sabato 26 marzo 2022

Il processo, Franz Kafka



Il processo è un romanzo scritto da Franz Kafka tra il 1914 e il 1915. Caratteristica del romanzo è il fatto che alcuni capitoli intermedi siano stati lasciati incompiuti dall'autore, sebbene sia stata scritta la conclusione dell'opera. Kafka racconta di Joseph K, evidentemente un suo alter ego, brillante procuratore di banca che, suo malgrado, scopre di essere stato messo sotto inchiesta e di dover andare a processo. A questo punto la vicenda si dipana attraverso uno sviluppo che farà ascuola nel romanzo sperimentale di inizio XX secolo, attraverso vicende paradossali; non sappiamo quale sia il reato del quale l'imputato deve discolparsi, neanche lui lo conosce, solo il tribunale è a conoscenza dei motivi del processo. Eppure, in maniera sempre più evidente e apparente logica, lo sviluppo della vicenda ci conduce verso l'irrevocabile condanna dell'imputato: condanna a cui lui per primo sembra sempre di più aderire, accettando l'ineluttaabilità del fatto e, soprattutto, delle premesse illogiche per cui basta un sospetto di colpevolezza per decretare ipso facto la colpevolezza. Ecco che intorno a Joseph K i personaggi sempre più fanno mostra di credere alla colpa del protagonista, fino all'acme, il tentativo fallito di revoca del mandato all'avvocato, avvocato di cui però Joseph K non può non avere bisogno perché certamente colpevole, e il dialogo con il sacerdote nella cattedrale di Praga. La vicenda quindi seguendo la stretta logica del paradosso, con l'esecuzione della condanna, l'uccisione di Joseph K, scannato dai suoi due boia.

Il processo di Kafka è uno dei grandi capolavori della letteratura sperimentale: qui la sperimentazione risiede nello sviluppo dell'intreccio; dato un principio paradossale, il mondo circostante si comporta secondo un'apparente logica, sempre più stringente, che non può non condurre a quella conclusione. Kafka ci fa così aprire gli occhi sui bias che stanno alla base dell'accettazione delle grandi ideologie nell'epoca dei totalitarismi, ideologie spesso fondate su paradossi accettati in maniera deterministica. 

domenica 6 marzo 2022

Della Ceccardi, di profughi, rifugiati e desideri

 In questi giorni in cui i venti di guerra soffiano sull'Europa, l'ultima cosa che si vorrebbe fare è impelagarsi in piccole e meschine beghe e polemiche nostrane. Solo che poi arriva Susanna Ceccardi, e occorre sporcarsi le mani.



Fondamentalmente, l'interlocutore dell'eurodeputata Ceccardi sostiene una tesi: tra i profughi che fuggono dall'Ucraina è giusto accogliere anche gli stranieri residenti e che lavorano in quel paese, anche se non hanno la cittadinanza. A questa tesi la Ceccardi contrappone la sua antitesi: i cittadini non ucraini che fuggono dalla guerra in Ucraina non possono essere accolti come profughi. Secondo quale argomentazione Ceccardi sostiene la propria posizione? Per l'ex candidata alla regione Toscana della Lega, accogliere i cittadini non ucraini che fuggono dalla guerra in Ucraina favorirebbe l'immigrazione clandestina proveniente dall'Africa; infatti molti clandestini potrebbero sfruttare l'occasione della guerra in Ucraina per entrare più facilmente in Europa. L'argomentazione portata dall'esponente della Lega si configura come una fallacia del piano inclinato (dato A, non B perché Z). Infatti, questa ipotesi, pur essendo possibile di per sé, è in realtà poco probabile, irrealistica. Infatti presuppone che un clandestino proveniente dall'Africa attraversi parte dell'Asia e dell'Europa non UE, decida di trovarsi in territorio di guerra per arrivare finalmente nell'Unione Europea. Inoltre, se anche questa ipotesi si realizzasse, un clandestino che provenisse dall'Africa in simili circostanze andrebbe accolto: da un punto di vista giuridico sarebbe comunque un rifugiato proveniente da una zona di guerra. Ancora di più: ragionando per assurdo e per paradossi, un clandestino con un simile viaggio alle spalle avrebbe dimostrato un reale e fortissimo desiderio di essere un cittadino europeo. Questo desiderio espresso e manifestato da tale clandestino dovrebbe essere oggetto di desiderio e di invidia per ogni cittadino europeo davvero consapevole del valore della cittadinanza, anziché essere contrastato e impedito. Addirittura, questo desiderio così plasticamente espresso sarebbe nettamente più evidente e forte della cittadinanza ereditata per sangue e mai espressa compiutamente da tanti cittadini europei che nessun contributo danno realmente alla comunità in cui abitano e di cui sono parte.

Insomma, sia che si ragioni in termini pragmatici, sia che si ragioni per assurdo e paradosso, quanto proferito da Ceccardi risulta un ragionamento fondato su presupposti scorretti e irrealistici.

The Pitt, R. Scott Gemmill

The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....