mercoledì 26 agosto 2020

L'Orestea, Eschilo

Eschilo, ORESTEA (testo greco a fronte) - Bur 1988 | eBay


L'Orestea è il ciclo di tragedie che narrano la vicenda di Agamennone e dei suoi figli. Agamennone, come narrato nella tragedia omonima, viene assassinato dalla moglie Clitennestra e dall'amante di lei, Egisto. L'eroe, di ritorno da Troia, si presenta a casa con il bottino di guerra, Cassandra, la veggente maledetta figlia di Priamo. È a quest'ultima che spetta il compito di rivelare al coro quanto accade nella casa; Clitennestra compie la sua vendetta sul marito, colpevole di aver sacrificato la figlia Ifigenia per ottenere i venti propizi alla partenza della spedizione contro la città di Ilio. La posizione di Clitennestra non appare quindi priva di ragioni, e anzi la donna rivendica il diritto ad ottenere vendetta per un empio sacrificio e per l'umiliazione subita da parte di Agamennone portando con sé un'altra donna. Molto più piatte sono le figure dell'eroe argivo e della sua nemesi, Egisto, schiacciati nel retaggio di una maledizione familiare più grande di loro.  Certo, Agamennone ha sviluppato una modestia che non aveva alla partenza della spedizione, ma questa saggezza acquisita non gli sarà sufficiente per impedire il compiersi degli eventi.

Nella seconda tragedia, le Coefore, compaiono in scena i figli di Agamennone, Elettra ed Oreste. La prima medita la punizione della madre mentre il secondo vaga in esilio. Incontratisi e riconosciutisi sulla tomba del padre, i due organizzano la trappola che porterà all'esito fatale per Clitennestra ed Egisto. Introdottosi in casa insieme all'amico Pilade, Oreste ucciderà prima l'amante della madre, poi la madre stessa. Se già nel dialogo con Elettra era apparso chiaro come i due figli fossero esclusivamente i portatori del punto di vista paterno, nel dialogo tra madre e figlio emerge il contrasto tra l'aspirazione di Clitennestra alla difesa del proprio onore e della propria visione materna della famiglia da un lato, e dall'altro invece la tradizione paternalistica di cui Oreste è portavoce: tradizione dal cui campo visivo esce il sacrificio della sorella Ifigenia.

Nella terza tragedia, le Eumenidi, Eschilo conclude la vicenda: le Erinni, divinità ctornie che puniscono i delitti di sangue, sono comparse in scena per perseguitare Oreste, reo dell'uccisione della madre; ma a difesa dell'eroe si pone il dio Apollo, che sottopone ad Atena il giudizio sulla legittimità delle azioni del proprio protetto. Atena convoca così il primo tribunale dell'Aeropago che, sentite le Erinni ed Apollo, sancisce la giustezza delle azioni di Oreste, facendo quindi prevalere la linea di discendenza paterna su quella materna. Nel contempo si estingue con Oreste la maledizione degli Atridi.

L'Orestea è quindi tante cose: la celebrazione dell'Atene democratica che, con le sue assemblee, il  suo diritto e i suoi tribunali, è in grado di dare soluzione alla maledizione degli Atridi; è anche la sanzione della vittoria della società patriarcale su quella matriarcale; è anche, forse inconsapevolmente, l'elogio della sofistica e della retorica, nella misura in cui il ragionamento che porta alla vittoria il giudizio di Oreste è capzioso, fondato sul mito e indimostrabile. Con questo ciclo di tragedie Eschilo tocca il culmine della sua arte e fornisce una chiae di lettura aperta e problematica nell'analizi della civiltà greca del V secolo a. C..

venerdì 14 agosto 2020

Rileggere Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi, ora


Rileggere Sostiene Pereira nel 2020, a quasi trent'anni dalla sua pubblicazione, può risultare quasi anacronistico rispetto ai ritmi del consumo letterario contemporaneo. Eppure il romanzo, uno dei veri classici della nostra letteratura recente, mantiene una sua attualità nella misura in cui la narrazione di Tabucchi, anche nell'affrontare un tema storico spinoso come quello del sorgere delle dittature nazionaliste nell'Europa degli ani Trenta, ha la capacità di spaziare su più piani, stilistici, tematici, culturali.

Il continuo refrain del "sostiene Pereira", che fornisce anche il titolo al romanzo, è il primo fra questi elementi, se non il più evidente. Scritto in pieno Postmondernismo, Sostiene Pereira deve fare i conti conn la frantumazione della realtà, la perdità dell'oggettività: e così, di fronte a fatti che appaiono infinitamente più grandi e complessi rispetto al protagonista, un giornalista in pensione e ormai lontano dalla conoscenza della realtà che lo circonda, non è possibile conoscere oggettivamente il reale; e tuttavia qualcosa rimane, l'autorevolezza di una fonte, Pereira, che anche di fronte alla morte, il convitato di pietra che aleggia sempre fra le pagine del romanzo, persino quando crede di essere in balia degli eventi, cerca di mantenere una superiore lucidità.

