamo concepire nella nostra mente, mentre il dicibile si riferisce alle parole che possiamo usare per esprimere queste idee agli altri.
Chomsky: Ma ci sono anche idee che possiamo concepire, ma che non possiamo esprimere con il linguaggio, perché il nostro vocabolario o la nostra grammatica non sono sufficienti.
Wittgenstein: Esatto. Il pensabile è sempre più ampio del dicibile, perché il linguaggio ha i suoi limiti intrinseci. Tuttavia, dobbiamo anche ricordare che il pensiero stesso è influenzato dal linguaggio, e che le idee che possiamo concepire dipendono dalle parole che conosciamo e dalla loro organizzazione grammaticale.
De Saussure: E questo solleva la questione della relatività del linguaggio e della cultura. Le parole che usiamo per descrivere la realtà dipendono dalla nostra cultura e dalle nostre esperienze, e possono avere significati diversi a seconda del contesto e della prospettiva.
Chomsky: Sì, ma il linguaggio e il pensiero sono anche universali in un certo senso, perché tutte le culture hanno un modo di esprimere le stesse idee fondamentali, come il tempo, lo spazio, il movimento, la causa ed effetto.
Wittgenstein: È vero, ma dobbiamo anche essere consapevoli delle limitazioni del linguaggio e del pensiero, e della necessità di continuare a sviluppare il nostro vocabolario e la nostra grammatica per esprimere idee più complesse e sottili. In questo modo, possiamo anche allargare il nostro orizzonte del pensabile e del dicibile. Un altro aspetto interessante della teoria linguistica è la differenza tra ciò che è dicibile e ciò che è parlabile. Nel Tractatus Logico-Philosophicus ho sostenuto che ci sono cose che possono essere dette, ma che non possono essere dette con le parole, e che quindi possono essere mostrate ma non dette.
De Saussure: Interessante. Potresti fare un esempio?
Wittgenstein: Certamente. Ad esempio, la sensazione di dolore è un'esperienza che tutti abbiamo provato, ma non c'è un modo per descriverla completamente con le parole. Possiamo usare parole come "bruciore", "dolore", "pungente", ma queste parole non catturano completamente l'esperienza stessa.
Chomsky: Ma allora, cosa significa per te la distinzione tra ciò che è dicibile e ciò che è parlabile?
Wittgenstein: La distinzione tra ciò che è dicibile e ciò che è parlabile è che ci sono cose che possiamo esprimere con le parole, ma che non possiamo completamente descrivere. Allo stesso tempo, ci sono cose che possiamo mostrare, ma che non possiamo esprimere con le parole.
De Saussure: Quindi, la lingua ha dei limiti intrinseci?
Wittgenstein: Assolutamente. La lingua ha dei limiti che derivano dal fatto che le parole sono convenzioni che noi usiamo per rappresentare il mondo. Ma ci sono cose nel mondo che non possono essere rappresentate completamente dalle parole, e quindi la lingua ha dei limiti intrinseci.
Chomsky: Ma allora, come possiamo superare questi limiti della lingua?
Wittgenstein: Non possiamo mai completamente superare questi limiti, ma possiamo provare a usare la lingua in modo creativo per comunicare ciò che vogliamo dire. Possiamo usare metafore, analogie, e altri strumenti linguistici per cercare di esprimere concetti complessi. Ma dobbiamo sempre essere consapevoli del fatto che la lingua ha dei limiti intrinseci, e che non possiamo mai esprimere completamente la realtà attraverso le parole.
De Saussure: Secondo me, Deleuze potrebbe essere d'accordo con l'idea che il pensiero e il linguaggio siano limitati, ma allo stesso tempo potrebbe affermare che ci sono sempre modi per superare questi limiti. Deleuze ha sviluppato una teoria della differenza e della creazione, che implica l'idea che la realtà sia in continuo mutamento e che il pensiero e il linguaggio possano evolversi per rappresentarla in modo sempre più preciso e complesso.
Chomsky: Sì, concordo. Deleuze potrebbe anche sostenere l'idea che la grammatica universale sia solo una delle possibili grammatiche, e che ci sono molte altre grammatiche possibili che potrebbero rappresentare la realtà in modo diverso.
Wittgenstein: Gramsci, d'altra parte, potrebbe essere d'accordo con l'idea che il linguaggio sia un'arena di lotta per il potere. Gramsci ha sviluppato la teoria dell'egemonia culturale, che sostiene che il potere sia esercitato anche attraverso la costruzione del linguaggio e delle rappresentazioni culturali. Potrebbe quindi essere interessato a come la grammatica universale di Chomsky possa essere influenzata da fattori sociali e politici.
De Saussure: Esatto. Potrebbe anche essere interessato alla relazione tra langue e parole e come queste siano influenzate dalla cultura e dal contesto sociale in cui vengono usate.
Chomsky: In effetti, Gramsci potrebbe sostenere che la grammatica universale di Chomsky sia solo una delle possibili grammatiche, ma che la scelta di una grammatica specifica possa essere influenzata da fattori di potere e di dominio culturale.
Wittgenstein: In definitiva, credo che ci sia molto da discutere su questi temi, e che ogni teoria linguistica possa essere valutata in relazione ai suoi meriti e alle sue limitazioni.
Chomsky: Avete sentito parlare delle AI come ChatGPT?
De Saussure: Dal mio punto di vista, una AI utilizza un linguaggio basato su un sistema di codifica, che non è paragonabile alla naturale diversità delle lingue parlate dai soggetti umani. Sebbene possa essere utile per alcune attività, come la traduzione automatica, la generazione di testo o la ricerca su vasti dataset, una AI non è in grado di rappresentare la complessità e la sfumatura della comunicazione umana.
Chomsky: Concordo con De Saussure sul fatto che una AI utilizza un linguaggio codificato e limitato. Inoltre, l'uso di una AI per generare testo o linguaggio naturale è limitato dalla mancanza di una comprensione profonda del significato e del contesto. Una AI può generare frasi grammaticalmente corrette, ma senza la capacità di comprendere il significato, la coerenza e la coesione del linguaggio che utilizza.
Wittgenstein: Sì, e credo che ciò sia particolarmente importante quando si considera l'uso di una AI nella comunicazione e nella mediazione del linguaggio umano. Una AI può essere utile come strumento di supporto, ma non può sostituire completamente la comunicazione umana e il senso di appartenenza e condivisione che essa comporta. Inoltre, l'uso di una AI nella comunicazione può comportare problemi di etica e responsabilità, in quanto la AI stessa non è in grado di comprendere il significato e le implicazioni delle parole che utilizza.
Autori: Sebastiano Cuffari e ChatGPT
The Pitt, R. Scott Gemmill
The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....
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Quella che leggete è la mia risposta alla lettera del collega Matteo Radaelli , pubblicata sul Corriere della sera giorno 2 settembre e onl...
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Per chi si chiedesse come fare ad allontanarsi dai social network dei broligarchi di Trump, un po' di alternative: 1. Friendica , la cos...
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http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7f/Tomba_Della_Fustigazione.jpg La sessualità nell’antichità viene spesso considerata ...