C'è la letteratura e soprattutto il discorso sulla letteratura, in Sostiene Pereira: sull'attualità della letteratura come arte, sul riuso nel tempo degli autori, e sul bisogno di una letteratura che sia d''impegno, che si batta per il mantenimento della civiltà, che non tema di alzare la voce di fronte alle storture, che sia coraggiosa. Da questo il confronto contiuo e costante nel romanzo tra una letteratura, quella francese, avvertita come coraggiosa e capace di lottare, e quella portoghese, o meglio, quella che la dittatura portoghese vuole patrocinare, celebrativa di un passato glorioso e volta esclusivamente al culto nazionalistico e razzista.  Ci sono poi i giudizi sferzanti, come quello della ricorrenza su D'Annunzio:

Esattamente cinque mesi fa, alle otto di sera del primo marzo 1938, moriva Gabriele D'Annunzio. In quel momento questo giornale non aveva ancora la sua pagina culturale, ma oggi ci sembra venuto il momento di parlare di lui. Fu un grande poeta Gabriele D'Annunzio, il cui vero nome per inciso era Rapagnetta? È difficile dirlo, perché le sue opere sono ancora troppo fresche per noi che siamo suoi contemporanei. Forse converrà piuttosto parlare della sua figura di uomo che si mescola con la figura dell’artista. Innanzitutto fu un vate. Amò il lusso, la mondanità, la magniloquenza, l'azione. Fu un grande decadente, dissolutore delle regole morali, amante della morbosità e dell'erotismo. Dal filosofo tedesco Nietzsche desunse il mito del superuomo ma lo ridusse a una visione della volontà di potenza di ideali estetizzanti destinati a comporre il caleidoscopio colorato di una vita inimitabile. Fu interventista nella grande guerra, convinto nemico della pace fra i popoli. Visse imprese bellicose e provocatorie come il volo su Vienna, nel 1918, quando lanciò manifestini italiani sulla città. Dopo la guerra organizzò un'occupazione della città di Fiume, dalla quale fu successivamente sloggiato dalle truppe italiane. Ritiratesi a Gardone, in una villa da lui chiamata Vittoriale degli Italiani, vi condusse una vita dissoluta e decadente, segnata da amori futili e da avventure erotiche. Guardò con favore al fascismo e alle imprese belliche. Fernando Pessoa lo aveva soprannominato 'assolo di trombone', e forse non aveva tutti i torti. La voce che di lui ci giunge non è infatti il suono di un delicato violino, ma la voce tuonante di uno strumento a fiato, di una tromba squillante e prepotente. Una vita non esemplare, un poeta altisonante, un uomo pieno di ombre e di compromessi. Una figura da non imitare, ed è per questo che lo ricordiamo. 

È qui evidente come per Tabucchi non possa esistere una letteratura che si ritiri sulla torre d'avorio dell'estetica, ma che la letteratura sia sempre e comunque anche impegno, e che l'impegno non possa prescindere dall'essere impegno politico.

Sostiene Pereira è anche un romanzo sull'incomunicabilità, si pensi a tutto quello che la nostra fonte, lo stesso Pereira, si astiene di raccontarci perché, a suo avviso, non attinente e non utile (strumento stilistico per acquisire autorevolezza attraverso l'omissione). Ma, come si diceva, Sostiene Pereira è anche un romazo sulla morte e sul ricordo, sul passato che può divenire prigione e che può rendere un uomo un morto che cammina, e di come l'unico antidoto per questa morte in vita sia l'abbracciare la vita, certo in un modo vitalistico che, alla lontana, ricorda il vitalismo degli anni Venti del Novecento, ma soprattutto un abbracciare la vita come darsi agli altri e al proprio tempo.

Sostiene Pereira oggi ci ricorda come i fumi del nazionalismo spesso nascondano i lacci dell'oppressione; ci ricorda come senza una libera informazione, un'informazione di qualità che non sia sporcata e infangata dagli interessi più biechi, non esista vivere civile. Ma Sostiene Pereira ci ricorda anche come vita e morte si intreccino, come ciascuno di noi sia depositario di un piccolo brandello di verità e che solo nel vivere con gli altri questa vverità si depositi e possa crescere; soprattutto, Sostiene Pereira ci insegna ad avere coraggio e a non vivere schiavi del passato.

The Pitt, R. Scott Gemmill

The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....